La visione caricaturale attuata da Traveller’s Tales con le sue reinterpretazioni in chiave LEGO di capolavori della letteratura e del cinema approda verso una nuova dimensione, decisamente più originale e personale, ma non per questo avara di citazioni e riferimenti: non è errato vedere LEGO City Undercover come una sorta di tributo agli sbirri più famosi del piccolo e grande schermo, alle produzioni hard-boiled a base di kung fu, ma anche ad alcune delle opere videoludiche più controverse degli ultimi anni, sfornate dalla software house più controversa degli ultimi anni. Può la simil New York a mattoncini competere con la Liberty City di GTA IV o la Los Angeles di L.A. Noire?
Lo ameranno: i divoratori della serie LEGO, i detrattori con una spiccata predilezione per il genere free-roaming
Lo odieranno: i divoratori di free-roaming alla ricerca della libertà dura e pura
É simile a: un GTA per bimbi (ormai cresciuti)
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Titolo: LEGO City Undercover
Piattaforma: Wii U (prossimamente su Nintendo 3Ds)
Sviluppatore: Traveller’s Tales
Publisher: Nintendo
Giocatori: 1
Online: Assente
Lingua : Italiano
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Furia Gialla
Rex Fury, il più terribile criminale di LEGO City, è fuggito di prigione. Nei panni di una sua vecchia conoscenza, il leggendario Chase McCain, dovremo sbatterlo nuovamente al fresco, estirpando dall’interno la sua losca e ben equipaggiata organizzazione a suon di creativi travestimenti, marchingegni e gadget in grado di suscitare invidia anche al più tecnologico degli agenti federali in circolazione. Ma è la squadra di buffi personaggi ad offrire quel quid in più al nostro agente: dall’amata Natalia, sotto protezione testimoni per le sue confessioni contro Rex, al disastroso Frank Honey, sorta di spalla comica del nostro eroe, passando per lo scorbutico Commissario Dunby o per Ellie, contatto e mente dietro gli utili strumenti del protagonista.
Ognuno di loro condirà le numerose cut-scenes con battute, giochi di parole e gag esilaranti, donando una copiosa dose di ironia ad una trama classica ma strambissima ed in pieno stile LEGO, che ci porterà in svariate location, da zone urbane a foreste, passando per miniere, dojo e tutto ciò che il team è riuscito ad estrarre dal pozzo senza fine del suo estro. Ciliegina sulla torta: una sfilza di citazioni a quanto di meglio cinema, letteratura e videogiochi abbiano offerto alla cultura popolare.
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Distruggere per poi risorgere
Dopo averci fatto assaporare la magia di Harry Potter, le polverose tombe di Indiana Jones e, tra le tante, le epiche avventure tolkeniane, Traveller’s Tales ci sbatte in faccia la dura e cruda realtà degli agenti sotto copertura, andando a pescare svariati elementi da uno dei generi più in voga di questa gen: il free-roaming. Non provate però a chiamarlo GTA Lego: il titolo in questione e la dissacrante serie targata Rockstar Games non condividono, purtroppo, la stessa libertà, ma in compenso l’esclusiva Nintendo a base di mattoncini colorati offre un bilanciato equilibrio di open world (senza però esagerare) e del classico gameplay alla base dell’apprezzatissima e cubettosa serie. Nonostante la mappa sia discretamente vasta, con varie zone da esplorare a piedi o a bordo di veicoli, le folli missioni ci porteranno in location chiuse e “su binari”, impreziosite comunque dalle brillanti soluzioni di design escogitate dal team, che sia uno dei divertenti puzzle ambientali, tanto intuitivi quanto, di tanto in tanto, ostici da scovare, oppure un combattimento contro una pletora di nemici.
La base rimane un classicissimo platform tridimensionale, nel quale l’interazione con l’ambiente, quasi interamente da distruggere a suon di pugni ed armi, si rivela fondamentale per l’avanzamento nella storia. Spaccare in mille pezzi uno o più (apparentemente) insignificanti oggetti porterà alla scoperta di nuovi elementi da costruire tenendo premuto il tasto A: come già visto in passato, il protagonista farà apparire al nostro cospetto, costruendolo come per magia, qualcosa di totalmente nuovo, utile per proseguire o per raggiungere qualche collezionabile extra, uno dei tanti a causarvi “dipendenza” insieme alla sterminata mole di gettoni da raccogliere. Distruggere significa ottenere nuovi mattoni, che potranno essere accumulati e che ci torneranno utili per le super costruzioni, speciali edifici che ci semplificheranno la vita nella mappa libera o che ci offriranno un ponte o una specifica struttura necessaria per lo step successivo, costringendoci a dover cercare degli altrettanto super mattoncini e raggiungere così l’ammontare richiesto.
La ricerca verrà fortunatamente coadiuvata da uno degli utilissimi strumenti presenti nel nostro avanzatissimo arsenale, gestito egregiamente dal GamePad che sarà tutt’uno col protagonista: il legame con la console non si ferma infatti unicamente allo status di esclusiva di LEGO City Undercover, in quanto lo stesso Chase sarà munito di un fido controller vassoiomorfo, con il quale interagirà scimmiottando i movimenti compiuti dal giocatore. Ad esempio, rispondere alle video-chiamate dei colleghi lo vedrà impegnato con le braccia tese a fissare lo schermo, con il Radar potremo studiare l’ambiente circostante grazie ai sensori di movimento e ai Raggi X (virtuali), cercando qualche succoso mattone da raggiungere in punti ben nascosti, ma il secondo monitor, sul quale non potremo trasferirci per comode partite lontano dal televisore proprio per le sue molteplici funzioni, ci tornerà utile sopratutto per la presenza della mappa, sulla quale potremo posizionare indicatori o controllare la stazione di movimento rapido (offerto, ad esempio, da treni e barche) più vicina.
Dove però fallisce la tecnologia, ci pensa una sana dose di fisica concretezza: nessun tablet ci permetterà di raggiungere punti elevati come solo un rampino può fare, né potrà sostituire una piccozza o della dinamite in caso avessimo bisogno di spazzare via delle massicce rocce…per non parlare di un piede di porco con il quale scassinare cassette di sicurezza ed impenetrabili porte! Ecco quindi entrare in gioco l’attitudine da lupo solitario tipica degli agenti sotto copertura, e mentre in passato il giocatore doveva switchare da un personaggio all’altro in base all’azione da compiere, in LEGO City Undercover avremo invece un buon numero di abiti speciali da indossare, come quello da minatore, da poliziotto o da ladro, ognuno dotato di specifiche abilità e strumenti.
In questo modo il team si è potuto davvero sbizzarrire, distribuendo armonicamente il numero di puzzle e mini-enigmi (sopratutto ambientali) da risolvere con l’avanzare nella trama e l‘unlock di nuove skills, e spingendoci ad esplorare sempre più attentamente sia le nuove location che quelle visitate in precedenza, invogliandoci a ripercorrere missioni già compiute solo per poter avvicinare le sue arcuate mani virtuali su collezionabili apparentemente irraggiungibili e offrendo, a conti fatti, un back-tracking davvero poco invasivo e, come raramente accade, piacevole.
Meno piacevole è invece il livello di difficoltà generale, pressoché inesistente: chi sperava in un gameplay più maturo, difficile e persino “adulto” (visti gli echi di una presunta ispirazione rockstariana) non troverà pane per i suoi denti, tra i soliti combattimenti corpo a corpo blood-free, gli insipidi inseguimenti (di cui parleremo nel paragrafo successivo) e niente sparatorie, lasciando tirare un sospiro di sollievo ai genitori dei giovani amanti della serie e non sorprendendo minimamente gli estimatori un po’ più cresciuti (in netta superiorità numerica), i quali, rispetto al passato, verranno accolti da novità come i numerosi veicoli (da sbloccare) con cui districarsi lungo la mappa, sconfinata per il brand LEGO ma ridicola rispetto allo standard free-roaming, così come tantissime sub-quests e mini-games, utili per variare il collaudatissimo e pur sempre divertente (ma poco appagante) gameplay.
A voler essere precisi (e maliziosi), la presenza di tantissime sequenze di arrampicate/simil parkour sembrano invece tratte da un’altra amatissima e giocatissima serie ad ampissimo respiro: provate ad indovinare quale…
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Splendido splendente
I tempi in cui sviluppare per una console con “Wii” nel nome voleva dire poter sacrificare l’intero comparto tecnico a favore di un (non sempre riuscito) gameplay tutto “salta, scuoti e mira” sembrano ormai finiti. Ci pensa il talento di Traveller’s Tales a dare un colpo di giallissima spugna, sfoderando una prestazione grafica esteticamente eccellente, ma dai contro non del tutto “rose e fiori”: un lieve aliasing e un frame-rate mai fluido, appesantito, dobbiamo sperare, dall’inesperienza con il nuovo hardware, ci offrono uno sgradevole reminder, preparandoci psicologicamente all’arrivo di una nuova generazione di console fatta di mascelle spalancate e di entusiasmo stoppato dopo qualche minuto, almeno durante i suoi primi vagiti.
La città, in compenso, pulsa e splende in ogni suo dettaglio, le lucide e perfette testoline gialle dei “leghiani” (oppure leghis…wooops!) rifletteranno ogni elemento in maniera estremamente realistica, e dei vividi colori renderanno edifici, auto, abiti e terreni un piacere per gli occhi. A sorprendere è anche la stessa fisica di gioco, che, per quanto coerentemente proporzionata alla legnosità del mondo LEGO, si comporta in maniera paradossalmente realistica, con un’acqua che rallenta stoicamente il nostro eroe e dei veicoli rigidi ma divertenti da guidare (forse avrei rivisto i movimenti delle moto, ndr). I combattimenti, vuoi per un‘IA ridotta all’osso, vuoi per la scarsa fisicità espressa da dei pezzettini di plastica in movimento, non saranno nulla di eclatante o memorabile, salvo qualche combo hard-boiled offerta da delle esilaranti animazioni, così come gli inseguimenti, appiattiti da fughe che di rocambolesco hanno ben poco e dei pedoni immortali che si scanseranno o che si rialzeranno noncuranti, neanche fossero i passanti di L.A. Noire (citato anche dal modo in cui Chase sequestra le auto ai passanti!).
Tutto è comunque curatissimo, dai dettagli degli edifici, agli oggetti e allo sfaldamento di quest’ultimi, così come l’acqua che circonda le varie zone della città, tutte sapientemente caratterizzate e ben distinte da uno specifico stile, e le ombre proiettate dai palazzi e dai lampioni: forse è proprio tutta questa maniacale fedeltà al mondo reale (nonostante l’atmosfera decisamente più leggera e scanzonata) l’elemento che LEGO City Undercover ha maggiormente in comune con una qualsivoglia produzione targata Rockstar Games.
Unica pecca: se i brani della colonna sonora colgono in pieno l’atmosfera poliziesca del gioco, stessa cosa non si può purtroppo dire per il doppiaggio italiano, totalmente fuori contesto e non in grado di cogliere i variegati accenti offerti dalle voci originali, decisamente più godibili e meglio recitate. Un plauso comunque per la completa localizzazione, sia dei testi che del parlato, cosa rara di questi tempi.
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La febbre del mattone
Uno dei punti di forza della serie, la modalità co-op, manca tristemente all’appello: colpa del secondo GamePad momentaneamente off-limits o della struttura decisamente più aperta e libera che in passato? Dubbi amletici a parte, il gioco ha comunque davvero moltissimo da offrire, superando abbondantemente la decina di ore per il completamento e lasciando inghiottire in maniera piacevole l’amara pillola. Completare al 100% ogni singola missione vi chiederà necessariamente ben più di un giro di boa, e solo una volta sbloccate tutte le abilità avrete l’accesso completo alle numerosissime zone segrete, punti di arrampicata e altezze apparentemente irraggiungibili a prima vista.
Raccogliere ognuno dei milioni di gettoni sparsi praticamente ovunque, così come i super mattoni, quelli d’oro, oppure compiere mini side-quests all’interno delle missioni principali, vi rapirà più della trama stessa, trascinandovi in un vortice a metà tra l’ossessione e la dipendenza . Risultato? Non sorprendetevi di tornare in gran parte delle location già esplorate solo per assistere al respawn degli amatissimi bottoncini Lego o per recuperare quel succoso mattone sfruttando una delle ultime abilità ottenute! Come se non bastasse, ci pensano i mini-games più svariati a dare ulteriore pepe alle vostre partite, spezzando la noia nei rari momenti in cui verrà a farvi visita: niente di eclatante, ma un tiro a canestro o un’alzata di bilanciere al giorno levano la monotonia di torno.
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In Conclusione…
GTA: Lego? Purtroppo, o per fortuna, neanche per sogno. La libertà, la violenza e il feroce sarcasmo delle produzioni Rockstar vengono sapientemente rimpiazzate da una struttura open-world pesantemente alleggerita ma piacevolmente inserita in un gameplay ormai collaudato ed amatissimo, da buffi combattimenti e da una massiccia dose di ironia che vi strapperà, indipendentemente dall’età, ben più di una risata. Un’ottima realizzazione grafica fa coppia fissa con un frame-rate perennemente incerto e zoppicante, penalizzando la fluidità generale ma non inficiando l’aspetto di una curatissima città, teatro di avventure tanto divertenti, quanto, in particolare per un neofita della serie, poco appaganti.
Il livello di difficoltà rimane bassissimo come in passato, e solo il metodo intelligente con cui il team spinge il giocatore ad ingegnarsi, grazie al sistema di cambio abito/abilità, offre un minimo di sfida: gli amanti della trasposizione digitale delle costruzioni danesi, insomma, troveranno tutto ciò che hanno sempre apprezzato al suo posto, ritrovandosi tra le mani un classico capitolo della serie LEGO arricchito dalle features offerte dal GamePad e da un’inusuale influenza a mondo aperto, mentre chi ha sempre snobbato il brand, in particolare se in possesso di un Wii U, ha finalmente l’occasione che aspettava per dare una chance alla versione videoludica di quei mattoncini che consumarono i suoi pomeriggi in tenera età (ogni riferimento è puramente casuale, ndr), lievemente più matura e complessa che in passato.
Niente GTA LEGO: LEGO City Undercover gode di una personalità tutta sua e, nonostante le incertezze tecniche, offre un’esperienza longeva, ricca di elementi da scoprire e profondamente divertente.
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