News 28 Gen 2014

Tomb Raider: Definitive Edition – La Recensione

Tomb Raider: Definitive Edition

Dopo il lancio su PC, PlayStation 3 e Xbox 360 che lo ha visto protagonista di non poche polemiche da parte dei puristi della serie e i mai assenti hater dell’ultima ora, il reboot di Tomb Raider, scongiurato il caso “non avrà sequel” dovuto alle scarse vendite iniziali, torna a far parlare di sé con la Definitive Edition in arrivo tra qualche giorno su PlayStation 4 e Xbox One. Un ritorno che non tradisce le origini e porta con sé non poche polemiche, questa volta dovute all’annosa questione della console war e della presunta fluidità minore che “affligge” la versione per console Microsoft. Mettendo da parte le chiacchiere e tenendo conto delle migliorie tecniche e delle aggiunte contenutistiche a cui è stata sottoposta, riuscirà la riedizione next-gen a dimostrarsi un acquisto valido al prezzo con cui è stata proposta sul mercato? Scopriamolo insieme!

Lo ameranno: gli amanti degli action e a chi piace Lara, nonostante tutto.
Lo odieranno: i puristi della serie e chi non predilige le avventure “guidate”.
È simile a: Uncharted, (molto vagamente) i vecchi Tomb Raider.

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TRDE_Packshot_PS4Box_PEGI_3DTitoloTomb Raider: Definitive Edition
Piattaforme: PlayStation 4 / Xbox One
Sviluppatore: Crystal Dynamics, Nixxes (PS4), United Front Games (Xbox One)
Publisher: Koch Media
Giocatori: 1
Online: 2-8
Lingua: Completamente in italiano

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Tomb-Raider-Shot-1
Una location poco adatta ad una bella e giovane avventuriera alle prime armi, vero?

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Giovane, bella e “sparacchina”

Lo scorso anno Lara Croft è tornata sugli schermi come protagonista delle sue prime avventure: rimuovete quindi qualsiasi ricordo della bella archeologa sicura dei suoi mezzi e delle sue possibilità e date spazio ad una (molto) più giovane Lara, insicura, alle prime armi e naufraga su un’isola che non disdegna certo le situazioni “strane” e al limite del paranormale. Siamo soli e disarmati, è così che comincia il reboot della serie, è così che comincia la formazione della vecchia Lara che tutti conosciamo. Dei buoni presupposti per narrare come tutto ha avuto inizio – una domanda del tutto lecita, considerando che non se ne è mai parlato – e un ottimo modo per rinfrescare e rendere attuale una serie che sembrava aver già detto tutto durante i gloriosi anni della prima PlayStation.

Corpi appesi alla luce del sole, che gioia!
Corpi appesi alla luce del sole, che gioia!

La crescita della protagonista è significativa e graduale, proposta da diversi avvenimenti più o meno cruenti che hanno un grosso impatto emotivo sulla stessa e sulla narrazione che coinvolge da più punti di vista il giocatore. Durante lo scorso anno avrete sicuramente letto le notizie e le accuse rivolte a Crystal Dynamics, sviluppatori rei di aver creato e messo su schermo delle vicende poco adatte e offensive per una ragazza e il suo corpo, talvolta superando la rischiosa soglia oltre la quale si sfora nello stupro o, genericamente parlando, nell’offesa della figura femminile. Delle vicende che sono sì forti, ma allo stesso tempo necessarie per lo sviluppo del personaggio e della forte personalità che ha distinto la Lara che tutti abbiamo imparato a conoscere, nonché di un’immedesimazione e di emozioni possibili in pochi media al di fuori dei tanto bistrattati videogiochi. “Giocare”, e quindi vivere “in prima persona”, delle scene del genere può regalare delle sensazioni difficilmente raggiungibili guardando una pellicola cinematografica o leggendo un libro. Non che non sia capitato o non sia possibile nei mezzi appena citati, ma, a mio modo di vedere, vivere ed essere trasportati in situazioni del genere è uno dei motivi per cui tutti i giorni credo (e crediamo) nei videogiochi come forma di intrattenimento matura. È lecito quindi sottolineare e applaudire certi traguardi, anche se sostenuti da un gameplay e una struttura in alcuni (ma non tutti) i casi discutibile.

La crescita di cui parlavo poco fa va di pari passo con il classico sistema di potenziamenti che vi accompagnerà durante tutta la durata dell’avventura. Il caso di Tomb Raider non è certo quello dei GDR moderni ultra personalizzabili, ma è sicuramente quello di un action sufficientemente vario negli approcci da giustificare la seconda run che i giocatori più soddisfatti dal gioco sicuramente vorranno intraprendere. Più volte il titolo in questione è stato giustamente accostato ad Uncharted, ed è proprio alla serie rivelazione/capolavoro della scorsa generazione che dobbiamo la riuscita dello stesso. Tomb Raider sposa sapientemente le meccaniche del cinematografico sparatutto in terza persona firmato Naughty Dog e le unisce a quelle di un’avventura guidata (e a volte fin troppo facile, bisogna dirlo), ma che non dimentica di intrattenere i giocatori più esigenti con una buona dose obiettivi secondari e libertà esplorativa che il più delle volte si tramutano in cacce al tesoro/collezionabile e in gitarelle nelle tombe disseminate per l’isola. Certo, non siamo di fronte a dei puzzle degni degli episodi storici della serie, ma sono comunque sufficientemente articolati da essere approvati in attesa dei più complicati che sicuramente (sì, è una pretesa) faranno parte del più che probabile seguito.

Per tutte le cose non dette e un parere aggiuntivo al riguardo, vi invitiamo a leggere la recensione dell’edizione originale pubblicata su queste pagine nello scorso mese di marzo.

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Un vero e proprio "bagno di sangue".
Un vero e proprio “bagno di sangue”.

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Aggiunte e migliorie tra gimmick e 1080p: la next-gen è (questa) qui!

Riassunte le caratteristiche dello storytelling e del gameplay, è ora di parlare di quello che davvero conta nella Definitive Edition di Tomb Raider. Partiamo quindi dagli “extra”, in giusto numero e simpatici al punto da stuzzicare giusto un po’ di più l’appetito del giocatore. Come è possibile capire leggendo semanticamente il titolo, l’edizione next-gen della produzione Square Enix porta con sé tutti i DLC distribuiti nel corso dell’anno sulle versioni PC, PS3 e Xbox 360. Sostanzialmente si tratta di aggiunte che vanno a rimpinguare di contenuti (mappe, armi, personaggi e oggetti) il multiplayer e di una tomba opzionale extra per la campagna. Insomma, nulla per cui valga la pena gridare al miracolo, ma che si traduce pur sempre in un gradito plus per un pacchetto già da sé ricco di roba da spolpare.

Sono state inoltre introdotte una serie di caratteristiche accessorie. La prima è quella del supporto al comando vocale: su entrambe le piattaforme, in modo del tutto simile a quanto visto nei titoli “Better with Kinect” della scorsa ed attuale generazione, è possibile impartire dei comandi ed eseguire delle azione con il semplice utilizzo delle parole professate – previa assenza di occhi indiscreti e presenze aperte all’insulto/derisione facile (<< fa ciao con la manina verso il fratello >>). Anche le prerogative esclusive delle due console sono state sfruttate a dovere e, se dal lato Xbox One la cosa si traduce unicamente nelle sfide a tempo powered by i nuovi obiettivi, dal lato PlayStation 4 la cosa si fa decisamente più interessante (per quanto dei meri gimmick possano esserlo): è infatti supportato il led del Dualshock 4 con il cambio di colore quando, per esempio, si accende una torcia, o l’accensione della stessa tramite lo sfioramento del touch pad o, ancora, i suoni emessi dal walkie-talkie sullo speaker posto sul controller e la possibilità di esplorare e allargare/restringere la mappa utilizzando le dita.

Esplosioni sullo sfondo di una donzella in picchiata.
Esplosioni sullo sfondo di una donzella in picchiata.

È invece dal punto di vista tecnico vero è proprio che Tomb Raider: Definitive Edition da il meglio di sé. Il comparto grafico è stato infatti rivisto e corretto per girare all’ambita risoluzione 1080p e sfornare una resa che in diversi casi surclassa quella della versione PC settata a Ultra. Premesso che quest’ultima potrebbe rivelarsi come la scelta più saggia per i più, si tratta comunque di aggiunte apprezzabili per un titolo che già di suo raggiungeva bei risultati sulle console di scorsa generazione. In particolare, le texture e i modelli dei personaggi (sia principali che secondari) hanno ricevuto un bel lifting che strizza l’occhio a quello che vedremo quando la vera Lara next-gen sbarcherà nei negozi. Da segnalare anche la maggiore profondità di campo e la migliore e più pulita definizione dei fondali.

Affrontiamo quindi la questione framerate che ha infiammato l’Internet nelle scorse settimane. Avendo provato la sola versione PlayStation 4, non possiamo certo proferire parola o chiarire la situazione di quella Xbox One, ma intendiamo però spezzare una lancia a favore di entrambe le cause. Appurato il fatto che i 60fps sono un’aggiunta gradita e che regalano un’esperienza maggiormente fluida sulla console Sony, non vediamo il motivo per cui bisognerebbe criticare l’eventuale deficienza presente su quella Microsoft: si tratta di un gioco godibilissimo con i 30 granitici frame per secondo che hanno caratterizzato l’avventura su PlayStation 3 e Xbox 360, tra l’altro di natura più ragionata rispetto ad uno sparatutto frenetico e che quindi necessita, nel modo più assoluto, di una velocità maggiore. La versione Xbox One, almeno questo possiamo confermarlo, non sembra però soffrire di una resa grafica peggiore, una resa che è comunque perfettamente identica su entrambe le piattaforme di gioco.

Come? Vorreste sapere il motivo di tale problematica? Possiamo solo immaginare e ipotizzare, ma lo scenario più realistico è quello in cui il porting per Xbox One soffra dal punto di vista tecnico per via dell’esiguo budget e le tempistiche altrettanto scarse con cui è stato sviluppato (peraltro da un team differente).

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Texture più definite ed esplosioni più spettacolari, anche questo è Tomb Raider: Definitive Edition.
Texture più definite ed esplosioni più spettacolari, anche questo è Tomb Raider: Definitive Edition.

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“Inseriamo l’online?” (carica la pistola) “Certo che dovete inserirlo!”

Prima di concludere la recensione del primo gioco next-gen dell’anno, spendiamo qualche parola sull’online e la rigiocabilità, caratteristiche legate da un filo che spesso finisce con lo spezzarsi. Perché? Beh, perché le modalità multiplayer della produzione di Crystal Dynamics, sviluppate (attenzione!) da Eidos Montreal, i responsabili di Deus Ex: Human Revolution e del prossimo Thief, non brillano certo per originalità e divertimento. Siamo infatti di fronte ad una vera e propria copia carbone del riuscitissimo comparto multigiocatore del già citato Uncharted. Nulla per cui esaltarsi, vista la non totale riuscita del “coraggioso” lavoro di fotocopia sotto più punti di vista, soprattutto quello del divertimento e dell’originalità, e della vitalità dello stesso: già nell’uscita dello scorso anno le modalità online si sono presto tramutate in una sfrenata caccia al trofeo/obiettivo per poi essere abbandonate a loro stesse nel desolante matchmaking alla ricerca di una partita che forse non comincerà mai. È chiaro che le nuove console e l’assenza di un vasto numero di titoli  potranno rappresentare un fattore importante per la popolazione presente in rete, ma fino a quando? Fino a quando le esclusive e le produzioni multipiattaforma più attese non arriveranno sugli scaffali (Titanfall, inFamous: Second Son, Metal Gear Solid: Ground Zeroes anyone?). Ecco, l’ho detto.

Messa da parte la questione online, cosa resta quindi al fattore rigiocabilità di Tomb Raider? Poco e niente: completata la prima run, a meno che non siate avvezzi al completismo estremo, difficilmente tornerete a vestire i panni della giovane Lara. È lecito quindi sospettare che con un maggiore impegno focalizzato sulla componente singleplayer i rispettivi team avrebbero potuto offrire un pacchetto ancora più prelibato, magari meno accessibile e più definito nei dettagli e nell’esplorazione che ha tanto caratterizzato le precedenti iterazioni della serie.

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Anche lei ha qualche dubbio sulla riuscita delle modalità multiplayer.
Anche lei ha qualche dubbio sulla riuscita delle modalità multiplayer.

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In conclusione

Tomb Raider: Definitive Edition si avvale di simpatiche aggiunte e di gradite migliorie al comparto tecnico per portare ai propri acquirenti l’esperienza completa e definitiva (è proprio il caso di dirlo) del titolo made in Crystal Dynamics su console next-gen. Il vero interrogativo, però, è: vale la pena acquistare questa versione? La risposta è senza ombra di dubbio affermativa, ma solo nel caso in cui siate al vostro primo appuntamento con la nuova e giovane Lara. Le stesse migliorie e aggiunte da me decantate non sono forse abbastanza per chi ha già gustato il gioco sulle vecchie console o PC, un’utenza che con ogni probabilità non noterà neanche tutta la bellezza tecnica di cui si avvale quest’uscita next-gen, anche se è passato un solo anno: Tomb Raider dava già il meglio di sé con i compromessi con cui è arrivato inizialmente sul mercato. Gli altri si godano pure il viaggio: sarà sicuramente piacevole scoprire le origini dell’eroina più famosa del mondo dei videogiochi, che sia una scappatella prima degli appuntamenti con le mega produzioni del prossimo mese o l’amore a prima vista che un po’ tutti sognano.

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Alla fine qualcosa (due cose?) della vecchia Lara l'ha, no?
Alla fine qualcosa (due cose?) della vecchia Lara l’ha, no?

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