Tra Goblin e giraffe…
Spesso e volentieri si associa il mondo dei LEGO a quello dei bambini, ovvero uno degli argomenti assolutamente da evitare se ci si trova in mezzo a degli sconosciuti per fare quelle quattro chiacchiere tipicamente “da bar” senza alcuna pretesa e create spontaneamente per passare il tempo. Si parla sempre del sesso opposto, o del medesimo, di soldi, di quanto va male il mondo e un’altra miriade di cliché che, in fondo, non comprendiamo in pieno. Questo, però, non è sempre un bene, perché in molti non si rendono conto di quanto alcuni mondi fantastici, che hanno accompagnato moltissime generazioni nell’adolescenza, si siano evoluti, avendo raggiunto la completa “maturità”, e affiancati, talvolta addirittura fondendosi, a quegli argomenti che fanno tanto “adulto”, film e musica in primis.
Poco meno di una settimana fa io e la “Capramontana” più famosa di tutto GameSoul (conosciuta anche come Stefano Valente) abbiamo avuto la possibilità di provare con mano il prossimo capitolo videoludico recante l’imperiale marchio LEGO, una creazione che continua a far capire che l’alchimia tra due mondi diversi tra loro può esserci eccome, portando a risultati spesso fantastici. All’undicesimo piano della Blend Tower di Milano ci è stato mostrato il lavoro svolto da TT Games, e per farla breve e divertente, è stato subito amore…
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Dopo i classici saluti di benvenuto ha aperto la presentazione Davide Bilotta, Marketing Manager della sezione Games di Warner, introducendo brevemente il livello di evoluzione che quest’ultima ha raggiunto: non più film e videogames situati su due mondi che non si incontreranno mai o che al massimo si sfioreranno gentilmente, ma due realtà che collideranno tanto pesantemente quanto positivamente. I dubbi durante questa affermazione mi sorgono, è chiaro, ma prima di sputar sentenze attendo di vedere cosa si prospetta per quell’ottantina di blogger e giornalisti seduti e in attesa…
Precisando che io son da sempre un fan sfegatato del mondo colorato dei LEGO (tanto che se mi lanciaste una scatola piena zeppa di mattoncini, salterei per afferrarla come nemmeno il commissario Rex farebbe con un serial killer) osservo quasi imbambolato il piccolo Bilbo “LEGgins” che si fa gli affari suoi sullo schermo del menù principale, per poi vedere il buon Tim Wileman, Associate Producer presso lo studio di sviluppo TT Games, passare alla descrizione primaria di LEGO Lo Hobbit, che comprenderà i primi due film tratti da Lo Hobbit di Tolkien. Di carne al fuoco sembra essercene tanta a suo dire, e il comunicato stampa giunto in redazione ne è la lampante conferma: cacce al tesoro, minigiochi, creazione di oggetti e la presenza del tanto prezioso Mithril sono solo la punta dell’iceberg.
Quindi DualShock alla mano, sguardo un po’ preoccupato, forse a causa dell’eccessiva serietà che talvolta accompagna questi eventi, e la richiesta di sistemare un po’ l’illuminazione della stanza conferenze per rendere l’esperienza migliore ci inizia a mostrare la prima parte della demo: la casa di Bilbo Baggins, situata ovviamente nella Contea.
Si può utilizzare senza alcun dubbio la parola tutorial, in quanto all’inizio dell’avventura il titolo ci permette di prendere dimestichezza con i comandi in modo pratico, senza spiegazioni al limite dell’umano, ma, appunto, sperimentando con mano quasi ogni singolo tasto e funzione del gioco in maniera libera e leggera, sia essa la raccolta di oggetti chiave che la distruzione dell’ambiente circostante. Quest’ultimo elemento, in particolare, viene elevato alla categoria “fondamentale“, siccome la valuta locale, ovvero speciali tondini LEGO, e gli oggetti necessari per le costruzioni spesso si trovano all’interno dei “complementi d’arredo” sparsi qua e là. O forse dovremmo dire dei “complementi di disarredo“, come vedremo a breve.
Non mancano certo le scene divertenti, ma non è una novità: nato come gioco per bambini ed evolutosi massivamente, ma con qualità assoluta, il mondo LEGO continua ad avere quella simpatia di fondo che strappa sempre un sorriso a chi riesce ad interfacciarsi con esso, siano esse le componenti più classiche, come i giochi in scatola, che quelle puramente multimediali, ovvero videogame e film. Una prova lampante è, appunto, la casa del signor Baggins che viene presa d’assalto dai Nani che lo accompagneranno nel suo viaggio: da un inizio piuttosto sobrio si passerà immediatamente al delirio, buttandoci in un minigioco musicale con pressione di tasti al momento giusto. Seguono scene d’intermezzo con nani che trasportano cibarie varie (tra cui una giraffa, un ingrediente che notoriamente si trova nelle dispense degli abitanti della Contea) e si lanciano piatti a destra e a manca.
Il che è tutto dire…
Ecco invece la parte più seria, se così la si può definire.
Ci avventuriamo nella città dei Goblin per circa un quarto d’ora e davanti al nostro assortito gruppo si apre un ammasso di ponti di legno, colonne di pietra e una quantità di goblin senza precedenti. Dopo qualche scena d’intermezzo si passa immediatamente al combattimento, e ci viene offerta la possibilità di cambiare in qualsiasi momento il personaggio controllato tramite il pulsante triangolo, potendo così alternare lo stile di gioco e scovare quello preferito: menare velocemente fendenti con due armi, bersagliare il nemico con una fionda oppure caccia grossa con un bel martello a due mani? C’è la possibilità di scegliere, ma l’unica cosa da ricordare è di non fossilizzarsi su un solo protagonista, pena la disfatta. E come se non bastasse, talvolta, nella frenesia degli scontri, i comandi di scambio personaggio risultano un po’ imprecisi, complicando leggermente l’esperienza.
Andando avanti nel livello da noi provato ci hanno accolto, oltre ai nostri amici Goblin (e non smetterò di scriverlo, erano veramente molti), sfondi in alta definizione, davvero molto ben dettagliati e dai colori realistici, e un ambiente “pratico”, ovvero quello calcato dai nostri pesanti stivali naneschi, in tipico color pastello e stile grafico LEGO sapientemente uniti, senza risultare separati l’uno dall’altro. Anche gli elementi di “disarredo” (siccome è noto che i Goblin non siano proprio dei fini esteti) della location si mescolano particolarmente bene con il tutto, pronti ad essere distrutti con un colpo di arma da mischia.
Tra una scaletta umana (o nanica), una carica con ariete rivelatasi devastante contro centinaia di Pelleverde, qualche fendente che passa attraverso il nemico senza arrecare alcun danno (piccola pecca, ahimè), il nostro caro Stefano che si diverte a uccidere i propri alleati riducendoli a semplici pezzi di plastica (NdZack sentiti in colpa, hai ucciso Gandalf!) e la sconfitta (forse) del re dei Goblin, si avanza fino al termine della demo.
Più di una sezione di gioco non è stata esplorata a causa della mancanza del personaggio adatto a performare l’azione speciale necessaria per accedervi, indice di un elevato tasso di rigiocabilità legato ai nuovi omini che verranno man mano sbloccati. Peccato non sia stato possibile approfondire in maniera maniacale (come ci piace fare di solito) il nostro gameplay e provare le tante novità annunciate nel comunicato stampa a causa della demo un po’ troppo breve, ma comunque si può parlare di un’esperienza positiva e segnata da sorrisi e divertimento genuino, con un occhio di riguardo alla versione cinematografica dei primi due capitoli del caro Lo Hobbit del buon John Ronald Reuel Tolkien, come accennato all’inizio.
Attendiamo quindi di poter mettere mano alla versione completa di questo titolo platform/adventure che verrà rilasciato per 2DS, 3DS, PC, Xbox 360, Xbox One, PS3 e PS4 questa primavera, salvo imprevisti.
D’altronde si sa, quando Gandalf bussa alla porta, non si può che aprirgliela e prepararsi ad intraprendere un viaggio inaspettato…
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