A quasi due anni dall’uscita del terzo capitolo di Diablo, riecheggiano ancora le reazioni di milioni di giocatori ormai in spasmodica attesa dell’erede di Sua Santità Diablo II. Reazioni contrastanti, come molti ricorderanno, da una parte caratterizzate dal generale apprezzamento per l’ultima fatica targata Blizzard, dall’altra invece segnate dalla cocente delusione di numerosi cultori della saga, macerati in montanti aspettative per oltre un decennio. E sebbene queste ultime siano da considerare, nelle forme più distruttive, frutto di un hype fuori scala impossibile da soddisfare, vi si riconoscono tuttora ragionevoli spunti critici, condivisi in diversa misura anche da chi si è schierato a favore del titolo.
Infatti, se per molti versi Diablo III approdava sugli scaffali come il gioco di qualità che era lecito aspettarsi dalla software house californiana, con un gameplay appassionante, un’art direction magistrale, una fisica di gioco palpabile e nel complesso il meglio che il genere RPG-Hack’n’Slash potesse offrire, non lo faceva esente da pochi ma vistosi difetti, dal Loot System ingeneroso a quella pessima idea nota come Casa d’Aste.
Lavorando sodo sulle magagne appena citate, Blizzard ha dunque rilasciato di recente quella corposa e soddisfacente Patch 2.0.1 in grado di rendere Diablo III il capolavoro tanto atteso dai fan. Eliminata la Casa d’Aste ed introdotto l’appagante Loot System 2.0 più attento alla classe incarnata dal giocatore, il tutto accompagnato da altre avvisabili migliorie, l’aggiornamento ha così posto le basi ottimali per l’uscita della prima attesa espansione di Diablo III, seguita a ruota proprio in questi giorni: Reaper of Souls.
Narrativamente Reaper of Souls introduce un nuovo atto, il quinto, che riprende l’intreccio della trama proprio dalle battute finali dell’Atto IV, epilogo del gioco base. Ovvero, spoiler, dalla sconfitta di Diablo sull’Arcata di Cristallo, seguita dalla decisione di Tyrael, Arcangelo della Giustizia divenuto mortale, di allontanare dal Paradiso e nascondere per sempre la pericolosa Pietra Nera delle Anime, artefatto in cui l’essenza di Diablo persiste e continua a rappresentare una minaccia.
La sventura purtroppo incombe sul suo proposito e sui saggi Horadrim che lo aiutano, incarnata da una conoscenza di vecchia data sia per lui che per gli appassionati della serie: Malthael, Arcangelo caduto apparentemente uscito di scena ai tempi di Diablo II: Lord of Destruction.
Nel delirio di Malthael, disceso sul mondo dei mortali in veste di Angelo della Morte, l’intera umanità rappresenta il seme di ogni male. Ed è nell’immenso potere oscuro della Pietra, strappata senza sforzi al fratello di un tempo, che trova finalmente lo strumento definitivo per spazzare via la nostra fetente progenie.
Sopravvissuto allo scontro, Tyrael non può che affidarsi nuovamente all’aiuto del Nefilim, incontrandolo a Cuor della Marca, epicentro della sanguinosa battaglia che la Morte in persona muove già contro il genere umano ed area in cui inizia (ma sarebbe corretto dire “prosegue”) la nostra avventura.
Raggiunta l’Enclave dei Sopravvissuti dopo un primo gratificante spargimento di sangue (o qualunque cosa scorra nelle vene demoniache dei seguaci di Malthael), avremo già un assaggio delle novità che ci attendono nel nuovo atto.
La prima riscontrabile riguarda il comparto scenografico. L’Atto V sarà caratterizzato da tinte decisamente più dark rispetto ai precedenti, con una palette desaturata ed un’attenta gestione dell’illuminazione in grado di immergerci in suggestive atmosfere gotiche, ulteriore innalzamento dell’ottimo profilo artistico apprezzabile nell’intera produzione. Ma non sono solo questi accorgimenti estetici, in linea con la vicenda, a caratterizzare la nuova ambientazione. Lo stesso level design risulta rivisto in meglio, con mappe più articolate la cui esplorazione sarà incentivata dal sistema di loot upgradato.
Come premesso in apertura, gli accorgimenti introdotti dalla Patch 2.0.1 influiranno positivamente sul gameplay proprio grazie ad un drop più attento al nostro personaggio, che già dai primi scontri avrà modo di riconfigurare completamente l’equip assemblato nel corso del gioco base.
Certo, l’aggiunta di un singolo atto, tra l’altro meno longevo dei precedenti, potrebbe apparire poca cosa. Tuttavia, grazie alla densità di eventi che ne scandiscono la storyline, concentrati nelle approssimative 4 ore richieste per completarlo a difficoltà Normale, ed in generale grazie al gameplay più appagante, non si può fare a meno di uscirne soddisfatti.
Restando in tema di gameplay, altre novità riguardano il nostro giro di artigiani di fiducia, i cui servigi presentano un sistema di crafting ampliato, in fatto di materiali, gemme e assortimento di oggetti da plasmare. La cerchia di tali NPC di supporto accoglierà tra l’altro una gradita new entry: Myriam, paffuta mistica che aggiunge in questo ambito la possibilità di modificare singole caratteristiche degli item, nonché quella di intervenire sulla loro estetica. Grazie alla Trasmogrificazione, Myriam rappresenta infatti la risposta alla nostra malcelata vanità, consentendoci finalmente di mantenere la migliore performance dell’equipaggiamento rimodellandone le fattezze secondo il nostro gusto (ma sempre nei limiti del ventaglio di trasmogrificazioni sbloccate).
E di bellimbusti da agghindare adesso ne avremo uno in più. Reaper of Souls, oltre all’aggiunta di una nuova abilità per le cinque classi base, introduce infatti un sesto eroe: il Crociato.
Vestito di fede inattaccabile ed equipaggiamento corazzato, costantemente accompagnato da un poderoso scudo, ad un primo esame il nuovo arrivato si guadagna di diritto l’etichetta del Tank. Tuttavia le abilità curative di cui dispone ed una gamma di attacchi che ne estendono il combattimento dal corpo a corpo al medio/lungo raggio, di fatto lo inquadrano in una classe ibrida (accomunabile al vecchio Paladino), versatile anche nei ruoli dell’Healer e del DPS. Insomma, un personaggio che forse non aggiunge alla schiera dei Nefilim novità peculiari, fondendo all’atto pratico caratteristiche presenti in altri eroi, ma che inevitabilmente rinnova l’intera esperienza di gioco se riaffrontata nei suoi panni.
A ben pensarci, la prima vittoria di questo temerario cavaliere consiste proprio nel contributo alla rigiocabilità di Diablo III. Nonché, in ultima analisi, nella sua spendibilità in ambito cooperativo. Il Crociato si dimostra infatti l’alter ego ideale per partite condivise, proprio grazie alla configurazione polivalente che è in grado di assumere, dominando il campo di battaglia in ogni declinazione.
A proposito di campi di battaglia, tra le novità introdotte dall’espansione figura anche l’interessante Modalità Avventura. Sbloccabile al termine della campagna, tale opzione aprirà alla libera esplorazione le cinque aree (una per ogni atto) dell’intera mappa di gioco, assegnandoci cinque compiti da svolgere in ognuna di esse. Naturalmente la prospettiva di ripercorrere sentieri già ampiamente battuti non rende immediatamente appetibile questa modalità aggiuntiva, ma la sua impostazione free-roaming e le generose ricompense che attendono il nostro eroe al termine dei 25 incarichi, potrebbero fornire la spinta sufficiente per testarla almeno una volta.
Del resto la nostra permanenza nelle lande di Sanctuarium sembra incentivata sotto tutti gli aspetti, compreso il sistema Paragon, la cui rivisitazione in chiave custom portata da Reaper of Souls consentirà finalmente di assegnare in modo mirato i punti acquisiti, migliorando sensibilmente le statistiche del personaggio anche una volta raggiunto il level cap.
Com’era prevedibile, Reaper of Souls conferma l’attenzione artistica riscontrabile in Diablo III, spingendone con cura le suggestive atmosfere nell’ombra in un mondo letteralmente minacciato dalla Morte. Qui l’appeal degli scenari, che trascende la mera quantità di poligoni ed il dettaglio delle texture, risulta ancor più apprezzabile grazie alla magistrale combinazione tra tinte cupe ed utilizzo scenografico di giochi di luce ed ombra, richiamando in alcuni frangenti l’oscurità sulla quale era imperniato il secondo indimenticabile capitolo della saga.
E la vista non è certo l’unico dei nostri sensi ad essere gratificato da questa esperienza di gioco aggiuntiva. L’intero comparto audio, con musiche evocative ed emozionanti, tanto epiche quanto malinconiche all’occorrenza, un sonoro dannatamente immersivo ed un doppiaggio sempre di stampo cinematografico (Diablo III gode forse di una delle migliori localizzazioni degli ultimi anni), completa il profilo tecnico che incornicia il gameplay, sposandolo perfettamente grazie al costante stimolo sensoriale che è in grado di offrire al giocatore.
In conclusione…
Nel dettaglio di questo pregevole pacchetto aggiuntivo, tecnicamente ineccepibile e stilisticamente ben concepito, le uniche critiche (azzardate) si limitano alla corposità. Sulla carta, quantomeno. Un singolo atto, l’introduzione di una sola classe caratterizzata da elementi comuni ad altre già presenti, ed in generale pochi tangibili elementi addizionali, potrebbero farne soppesare l’acquisto ai più attenti al portafoglio. Ma, sottolineando l’impossibilità di slegare Reaper of Souls dal gioco base, soprattutto dopo l’aggiornamento di quest’ultimo, il giudizio complessivo non può che essere positivo sotto tutti gli aspetti.
In nome di un concreto innalzamento della longevità, della storyline ed in generale della conformazione finale assunta da Diablo III con questa integrazione, il consiglio inevitabilmente è di rituffarsi senza indugio nell’universo creato da Blizzard, oggi più ricco e appagante che mai.
Detto questo, vi saluto ed accedo nuovamente al mio account Battle.net…
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