Oppure “L’alba di una nuova era”?
Finita la scorpacciata? Non parlo di torroni e pandori, parlo dei tantissimi giochi usciti nei 3 mesi più caldi dell’intera “Next-Gen”. Una Gen costellata da ottimi giochi, tanti (forse troppi) seguiti, DLC della discordia, achievements/trofei tanto amati quanto odiati (degni di pagine e pagine di dibattiti pro/contro sui forum di tutto il mondo), ma anche boccate di aria fresca che, se non hanno sbancato ai botteghini, hanno comunque lasciato intendere che non tutto è perduto. Io stesso, all’inizio di questo splendido (in termini videoludici) 2011, ero estremamente scettico, sicuro della staticità che ha caratterizzato gran parte dell’industria lo scorso autunno/inverno, confidando unicamente nei team più indipendenti e smaliziati. E se da un lato ho trovato una canonizzazione del concetto di “Indie” (ormai una categoria a sé stante nei listini virtuali e non), ennesima etichetta dietro la quale nascondersi e della quale fregiarsi, d’altro canto le classiche Software House, nonostante il fisiologico far cassa, ci hanno deliziato con titoli raramente originali, ma talmente divertenti (e perchè no, belli) da tener da parte lingua e critiche e sguinzagliare il Nerd Inside.
Sicuramente qualcuno avrà storto il naso leggendo Next-Gen: vuoi perchè l’Xbox 360, console pioniera della Nuova Era, ha sul groppone ben 6 anni (che porta ancora discretamente), ma anche perchè il prossimo anno usciranno ben 2 nuove console, che hanno molto da dire (ma poco a parole loro). Mi riferisco a PSVita, che ci accompagnerà anche fuori casa, e Wii U, una Wii pompatissima, di cui sappiamo ancora poco, ma che spero non si limiterà unicamente ad offrire un hardware poco più potente delle attuali Xbox 360 e PS3, lasciando spazio anche alle innovazioni tipiche della grande N. Gli occhi di tutti sono già puntati su di loro, ma personalmente la pila di splendidi giochi ancora da completare usciti quest’anno è ancora altissima e cresce vertiginosamente di settimana in settimana.
Il perchè io abbia scritto, nonostante l’attuale generazione sia ormai agli sgoccioli, Next-Gen rimarrà comunque un mistero.
Ricapitolando….quest’anno abbiamo avuto tanti bei seguiti: Dead Space 2, Killzone 3, Motorstorm: Apocalypse, inFamous 2, sono i primi che mi vengono in mente, divertenti ma che poco hanno saputo rinnovare nella propria serie. Per non parlare della riproposizione di numerose serie decennali in una nuova veste HD, un trend in aumento e in parte pericoloso per il mercato, a mio modesto parere.
Ma la lista, tra seguiti e rimasterizzazioni è lunga, ed in percentuale, purtroppo, questi come-back in tutte le salse superano le nuove IP, che sono state poche e dalla qualità molto altalenante. Penso al buon Bulletstorm, recepito freddamente sia da critica che dal pubblico, forse per una componente online priva di qualsiasi modalità competitiva, ormai un must negli FPS, o per una storia divertente ma che malamente si adatta ai classici stilemi hollywodiani, preferendo un approccio più grezzo e diretto del suo carismatico protagonista. Nulla di salvabile invece per Brink, attesissimo dal sottoscritto ma deluso dalla pessima gestione dei server che l’hanno reso ingiocabile le primissime settimane successive al Day One, un clamoroso autogol per un gioco dalla natura spiccatamente multiplayer.
Ma il premio “Boccata d’aria fresca” voglio darlo ad L.A. Noire. Non a causa del logo Rockstar Games che troneggia sulla scatola (in realtà è dell’ormai defunto Team Bondi, lo sanno anche i sassi, i cattivissimi ragazzi di Soho hanno solo collaborato al completamento di un progetto altrimenti destinato all’estinzione), ma perchè, nonostante nel lungo mese in cui l’ho giocato di momenti “pesanti” e anche un po’ ripetitivi ne abbia trovati fin troppi, completarlo al 100% (o “millarlo”, che suona più nerd) è stata una delle esperienze più appaganti del mio anno videoludico.
Indipendentemente dalla cura maniacale con cui è stata ricostruita la Los Angeles dell’immediato dopoguerra, e dal gameplay tipico della serie Grand Theft Auto (ma dal punto di vista diametralmente opposto), il mescolare sapientemente azione, free-roaming, trama da brivido e ricca di morale anti-bellica, oltre a sezioni un po’ alla C.S.I. antelitteram, un po’ alla Tenente Colombo, vale sicuramente il prezzo del biglietto e spalanca le porte ad un gaming sempre più fotorealistico e fortemente influenzato dal cinema (grazie alle tecnologie brevettate dallo stesso Team Bondi per il motion-capture dei personaggi, interpretati da veri attori di Hollywood).
Il mio schierarmi a favore delle nuove IP però non vuole essere assolutamente un giudizio oltranzista contro i seguiti (e le serie in generale, sempre più numerose e anch’esse altalenanti), soprattutto se, come mai prima d’ora, si dimostrano validissimi e anche migliori dei predecessori: basterà citare Gears of War 3, Resistance 3, Crysis 2, Uncharted 3, Portal 2, Batman: Arkham City, Battlefield 3, ma anche qui, data l’altissima qualità di quest’ottimo anno, ce ne sono di nomi da menzionare. Probabilmente l’estasi provata nel giocare questi nuovi capitoli è data dalla scarsezza di alcuni (rari) predecessori dello scorso anno, che di riflesso, hanno reso prelibatezza titoli che in realtà si sono limitati, in più di un’occasione, ad essere sopra la media.
Senza abusare della pazienza dei gamers, e dimostrando la volontà di offrire qualcosa di nuovo in un contesto già noto e familiare, molte Software House ci hanno permesso di vivere esperienze (virtuali) splendide ed intense, mettendo da parte gran parte dell’originalità e del coraggio che ha caratterizzato epoche ormai lontane in favore di puro e spensierato divertimento.
Una serie che serie non è, bensì frutto di un disegno più grande, di cui non riuscirei a fare a meno, è quella targata Bethesda. Mi riferisco ovviamente a The Elder Scrolls, giunta al quinto capitolo, l’onnipresente (sia su GameSoul, che su qualsiasi altro sito/blog/testata/chi più ne ha più ne metta) Skyrim!
In attesa dei risultati dei nostri/vostri GameSoul Awards, che stileranno la lista dei giochi più importanti di questo ricchissimo anno, il mio Game of The Year lo svelo sin da ora. Atteso per anni, un titolo al quale andrebbero dedicate intere giornate per poter semplicemente affermare di aver concluso qualcosa, data la sua disarmante vastità. Un’atmosfera unica, composta da musiche sognanti e paesaggi immensi e vividi, da mille azioni da compiere, da centinaia di missioni che conducono ad un obiettivo ben preciso, renderci tutt’uno con il Dovahkiin.
Per la Next-Next-Gen c’è ancora tempo, abbiamo troppi capolavori arretrati ancora da gustarci per il prossimo anno!
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