News 13 Mar 2014

Yoshi’s New Island – Recensione

Essere in qualche modo il seguito di un titolo che all’epoca veniva denominato come Super Mario World 2 non è certo da tutti. È con queste onorevoli e difficili premesse che si affaccia sul mercato Yoshi’s New Island, il terzo (quarto, se consideriamo anche Yoshi’s Story per Nintendo 64) capitolo di una serie attaccatissima al brand Mario, ma con uno stile di gioco differente e non per forza privo di carattere. Un platform colorato e carico di allegria a cui bisogna però dedicare molto tempo e tantissima dedizione, almeno se si vuole andare oltre la patina “bambinesca” che, come da ultima (ma non ultimissima, vedi Donkey Kong Country: Tropical Freeze) tradizione Nintendo, abbassa drasticamente il livello di difficoltà iniziale. Converrete quindi con me sul fatto che, se aggiungiamo a questi fattori il complicato rapporto della vecchia guardia con il nuovo corso – dettato soprattutto dal non proprio magnifico impatto con la virata artistica dello stile grafico -, non si tratta certo di un’affacciata sul mercato semplice, quella del verde dinosauro Nintendo. Procediamo quindi con questa attenta analisi dei pro e dei contro di questo ennesimo platform per Nintendo 3DS, e mi raccomando: riservate un po’ di spazio per “l’effetto sorpresa”.

Yoshi’s New Island è in tutto e per tutto una nuova e rinnovata iterazione della serie, ma quel “New”, esattamente come nel caso di Super Mario, suggerisce comunque un considerevole numero di richiami musicali, stilistici e strutturali che faranno sognare e sospirare i giocatori di vecchia data. Sin dall’incipit si intuisce l’intenzione di abbracciare contemporaneamente due tipologie di videogiocatori: la già citata e più cresciuta schiera di appassionati e il più giovane e fanciullesco target attuale dell’azienda di Kyoto.

C’è una storia semplice, quasi totalmente trascurabile: una cicogna sta portando Baby Mario e Baby Luigi verso i loro veri genitori quando malauguratamente il bimbo dal cappello verde viene rapito (ancora una volta). La disgrazia fa cadere Baby Mario sull’isola degli Yoshi, terrorizzati da una nuova minaccia: Baby Bowser, il malefico e sghignazzante antagonista in erba che ha scelto i suddetti lidi per la sua villeggiatura estiva (davvero!). L’amorevole istinto fraterno del mini baffuto idraulico gli suggerisce che i conti non tornano, e il resto fate presto ad immaginarlo.

In quanto platform vecchia scuola, il gameplay di questo nuovo Yoshi è molto semplice da intuire: si procede da un punto A a un punto B trasportando Baby Mario con un “draghetto” di colore diverso in ogni livello. Come dicevo già nell’introduzione, il sistema di gioco è però ben differente da un Mario qualsiasi, soprattutto per tre fattori in particolare: il primo riguarda proprio il famoso idraulico in fasce, infatti quando saremo colpiti da un nemico il bambino sarà catapultato in una bolla protettiva fin quando non ci avvicineremo o colpiremo la stessa entro il tempo limite; c’è poi la caratteristica possibilità di allungare la lingua verso i loschi figuri che si aggirano per l’isola per ingoiarli, digerirli e trasformarli istantaneamente in uova, l’arma che potremo utilizzare tramite la pressione del tasto R; l’ultimo, ma non meno importante, dettaglio è l’assenza della possibilità di effettuare un doppio salto, sostituita da una sorta di placcaggio che allungherà il vostro primo balzo. In sostanza, siamo di fronte ad un gameplay molto simile a quello del brand maggiore, ma con alcuni accorgimenti che lo differenziano al punto da creare un’identità precisa che mi permette di sottolineare che no, non siamo di fronte al solito Mario.

Per differenziare ancora di più il titolo dagli altri esponenti del genere e contribuire alla varietà delle situazioni di gioco ci sono poi da segnalare tutta una serie di aggiunte che vanno dalle mega uova – metalliche e non – ai falsi Yoshi, passando per i cocomeri classici, di fuoco e di ghiaccio. Elementi caratteristici di un gameplay vario, sempre pronto a cambiare le carte in tavola. E in questo senso sono importantissime le trasformazioni: da Yoshi Vagoncino a Yoshi Trivella, questa manciata di metamorfosi accessibili tramite le apposite porte magiche spezzano la relativa monotonia con un gameplay totalmente gestibile tramite il giroscopio della console.

A tutte queste belle cose vanno aggiunti i collezionabili, di quattro tipologie e in grado di spostare completamente gli equilibri della longevità di Yoshi’s New Island. Come già ho specificato poco fa, il titolo sviluppato da Arzest mostra una faccia completamente differente quando il giocatore si butta a capofitto nelle sublimi fasi di esplorazione e backtraking. Un approccio del genere discosta radicalmente l’avventura di un completista da quella di un meno attento e più frettoloso giocatore, aggiungendo tra l’altro diverse di ore di gioco a un prodotto che tutto sommato si porta a termine molto agilmente e superficialmente nel giro di 6/7 ore.

Resta comunque da segnalare che l’esperienza generale, nella sua nostalgica e apprezzabilissima esecuzione, presenta comunque tantissimi elementi che ne facilitano il completamento. E non mi riferisco solo all’invincibilità offerta all’inizio di un livello dopo un tot di morti, ma anche alla maggiore frequenza di checkpoint nelle situazioni più ostiche. Come sottolineato già in precedenza, questo nuovo Yoshi è un videogame con più chiavi di lettura, che non preclude l’acquisto a nessuno ed è quindi godibile nella sua interezza da tutti con il metodo che più aggrada. A ognuno il suo, come si suol dire.

Infine, vorrei scagliare una lancia in favore al multiplayer competitivo/cooperativo mutuato da Yoshi’s Island DS: i sei mini-giochi inclusi nella confezione aggiungono il giusto grado di sfida e, via download play, permettono anche qualche esilarante partita in compagnia degli amici. Grazie Nintendo!

Sin dal primo trailer l’impatto con il lato artistico del gioco, forse quello più importante e imponente nel caso dei suoi predecessori, non è stato dei migliori. La scelta di abbandonare completamente la grafica cartoon, disegnata a mano con uno stile a oggi ancora irraggiungibile, in favore di qualla in “falso 2D”, ha fatto storcere il naso a molti di noi, me in primis. Devo però ammettere che, dopo il traumatico impatto iniziale, la cosa è andata nettamente a migliorare. Certo, non siamo di fronte all’incredibile bellezza del primo episodio, ma abbiamo comunque davanti un comparto grafico di tutto rispetto, che si fa apprezzare soprattutto quando fruito con la funzione 3D attivata – nel limite del possibile: mi rendo conto che alla lunga potrebbe dare fastidio ai più, anche se la profondità e l’effettistica generale fanno guadagnare qualche punto al pacchetto nella sua interezza.

Per quanto riguarda l’audio, la produzione Nintendo raggiunge invece vette qualitativamente invidiabili. I temi musicali, tra quelli completamente nuovi, quelli rivisitati e i classici, insieme ai simpatici effetti sonori del protagonista e della variegata fauna di nemici, compongono delle piacevolissime sonorità che rimarranno istantaneamente nel vostro bagaglio di cultura videoludica.

Vorrei però concludere questo paragrafo sottolineando ancora una volta quanto l’utilizzo di un Nintendo 2DS sia lontano dall’offrire l’esperienza visiva completa del titolo: anche se facoltativo, l’effetto 3D gioca un ruolo importante nella riuscita artistica di questo Yoshi’s New Island. Giocandolo senza quest’aggiunta potreste porre ancora di più l’attenzione sulle inevitabili differenze rispetto alle più amate scelte stilistiche del passato. E qui entra salta alla mente ancora una volta la difficile situazione di alcuni reparti aziendali di Nintendo, capaci di basare l’intera struttura di una console su una feature prima sottosfruttata e poi completamente accantonata. Ma questa è un’altra storia.

In conclusione…

Yoshi’s New Island stabilisce un nuovo inizio per la serie Nintendo con precedenti storici di tutto rispetto. Un nuovo inizio che, come con Super Mario, con il suo aggettivo “New” porta su Nintendo 3DS una filosofia di gioco nostalgica, collaudata, ma allo stesso tempo coadiuvata da un’iniezione di novità non troppo importanti. Lo stile grafico non sarà quello di un tempo, alcune sezioni sapranno di già visto o, ancora, il design di diversi livelli e nemici non sarà ispirato come in passato, ma siamo comunque di fronte al solito, vecchio e apprezzabilissimo Yoshi. Una prova di forza di una Nintendo che, nonostante il periodo non troppo felice, riesce a dimostrare a tutti che per i platform e i giochi vecchio stampo non c’è storia. Riponete per un attimo le armi della console war a suon di pixel e frame per un secondo e impugnate una portatile Nintendo: c’è un certo draghetto che, nonostante i difetti, vi sta aspettando per mostrarvi dove sono nati i videogiochi.

Voto: 7/10

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