Dalle stalle alle stelle, nel verso senso della parola. Dopo aver dominato i quartieri, le strade e le città, è ora il turno…dello spazio. Volition, nonostante i numerosi problemi rotanti intorno alla sua orbita, ci propone una nuova incarnazione della sua amatissima serie free-roaming, controversa e visionaria al punto giusto, riportandoci in luoghi già noti in compagnia dei vecchi membri della gang, ma stavolta senza bande rivali o Syndicate di mezzo. Una nuova minaccia, munita di raggi laser, teletrasporto e navi interstellari vuol distruggere il pianeta, e il nostro eroe, incastrato in una realtà virtuale, dovrà ripristinare l’ordine dall’interno, un tassello alla volta. Basteranno i panni del Presidente degli Stati Uniti per garantire il dominio delle classifiche e la testa alta, dopo aver lanciato il guanto di sfida ad uno dei titoli più attesi dell’ultima decade?
Lo ameranno: i fan dei free-roaming e dei fumetti
Lo odieranno: i fan dei free-roaming in cerca di risposte filosofiche ai quesiti della vita
È simile a: G.T.A. con un pizzico di Prototype e una spruzzatina di Crackdown
Titolo: Saints Row IV
Piattaforma: Xbox 360 / PS3 / PC
Sviluppatore: Volition Inc.
Publisher: Deep Silver
Giocatori: 1
Online: Co-op
Lingua : Italiano (Testi) / Inglese (Parlato)
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Push it to the limit
La sgangherata banda dei Saints ne ha fatti di passi in avanti: di capitolo in capitolo, li abbiamo visti passare dallo status di “bulletti di quartiere” a dominatori di un’intera città. Lo step successivo? La conquista dell’intera nazione. Il capo della gang, l’eroe guidato dai nostri polpastrelli, può ora fregiarsi del titolo di Presidente degli Stati Uniti, coadiuvato da una squadra di personalità già note a chiunque avesse avuto modo di immergersi nei poco accoglienti vicoli di Steelport. Peccato che la fama e i privilegi presidenziali non durino molto: il folle Zinyak, imperatore degli alieni Zin e amante della letteratura britannica, ha deciso di distruggere il nostro bel pianeta, e la dichiarazione di guerra ufficiale prende la forma di assalto alla figura più importante del pianeta e alla Casa Bianca, fortezza della nazione fondata sulla democrazia e sulla polvere da sparo.
Ma il folle dominatore, non contento, decide di assoggettare il nostro eroe e i suoi compari spedendoli all’interno di una simulazione, sorta di universo parallelo nel quale Zinyak agisce da deus ex machina, e solo grazie alle falle contenute all’interno della stessa, il giocatore sarà in grado di ricomporre la sua storica gang e porre fine a questo orribile sogno ad occhi aperti. La puzza di espediente narrativo raffazzonato, frutto dei numerosi problemi di sviluppo, la si sente da chilometri, ma ciò non toglie che solo un team talentuoso come Volition si rivela essere in grado di offrire un tale concentrato di assurdità, condito da alieni, super-poteri e viaggi nello spazio, senza risultare ridicolo.
Nessuna trama da Oscar, sia chiaro, ma gli amanti della serie troveranno piacevoli sorprese, mentre chi si avvicina per la prima volta alle gesta dei Saints rischierà di ritrovarsi un po’ spaesato (sia dagli eventi collegati al passato che dall’effettiva follia del tutto). Fan-service, idee (letteralmente) riciclate e qualche barlume di genialità all’interno di un polpettone ricolmo di stramberie che però non riesce a porsi come degna evoluzione di quel The Third che aveva permesso alla serie di raggiungere la maturazione definitiva.
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Space Dementia
L’espediente della simulazione non solo ha salvato il team da eventuali incongruenze narrative, ma gli ha offerto innegabili vantaggi anche e soprattutto dal punto di vista prettamente ludico. La nuova dimensione parallela, tramite dei coerenti escamotage, offre un gameplay del tutto inedito per la serie, ma non per il genere in questione: Saints Row IV si pone infatti come anello di congiunzione tra il free-roaming puro in pieno stile Grand Theft Auto e quello più fantascientifico/comic-like ammirato nei due Prototype. Le falle all’interno del codice ideato dal malvagio Zinyak permettono infatti al nostro eroe di acquisire dei poteri tanto devastanti quanto divertenti (ma solo nelle sezioni giocate all’interno della realtà alternativa), ponendo definitivamente la parola fine a qualsivoglia velleità serio-realistiche, accartocciate nell’asciugamano della resa gettato ai piedi del mastodontico concorrente principale.
Come se non bastasse, la carta bianca offerta da un simile apparato nel quale tutto può essere giustificato senza sforzi esagerati, ha permesso al team di sbizzarrirsi, il quale ha infarcito di citazioni (alcune già viste all’interno della serie, altre del tutto nuove e apparentemente lontane anni luce dall’imperante tono canzonatorio) e di vere e proprie porzioni di gameplay extra la quest principale, cozzando, tra l’altro con la ripetitività delle side-quest, decisamente poco ispirate, ripetitive e quasi tutte basate sulle varie mini-quest opzionali che il giocatore avrebbe comunque svolto per completezza o per puro caso, utili unicamente a sbloccare succose armi ed abilità.
Missioni opzionali e non a parte, il nostro scopo sarà sempre quello di visitare l’arcinota Steelport a bordo di numerosi veicoli, impugnando potenti armi e svolgendo i compiti impartiti da Kenzie, la nostra “guida” nel torbido mondo governato da Zinyak, nulla di particolarmente rivoluzionario rispetto al genere o al precedente atto. Il tutto mentre orde di alieni e bestiali “Guardiani” (sorta di boss di fine livello) si teletrasporteranno dal nulla, pronti a difendere il loro bottino con devastanti armi (giocattoli che potremo strappare dai loro cadaveri fumanti). Sono però alcune trovate davvero fuori dagli schemi a rendere il tutto più intrigante, e a giustificare la povertà di novità inserite, ovvero i super-poteri a disposizione del nostro eroe. Per chi ha giocato Prototype o Crackdown, la possibilità di correre alla velocità della luce su strade e muri, o spiccare balzi in grado di superare un palazzo, non sarà così eclatante, ma per chi si aspettava sparatorie e scorribande a bordo di auto, l’effetto sorpresa sarà disarmante.
Queste incredibili facoltà super-umane, che vanno da scariche elementali in grado di polverizzare o congelare i nemici, fino a pedate spacca terra e poteri telecinetici, semplificheranno i nostri combattimenti contro gli ostici avversari (alieni in particolare e poliziotti, i gangster rivali saranno una vera e propria chimera) ma anche gli spostamenti, tant’è che le auto, chi vi scrive, le ha usate solo durante la prima ora di gioco. Le stesse missioni sono state costruite attorno a questi prodigi, con corse a tempo (ma senza auto) o sequenze “platform” che vi porteranno a dover scalare torri altissime calcolando al millimetro ogni singolo salto.
I compiti extra sanno di già visto, come le truffe assicurative o le strambe gesta del Dottor Genki, e solo i cluster di dati sparsi un po’ ovunque (e necessari per potenziare le nostre sovrumane facoltà), insieme alle statue di Zinyak da distruggere e ai punti nevralgici, installati dagli invasori, da conquistare, ci spingeranno a visitare (o rivisitare, nel caso abbiate giocato The Third) una Steelport più decadente e cupa che in passato, con un paesaggio stravolto da torri, campi di forza e insediamenti alieni. Come detto però, è la main-quest ad offrire brillanti e variegati spunti di gameplay, con missioni classiche alternate a veri e propri momenti “stand-alone“, come la quest influenzata da Tron (anch’esso vecchia conoscenza), altre strutturate interamente come avventure testuali oppure come stage di una gloria del coin-op, fino alla citazione al caposaldo del genere stealth, ognuna dotata di meccaniche totalmente differenti e in grado di spezzare la noia che inevitabilmente colpisce molti titoli free-roaming, e l’espediente ideato da Volition riesce a rendere il tutto, paradossalmente, coerente: come in Mass Effect 2, gran parte delle missioni principali ci vedranno impegnati a salvare i membri del nostro vecchio “equipaggio” (tant’è che l’unico contatto col mondo reale è una nave spaziale rubata dagli invasori), ed ogni strambo gameplay è associato alle paure subconsce degli stessi!
A contornare tutte queste stramberie ci pensa il già rodato sistema di leveling, che porterà il nostro eroe, interamente personalizzabile in aspetto, voce e vestiario, ad acquisire tante utili abilità passive (come aumento di salute e resistenza) in grado di renderci una vera arma di distruzione di massa. Nel caso in cui dovessimo incontrare difficoltà, potremo comunque convocare i “comandanti” della gang, portando con noi i più potenti compagni di squadra in circolazione. Altra intrigante novità è l’hacking dei negozi: non dovremo più svaligiarli come in passato, ma tramite mini-game potremo conquistarli, insieme a intere porzioni di città, ottenendo introiti con i quali potremo ad esempio dedicarci al tuning selvaggio dei veicoli o al potenziamento delle armi (con annesse modifiche estetiche), come da sempre la serie ci ha abituato.
I super-poteri faranno certamente storcere il naso ai puristi del genere, o a chi li vede come un qualcosa di infantile, ma l’obiettivo di Volition, a mio parere centrato, è quello di offrirci i panni di un presidente degli Stati Uniti intento a difendere la propria nazione da un attacco alieno, intento a correre come un Usain Bolt vitaminizzato e avvolto da un’aura degna del più invincibile dei Sayan sulle strade cittadine, incurante di auto e camion trattati alla stregua di formiche. Prendere in ostaggio il passeggero dell’auto appena rubata, stordire i nemici con la Dubstep Gun o guidare un Mech: Sky is the limit.
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I Santi Uniti d’America
Costruire un’intera città “virtuale” porta via tempo, molto tempo. I neanche due anni che separano questo quarto capitolo dal precedente, uniti al tracollo finanziario del publisher, THQ, non avrebbero permesso ad un team comune di far uscire qualcosa di buono. Ma i ragazzi di Volition hanno sempre avuto una marcia in più, e se il risultato finale non fa gridare al miracolo, mi spinge comunque a pensare che in mano a qualcun’altro, questo nuovo Saints Row non avrebbe neanche visto la luce. Dal punto di vista tecnico, più che “IV”, sarebbe dovuto essere un 3.5: la Steelport che già conoscete è di nuovo qui, praticamente intonsa, solo un po’ più buia e con qualche struttura aliena in più. Qualche faccia nuova la possiamo ammirare tra i bolidi a disposizione, come sempre curatissimi, ma per il resto, PNG e soprattutto i nemici sono davvero tutti uguali, poche tipologie di avversari e davvero strategie poco stimolanti per contrastarli, tra chi cade come una mosca dopo un solo colpo e altri che richiederanno tonnellate di piombo e preziosissimi minuti.
Come se non bastasse, la versione PS3 testata ha mostrato numerosi problemi tecnici, tra clipping sgradevole, aliasing un po’ ovunque e caricamento delle (sbavate) texture davvero lento e faticoso: la coda da cavallo del mio personaggio, anche durante le cut-scenes, spariva, o trapassava spalle e schiena, così come le sue stesse mani. I movimenti di protagonista e personaggi in generale sono molto “caricaturali”, così come i loro volti, ma mi han particolarmente colpito le numerose combo a mani nude effettuate dal nostro eroe, davvero esilaranti ed efficaci.
Il design di armi, auto ed edifici alieni comunque risolleva le sorti di un comparto tecnico davvero di basso livello, sia dal punto di vista grafico che sonoro, con brani delle radio poco conosciuti e per nulla convincenti, e melodie della colonna sonora poco varie, oltre a buchi di audio sparsi un po’ ovunque, sia durante le cut-scenes che le sparatorie, e un lip-sync scoordinatissimo.
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Lunga vita all’Imperatore
Per ottenere una buona percentuale di completamento vi ritroverete a superare tranquillamente le 20 ore, portando a termine tutte (o quasi) le quest e le sub-quest, sfiorando le 30 nel caso di totale completamento. Ci sono numerosi collezionabili, tante abilità da acquisire e numerose zone da conquistare in vari modi, o tramite l’hacking dei negozi, oppure tramite la scalata di enormi torri che sovrastano la città, la conquista dei Flashpoint o la distruzione di campi di forza, con relativo sabotaggio degli hotspot nemici.
Evergreen della serie, oltre alle esilaranti truffe, che ci vedranno impegnati a spillar soldi dall’assicurazione auto-infliggendoci ferite e danni, le missioni “Vandalismo“, che daranno davvero sfogo al nostro spirito distruttore, invitandoci a far danni come se non ci fosse un domani. Tutta la mappa sarà costellata da compiti extra sbrigabili in poco tempo, alcuni dei quali potranno essere giocati in cooperativa con un amico (così come l’intera campagna), unica modalità online presente. Saranno però i cluster di dati, utili a potenziare i super-poteri, a farvi vagare per ore in giro per Steelport, alcuni posizionati in bella vista sui tetti e altri un po’ più nascosti, per i quali avremo spesso bisogno di abilità extra per poterli conquistare. Non c’è moltissima varietà, ma alternando missioni principali ad attività casuali, la mia esperienza, nonostante l’alone stantio che si percepisce, è stata divertente ed appagante: non come in passato, ma comunque sopra la media.
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In conclusione…
I problemi incontrati in fase di sviluppo (tra cui il fallimento di THQ, il precedente publisher del titolo) hanno portato il team a spremere le meningi e a trovare la soluzione più comoda ed economica: riciclare città, missioni e personaggi del precedente ed ispiratissimo capitolo e rivisitarle in chiave “invasione aliena”. Se, da un punto di vista etico, non è del tutto “corretto”, l’esperienza non ne risente in maniera particolarmente evidente: i super-poteri, novità per la serie, garantiscono un gameplay del tutto nuovo e divertente, unito alla collaudata struttura free-roaming fatta di side-quest (davvero poco varie e riempitive), sparatorie e roccaforti nemiche da conquistare.
Sono però le missioni principali a donare un tocco di originalità al tutto: la folle trama, a tratti banale, a tratti mossa da buone trovate, viene trascinata da citazioni a glorie del passato e a numerosi altri titoli (Mass Effect 2 per quanto concerne il “recupero” dell’equipaggio, ad esempio) che rendono l’esperienza ancor più varia e fuori dal comune, riducendo drasticamente le scabrosità del passato ma lasciando comunque il giocatore stupito in più di un’occasione, merito della verve e della guasconaggine che Volition distribuisce a pacchi come sempre.
I numerosi problemi tecnici e la puzza di “stantio” non permettono di parlare di “capolavoro”, così come la ripetitività di numerose missioni, ma il divertimento procurato dalla main-line e da poteri come il super-salto, la super-corsa e quant’altro desterà certamente l’interesse degli amanti del genere: un antipasto prima del ricco piatto di Rockstar Games, quel GTA V al quale questo Saints Row IV sembrava voler sferrare il colpo di grazia, dopo i consensi del terzo capitolo, con il colpo gobbo di un’uscita così repentina e improvvisa, ma complici i problemi di sviluppo, i serrati tempi di sviluppo e il cambio publisher, lo scontro appare davvero surreale.
Non male, comunque, questo piacevolissimo Saints Row 3.5.
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Il parere “Cross-Attitude” di Angelo “Zack Ultima” Deidda: For RPG Lovers
Analizzando Saints Row IV dal puro, anzi purissimo, lato “Role-Playing-Game” la prima cosa che salta all’occhio è la vasta scelta di personalizzazioni possibili per auto, armi, vestiario e personaggi presenti. Da bravo giocatore di ruolo è ovvio che io non voglia qualcosa che hanno tutti, quindi tenterò ogni singola combinazione di “customizzazione” fino a raggiungere la perfezione visiva, no? Bene, su questo lato Saints Row ci prende in pieno, partendo da tatuaggi classici come la carpa giapponese, passando attraverso vari kit per auto e arrivando infine a piccole chicche come vere e proprie armature medievali in ferro e acciaio.
D’altro canto è anche vero che il sistema di level-up del personaggio, nonostante venga propoinato come “necessario”, si presenta come una serie di note scritte bene, ma eseguite malissimo, come da un sordo stonato che suona la chitarra elettrica senza aver collegato l’amplificatore: punti esperienza che son troppi in alcuni casi e troppo pochi in altri, incrementi del guadagno di denaro irrisori e un potenziamento dei poteri che, oltre ai classici “più durata” e “più danno”, non offre nulla di significativo.
Al tutto aggiungiamo le “quest” ripetitive. Non so se questo sia o meno sbagliato, molti giochi di successo hanno avuto missioni ripetitive in vari aspetti (il primo capitolo di Assassin’s Creed, per esempio), ma è anche vero che spesso, in questo Saints Row IV, sembra di essere immersi in una sala giochi a cavallo tra gli anni ’80 e ’90.
Potrebbe piacere ad un appassionato di Giochi di Ruolo? La mia risposta è sì, sempre che quest’ultimo abbia passato qualche anno della sua infanzia a inserire gettoni nei coin-op e abbia un minimo di elasticità mentale per i videogame moderni.
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