News 14 Nov 2013

The Legend of Zelda: A Link Between Worlds – La Recensione

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Sono annate come il 2013 quelle che ti fanno sentire fiero di essere un videogiocatore. Un anno densissimo, ricco di uscite che con molte probabilità verrà ricordato per l’avvento delle console Next Gen SONY/Microsoft. Ma queste per ora sono solo previsioni. Se c’è però un punto fermo di cui siamo certi è che oltre per l’anno di Luigi, il 2013 passerà alla storia come l’anno della consacrazione del 3DS. Tanti (forse troppi) i giochi che in questi 365 giorni ci hanno tenuto compagnia a casa così come a passeggio, tali che stare dietro a un catalogo così vasto e variegato è diventato una vera e propria sfida per il giocatore appassionato. Giochi di tutti i tipi e per tutti i gusti, da Luigi’s Mansion 2 al più recente Pokémon X/Y passando per tutta una caterva di titoli tra cui Animal Crossing, Fire Emblem, Monster Hunter, Castlevania, Phoenix Wright, Mario e Luigi RPG, Etrian Odyssey e per chiudere in bellezza, a breve, due pezzi da 90 annunciati del calibro di Bravely Default e il qui presente The Legend of Zelda: A Link Between Worlds. E se del domani non vi è certezza, quello che oggi andiamo ad affrontare rappresenta sicuramente l’apice della ludoteca 3DS e più in generale del gaming dal ’92 a oggi.

Lo ameranno: Gli appassionati dell’avventura, i nostalgici
Lo odieranno: Quelli che il 2D “no, ormai è superato”
E’ simile a: The Legend of Zelda A Link to  the Past, Alundra(!)

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Zelda coverTitolo: The Legend of Zelda: A Link Between Worlds
Piattaforma: 3DS
Sviluppatore: Nintendo
Publisher: Nintendo
Giocatori: 1
Online: Solo Streetpass
Lingua : Italiano

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Wake up, Link!

Come ogni capitolo di Leggenda che si rispetti, anche A Link Between Worlds inizia con un sogno. O meglio un incubo, uno di quelli capaci di tanto di buttarti giù dal letto quanto di risvegliare la tua sete di avventura. E se le premesse sanno di già viste, già sentite, già fatte, una volta fuori dalla nostra dimora, Nintendo gaglioffa, la sensazione di déjà vu si fa palese e prende forma in un mondo che sa di antico e conosciuto: La Hyrule di A Link Between Worlds è la stessa che 20 anni fa abbiamo percorso in lungo in largo in The Legend of Zelda: A Link to the Past. Che i due fossero collegati era cosa ormai nota (non bastasse l’allusione del sottotitolo) ma mai avremmo pensato di ripercorrere quei sentieri, quei fiumi e quelle caverne che 20 anni fa hanno consacrato le nostre gesta alla Leggenda.

Alzi la mano chi non riconosce quest'immagine
Alzi la mano chi non riconosce quest’immagine

I primi momenti passati giocando ad A Link Between Worlds sono un misto di nostalgia/meraviglia impossibile da rendere a parole e che variano da persona a persona a seconda dei propri trascorsi con l’episodio originale (o nel bellissimo remake per GameBoy Advance targato 2003). Per i più giovani sarà grande lo stupore nel trovarsi a girovagare per un mondo vastissimo dove non ci sono confini e l’unico limite è imposto dalle proprio equipaggiamento (come sempre vastissimo), mentre i giocatori d’annata impazziranno di gioia nello scoprire ogni centimetro della nuova Hyrule, così uguale a se stessa, eppure così diversa.

Dopo un antefatto che vede celebrare le nostre eroiche gesta passate, il gioco entra subito nel vivo dell’azione con l’introduzione del nuovo “Villain” di turno, Yuga (che nelle fattezze ricorda un po’ il nostro caro e vecchio Ganondorf) e nella fattispecie del suo piano per impossessarsi della Triforza attraverso il potere dei discendenti dei Sette Saggi della Leggenda. Senza dilungarci oltre in una trama dall’incedere abbastanza canonica e regolare (ma non per questo povera di colpi di scena) le ore passate con A Link Between Worlds scorrono serratissime e ci si ritrova da subito immersi nel vivo dell’azione, fra Dungeon, SubQuest, Minigames e viaggi per mondi paralleli a cavallo tra la radiosa Hyrule e la decadente Lorule.

nonostante l'apparenza Yuga è un uomo, un vero e proprio esteta fissato con l'arte. Perché mai vorrà impossessarsi del potere della Triforza?
Nonostante l’apparenza Yuga è un uomo, un vero e proprio esteta fissato con l’arte. Perché mai vorrà impossessarsi del potere della Triforza?

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Resta di stucco, è un barbatrucco!

Come molti già sapranno, uno degli aspetti peculiari che ha reso A Link to The Past il capolavoro che è e che fa qui il suo gradito ritorno è la possibilità di poter viaggiare fra il Mondo della Luce e quello dell’Ombra. Una tematica tanto cara alla serie e che da sempre porta a scontrarsi con alcuni degli enigmi ambientali fra i più riusciti della storia dei Videogames, in grado di mettere a dura prova sia l’ingegno che la memoria, con un pizzico di ragionamento laterale che non guasta mai. A Link Between Worlds prosegue questo filone, espandendo ulteriormente la formula grazie a tutta una serie di trovate davvero azzeccate. Dopo anni e anni passati a riciclare sempre gli stessi oggetti e  situazioni, Aonuma e il suo Team hanno ben deciso di appiattire Link e farne…un dipinto! Grazie infatti a uno dei primi oggetti dei quali entreremo in possesso, a Link viene data la possibilità di “appiattirsi” letteralmente contro le pareti e potersi muovere attraverso i muri come un vero e proprio disegno animato alla modica cifra di qualche punto magia della barra apposita.

Se vi sembra di mancare il bersaglio, forse dovreste provare da un'altezza differente
Se vi sembra di mancare il bersaglio, forse dovreste provare da un’altezza differente.

Potrà sembrare una bazzecola da poco rispetto alla possibilità più “cool” di trasformarsi in lupo di Twilight Princess o a quella di cambiare aspetto grazie alle maschere di Majora’s Mask . Eppure, l’appiattimento e l’interazione coi muri di A Link Between Worlds funziona come e meglio dei casi sopracitati, semplicemente perché è un’idea tanto banale quanto efficace nell’economia 2D del titolo e ciò che a prima vista può sembrare un baratro insuperabile non fa più tanta paura se lo si costeggia da lato a lato passando per le pareti adiacenti.

Ora espandete il tutto anche in verticale grazie agli scherzetti prospettici di cui è capace il 3DS e mescolate con un arsenale canonico che abbiamo imparato a conoscere negli anni fatto di Archi, Boomerang, Martelli e Arpioni e il capolavoro è servito. Ancora non ci arrivate? Non saremo sicuramente noi a rovinarvi la sorpresa, ma se c’è una cosa che The Legend of Zelda sa fare bene, quella è gratificare il giocatore dopo essere venuto a capo di una situazione apparentemente senza via d’uscita. Nonostante un certo gusto al limite del masochismo, però, A Link Between Worlds è anche un gioco onesto e figlio, per metà, dei tempi che corrono, in grado di venire incontro al giocatore nelle circostanze più complicate. Alla modica cifra di qualche Gettone Gioco (quelli che si ottengono col contapassi della modalità stand-bye del 3DS) è infatti possibile interpellare degli appositi fantasmi invisibili prodighi di consigli e suggerimenti, utili quando proprio la soluzione non la si intravede neanche col cannocchiale. In fondo il vero eroe sa sempre quando è il momento di chiedere aiuto.

Spostarsi per i muri è alla base della risoluzione di molti enigmi, ma non solo...
Spostarsi per i muri è alla base della risoluzione di molti enigmi, ma non solo…

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Un collegamento fra due mondi

A tenere banco e reggere la nuova formula di gioco ci pensa Lavio, un bizzarro mercante che in cambio di un alloggio dove poter vendere le proprie mercanzie ci donerà nelle prime battute lo speciale bracciale per poter entrare nei muri e, attraverso speciali fessure, viaggiare tra i due mondi di gioco. Quello che in A Link to the Past era semplicemente noto come “Regno delle Tenebre”, assume ora un’identità tutta sua: Lorule, un mondo parallelo al collasso dove l’assenza della Triforza ha portato a gravi squilibri e importanti cambiamenti rispetto all’originale Hyrule. Così, dopo aver rinvenuto la sempreverde Master Sword (vi ricordate ancora dove si trova?) il gioco decolla e prende il volo, offrendoci la possibilità di esplorare liberamente i due regni e affrontare liberamente i vari Dungeons nell’ordine che più ci aggrada e tutto ciò grazie alla bottega di Lavio. A questo giro, infatti, il gioco offre la possibilità di poter  “noleggiare” l’intera gamma degli strumenti di cui necessiteremo sin dall’inizio del gioco, affittandoli da Lavio per una manciata di rupie, finanze permettendo. Ciò che viene a rompersi col passato è il legame di causa/effetto che la scoperta di un nuovo potenziamento comportava, tanto all’interno dei vari livelli quanto nella progressione dell’avventura.

Lorule in tutto il suo decadente splendore
Lorule in tutto il suo decadente splendore

Una trovata ardita e interessante, che ancor più di Skyward Sword e la sua World Map frammentata rinnova la serie e offre un modo tutto nuovo di progredire nella storia, svecchiando di fatto la classica formula che prevedeva il ritrovamento di un determinato oggetto per proseguire nel tempio di turno e, in seguito, giungere al successivo. Ovviamente ogni Dungeon è ancora una volta caratterizzato da uno strumento “chiave” grazie al quale poterne venire a capo e  affrontare il Boss, ma le sfumature ora possibili fanno sembrare meno palesi alcuni passaggi e soprattutto  sono in grado di offrire svariati approcci a seconda del proprio equipaggiamento, che si voglia attivare un interruttore con le bombe o l’arco o avere la meglio sui mostri armati a martellate o con l’arpione.

Sarà che gli episodi con la visuale a volo d’uccello usciti per DS tendevano a concentrarsi troppo sul Touch Screen e relativi enigmi su cui prendere nota, ma le situazioni e soluzioni “retrò” di A Link Between Worlds risultano paradossalmente molto più stimolanti e innovative di quanto non lo fossero le equivalenti in Phantom Hourglass e Spirit Tracks.

A venir meno è in un certo senso il senso di progressione e crescita del protagonista, ma il ritmo non ne risente certamente. Anzi. La possibilità di poter noleggiare, e in seguito acquisatre, il proprio arsenale risponde anche ad alcune precise richieste da sempre croce della serie: la facilità e i soldi in eccesso. Game Over questa volta non vuol dire soltanto dover ricominciare dall’inizio il Dungeon (che poi tanto c’è sempre il teletrasporto), ma significa soprattutto rinunciare ai propri oggetti così faticosamente noleggiati. All’esaurirsi dei cuori, infatti, Lavio tende ad avere la brutta abitudine di riprendersi quanto concesso in prestito, ragion per cui oltre che concedersi del tempo libero a caccia di tesori o nei minigames, l’ideale sarebbe magari far scorta di qualche pozione extra e possibilmente evitare di noleggiare gli strumenti tutti assieme. A Link Between Worlds è un gioco vecchia scuola in tutto e per tutto e gli errori, all’epoca, si pagavano cari! Fortunatamente i soldi crescono sugli alberi (letteralmente!) e nei cespugli, tanto che spingendosi un po’ più in la con gli investimenti è possibile mettere in saccoccia, uno ad uno, tutti gli oggetti che Lavio propone a noleggio (con prezzi degni di Tingle). Tutto ciò a puro appannaggio del ritmo, della difficoltà e della durata del gioco. Mai Zelda fu così riflessivo, ben congegnato  ed equilibrato come appare oggi A Link Between Worlds.

Come al solito non potevano mancare gli scontri con gli enormi Boss di fine livello. Espliciti omaggi ad A Link to the Past, non pensate di poterli sconfiggere allo stesso modo di 20 anni fa, le carte in tavola sono cambiate.
Come al solito non potevano mancare gli scontri con gli enormi Boss di fine livello. Espliciti omaggi ad A Link to the Past, non pensate di poterli sconfiggere allo stesso modo di 20 anni fa, oggi le carte in tavola sono cambiate.

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Voglio 2 Dimensioni, anzi no, 3!

Imparare e memoria la mappa e i portali è fondamentale per la buona riuscita dell'avventura. Ma è anche una delle cose più stimolanti
conoscere la mappa e i portali è sicuramente una delle parti più stimolanti dell’avventura.

Da qualsiasi punto di vista lo si osservi, A Link Between Worlds appare un prodotto riuscito in ogni sua più piccola sfaccettatura, in grado di valorizzare al meglio ogni aspetto della macchina su cui gira, Dal Touch Screen al tanto bistrattato effetto 3D. L’essersi focalizzati maggiormente sui controlli fisici rispetto ai precedenti episodi portatili non ha tolto nulla alle caratteristiche “tattili” della console che, anzi, vengono sfruttate sapientemente quando si tratta di dover selezionare al volo un oggetto dall’inventario, navigare fra le due mappe di gioco o apporre una nota su un luogo sospetto da visitare in seguito.

Già prima abbiamo parlato di come l’aver ripreso la classica visuale degli episodi 2D della serie e averla unita al 3D stereoscopico ha portato gli sviluppatori a creare tutta una serie di geniali (o bastardissimi) giochi prospettici che affrontati in due dimensioni (e sul 2DS) non rendono giustizia al level design geniale di Aonuma e soci. Se a ciò aggiungiamo inoltre un comparto visivo delizioso a tutto tondo,  eccovi servito uno dei più riusciti The Legend Zelda di sempre. Un mix perfetto fra nuovo e antico, in grado di attingere a piene mani da tutto ciò che è stata la cultura “Zeldosa” negli anni, non solo A Link to the Past (Link Dipinto è un palese omaggio a Wind Waker). Ciò che invece viene ereditato in pieno per intero dall’illustre antenato è la colonna sonora e non potevamo chiedere di meglio. Che si tratti di brani ripresi in seguito come quello famosissimo dell’ Hyrule Castle oppure ingiustamente dimenticati come quello epico del Dark World, A Link Between Worlds è in grado di proporre una selezione musicale tale da fare la felicità di tutti gli appassionati della saga e non solo, da gustarsi a tutto volume possibilmente con le cuffie.

Ovviamente in un mondo alternativo non poteva mancare la versione alternativa di Zelda:, Date un caldo benvenuto a Hilda di Lorule!
Ovviamente in un mondo alternativo non poteva mancare la versione alternativa di Zelda. Date un caldo benvenuto a Hilda di Lorule!

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In Conclusione…

bollino-topA Link to the Past a suo tempo è stato accolto come capolavoro indiscusso da critica e pubblico, per alcuni superiore persino al suo successore, Ocarina of Time. Bene, oggi A Link Between Worlds raccoglie quella pensatissima eredità e la sfoggia fiera, ricordandoci che se il concetto è quello buono, tutto il resto viene da sé. Nintendo dimostra ancora una volta di sapere trarre il massimo dai suoi brand di punta, andando a recuperare le basi fondamentali di un gameplay ormai “classico” e aggiornandolo quanto basta affinché non sfiguri a fianco alle più gettonate produzioni moderne, il tutto in pieno rispetto della tradizione. Un gioco da avere, in grado di mettere d’accordo passato e presente della serie e di fare la felicità di qualsiasi videogiocatore orgoglioso di definirsi tale, non solo gli appassionati di vecchia data. Un nuovo metro di paragone per tutti gli Zelda futuri e non solo.

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