News 11 Feb 2014

Lightning Returns: Final Fantasy XIII – La Recensione

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Ciò che tutti gli appassionati di JRPG stavano aspettando è finalmente giunto sulle nostre console. Lightning Returns: Final Fantasy XIII chiude il ciclo ampiamente sfruttato del tredicesimo capitolo e ci riporta a vivere le vicende dell’amata eroina Square-Enix dai capelli rosa. Dopo circa due anni dall’uscita di Final Fantasy XIII-2, questo nuovo atto arriva con il pretesto di dare una degna chiusura all’universo creato da Motomu Toriyama e fa di Lightning l’unico personaggio presente, ormai immortale ed imbattibile, che si carica oltremodo di una missione per salvare le anime dell’umanità al fine di trasportarle in un nuovo mondo. Le enormi aspettative che gravavano sul titolo, le antipatie che ha suscitato l’intero ciclo narrativo di Final Fantasy XIII e lo stravolgimento del gameplay, hanno fatto di Lightning Returns: Final Fantasy XIII l’avventura Square-Enix probabilmente più indecifrabile e controversa, con dei punti di forza a dir poco geniali e delle mancanze davvero ingombranti.

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Lo ameranno: Gli amanti di Final Fantasy XIII ed i fan di Lightning
Lo odieranno: I puristi di Final Fantasy
E’ simile a: Final Fantasy XIII-2

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lightning_returns_ps3_pal_coverTitolo: Lightning Returns: Final Fantasy XIII
Piattaforma: PS3/Xbox 360
Sviluppatore: Square-Enix; tri-Ace
Publisher: Square-Enix
Giocatori: 1
Online: Possibilità di condividere su Facebook e Twitter i propri punteggi.
Lingua: Audio in Inglese/Sottotitolato in Italiano

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Lightning è pronta per diventare “La Salvatrice”, anche se continua ad essere priva di entusiasmo.

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Cinquecento anni dopo, in un mondo devastato dal caos

Fin dai primi minuti di gioco, Lightning Returns: Final Fantasy XIII ci appare adrenalinico, interessante e più comprensibile rispetto ai suoi predecessori. La storia si apre con un breve riassunto dei capitoli precedenti e ci spiega cos’è accaduto alla nostra Lightning rimasta per 500 anni imprigionata nel cristallo del Trono di Etro. Risvegliata dalla divinità Bhunivelze, la nostra eroina si ritrova alle prese con un mondo destinato alla fine. Il caos sprigionato alla morte di Caius in Final Fantasy XIII-2 ha consumato Pulse ed ha trasformato il pianeta in una landa desolata chiamata Nova Cryshalia. Entro 6 giorni (Ventiquattro ore di gioco equivalgono a circa 72 minuti di tempo reale) l’albero di Yggdrasil terminerà l’Eradia, l’energia universale con cui è pervaso il mondo, ed il sommo Dio Bhunivelze si desterà per distruggere il creato al fine di generare un nuovo mondo per gli umani ormai tormentati da una vita eterna e senza scopo. L’elemento del tempo inteso come countdown verso la fine del mondo diviene così il tema principale lungo il quale si amplia la struttura narrativa. La sensazione di non farcela è onnipresente, almeno nei primi giorni di gioco, e viene inoltre amplificata dal senso di inquietudine di cui è composto l’intero mondo che andiamo a visitare. Non mancano i momenti “ansiogeni” in cui, osservando l’orologio di gioco, ci si sente impotenti ed incapaci di svolgere la nostra missione quotidiana.Lightningreturnsclock

L’unica cosa che resta da fare è quindi salvare le anime di chi desidera la redenzione per poterle poi trasportare, dopo la fine del mondo, nel nuovo universo generato da Bhunivelze. Lo scopo di Lightning è quindi quello di prendere le anime degli abitanti di Nova Cryshalia ed offrirle al Dio: maggiore sarà il numero di anime salvate, più Eradia verrà offerta ad Yggdrasil, così da prolungarne la vita e ritardare di ulteriori 7 giorni l’Apocalisse finale. Nel suo viaggio da “Salvatrice“, Lightning entrerà in contatto con vecchie conoscenze: da Mog a Sazh, senza dimenticare Snow, Vanille, Fang e tutti gli altri. Ad ogni modo, la trama si articolerà sulla nostra eroina ormai priva di umanità, la quale scoprirà poco a poco il suo ruolo attraverso la conoscenza di se stessa e dei vissuti di chi riuscirà a salvare. Ogni personaggio si ritroverà in qualche modo cambiato dal Caos e nell’incontrare Lightning non tutti avranno la stessa prevedibile reazione. Il lavoro nel far quadrare e combaciare tutti gli elementi narrativi dei precedenti capitoli è stato svolto in modo indubbiamente saggio e raffinato e questa volta è stato usato un tipo di narrazione più “occidentale“, ovvero meno prolissa e decisamente più immediata.

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La vita della Salvatrice non è sempre facile. Non sempre sei amata ed a volte devi vedertela con chi ti conosce meglio.

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Gameplay: tra innovazioni tecniche e vecchie glorie

Lightning Returns: Final Fantasy XIII stravolge letteralmente le dinamiche dei Final Fantasy e, più in generale, dei JRPG. La prima cosa che risalta all’occhio è l’assenza del Party: Lightning è l’unico personaggio giocante, salvo in alcune rare occasioni in cui verrà accompagnata da comparse più o meno note. La mancanza del gruppo aumenta decisamente la difficoltà nei combattimenti e richiede una pianificazione ad hoc delle capacità della nostra eroina. Di grande importanza diventa l’uso alternato dei Costumi (Garbs) che vanno a “sostituire” le vecchie Schemata: ci saranno circa 70 costumi ed ognuno avrà le proprie abilità passive le quali sono legate al singolo costume ed offrono dei bonus o dei malus a seconda del loro scopo. Oltre a quelle passive, ogni costume può essere personalizzato con delle abilità attive connesse alla pressione dei tasti del pad. Queste ultime possono essere comuni o rare, hanno un proprio livello ed attraverso un sistema di crafting, all’inizio non molto intuitivo, potranno essere ulteriormente sintetizzate ed espanse, così da aumentare il loro grado, la loro efficacia e la loro potenza.

Battle 61Altro grande assente è il concetto di “Livello del Personaggio”: Lightning non aumenterà mai il proprio livello personale, ma potrà migliorare le proprie statistiche svolgendo le quest principali, le quest secondarie e sintetizzando le abilità. Seppur possa sembrare difficoltoso battere determinati mostri nelle fasi iniziali, con lo svolgere delle quest principali la protagonista otterrà ottimi incrementi alle statistiche di base. Le quest principali sono cinque e possono essere svolte nell’ordine in cui si ritiene opportuno, mentre le quest secondarie sono circa settanta. In totale, il gioco può essere concluso in una cinquantina di ore e può essere vissuto nuovamente grazie alla funzione New Game + in cui verranno conservate tutte le statistiche e gli oggetti posseduti.

Ad ogni modo, per aiutare La Salvatrice nello svolgere il proprio ruolo, il Dio Bhunivelze ha offerto alla nostra eroina la capacità di usare determinate Tecniche speciali che utilizzeranno i particolari Punti Energia (EP). Questi punti sono molto simili ai Technical Points di Final Fantasy XIII e vengono accumulati con l’uccisione dei mostri. All’inizio, gli EP a disposizione non sono molti, ma con il procedere dell’avventura Lightning avrà a disposizione svariati EP che verranno utilizzati sia per le Tecniche speciali che per aprire alcuni scrigni. Tra le Tecniche speciali a disposizione va menzionata la più importante: la Cronostasi, con la quale Lightning può bloccare il tempo che scorre inesorabile verso l’ora X, guadagnando così dei minuti preziosi per poter svolgere tutte le missioni che le verranno affidate.

Un’altra rivoluzione per Lightning Returns è la mancanza della cura al termine di un combattimento. Se Lightning perde PV non li recupera a meno che non usi una Tecnica speciale o non ricorra a pozioni o piccoli pranzetti reperibili in alcuni negozi sparsi nel mondo di gioco. La facilità con cui si ottiene la moneta di gioco, tuttavia, non renderà fastidioso questo elemento, salvo nei lunghi dungeon in cui, al termine delle pozioni (Lightning può portare con sé un massimo di 10 oggetti, ndr), ci si potrà curare solo con l’uso degli EP. Tuttavia, anche i nemici possono avere dei malus ai propri punti vita nel caso in cui siano soggetti ad una nostra azione preventiva la quale, a seconda del tempismo con cui li attacchiamo, può ridurre la loro energia fino al 75%.

Se queste grandi assenze possono condurvi ad una crisi di panico, sappiate che la vera difficoltà nel gameplay consiste nella comprensione della nuova Barra ATB. L’Active Time Battle di Lightning Returns è a dir poco barocca ed oltre a mostrare il numero di EP disponibili e la carica del Costume principale, conterrà anche altre due piccole barre legate agli altri due costumi a disposizione. L’intento è quello di far tenere sempre sott’occhio la ricarica energetica, ma i combattimenti sono spesso troppo frenetici e non permettono di avere la calma necessaria per avere ogni cosa sotto controllo. L’introduzione di nuove meccaniche del combattimento come la parata ed il conseguente bloccaggio richiede inoltre un’attenzione ed una praticità massima che animano gli scontri, rendendoli meno monotoni anche con i mostri più comuni, ma di certo mantengono fin troppo alto il livello di concentrazione richiesta.

Apparentemente inutile è, invece, la possibilità di muoversi sul campo di battaglia. Lightning può compiere diversi passi durante uno scontro per posizionarsi alle spalle di un nemico o in un punto strategico per un colpo critico, ma la lentezza con cui attua questi spostamenti spesso trasforma il movimento in un’opzione inutile, dato che l’eroina salta già da una parte all’altra semplicemente utilizzando le sue abilità.

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La complessità della nuova ATB non rende immediata la comprensione del funzionamento della battaglia e l’invadente presenza degli effetti grafici non aiuta di certo.

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Le “antiche” meraviglie del White Engine

Passando al comparto grafico e stilistico di Lightning Returns: Final Fantasy XIII la critica è d’obbligo. Il White Engine (Crystal Tools), il motore di gioco storicamente adottato dalla Square-Enix per questo capitolo, inizia a far sentire la propria età, nonostante sia capace di regalare ancora piccole soddisfazioni, nonostante alcuni rallentamenti e svariati pop-up. Le texture sembrano rimaste ferme al dettaglio di tre o quattro anni fa e gli ambienti di gioco talvolta appaiono troppo opprimenti, inutilmente complessi o monotonamente ridondanti. L’uso dello stesso modello poligonale per le scale a muro, ad esempio, è quasi esilarante. Se da un lato questa scelta aiuta a riconoscere facilmente gli oggetti di gioco con cui possiamo interagire, dall’altro rende imbarazzante l’incapacità nel creare qualcosa di intuitivo che sia anche diverso a seconda dei vari livelli di cui è composto Nova Chrysalia.
Nei combattimenti, invece, la grande confusione regna sovrana, tant’è che quando vengono utilizzate magie o tecniche ad alto potenziale spesso i mostri scompaiono dalla nostra vista, coperti dai prepotenti effetti grafici di gradevole impatto.

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Altra grande critica va fatta alle scelte stilistiche di Yuji Abe: i costumi ed i colori sono visibilmente rivolti ad un pubblico non canonico. La costante presenza del colore rosa spicca negli ambienti gotici con le contrapposizioni pesanti di bianchi e neri, ma il design dei vestiti certe volte è così bizzarro che finisce per sminuire l’importanza assunta dall’eroina. Non capita spesso di vedere l’emissaria di un Dio che va in giro semi-nuda, coperta di bambole a forma di Moguri o di Chocobo. Ciò può sdrammatizzare l’atmosfera tetra e pesante con cui è impregnata la trama, strappando sicuramente qualche sorriso, però a lungo risulta quasi fastidioso.
Ugualmente fastidiosa è l’esiguità del Bestiario, poiché i mostri presenti sono davvero pochi rispetto ai capitoli precedenti. Salvo tre o quattro razze nuove specifiche di questo capitolo, i modelli son stati riciclati dai capitoli precedenti.
Un plauso, invece, va al comparto sonoro. Ogni melodia appartenente alla colonna sonora del ciclo di Final Fantasy XIII torna ad allietarci durante il nostro viaggio avventuroso per le terre di Nova Chrysalia e lo fa in modo appropriato, offrendoci tensione ad ogni combattimento e spensieratezza nei momenti di esplorazione.

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La grafica non è ai livelli di Final Fantasy XIII-2, ma regala ancora soddisfazioni.

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Selfie, punteggi, condivisioni per un’eroina unica!

La moda dei selfie ha colpito anche questo nuovo titolo Square-Enix. Tutti gli appassionati di fotografia troveranno soddisfazione nel sapere che il gioco contiene una modalità di condivisione di immagini attraverso Facebook e Twitter. I giocatori non solo potranno fare foto divertenti a Lightning da postare sulle proprie bacheche, ma potranno anche condividere i punteggi ottenuti nello sconfiggere i Boss. Tali funzionalità sicuramente vanno di pari passo con l’importanza che assumono i Costumi per l’eroina. L’enorme presenza di quest’ultimi offre sicuramente una grande possibilità di personalizzazione del proprio gioco, ma la customizzazione non si ferma solo ad un livello strategico. L’estetica la fa da padrona ed ecco che compaiono decine e decine di modi per creare il modello di vestito che più si adatta alla nostra personalità ed al nostro stile di gioco. Se il numero di Costumi era già sufficiente, la possibilità di poter cambiare colore ad ogni pezzo che compone il singolo vestito e di applicare ulteriori ornamenti a Lightning offre la sensazione di creare un personaggio unico ed adatto solo a noi.

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La personalizzazione di Lightning ci consente di creare un’eroina davvero unica, pronta sia per la battaglia che per i selfie da condividere su Facebook o Twitter.

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In conclusione...

Lightning Returns: Final Fantasy XIII è indubbiamente diverso dai precedenti, ma non delude. Seppur certe fasi possano sembrare troppo noiose, specialmente nei momenti in cui dovremo aspettare un momento specifico della giornata al fine di poter completare alcune quest, questo nuovo titolo non manca di offrire una degna conclusione a tutto l’arco narrativo. Lightning è caratterizzata nel dettaglio e lascia affezionarci a quel personaggio che tra mille peripezie è finalmente giunto a conoscere il suo reale ruolo nella storia. Se i puristi dei Final Fantasy troveranno scomode e quasi scortesi le meccaniche assenti che determinano la saga storica, questo titolo trasforma le assenze in punti di forza che aumentano così la difficoltà ed impongono l’adozione di strategie specifiche. La personalizzazione aiuta a creare una Lightning unica ed a parte gli eccessi stilistici che fanno sorridere, il tutto ci trasporta coerentemente fino al finale. Come appunto conclusivo si potrebbe dire che Square-Enix avrebbe potuto rendere il titolo un po’ più lungo e meno monotono, ma se si è fan del ciclo di Final Fantasy XIII non si potrà non apprezzare questo ultimo capitolo risolutivo. È un buon gioco, in fin dei conti, ed è pur sempre un Final Fantasy tra le varie trasformazioni riuscite o meno.

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Sono stati bei momenti, ragazzi, ma ora dovrei andare!

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