In questo periodo veramente Hot, sia per le temperature non propriamente polari ma soprattutto per l’elevato numero di titoloni che stanno mettendo a dura prova le nostre console, c’è una Software House veterana nel settore che, come la formica laboriosa della nota favola, preferisce prepararsi al vero inverno con calma, pronta a godere dei frutti del meritato lavoro non subito, ma gustando il suo cibo quasi come la vendetta, senza fretta alcuna (sperando però che il piatto non sia freddo).
Mi riferisco a Square-Enix, la quale tra annunci di nuovi spin-off legati al brand (raggiungendo persino i lidi del settore Social) che più di tutti ha segnato la sua storia, proprietà intellettuali nuove di zecca e un sequel dell’ultimo, amato/odiato capitolo della serie J-RPG per antonomasia: mi riferisco ovviamente a Final Fantasy.
Il mio articolo vuole porsi come una sorta di ponte tra il passato e il futuro della serie, in questo periodo di transizione sia per l’azienda stessa che per l’intero mondo videoludico, sperando si dimostri utile sia a chi non ha avuto modo di giocare nessuno di quelli che a mio parere sono dei capolavori imprescindibili del Gaming, sia per rinfrescare la memoria a chi con questa serie è cresciuto.
Ma basta con i preamboli e buona lettura!
Tutto ha avuto inizio 25 anni fa, quando Hironobu Sakaguchi, mente dei primi 10 capolavori (a mio modesto parere) che segnarono in maniera indelebile la mente degli appassionati di Giochi di Ruolo (e più nello specifico, della variante “giapponese” denominata JRPG) e il mercato videoludico, superando a metà di quest’anno la soglia dei 100 milioni di unità vendute dall’intero franchise.
Nel 1986 una piccola azienda nipponica, chiamata Square Ltd, si separava dalla sua società madre Denyu, con l’intento di sviluppare unicamente videogames. Gli scarsi fondi però permettevano la creazione di un solo videogioco, sul quale, come dedurrete, si basava la sorte del buon Sakaguchi e di tutto il team, in quanto scarse vendite non avrebbero permesso il sostentamento necessario allo sviluppo di nuovi prodotti.
La fiducia riposta nel progetto era tanta ed era considerato come un’ultima spiaggia, una fantasia finale. Con non poca scaramanzia la loro creatura venne chiamata, non a caso, “Final Fantasy”. One Shot, One Kill, come da gergo virtual-militare (che è poco affine all’oggetto del mio articolo ma rende perfettamente l’idea).
Quel Dicembre del 1987 non ero ancora nato (o meglio, biologicamente sì, ma non avevo ancora sviluppato quei pollici opponibili che tanto utili mi sarebbero tornati anni dopo) , ma ho come il sentore che il gioco non andò tanto male, visto che entrambi siamo cresciuti e ancora siamo in forma (uhm…in realtà gli acciacchi già si sentono, sia per me che per la serie).
Per l’epoca fu certamente una rivoluzione. Sul NES, la prima console targata Nintendo, una simile libertà e grafica, forse solo la neo-nata serie “The Legend of Zelda” (di un anno più grande) era riuscita ad offrirla, ma non raggiungendo una simile profondità, sopratutto per via del sistema di combattimento, per la prima volta dai pesanti connotati “tattici”. Vuoi per la possibilità di avere 4 diversi personaggi, ognuno con una peculiarità, sia essa elementale o fisica, potendo attaccare con spade,incantesimi, o curando i propri compagni con la Magia Bianca. Per non parlare della trama, fresca ed intrigante, nella quale esordirono anche i sempre presenti Cristalli.
Per chi volesse riassaporare quella grafica, ormai considerata scarna e vecchia, e quella tipologia di combattimento così ingenua (ma non per questo semplice da approcciare), ne sono uscite varie riedizioni (sia scaricabili dal PSN, ma anche per sistemi iOs, insieme al secondo e al terzo capitolo.
Dato il successo del primo capitolo, nuove incarnazioni della saga non tardarono ad arrivare. Dopo un anno era già in commercio il secondo capitolo, l’89 segna la nascita di “Squaresoft Inc.”, marchio al quale l’azienda sarà legata fino al 2003 (diventando Square-Enix dopo la fusione con l’azienda Enix, per l’appunto) e puntuale come un treno (giapponese, di certo non italiano) all’ora di punta, un anno dopo esce Final Fantasy III. Se a livello tecnico i cambiamenti sono sì evidenti ma non così radicali, ciò non si può dire per quanto riguarda il lato narrativo, da sempre punto di forza dell’intera saga.
In primis, ogni capitolo (eccezion fatta per i sequel diretti del decimo e del tredicesimo, in uscita il prossimo Marzo, chiamati semplicemente X-2 e XIII-2) ha una trama ben definita e totalmente slegata dai precedenti, ma i punti in comune sono comunque ben chiari a chi ha avuto modo di giocarli tutti, basti pensare ai nomi di armi, magie, alcuni personaggi (come Cid, presente in ogni capitolo ma ogni volta con ruoli diversi, basti pensare al folle pilota di aerei del 7, il preside dell’8 o il capo tribù del 10), fisionomia dei mostri e mascottes come i Chocobo o i moguri, tra i tanti. Per quanto riguarda l’altro cambiamento rispetto al primo capitolo, notiamo sempre più un processo di “personalizzazione” della saga, con l’introduzione di nomi per i protagonisti, non più anonimi cavalieri, e pian piano focalizzandosi su di un unico individuo, concentrando tutta la trama e le vicende narrate sul protagonista, coadiuvato dal party incontrato durante le sue peripezie.
Final Fantasy IV segna certamente l’introduzione di questa visione “individualistica”, se così potremmo definirla, ma notiamo anche come Sakaguchi riesca ad introdurre nei suoi giochi elementi tratti dalla cultura nordica, dalla spiritualità tipicamente nipponica, e anche elementi filosofici e psicologici, quasi citazioni Freudiane, con l’evoluzione del protagonista Cecil che passerà dall’essere un Cavaliere Oscuro al diventare un Paladino della Luce. Una metamorfosi così profonda che sembra degna di una pièce teatrale piuttosto che di un videogioco.Oltre al livello narrativo, il quarto capitolo sarà anche il primo su Super Nintendo, e la tecnologia nuova di zecca a disposizione permise ai ragazzi di Squaresoft di spingersi più in là, potenziando drasticamente il motore grafico, ora più ricco, colorato e pieno di dettagli, sopratutto i menù e il mondo di gioco rigoglioso, ma sopratutto il sistema di combattimento, creando quello che diventerà uno standard dei JRPG, ovvero l’ATB, Active Time Battle, combattimento a turni in tempo reale che sarà il trademak della serie fino al decimo capitolo, subendo comunque miglioramenti e piccole modifiche nei vari seguiti.
Su Snes verranno rilasciati anche il V e il VI (ripubblicati in seguito su PS1 col titolo Final Fantasy Anthology), i quali miglioreranno sempre più il sistema di evoluzione (con l’introduzione delle “Professioni”, in seguito abbandonate in favore di altri sistemi sempre più creativi) tramite acquisizione di punti d’esperienza , la profondità della trama, e l’utilizzo di Invocazioni, che d’ora in poi saranno una delle tante peculiarità della serie.
Nel 1994 nasce la Playstation. E’ l’epoca d’oro delle console, Sony domina il mercato, e non c’è più spazio per le ormai datate console Nintendo, è più semplice sviluppare su CD-Rom che su quelle fastidiose cartucce….ma quegli stakanovisti della cara vecchia Square impiegarono ben 3 anni di duro lavoro per pubblicare il loro primo gioco, e per assonanza numeri, su ben 3 dischi era stato collocato l’immenso gioco. Alla grafica in 3D, le meravigliose cut-scene (sempre all’avanguardia anche in questo settore), l’epica musica (firmata come sempre da Nobuo Uematsu, le cui melodie aiutavano non poco all’immersione totale in qualsiasi capitolo della saga), il vastissimo mondo di gioco, esplorabile anche con navi, Highwind (una “nave del cielo”) e chocobo speciali (che otterrete allevandoli e vincendo gare) , le moltissime armi a disposizione e sopratutto le Materia, una delle intuizioni più geniali del game-design, un solo disco starebbe stato stretto.
Le vicende di Cloud, Aerith e co. , legate al terribile Sephiroth, uno dei cattivi più carismatici ed amati, sono certamente le più apprezzate fino ad ora, un po’ per lo stupore generato dal titolo all’uscita, per via delle moltissime novità introdotte, un po’ per la vasta diffusione della console, che ha permesso a moltissimi di giocare questa pietra miliare, amato anche da chi neanche sapeva cosa fosse un Gioco di Ruolo, e la trama, ancora in parte, dopo tutti questi anni, avvolta nel mistero, ha ricevuto successivi spin-off volti a svelarne piccoli dettagli di volta in volta come Crisis Core: Final Fantasy per PSP, decisamente più action ma che funge da sorta di “prequel” oppure Dirge of Cerberus, maggiormente incentrato sui misteri che avvolgevano Vincent Valentine con uno brusco cambio di genere, e perfino film, Advent Children, che sicuramente non avrà lo spessore del gioco dal quale è tratto ma a livello tecnico è stato certamente uno dei film in Computer Graphics più apprezzati.
Come in una sorta di ruota, sempre 3 sono i giochi per ogni nuova piattaforma sviluppati da Squaresoft, e i capitoli VIII e IX, entrambi suddivisi in ben 4 dischi (!), non fanno altro che bissare il successo del predecessore, entrambi allontanandosi dalle ambientazioni del predecessore, trattando tematiche sempre molto particolari e mai trattate prima. Nell’ottavo giocheremo nei panni di Squall, uno studente dei Seed, sorta di corpo militare altamente specializzato, iniziando la nostra avventura in uno dei numerosi “Garden” sparsi per il mondo, nel quale, all’inizio dell’avventura, potremo assaggiare dei momenti stile “College” americano in chiave fantasy, andando poi nel profondo della trama costellata da magie, terribili streghe e strane coincidenze che collegano il passato sia dei nostri amici che dei nostri nemici. In Final Fantasy IX, forse il “più debole” tra il trittico leggendario uscito su Ps1 (ma comunque decisamente sopra la media), c’è un nuovo rinnovamento, con un’ambientazione sempre fantasy ma di stampo profondamente medievale, il tutto visto con gli occhi di Sakaguchi, che riesce sempre a unire classiche storie di amori e principesse in contesti mai banali e ricchi di sotto-trame, climax e momenti di pura epicità. Da segnalare inoltre uno spin-off non uscito in Europa (purtroppo) ma solo in America e Giappone, chiamato Final Fantasy Tactics, un esperimento riuscitissimo con combattimenti “ a scacchiera” e, ovviamente, di natura tattica, che pur snaturando l’ormai consolidato sistema di combattimento, era pur sempre slegato dal concept principale e perciò visto come un gioco del tutto nuovo.
Altro giro altra ruota. Il progresso tecnologico fagocita la Ps1 e ce la ripropone sotto forma di monolite nero, con un semplice 2 in più, ma con una potenza inimmaginabile prima d’ora. E un gioco come Final Fantasy X, a mio parere il canto del cigno della serie, non poteva di certo uscire su di una console ormai arrivata al limite.
Come suo solito, la Squaresoft spinge sempre più in là il parametro di “bellezza grafica”, raggiungendo sia l’aspetto in game che, sopratutto, nelle cut-scene ormai ai limiti del cinema hollywoodiano, un nuovo standard raggiunto unicamente anni dopo, nella fase di passaggio tra vecchia e “next” generazione di console. Il totale rinnovamento, sia a livello di meccaniche di gioco, che sistema di sviluppo, non fu accettato di buon grado da tutti i vecchi fan, così come un “alleggerirsi” delle tematiche trattate, sfociando anche in momenti estremamente “sdolcinati”, che non abbandoneranno mai del tutto la saga fino ai giorni nostri. Ma, sempre da un punto di vista personale, il nuovo “CTB” (Conditional Turn Based), decisamente più tattico, la Sferografia, gli Eoni e le mille sub-quest, dalle gare con i Chocobo alle sfide da superare per sbloccare le armi finali di ogni personaggio, sono comunque un qualcosa di unico all’interno del panorama ruolistico dell’epoca, e la notizia che quest’ultimo capolavoro verrà rimasterizzato in alta definizione per Ps3 e PsVita non può non rendermi estremamente felice.
Con lo sviluppo del seguito diretto del decimo capitolo, l’X-2, inizia il lento declino artistico, ma non quello commerciale. Forti dell’enorme, ennesimo successo, iniziarono vari nuovi progetti, alcuni dei quali fallimentari, come Final Fantasy XI, primo capitolo “Online” sulla scia dei vari MMORPG che stavano nascendo in quel periodo e che sarebbero culminati non l’enorme successo di World of Warcraft. L’esperimento di portare un gioco di ruolo online su PS2 era sicuramente ambiziosa, ma la scarsa disponibilità dell’Adsl in molte zone del mondo, unite ad abbonamenti da pagare (nessun problema per i giapponesi, ma in Occidente era un concetto così nuovo e “strano”) e componenti hardware aggiuntive (l’adattatore di rete per Ps2), che non giustificavano una spesa così alta per un unico gioco. Già con il X-2, e l’abbandono di figure chiave come il fondatore dell’intera azienda, Hironobu Sakaguchi, e personalità del team fondamentali come Nobuo Uematsu alle musiche, era chiaro che qualcosa si era spezzato. L’ispirazione di un tempo non c’era più, le trame complesse ma intriganti non c’erano più, il riciclo di personaggi e meccaniche non ha sicuramente giovato alla serie, e le sporadiche innovazioni non hanno suscitato l’effetto sperato (leggasi il flop di Final Fantasy XII, decisamente più action rispetto ai precedenti).
Ecco perchè quando è stata annunciata la Ps3, la fiducia dei fan era altissima. La speranza era che con un hardware simile si potesse raggiungere lo splendore di un tempo. E non a caso, come tech-demo per la nuova console Sony, durante l’E3 del 2005, fu presentata una versione in alta definizione dei primi minuti di gioco di Final Fantasy VII. Quel trailer mandò in visibilio i fan, speranzosi di un remake che non è mai arrivato, ma nel frattempo la Squaresoft, dal 2003 Square-Enix (fondendosi con la Enix, altra leggendaria azienda specializzata in JRPG) era già a lavoro sul progetto “Fabula Nova Cristallis”, ovvero la creazione di un nuovo “universo” videoludico, dal quale scaturiranno dei nuovi capitoli della serie tutti legati tra loro, sopratutto a livello di “mitologia” (quindi storia e divinità annesse). Il primo ad essere pubblicato fu Final Fantasy XIII, atteso come “prova del fuoco” del nuovo hardware Ps3 (in realtà poi diventato multipiattaforma), che se da un punto di vista grafico è evidentissimo il salto generazionale, lo stesso non può dirsi del gameplay: la libertà è sparita, sostituita da una estrema linearità in favore di una trama tanto epica quanto confusionaria, i personaggi non hanno il carisma di Squall o Yuna, e il sistema di combattimento, totalmente rinnovato, ha deluso la maggior parte dei fan di vecchia data, diventando sempre più automatico (non privo però di interessanti elementi tattici). Altri 2 sono stati annunciati, un capitolo per Psp chiamato Final Fantasy Type-0, in attesa per il prossimo anno in Europa, anch’esso decisamente più action e promettente, e il misteriosissimo Final Fantasy Versus XIII.
Fu il primo ad essere presentato, e definito una sorta di “controparte oscura” del più “candido” XIII (ecco spiegato il Versus), ma in mano abbiamo soltanto un teaser che ci mostra una città futuristica pullulante di soldati e un protagonista misterioso, oltre ad un brevissimo video di gameplay che conferma la componente “Free-Roaming”, una vera e propria novità per la serie. L’unico problema è che la parola “Vaporware” (ovvero quel tipo di gioco che viene annunciato ma mai pubblicato, se non dopo anche 10 anni, come Duke Nukem Forever) echeggia sempre più nelle orecchie dei fan che tanto lo stanno aspettando.
Altro esperimento,è stato il capitolo numero XIV, l’ultimo in ordine cronologico. I tempi per un nuovo MMORPG erano ormai maturi, sdoganate le Adsl dal succitato WoW e altri giochi online ad abbonamento, ma anche in questo caso purtroppo, sia la fortissima concorrenza (incontrata non solo da Square-Enix ma da qualsiasi altra SH nello stesso campo del gioco Blizzard), e forse anche un po’ di inesperienza, dopo tutti quegli anni dedicati al single-player, non prospettano un roseo futuro a questo promettente GdR online, recentemente sballottato da Free-To-Play e nuovamente a pagamento, lasciando non poca confusione nei fan.
Nel frattempo però, un nuovo capitolo è in uscita, a Marzo, di cui potete leggere un nostro Hands-On.
Anche questa volta parliamo di un seguito, proprio del XIII.
Il declino della serie è iniziato con il voler dare un sequel a uno dei giochi più venduti su Ps2. Questa però è la Next-Gen, ormai giunta ai suoi ultimi vagiti.
Le premesse sono altissime: il team ha annunciato di aver accolto le critiche dei fan, e di aver lavorato proprio seguendo le correzioni più importanti, principalmente per quanto riguarda la libertà e il sistema di combattimento, promettendo di portarlo ai fasti di un tempo, senza nulla togliere alle novità introdotte con l’ultimo capitolo.
Rimandate a Marzo quindi ogni possibile pensiero di un definitivo declino di una delle saghe più amate in assoluto, c’è ancora tempo per una Fantasia Finale!
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