E’ da oggi disponibile il primo DLC single player di Bioshock Infinite, ma pare che Burial at Sea sia molto più corto di quanto fosse lecito aspettarsi.
Ken Levine si è quindi subito schierato dalla parte del suo piccolo pargolo digitale, sostenendo che chi cerca un’esperienza lunga non avrà pane per i propri denti, ma invece si troveranno a loro agio i giocatori che invece cercano un’esperienza nuova.
Confrontato con un DLC non molto apprezzato di Bioshock 2, Minerva’s Den, Burial at Sea è per Levine in realtà molto diverso poiché il contenuto scaricabile del secondo capitolo riutilizzava gli stessi ambienti del gioco, mentre in questo nuovo episodio con Elisabeth è tutto nuovo e c’è voluto molto tempo per ricreare gli ambienti di Rapture così dettagliati, come quelli a cui Irrational Games ci ha abituato.
Inoltre Levine sottolinea come ambientare un DLC di Bioshock Infinite a Rapture abbia comportato un approccio completamente diverso per quanto riguarda il gameplay, sia rispetto al primo Bioshock che all’avventura principale di Booker ed Elisabeth, creando quindi un vero e proprio terzo tipo di gameplay che potremmo definire come un ibrido.
In sostanza, stando alle parole del geniale Levine, dovremmo in teoria rimanere stupiti da questi elementi e considerare quanto è costato a loro inserirli, piuttosto che soffermarci su quanto tempo impiegheremo per finire il DLC.
[hr]
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