News 19 Lug 2012

Kickstarter, crowfunding per tutti (?)

 Il crowd funding è una realtà cresciuta esponenzialmente nei recenti anni, nasce dal principio più che banale, ed insito in tantissime attività umane, del supporto (monetario in questo caso) distribuito, diffuso e frammentato fra la gente comune, in due parole: dal basso. Alla Rete però, è andato il compito di formalizzarlo  e diffonderlo, rendendolo ampiamente operativo, e permettendo a questo nuovo tipo di supporto distribuito di esplodere letteralmente, dando vita a progetti impensabili, senza il supporto di società produttrici di grosso livello, decise a sobbarcarsi le spese. Spese per progetti da cui, come è lecito, aspettarsi guadagni moltiplicati , con tutte le spiacevoli conseguenze, che in alcuni casi, non in tutti chiaramente, si trasformano nelle ingerenze dei produttori nel lavoro dei creativi, e sviluppatori, o in deadline da rispettare a tutti i costi, proprio tutti.

La piattaforma di Crowfunding più nota, che ha portato il fenomeno ad ampiezza mondiale, è certamente Kickstarter.
Lanciata nel 2008 da Perry Chen, Yancey Strickler, e Charles Adler, Kickstarter volle tramutare in atto queste premesse. Piattaforma generalista, esplose all’attenzione del pubblico videoludico quando due vere stelle del passato (ma non solo passato) del nostro hobby preferito (e qui voglio urli svenimenti e strappamenti di biancherie intime) Ron Gilbert e Tim Shaffer, ebbero l’idea di utilizzarla per finanziare una nuova avventura grafica, genere purtroppo ai nostri tempi sempre più bistrattato.

A Double Fine, il titolo del progetto, i due diedero come obiettivo la somma di 300000 dollari, ma in meno di un mese raccolsero la cifra sbalorditiva di 3 milioni.  Seguirono a ruota svariati altri progetti, un progetto per un’altra avventura grafica avviato da Jane Jensen (l’autrice di Gabriel Knight),  seguiti di classici gdr del passato, come Wasteland e Shadowrun. Moltissimi di questi progetti han raggiunto e superato la quota prefissatasi, solo alcuni però, hanno già visto la realizzazione. Fra i progetti videoludici di Kickstarter il più eclatante è il recentissimo OUYA, la console basata sul sistema operativo Android, che ha riscosso un successo inimmaginabile, arrivando a 20 giorni dal termine della raccolta fondi a oltre 5 milioni di dollari.

Finalmente, quindi, una risorsa  indipendente per indipendenti, che in sintonia con le recenti piattaforme di distribuzione che hanno dimostrato interesse, in alcuni casi apertamente (come Steam) per il mondo Indie, e iniziative lodevolissime, che intersecano questi due mondi, come quella di HumbleBundle su PC, dovrebbe formare un panorama privilegiato come non mai è stato per questi sviluppatori.

Per farsi un’idea chiara del tasso di successo della piattaforma possiamo vedere i dati dello scorso anno, dai quali risulta come la percentuale di successo si attesti su un 46%, si intende però sul totale dei progetti, ovviamente, non solo per quelli videoludici.

Dunque i vantaggi di questo tipo di finanziamento sono evidenti, oltre alla già citata libertà d’azione degli sviluppatori, va aggiunta anche la risonanza mediatica, data dallo stesso fatto di essere in mostra su una piattaforma famosa, una vetrina comunitaria tra gli sviluppatori e gli utenti sovvenzionatori, ma anche fra gli sviluppatori stessi; ciò può anche fruttare contatti dalle classiche grosse società interessate ad un determinato prodotto che apparisse appetibile, è notizia recente che EA abbia deciso di offrire 90 giorni di pubblicazione su Origin a giochi di successo prodotti tramite la piattaforma.

Ma non è tutto oro quel che luccica. Alcuni aspetti negativi ci sono anche in questo panorama, che pare idilliaco. Principalmente va ridimensionato il potenziale che Kickstarter può  offrire per tutti i piccoli sviluppatori;  anche se teoricamente qualsiasi progetto d’interesse potrebbe spuntarla, in pratica si son visti arrivare con facilità alla somma stabilita spesso e volentieri  progetti cui dietro c’erano  nomi di grosso calibro (come il duo Shaffer e Gilbert), dunque i piccolissimi potrebbero trovarvi solo molte speranze. In secondo luogo va tenuta ben d’occhio la quantità di progetti che dopo aver raggiunto la quota di offerte stabilita vedano effettivamente la luce, in tempi umani, e con quali risultati; questo fattore prima di tutti traccia il confine che separa Kickstarter da realtà attiva a bolla di sapone mediatica. Infine, qualcuno maligna di un possibile uso “tampone” , che potrebbero fare i grandi produttori, di questo genere di finanziamento, per alleggerire costi di progetti a loro proposti, lasciandoli finanziare con la formula di Kickstarter, per poi prenderli in mano  totalmente, oppure chiedere come prerequisito una sovvenzione minima, raccolta in questo modo. Ma  queste sono attualmente visioni ipotetiche.

Prevedere gli sviluppi futuri di questo tipo di iniziativa non è certo facile, ma di sicuro Kickstarter pare avere quantomeno la forza di cristallizzare e diffondere un modello, come detto, sempre esistito, ma mai massivamente messo in atto con le potenzialità della rete, che possa andare oltre Kickstarter stessa.

 

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