News 28 Apr 2016

10 Cloverfield Lane – Recensione

Gli alieni siamo noi.

Cosa c’è di peggio di una presunta invasione aliena tesa a sterminare l’intera umanità? E facile rispondere: rimanere chiusi nel bunker “fai da te” di un individuo talmente inquietante che al pari la Misery di Stephen King sembrerebbe Santa Maria Teresa di Calcutta. Se poi l’energumeno ha l’aspetto di un grande John Goodman, capace di passare dal gigionesco al serial killer nell’arco di un secondo, 10 Cloverfield Lane è servito.

Confesso di essere rimasto piuttosto spiazzato da questa pellicola firmata per la regia dall’esordiente Dan Trachtenberg e prodotta dal veterano J.J.Abrams. 10 Cloverfield Lane è tutto tranne che un film di fantascienza, un ibrido che mescola insieme molti generi e riporta alla mente opere già viste e piste già battute in modo più o meno decente da altrettanti cineasti.

10_c_l_02

Assistiamo ad un amore finito che innesca un dramma psicologico e claustrofobico sullo sfondo di un’apocalisse che è solo il pretesto per scatenare orrori ben più profondi di un mondo devastato dalla furia di misteriosi invasori. Orrori, ansie e paure che provengono direttamente dall’anima stessa dei protagonisti, rinchiusi, volenti o nolenti in uno spazio angusto, eppure accogliente nelle brevi pause del sospetto.

La giovane Michelle (Mary Elizabeth Winstead, forse il Cinema ha trovato una nuova Sigourney Weaver) salvata o rapita dall’orco, si trasforma da inerte sartina a coriacea sopravvissuta, mentre il perdigiorno Emmett (John Gallagher Jr.) si ritrova ad essere martire della sua stessa leggerezza, quasi per gioco, nel confronto con Howard (John Goodman) demiurgo di una situazione attesa, quasi sperata ed inseguita nella caparbietà di affermare la sua ragione di sicurezza.  

I personaggi di 10 Cloverfiled Lane sono come pedoni mossi sulla scacchiera crudele della solitudine, di occasioni perdute, di scelte sbagliate. Chiusi nel bunker, al sicuro da ciò che accade in superficie, senza conoscerne gli esiti, il loro passato è la vera invasione che manda in pezzi le sicurezze, lasciando il posto alla paura dell’altro, al sospetto che chi ti siede accanto sia un assassino o solo un reduce di guerra vittima di un doloroso divorzio, che la simpatia che traspare sia solo un’arma per prenderti alle spalle, o che la fretta di una fuga abbia in realtà messo fine a qualcosa che poteva essere migliorato, riconquistato, capito.

10_c_l_04

Non c’è pace per i tre al 10 Cloverfield Lane, il veleno della condizione umana è senz’altro più potente del pesticida alieno. Già. Gli Alieni. Ci sono? Non ci sono? Non hanno grande importanza, se non in una misera messa in scena gettata in pasto ad uno spettatore abituato al gran balletto del blockbuster d’accatto. Vedere, dopo il massacro delle anime, caracollare la CGI di un extraterrestre o le oscillazioni di una nave spaziale è tanto ridicolo quanto vederne la distruzione e l’epilogo che protende ad un secondo capitolo o molto più probabilmente ad un miniserial.

E’ qui che il film naufraga miseramente, cedendo alla voglia di riaffermare forzatamente che questo è un film di fantascienza in cui  i mondi che si scontrano sono quelli cosmici e non quelli interiori.

Supportato da un cast effettivamente eccellente e da una regia scaltra, 10 Cloverfield Lane, è un buon film da esplorare per chi è stanco di cinema fracassone e leggero. Purtroppo la fase conclusiva si allinea alla banalità di tanti finali visti in altre occasioni, a partire da pellicole anche d’autore come Signs (2002), Il Giorno Prima (1987) o Misery (1990). 

C’è poco dell’originale Cloverfield (2008), tanto citato solo per fare cassa di risonanza ad un film che poteva e può vivere (nonostante gli errori di sceneggiatura che spuntano di tanto in tanto e ad un finale affossante) di luce propria, giusto l’orrore in agguato, che non arriva dallo spazio, ma dalle profonde oscurità del nostro cuore.

Commenti

Recensioni in evidenza

Tutte le recensioni