News 01 Mag 2013

Soul Sacrifice – La Recensione

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PSVita, gioiello portatile targato Sony, sembra essere piombata in un fastidioso circolo vizioso: i gamers non l’acquistano perché ha pochi titoli, e gli sviluppatori la evitano perché via della base installata che stenta a decollare. Il colosso nipponico sta duramente lavorando in ambito puramente software per invertire la rotta, coinvolgendo tanto studi third-party quanto, soprattutto, quelli first-party. Nel caso di Soul Sacrifice, nuovissima IP in esclusiva proprio per la giovane handheld, Sony è arrivata a scomodare una vera e propria autorità del game design del Sol Levante: il leggendario Keiji Inafune e il suo studio Comcept. La posta in gioco è altissima, in quanto il titolo in oggetto della nostra recensione è un velato quanto spudorato tentativo di conquistare un’utenza radicale ed oltranzista come quella della serie Monster Hunter…l’offerta sarà adatta al sacrificio?

Lo ameranno: gli amanti della serie Monster Hunter
Lo odieranno: gli amanti degli RPG più classici e degli open-world
E’ simile a: Monster Hunter, God Eater Burst

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3max

Titolo: Soul Sacrifice

Genere: Action/RPG

Piattaforma: PSVita

Sviluppatore: Comcept/Marvelous AQL

Publisher: Sony Computer Entertainment

Giocatori: 1

Online: Co-op Online/Ad-Hoc fino a 4 giocatori

Lingua : Italiano (Testi), Inglese (Parlato)

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Il Pantheon di Soul Sacrifice pesca a piene mani da svariate mitologie

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Never talking, just keeps walking, spreading his magic…

Prigioniero, in un luogo non troppo dissimile dall’Inferno dantesco che in molteplici occasioni ci è stato proposto con sangue, fiamme ed ossa come unici componenti d’arredo. L’accoglienza che Keiji Inafune e il suo team hanno riservato al nostro protagonista non si prospetta essere delle migliori: un sacrificio, un gesto eclatante, una rivelazione ed…un libro parlante. Chiusi in una cella, a farci compagnia troveremo soltanto dei disgustosissimi insetti ed il suddetto tomo magico, nostro appiglio alla sanità mentale (il che è tutto dire…ndr) e unico sguardo sul mondo: un mondo torbido, fatto di ricordi annebbiati, di silhouette indefinite e pagine impregnate di odio ed inchiostro secco riscritte dalle nostre gesta.

Il nostro stregone riceverà l'aiuto di un folto gruppo di potentissimi "colleghi"
Il nostro stregone riceverà l’aiuto di un folto gruppo di potentissimi “colleghi”

L’intrigante trama di Soul Sacrifice viene infatti dipanata di missione in missione tra le righe di Librom, tra profezie sulla fine del mondo, ricordi dai quali riconquistare ogni singolo briciolo di potere magico e durissime scelte affidate al nostro buon cuore o alla nostra malvagità, il tutto arricchito da sotto trame legate a nostri colleghi stregoni (da reclutare) o ai Patti di Avalon, conditi da dettagliatissime informazioni su location, avversari ed eventi apparentemente insignificanti.

La cura maniacale con la quale Comcept ci trascina di combattimento in combattimento rende decisamente digeribile la struttura generale a compartimenti stagni, spesso motivo di fallimento in molteplici titoli del passato, complice una narrazione profondamente atmosferica tramite la macabra voce dell’autore del misterioso libro e colpi di scena davvero poco scontati. Pregevole inoltre il riuscitissimo tentativo di sdoganare la figura dello stregone come uno spietato mercenario senza onore, ben lontano dal classico Mago Merlino rinchiuso nella sua fortezza incantata, sempre intento a vivisezionare rospi o a mescolare intrugli amorosi per principi e regine. I crudeli maghi di Soul Sacrifice non hanno bacchette, ma un braccio destro pronto a dominarli, il quale si nutre di anime e ricordi.

Distruggere le "zone sensibili" degli Arcimmondi vi offrirà vantaggi da non sottovalutare
Distruggere le “zone sensibili” degli Arcimmondi vi offrirà vantaggi da non sottovalutare

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There’s only one way to soothe my soul

Sony, orfana (almeno temporaneamente) della serie Monster Hunter, non vuole far mancare ai suoi utenti una sana dose di grinding, mostri pantagruelici e bestie da macello con cui farsi le ossa, ed è qui che entra in gioco Soul Sacrifice: il gameplay ruota infatti intorno a battaglie da disputare all’interno di arene, alcune vaste e teatro di missioni vagamente esplorative, altre ai limiti del claustrofobico, per combattimenti mordi e fuggi. Le armi da scovare e migliorare vengono sostituite da centinaia di poteri, ottenuti dopo ogni quest completata (in base ad un simil “punteggio stile” influenzato dalle nostre gesta e alle parti del corpo nemiche distrutte), utilizzabili 6 per volta ed ognuno attivabile dalla pressione di tre tasti su quattro.

Contro i fastidiosissimi nemici volanti è consigliabile sfruttari armi long-range
Contro i fastidiosissimi nemici volanti è consigliabile sfruttari armi long-range

La pressione del tasto X ci permetterà invece di scattare e schivare gli attacchi nemici, una funzione ancor più importante che in passato per via della dinamica degli scontri, in quanto decisamente più snelli e rapidi rispetto alla serie ora accasatasi presso Nintendo e favoriti da una splendida gestione della telecamera e da un ottimo sistema di lock-on: per quanto enormi, gran parte dei boss scorrazzeranno da una parte all’altra dello schermo, fluttuando o rotolando “like a rollin’ stone”, oppure scateneranno esplosioni pietrificanti o congelanti, tutte situazioni nelle quali riflessi e tempismo ci salveranno in più di un’occasione.

Lungi dall’offrire una fluidità al pari di un God of War o un Ninja Gaiden, il nostro protagonista (uomo o donna, dagli abiti personalizzabili) avrà a disposizione una vasta scelta tra le tipologie di attacco, alcune macchinose e frustranti, in quanto i lunghi tempi di caricamento (della magia) potranno essere interrotti con una semplicità devastante sia dal contatto con gli avversari che dal fuoco amico, altri rapidi e letali, tra potenziamenti del braccio, spade, uova esplosive, invocazioni ed oggetti curativi, e gran parte di questi potranno anche essere caricati per provocare un danno maggiore. Questa enorme varietà di poteri a disposizione richiede una sapiente gestione tattica, dovendo bilanciare difesa, cura ed offesa, e passerete gran parte del vostro tempo ad analizzare e padroneggiare (tramite rapide sessioni di allenamento) ogni singolo oggetto prima di ogni combattimento, studiando i nemici che ci si pareranno davanti e agendo di conseguenza grazie alle numerose info messe a disposizione.

Salvare o sacrificare? Touch-screen o tasti dorsali? Troppe, TROPPE decisioni!
Salvare o sacrificare? Touch-screen o tasti dorsali? Troppe, TROPPE decisioni!

Ciò che manca è un vero e proprio sistema di combo, sostituito da sequenze poco esaltanti di pugni o fendenti, e soltanto qualche sporadica combinazione (ad esempio: congelare un nemico e distruggerlo a suon di martellate) vi offrirà il classico brivido lungo la schiena, complice forse la peculiare gestione di armi ed incantesimi: ogni oggetto infatti, oltre a poter essere potenziato o fuso e a godere di un’appartenenza elementale (con relative conseguenze “fisiche”), non potrà essere lanciato all’infinito, ma verrà limitato in ogni combattimento, pena, la distruzione dello stesso (e conseguente riparazione da pagare in lacrime, prodotte da Librom). Per ricaricarli in battaglia dovremo riferirci a specifiche zone sparse sul campo dello scontro, visualizzabili grazie all’utile Occhio della Mente, che oltre ad individuare i punti deboli dei nemici, ci permette di scovare speciali punti in cui ricaricare al volo parte del potere, oppure evocare armi o scudi speciali da usare per un breve lasso temporale; in alternativa, potremo optare per una meccanica di gioco simile a quanto visto in Dante’s Inferno, sacrificando le nostre vittime e traendone potere magico, oppure ricaricare la life bar salvandone l’anima.

Alcuni delle armi bianche evocabili brilleranno per la rapidità di loro fendenti
Alcuni delle armi bianche evocabili brilleranno per la rapidità di loro fendenti

La sostanziale differenza col titolo di Visceral Games sta però nello sfruttare tale meccanica anche per quanto riguarda lo sviluppo del personaggio: non avendo abilità fisse da migliorare, il nostro protagonista potrà aumentare la propria vita e forza progredendo in due livelli distinti, e la predominanza di uno o dell’altro influirà sull’utilizzo di speciali sigilli, che offriranno utili potenziamenti. La tendenza a salvare o sacrificare andrà inoltre ad influire sul proseguire delle missioni extra: gran parte dei boss torneranno infatti alla loro forma umana, e salvarli ci permetterà di arruolarli nel nostro esercito (utilizzandone un massimo di due per ogni combattimento), andando però a bloccare l’accesso a determinate quest.

In generale il tutto funziona egregiamente, nonostante la ripetitività di fondo di location ed avversari, ed un livello di difficoltà decisamente più accessibile rispetto a simili produzioni rende meno frustrante l’esperienza, raramente minata da fastidiosi comportamenti dell’IA dei nostri alleati, che spesso ci colpiranno o ci lasceranno morire neanche gli avessimo consumato tutte le loro preziose uova esplosive. Peccato che le features di PSVita vengano poco sfruttate, limitate ad alcune (esilaranti) interazioni con Librom (tra schermo tattile e giroscopio) e con i menù di gioco e nulla più, ma è forse la natura delle missioni, decisamente “mordi e fuggi” (alcune potranno essere completate in 3, 4 minuti), a trarre maggior vantaggio dall’attitudine on the go dell’handheld di Sony.

Le (poche) location presenti sono davvero splendide e ben congegnate
Le (poche) location presenti sono davvero splendide e ben congegnate

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Incidenti di percorso

Dalle prime impressioni tratte dalla demo, l’elemento che spiccava, in negativo, era il lato prettamente tecnico del titolo. La speranza di trovarci al cospetto di una qualche miglioria è purtroppo svanita in questa versione definitiva, identica in tutto e per tutto (come era lecito attendersi) alla prova risalente alle scorse settimane. Ecco quindi un peccaminoso ossimoro inficiare il titolo in questione, che vanta un design generale davvero sbalorditivo, tra avversari e location tutti curatissimi in ogni dettaglio, macabri al punto giusto e frutto di una creatività ai massimi storici, penalizzati però da un comparto tecnico approssimativo ed una ciclica ripetitività degli stessi.

Non saranno poche le occasioni in cui vi capiterà di esclamare: "ma come gli è venuto in mente?!"
Non saranno poche le occasioni in cui vi capiterà di esclamare: “ma come gli è venuto in mente?!”

Di boss e normali mostri troveremo un totale di circa 20 modelli differenti, incluse varianti elementali degli stessi, numero che scende vorticosamente per quanto riguarda i teatri degli scontri, di tanto in tanto rivisitati o suddivisi in porzioni, ma sempre uguali; come se non bastasse, texture (in particolare quelle ambientali) davvero sporche che risaltano ulteriormente grazie all’OLED e un lieve aliasing sparso qua e là faranno certamente storcere più di un naso. Ben altra storia quella sui protagonisti, tutti finemente realizzati e dal design davvero originale, che vanno ad arricchire uno stile artistico generale che sorprende e aiuta ad ingurgitare l’amaro livello tecnico frutto di uno sviluppo probabilmente minato da scarsità di fondi e tempo: difficilmente il maestro Inafune avrebbe altrimenti posto la sua pregiata firma su un simile prodotto finale! Di primissimo livello invece il parlato inglese, profondamente atmosferico e teatrale, e il comparto sonoro, anch’esso non troppo vario ma in grado di regalare ben più di un momento da brivido.

Anche l'occhio avrebbe voluto la sua...parte.
Anche l’occhio avrebbe voluto la sua…parte.

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Anime in pena

Una volta terminata la “campagna in singolo”, che tra missioni principali ed extra si aggirerà approssimativamente oltre le 20 ore, Soul Sacrifice offrirà una modalità multiplayer (da giocare online o ad hoc) in compagnia di 3 avventurieri (conosciuti o meno) grazie alla quale affrontare missioni dalla difficoltà bilanciata per essere giocate con alleati umani, decisamente più complesse ed appaganti rispetto a quelle da portare a termine con l’IA. Un’interfaccia snella ma funzionale ci permette di ospitare noi stessi dei gruppi di stregoni, di unirci ad una specifica lobby (con o senza password) o di buttarci nella mischia in qualche gruppo casuale, dare una rapida sistemata all’equipaggiamento e via a dare legnate.

Per coordinarci in battaglia, troveremo sul lato destro dello schermo un menù a tendina grazie al quale potremo ringraziare o impartire pocchi ma importanti ordini ai nostri fedeli compagni, mentre prima e dopo il match avremo frasi predefinite con cui complimentarci o dare consigli per evitare un’altra sconfitta. La mancanza della chat vocale è, per quanto inspiegabile (in quanto persino LittleBigPlanet ne era munito), dolorosa ma non così drastica: quando moriremo sarà semplice richiedere assistenza agli alleati…ma nessuno impedirà a a loro di sacrificarci e ottenere potere, a scapito della nostra vita, ed è proprio qui che il sadismo di Soul Sacrifice raggiunge il suo apice. Watch your back.

La resistenza dei nemici nelle partite in co-op aumenterà vertiginosamente
La resistenza dei nemici nelle partite in co-op aumenterà vertiginosamente

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In conclusione…

Inafune-san e il suo team sfornano un’esclusiva PSVita decisamente particolare ed intrigante, che trae ispirazione da svariate e blasonatissime produzioni (prima su tutte: la serie Monster Hunter) ma le mescola sapientemente con lo stile dell’iconico developer nipponico. L’unione tra l’eccellente trama, sapientemente narrata e mai banale, un art design di prim’ordine, ed un gameplay funzionale e decisamente meno frustrante di quello offerto dal suo mentore, offre un’esperienza di altissimo livello ponendosi come acquisto obbligato sia per i possessori di PSVita in cerca di un validissimo action dalle (velatissime) tinte ruolistiche, che per i “cacciatori di mostri”, complice anche una componente multiplayer snella ma funzionale, utile ad estendere la già valida longevità. Una ripetitività di fondo e un comparto tecnico altalenante sono gli unici nei sul tumefatto ma fiero volto di Soul Sacrifice, una perla grezza e di difficile assimilazione che in futuro, magari, perché no, spostando maggiormente l’ago della bilancia verso il suo animo ruolistico, potrebbe diventare un nuovo asso nella manica di Sony.

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