News 15 Nov 2011

Battlefield 3 – La Recensione

Sono passati la bellezza di sei anni da Battlefield 2, il mondo degli fps è fortemente cambiato,le console son scese prepotentemente in campo, imponendo, piaccia o meno, un certo ritmo e caratteristiche peculiari a questo genere così gettonato fra i videogiocatori.

L’ultimo esponente della vecchia scuola, che sicuramente riscosse molto meno successo di quel che meritava fu battlefield 2142, dopo di che DICE è parsa adeguarsi ai tempi proponendo via via giochi dal sapore molto diverso,concettualemente lontani dai suoi primi giochi, ma innovativi, avvincenti e di grosso e meritatissimo successo, su tutte le piattaforme: i due Bad Company
Ora finalmente il vero erede, il vero sequel, di quel lontano Battlefield 2 e’ arrivato… o no?

E’ da precisare, per chi legge, che la versione provata è quella PC. Questa è la piattaforma originale in cui la serie nacque e maturò, e rimane quella dove anche Battlefield 3 si può esprimere al massimo delle sue capacità.

Titolo: Battlefield 3

Piattaforma: PC , Playstation 3, Xbox 360

Sviluppatore: DICE

Publisher: Electronic Arts

Giocatori: 1

Online e extra :2 (Co-op) ;  Fino a 64 giocatori in multiplayer su PC 24 su console.

Lingua : Italiano (Testi e Parlato)


Negli ultimi anni è incontestabile che  gli fps a sfondo bellico abbiano preso una strada ben chiara e definita.
Le lunghe ed impegnative campagne offline hanno ceduto il posto a storie rapide dal taglio moderno,che saccheggiano a piene mani dal cinema di genere, ma che a livello puramente ludico appaiono dei meri tutorial all’esperienza online. Questo approccio lo ha elevato ad arte soprattto Infinity Ward con i suoi Modern Warfare.
DICE pare essere intenzionata a battere la stessa via, la campagna in singolo di Battlefield 3, infatti, propone una sfida rapida, dal buon valore estetico, che sfiora occasionalmente l’ottimo, con pero’ alcune grandi pecche, sopratutto a livello di gameplay. Strada del tutto diversa, e più congeniale a DICE, prende invece la componente online, nucleo più puro e vero del gioco,  portando ai massimi livelli le caratteristiche peculiari dei precedenti capitoli.

L'Iraq, l'ambientazione della prima missione.


A scuola di Call of Duty

La trama di Battlefield 3, non si presenta criptica e infarcita di twist eccessivi, ai quali la serie di Modern Warfare ci ha abituato. Verte sul tentativo del solito pazzoide terrorista, tale Solomon, di lanciare due minitestate nucleari una  su Parigi una seconda nel pieno degli Stati Uniti, a New York, nel tentativo di innescare un conflitto USA-Russia.A questo folle piano si oppongono i nostri protagonisti, dei semplici soldati, che impersoneremo nelle varie, missioni; i personaggi sono principalmente due: il tenente Henry “Black” Blackburn, americano, e Dimitri “Dima” Mayakovsky soldato russo sotto copertura.Nel tentativo di sventare i piani di Solomon, i due incroceranno le proprie vie, opponendosi con le loro sole forze allo stesso “sistema”  che li dirige, per, manco a dirlo, salvare il mondo.

La campagna in single player di Battlefield 3 parte col piede giusto, ci immerge immediatamente in un’azione concitatissima, quella dell’assalto ad un treno in corsa, soli contro tutti. Si presenta chiaramente come un minitutorial sui comandi base e sui Quick Time Event (QTE), che appariranno poi, sporadicamente, durante tutta la campagna, che consistono in sostanza nella pressione di determinati tasti, nella giusta tempistica. Dopo questa pioggia di azione fresca e diretta, la scena si focalizza sull’interrogatorio del tenente Blackburn,da parte di due “tipi” della CIA. L’espendiente narrativo, che si manifesta immediatamente, è il flashback.
Blackburn torchiato dai due agenti,racconterà gli eventi della trama, dal suo punto di vista, altri saranno aggiunti dai due agenti, e li giocheremo dal punto di vista di Dima, e in un caso (Thunder Run) di un altro soldato. L’interrogatorio a Blackburn  fa dunque da concetratore narrativo, e snodo, per le singole missioni. Se qualcuno a questo punto ha pensato Black Ops, beh.. ha pensato bene.
Gli ingredienti ci sono tutti, per una virata verso uno stile molto più serioso rispetto ai due bad company, e la cosa nel complesso riesce , anche grazie all’aiuto di doppiaggio semplicemente magistrale.
La narrazione risulta essere piacevole, non eccessivamente lineare, con buoni colpi di scena, e alcuni episodi particolarmente ispirati tra cui spicca Thunder Run, la famosa missione sui carri nel deserto, che vedemmo già all’E3.Questa (assieme a quella subito successiva) e’ una punta di eccellenza della campagna. L’ambientazione, il succedersi degli eventi, il finale, sono scritti ed eseguiti con perizia e potenza drammatica, e la nostra interpretazione giocata si pone in un perfetto equilibrio fra esigenza di scena e libertà d’azione, fra script e gameplay. Cosa che non si può dire per l’altra famosa sequenza, quella del volo, dove il tutto si riduce a mero sfoggio grafico, molto poco appagante, essendo di fatto meno giocabile di un panzeer dragon.

Un classico esempio di: arrivo di commando in auto, pieno di armi!

Dal versante del puro gameplay del  single player, DICE non si è sforzata di portarsi al di la dei canoni oramai assodati; troveremo una struttura lineare ben definita,  puntellata da brillanti e onnipresenti icone su schermo, che non lasceranno adito alcuno su cosa fare e dove farlo, questo nella pressoche totalita’ dei livelli da affrontare.
I corridoi, lo scripting e le “pareti invisibili”, qui nemmeno sotto forma di pareti invisibili, ma di zone “non valicabili”,creano sconforto, e oramai puzzano decisamente troppo di vecchio. E’ frustrante tentare un’azione di aggiramento o di pressione ed essere assaliti dal countdown in rosso “TORNARE NELLA ZONA DI COMBATTIMENTO” . C’e’ la sensazione vivissima di ondate schematizzate, come se ci sia un modo esatto, e ben preciso, per completare qualsiasi zona del gioco, fuori del quale saremo spacciati, o peggio bloccati.
Gli stessi script di azione, “fai tale cosa , per innestare tale  sequenza, e proseguire” sono troppi, ed anche malamente innestati, finendo per danneggiare il ritmo complessivo,  aggiungiamo  apparenti vere e proprie sviste (nell’intro di un capitolo nei panni di Dima, in auto nel pieno del traffico gli altri veicoli sono privi di autista!)e una IA dei nemici non convincente, oppure nemici che sbucano dove prima non vi era nessuno, alleati bloccati come belle statuine, e troppo spesso incerti sul da farsi. Tutto ciò danneggia, e nei casi peggiori annulla, la necessaria sospensione dell’incredulità, che genera l’ottimale fusione fra gameplay e narrazione. Le fasi di QTE , invece, sono genericamente piacevoli, e discretamente inserite, non dispiacciono e non danneggiano il ritmo, anzi lo arricchiscono in certi frangenti.
Nel complesso l’esperienza della campagna, che si snoda per circa sette ore,  offre una sfida di buon livello, frustrante solo in rari casi,  per i motivi citati.

La missione a bordo del caccia è fortemente coreografica, ma non propone una sfida rilevante, ne si configura come un buon training per l'online. Di sicuro è una vera gioia per gli occhi.

Le luci della battaglia

L’impatto grafico e sonoro di Battlefield 3 è  qualcosa che non ha precedenti. Quello che abbiamo aspettato e pregustato per mesi in video e foto, beh… ora lo abbiamo di fronte, nessuna menzogna, nessuna esagerazione.
La sorpresa, semmai,  è che il Frostbite Engine 2 si presenta scalabile e virtuoso anche su configurazioni non spintissime.
Il gioco è stato giocato su un sistema cosi’ equipaggiato: AMD phenom II X4,  8 giga di ram, geforce gtx590. Ma non fatevi spaventare dalla scheda video, non c’e’ alcun bisogno di questo mostro per godersi il gioco. Vero e’ che con questa configurazione, massimizzando tutto, il gioco si presenta fluidissimo, con rare cadute  sotto i 60fps.  Disabilitando uno dei due core della scheda, la situazione è ancora ottima, intervenendo opportunamente su aliasing e occlusione si mantengono qualità di tutto riguardo, anche su schede meno performanti; certo non si potra magari godere del meraviglioso sunshaft, saremo afflitti da qualche oncia di aliasing, qualita dei fumi e assenza di particelle renderanno l’esperienza meno avvolgente, ma il feeling rimarra pressoche’ intatto. Il lavoro svolto da DICE da questo punto di vista è magistrale.
La fisica, e la distruttibilità generale degli ambienti, compie un lavoro subito evidente e centrale, come promesso, e proseguendo una via d’altronde già presa con i bad company; ciò diventa più evidente, pero’ nel multiplayer, dove le esigenze di mera coreografia della campagna fanno spazio ad un utilizzo più sostanziale e strategico.
A voler essere severissimi il Frostbite 2 non arriva ai livelli muscolari che ci ha mostrato, con la recente patch DX11, il suo maggior concorrente, il Cryengine3 , di Crysis2.
Ma questi son puntigli su cui ci si puo scannare in fase di benchmark.Nei fatti la buona scalabilità, e direi proprio un sentimento dell’ambiente di battaglia, che DICE ha oramai introiettato, viene trasmesso sul campo, al di la della quantità di effetti e poligoni in gioco. L’esperienza risulta sempre solida ben piantata godibile anche a livelli di dettaglio settati su medio-mediobasso.

Ma l’attore principale degli scenari di Battlefield 3 sono le luci. Che non rappresentano solo una componente accessoria ed estetica, ma un un elemento di puro gameplay; può capitare di emergere da un cunicolo ed essere letteralmente accecati da una torcia del nemico, e sparare alla cieca tentando disperatamente  colpire, o di individuare un puntatore laser diretto su di noi come se ce lo sparassero realmente in pieno viso, e coprirsi poco prima di essere investiti dai proiettili.
Senza parlare delle luci ambientali e del sole. L’elemento luminoso a tutto tondo, insomma, ha un peso sulla qualita’ dell’esperienza come mai visto prima, non solo in senso estetico.
A tutto questo aggiungiamoci un audio perfetto in ogni occasione, dal citato ottimo doppiaggio del single player, all’assordante e annichilente frastuono del  multiplayer.

L’estetica della guerra.

La gabbia narrativa del single player, ci parrà ancora più stretta e limitata appena metteremo piede sulla vera essenza di Battlefield 3: l’online.
La lunga tradizione  di DICE in questo campo si manifesta totalmente, già alla prima partita online, la sensazione che si avverte immediatamente e quasi fisicamente  e’ solo una:  guerra.
Gli scenari online di Battlefield sono enormi, ed è qui che  da il meglio di se, sopratutto sulla piattaforma che più ne mostra le potenzialità, ben 64 soldati infatti possono darsi battaglia su PC, e se vi paiono tanti, vi sbagliate,considerando l’enormità degli scenari.
Scenari adatti, visto che lo spiegamento di mezzi stavolta è veramente ampissimo. Oltre a Jeep, carrarmati e mezzi di trasporto truppe di terra e motoscafi, avremo elicotteri e caccia, che solcheranno i cieli incessantemente, bombardando il terreno, impegnandosi in stressanti dogfight  e sfidando le contraeree della fanteria e dei carri.

I kit disponibili, sono ora solo quattro, assalto, ricognitore, geniere e supporto. Contraendo quindi i vecchi kit di Battlefield 2 e cambiando le carte in tavole rispetto  Bad company.
Parlare di limitazione è però totalmente fuoriluogo, i kit sono fortemente personalizzabili, lo spirito di ogni specializzazione e ben chiaro e sottolineato, mantenendo un ventaglio di possibilità ampio e flessibile.
L’assaltatore, ora fuso con il medico, trova la sua ragion d’essere nelle prime linee, sia quando fornisce supporto medico a tutto campo, dal medikit al defibrillatore, sia quando si sposta verso la potenza a corto raggio, abbandonado le attrezzature mediche.
Il supporto, fondamentale negli assedi più lunghi e sanguinosi della conquest, trova invece il suo miglior agio nelle retrovie, fornendo rifornimento di munizioni, e copertura con fuoco pesante, tra cui il terribile e letale mortaio.
Il geniere, da sempre un supporto essenziale per tutti i carristi, arricchito di giocattolini come il robot EOD, utile per disinnescare a distanza le stazioni M-COM, stando in copertura.
Il ricognitore, per gli amici “il dannato cecchino” ,  è ora dotato di futuristiche attrezzature, il T-UGS per individuare mezzi nemici in avvicinamento, (che sostituisce il rilevatore di movimento di bad company) e sopratutto il MAV un drone volante teleguidato.
Ovviamente tutte queste attrezzature saranno sbloccabili gradualmente, man mano che il nostro grado aumenterà con l’accumulo di punti sul campo.
Le modalità di gioco sono tre, ben conosciute dai più: Rush Conquest Deathmatch, con in aggiunta le varianti squad. L’online è ben calibrato, è orientato pesantemente al gioco di squadra; qualsiasi lupo solitario, per quanto dotato non avrà gli stessi risultati di una squadra ben affiatata. E dunque con un certo disappunto che si notano proprio nell’infrastruttura delle squadre una serie di mancanze. Non solo si e’ persa la figura del Commander, che fino a battlefield 2142 è stato uno degli aspetti più strategici del gioco, e una componente all’epoca fortemente innovativa nel campo degli fps, ma non si è fatto abbastanza per potenziare le direttive e l’influenza degli Squad Leader. Lo squad leader, potrà solamente indicare l’obiettivo da attaccare, o difendere, e nel caso in cui  le direttive saranno eseguite guadagnerà punteggio aggiuntivo. Anche la richiesta di supporto, medico o di munizioni, che e’ demandata a richieste contestualizzate fatte direttamente dal personaggio a voce, in gioco, risulta limitante, benchè molto coreografica ed esteticamente appropriata.
Per un gioco che della cooperazione fa il suo stesso assioma, la cosa quantomeno stupisce,si spera quindi che DICE ponga qualche attenzione in futuro rimaneggiando la cosa. Una positiva nota finale, invece, va posta sull’aggiunta del punteggio di soppressione, questa si un’idea che aumenta la gratificazione di un buon movimento in squadra.

In due è meglio

Da citare, infine, per quanto riguarda la sezione online,  le sfide coop. Le sfide sono sei, di ambientazione varia ed impongono una seria collaborazione con il compagno umano. Il successo nelle sfide a cui il gioco ci sottopone e’ pienamente dipendente dall’affiatamento dei giocatori. Alla morte di uno dei compagni, infatti, la missione fallirà.In una missione uno dei giocatori dovra disinnescare una bomba mentre l’altro fornirà copertura, in un’altra ci sarà bisogno di un buon pilota di elicotteri, altrimenti la frustrazione è assicurata.
Non sono solo un passatempo fine a se stesso, molto gustoso comunque, visto che il completamento di queste sfide permetterà di sbloccare equipaggiamento usabile nell’online.

Una precisazione finale va fatta sull’organizzazione di gioco online, e sulla nuova piattaforma di EA.
Non avremo piu’ lobby interne al gioco;  Battlefield 3 si appoggera’ piattaforma Battlelog. Il controllo delle lobby, dei server, delle statistiche, della lista amici, persino l’impostazione audio e microfono,sarà tutto basato sul web. E da li che si lancera’ il gioco nella modalità voluta. Anche la campagna. E si contatteranno i nostri amici.
E’ comprensibile il vantaggio di avere una piattaforma web come battlelog. La stessa cosa d’altronde sta facendo Activision con la sua piattaforma COD Elite. Questo porta innumerevoli vantaggi sia allo sviluppatore,  accentramento e standardizzazione del sistema, vantaggi di cui usufruiranno in prospettiva anche i giocatori. Avere una piattaforma comune fra i giocatori di tutti i sistemi, poi, è una bella chicca; ad esempio si potranno aggiungere alla propria lista amici anche giocatori su console, seguendo i loro progressi, per quanto, ovviamente, non si potra combattere assieme.

Il primo impatto con il gioco, invece di seguire i miei compagni sono rimasto dieci minuti a godermi l'Iraq

Battlefield o non Battlefield?

Battlefield 3 è un fps che mostra la decennale esperienza e ricerca di DICE negli fps, esperienza maturata sul campo, e ricerca di nuovi spunti . Questa esperienza è stata messa a frutto per creare qualcosa di moderno, fresco e nuovo, pur mantenendo i fondamentali che han fatto grandi i precedenti capitoli delle serie, sia di Battlefield, che del suo “spin off” Bad Company.
E il risultato si vede, il gioco ha un feeling senza pari, e se qualche caduta e insufficienza si avverte nella campagna, dal lato dela competizione online e della simulazione di guerra moderna i lati negativi vanno cercati col lumicino. Personalmente trovo solo alcuni aspetti migliorabili, come la gestione delle squadre.

Ma basta citare poche aggiunte grandi e piccole: la sensazione di movimento e pesantezza del nostro avatar, che è un qualcosa che rasenta la perfezione, la reintroduzione, finalmente, della posizione prona, il faticosissimo e strategicamente pericoloso passaggio da questa alla corsa forsennata, la nuova profondità data all’utilizzo dei mezzi, che ora si disattivano, prima di diventare trappole mortali,  le nuove contromisure  e i ” giocattoli tecnologici”, rendono misura di quanta componente simulativa ci sia in questo fps; che rimane però sempre alla portata di qualsiasi appassionato, che abbia tenacia di perseverare dopo le prime diecine di morti, su questi sterminati campi di battaglia.

Secondo parere

Per la gioia dei guerrafondai come me, è finalmente uscito l’ultimo capitolo della saga firmata Dice e distribuita da EA: Battlefield 3. Gli amanti del genere “guerra realistica” non saranno di sicuro rimasti insoddisfatti del titolo, anzi, grazie alla sua percezione di realismo aumentato ha realizzato i sogni di chi prima avrebbe voluto distruggere muretti e coperture dietro i quali erano soliti nascondersi i temuti cecchini.

Battlefield 3 introduce molte novità rispetto il suo predecessore “Battlefield Bad Co. 2”. La modalità co-op, composta da 6 missioni “stand alone”, risulta interessante e divertente, ma si ha quasi la sensazione che l’esiguo numero sia più un esperimento che una parte aggiuntiva del gioco. Il multiplayer, parte fondamentale e predominante del gioco, sembra un po’ più “CoDdizzato”, prendendo indubbiamente le parti migliori del suo eterno antagonista sul mercato. La campagna, sebbene corta, risulta comunque gradevole ma pare tenga più impegnati i videogiocatori per il coefficente di difficoltà leggermente più alto dello standard che per la profondità della trama. Un gioco più sofisticato insomma, con un multiplayer ancora più ricco di contenuti ed orientato sempre più verso il gioco di squadra; il comparto tecnico è sicuramente elevato e la nuova gestione dei server sebbene risulti complicata inizialmente, offre la possibilità al videogiocatore di scegliere la partita con le impostazioni che più lo aggradano. La grafica è indubbiamente curata nei particolari. A volerci trovare una pecca potremmo dire che i vecchi “elicotteristi” hanno dovuto riprendere il loro brevetto di volo virtuale: i comandi sono stati in parte cambiati, ma nonostante l’iniziale disorientamento ci troveremo davanti ad una sensibilità di guida particolarmente aumentata che da una sensazione di “leggerezza” dei mezzi volanti (che sono presenti sulla maggiorparte delle mappe più grandi); ci accorgeremo subito di questa leggerezza e dei comandi modificati appena provate le missioni co-op… alzi la mano chi di voi ha provato a pilotare l’elicottero nella seconda missione senza schiantarsi entro i primi 5 secondi di volo!

Riassumendo: uno scenario di guerra su varie tipologie di ambienti ancora più realistico, una grafica incredibilmente curata, un comparto armi e gadget ancora più ampio e ricco del suo predecessore, per un gioco che probabilmente farà avvicinare ed entusiasmare anche chi prima preferiva il suo eterno antagonista oltre a chi ha sempre cercato uno sparatutto “definitivo” che desse quel senso di guerra reale e non fittizia.

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