Editoriale 14 Apr 2017

PREY – I 10 motivi per cui non dovreste perdervelo

Se avete letto la nostra dettagliata anteprima di PREY direttamente dagli studi inglesi di Bethesda, avrete sicuramente capito due cose: che stiamo aspettando il nuovo titolo di Arkane Studios con abbondante bava alla bocca, e che le avventure di Morgan Yu contro i famigerati Typhon si preannunciano come qualcosa di spettacolare e indimenticabile allo stesso tempo. Del resto, che ve lo diciamo a fare: quando Bethesda e Arkane uniscono le proprie forze, il profumo di successo si respira a piene boccate a chilometri di distanza. Nell’attesa dell’uscita ufficiale del titolo, prevista il prossimo 5 Maggio su PC, PS4 e Xbox One, abbiamo ben pensato di stillare 10 sensazionali motivi per cui, almeno secondo noi, qualsiasi giocatore dotato di pollice opponibile e di sufficiente materia grigia dovrebbe fare un bel cerchio rosso sul calendario e attendere in religiosa trepidazione questa interessantissima re-immaginazione dell’omonimo titolo di culto, apparso nel lontano 2006. In realtà di motivi ce ne sarebbero almeno il triplo: ma temiamo la rappresaglia dei Mimic e degli Spettri, quindi per oggi vi accontentate di questi.

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La storia si preannuncia strepitosa
Sì, lo sappiamo, tre ore sono poche per giudicare una sceneggiatura. Ma se già quanto visto in quelle tre ore è sufficiente a farti aumentare la sudorazione e ti ritrovi in aereo con una curiosità fottuta che ti trapana il cervello, forse significa che gli scrittori di Arkane Studios hanno fatto centro. PREY è un titolo furbo, che svela con classe dei plot twist difficilmente intuibili e arricchisce una narrazione dosata col contagocce con un micro-mondo vastissimo fatto di audiolog, email e note testuali sparse in ogni dove. Chi è davvero Morgan Yu? Cosa lega il nostro alter ego al fratello Alex, almeno in “ottica TranStar”, e quali sono i segreti cancellati dalla sua memoria che ruotano vorticosi attorno ai terrificanti Typhon? Questo e molto altro, tra un paio di settimane…


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Un gameplay che “più meglio non si può
PREY è un titolo che difficilmente rientra in una categorizzazione ben definita. Certo, si tratta di uno sparatutto fantascientifico in prima persona, ma al suo interno coesistono un’anima che strizza l’occhio al genere rolistico (basta guardare lo skill tree di Morgan per accorgersene) e una seconda, che si avvicina in modo evidente ai dettami del mondo stealth. Aggiungeteci pure un’esplorazione mica da ridere, la presenza di missioni secondarie che si affiancano a quelle opzionali e alcune meccaniche interessanti, come il potenziamento del proprio equipaggiamento e il crafting di armi e/o oggetti vari: ed ecco che, come per magia, capirete che l’ultimo nato di casa Bethesda/Arkane non è semplicemente “il vecchio PREY” rifatto. Al contrario, PREY ha un carisma e un’identità del tutto proprie, forti di un gameplay profondo e articolato che permette a chi gioca di scegliere il proprio approccio, senza mai obbligarlo ad una sola opzione. Vi basta?


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Ciao, sono il tuo amichevole Typhon di quartiere!
L’enemy design di PREY, senza mezzi termini, è spettacolare. Dai Mimic agli Spettri, passando per le varianti Voltaiche o gli stessi Tessitori, i perfidi Typhon che invadono Talos 1 sono uno più bello dell’altro: tentacolari, imprevedibili nei movimenti, capaci persino di mimetizzarsi in banali oggetti privi di vita per poi sferrare un letale attacco quando meno lo si aspetta. Le creature di Arkane Studios sono alieni privi di empatia, strutture quasi polimorfe che sfuggono alle leggi fisiche terrestri: dei terrificanti prodigi, che per quanto letali e spietati difficilmente non irretiranno il giocatore con il proprio fascino…


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Raccolta differenziata spaziale
Allora, ricapitoliamo. Il nostro nome è Morgan Yu, dipendente della TranStar (nonché fratello/sorella del padrone della baracca) con almeno una mezza dozzine di lauree nei campi della psico-genetica e bioingegneria e, per concludere, incaricati di condurre esperimenti legati allo studio della coscienza umana. Avreste mai pensato di fare pure gli spazzini nel mezzo di una stazione scientifica quasi priva di esseri umani e popolata da terribili Typhon? Quella del riciclo, tuttavia, rappresenta una trovata interessante da parte del team di sviluppo: tutto il materiale “inutile” raccolto (schede non funzionanti, elettronica difettosa, altre amenità del genere) potrà essere depositato in appositi macchinari che, dalla lavorazione dei suddetti, restituiranno a Morgan materiali grezzi di varia tipologia, con cui alimentare apposite stampanti 3D e creare armi, munizioni, medikit o quant’altro. Insomma: ripulite Talos 1, fate un po’ di differenziata e venite premiati con materiali da sfruttare per potenziare il vostro inventario. A saperlo prima, potevamo risparmiarci qualche anno di studio …


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There’s no place like Talos 1
Il tempio della scienza pura, dell’evoluzione tecnologica dell’essere umano. Questa è Talos 1, una stazione spaziale dove i migliori scienziati genetici della Terra si divertono con esperimenti di ogni natura, mossi dalla volontà di far progredire ulteriormente il genere umano. Al punto da fargli perdere quasi del tutto quell’umanità che lo distingue, verrebbe da dire, ma questa è un’altra storia … Talos 1 è una location strepitosa, che alterna Lobby spaziose ed illuminate a laboratori devastati e inquietanti obitori. Una Rapture sospesa nello spazio, vittima del proprio stesso progresso sfrenato ma, nonostante tutto, forte di un fascino ammaliante.


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Da grande voglio fare l’extraterrestre …
Ammettiamolo, almeno una volta nella vita l’abbiamo sognato un po’ tutti. Come ci si sentirebbe ad essere “almeno un po’” extraterrestri? Quanto sarebbe bello fare i bulletti di periferia tra gli amici sfoderando incredibili poteri psichici, sparando bordate magnetiche o giocherellando con un po’ di sana telecinesi? In PREY tutto questo è possibile, a patto di avere uno Psicoscopio tra le mani: basterà analizzare qualche campione alieno vivente, possibilmente in una posizione ragionevolmente defilata dal di lui minaccioso sguardo, per sbloccare nuove sezioni di evoluzione all’interno dello skill tree di Morgan. Typhon differenti godono di un differente corredo genetico: starà dunque a noi analizzarne quanti più possibile, per poi ricorrere alle Neuromods per riscrivere il nostro DNA e godere delle skill speciali di Mimic e Spettri. Tenete però bene a mente una cosa: le Torrette Automatiche potrebbero faticare a riconoscere i vostri tratti umani, se esagerate col DNA alieno. E lo sapete tutti, le Torrette Automatiche non amano particolarmente gli alieni …

ET l'Extraterrestre


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Fermi tutti: c’è la metamorfosi!!!
Questa cosa merita menzione a parte: perché sì, i poteri legati ai rami Telepatia e Energia dell’albero di crescita saranno indubbiamente utili, ma vuoi mettere con quelli di Mutamento? Avete capito bene, metamorfosi. Ad un costo di PSI decrescente man mano che si procede nell’affinamento di questa abilità, potremo “camuffarci” – proprio come fanno i Mimic – in tazze da caffè, terminali, complementi d’ufficio o qualsiasi altra cosa vi venga in mente. Il che, al di là della comprensibile euforia una volta acquisita, apre degli spiragli di gameplay tutto tranne che marginali: sarà infatti possibile intrufolarsi attraverso piccoli pertugi, normalmente inaccessibili, mutando la propria forma in quella di una banale tazza. Oppure, allo stesso modo, muoversi con un profilo ancor più basso nel mezzo di una zona ad alto pattugliamento nemico. Attenzione però a muoversi “con tutta la calma del caso”: i Typhon saranno anche alieni, ma difficilmente si fanno fregare da un fermacarte che saltella frettoloso in un corridoio.


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Potere al giocatore !
Uno degli aspetti principali alla base del gameplay di PREY è la volontà di garantire una libertà decisionale al giocatore quanto più priva possibile da vincoli. Una scelta non certo facile da attuare, quella di Arkane, che non si concretizza nella sola introduzione di bivi “geografici” o scelte morali – come ad esempio salvare un detenuto e godere di alcune informazioni o abbatterlo per evitare eventuali rischi a posteriori. Dalle abilità umane a quelle aliene, passando per un inventario prodigo nel fornire un set ragguardevole di possibili alternative, PREY porge sempre la palla a chi stringe il pad tra le mani, garantendogli nella maggior parte delle situazioni più vie percorribili, più approcci (alcuni indubbiamente più azzeccati di altri) per raggiungere l’obiettivo senza ritrovarsi rosicchiati dai Typhon. PREY non obbliga, ma suggerisce piuttosto il ricorso ad una condotta di gioco tattica e ragionata: osservare l’ambientazione, analizzare i nemici, ponderare una soluzione più brillante del semplice fare fuoco. Del resto, dai creatori dello strepitoso Dishonored 2 c’era da aspettarselo.


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C’è così tanta genetica qui dentro che potrete rivenderla agli amici e spacciarvi per intelligenti
Pur trattandosi di science-fiction infarcita di alieni, è impressionante la ricerca tecnologica effettuata dagli scrittori di Arkane per dare un senso di concretezza all’intera narrazione. Bioingegneria, genetica, intricate teorie evoluzionistiche che ibridano il genoma umano con quello extraterrestre: ce n’è abbastanza da far girar la testa agli appassionati di queste cose. Tant’è che, dopo nemmeno tre ore di gioco, ci sentivamo un po’ l’anello di congiunzione tra Gordon Freeman e Alberto Angela dei tempi migliori. Il che, in un mondo videoludico fatto troppo spesso di Marines con fibre muscolari al posto della materia grigia, non è affatto male …


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È PREY. Vi serve altro?
Se nel 2006 vi siete esaltati con le avventure di Tommy (lo sfortunato Cherokee ideato da Human Head Studio protagonista della serrata lotta contro gli Oscuri) e, ben otto anni dopo, avete pianto lacrime amare alla notizia della cancellazione del tanto atteso sequel, non dovreste farvi molte domande. PREY è tornato: nuovo nella forma e nuovissimo nella sostanza, al punto da tracciare un solco evidente con la precedente produzione. Ma nella reinterpretazione di casa Bethesda/Arkane, stando a quanto visto sinora, c’è quanto basta a farci dormire sonni tranquilli: il know-how di un team di sviluppo delle grandi occasioni, un gameplay solido e profondo e una narrazione (ancora una volta) dalle premesse entusiasmanti. Che sia uomo o donna, Morgan Yu e il resto della “baracca” vi attendono su Talos 1, e lasciali soli al proprio destino potrebbe essere un errore imperdonabile.



 

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