Los Angeles – Sin dal suo annuncio durante l’edizione 2013 dell’E3, The Order 1886 ha fatto molto parlare di sé. Chi ne esaltava una grafica sensazionale e senza rivali, lodando l’ambientazione steampunk dalle tinte ottocentesche e quei personaggi tanto misteriosi quanto carismatici, chi invece gettava acqua sul fuoco affermando che ok, l’impatto visivo era buono, ma criticava un gameplay stantio e troppo anonimo nel panorama del TPS. Col passare dei mesi e il rilascio ufficiale del primo footage ingame del titolo, la diatriba tra accaniti sostenitori e ancor più agguerriti detrattori è tornata più viva che mai. Oggi, finalmente, abbiamo potuto posare le nostre mani su una build stabile del gioco presso la Permanent Room di Sony PlayStation. E senza anticiparvi nulla di questo atteso hands on, possiamo dirvi che mai come in questo frangente la verità sta nel mezzo.
Partiamo dall’aspetto migliore di The Order 1886: l’impianto tecnologico. Il titolo di Ready at Dawn è semplicemente incredibile, forte di una modellazione dei personaggi primari destinato ad assurgere a metro di paragone da qui a parecchi anni. L’espressività dei volti, la carica carismatica di Galahad (il nostro alter ego) e dei suoi compagni dell’Ordine, la cura maniacale per ogni singolo dettaglio che abbraccia vestiti e armi è un qualcosa di inedito in questa generazione, anche per un hardware tecnologicamente all’avanguardia come quello di PlayStation 4. La stessa cura viene dedicata ai ribelli nemici, diversificati in maniera evidente sia nelle fattezze sia negli abiti. Aggiungete a tutto questo un set di animazioni fluidissime ed estremamente precise e capirete da soli come questo quadretto, alla prima prova ufficiale sul campo, rappresenti un’esperienza memorabile. Discorso analogo per quanto concerne la location: certo, l’utilizzo di tinte noir e offuscate, unite al ricorso delle (famigerate) bande nere per dare un maggior tocco di cinematograficità allo scorcio, alleggeriscono parzialmente il carico di lavoro dello sviluppatore. Ma è impossibile non plaudere il risultato ottenuto: un’atmosfera cupa e asfissiante, che trasmette un senso di precarietà e di minaccia per tutta la durata della demo. Le velleità cinematografiche sono evidenti, per carità, ma di fronte ad un risultato di tale portata appaiono ben più che giustificate: la transizione tra cut scene e ingame, ad esempio, è quanto di più naturale e indolore si sia mai visto. Ricorderete infatti tutti la breve sequenza di gioco in cui Galahad, dopo aver raccolto un compagno ferito al suolo, lo trascina verso un luogo sicuro sparando ad una mano ai ribelli che si affacciano su vari balconi.
Restando sulla tecnologia, anche il doppiaggio in lingua inglese appare di caratura straordinaria. Con buona probabilità la versione italiana del gioco, disponibile dal prossimo 2 febbraio 2015, vanterà una localizzazione completa di testi e voci, ma gli amanti della lingua anglofona saranno lieti di sapere che le voci originali sono calde e profonde, contestualizzate alla perfezione nella narrazione cupa e nei tratti distintivi dei protagonisti.
Dove The Order 1886 convince meno, purtroppo, è nelle meccaniche di gameplay. La demo odierna, nella fattispecie un breve estratto del terzo livello di gioco (chiamato Inequalities) ha visto i membri dell’Ordine farsi strada in una cittadina diroccata e semiabbandonata, pattugliata a vista da ribelli armati intenzionati a non farci raggiungere un Ospedale, presumibilmente nodo cruciale per l’evolvere della missione. La quasi totalità delle sparatorie si esaurisce nel modo a cui gli action in terza persona più tradizionali ci hanno abituato: un pizzico di mira, tempismo nel reload e una comoda copertura da cui sparare in tranquillità. L’ottima inquadratura fornita dalla telecamera in queste circostanze, ravvicinata tanto da coinvolgere direttamente chi gioca, non riesce a mascherare questi elementi di gameplay realizzati con indubbia maestria, ma nettamente meno “stupefacenti” di tutto il resto. L’introduzione di armi a metà strada tra il meccanico e il futuristico dona tuttabia un appeal irresistibile alle sezioni combat. Oggi abbiamo potuto sperimentare il prodigioso Thermite Rifle, una sorta di vulcan che spara una nube di strisce di ossido d’alluminio. Queste non sono letali per la vittima di turno sino a quando la nube non viene in contatto con un razzo ad alta temperatura, attivabile premendo il tasto R1: a questo punto viene catalizzata una potente reazione endotermica che genera una poderosa esplosione di fuoco. Non c’è che dire, un gingillo particolarmente utile per stanare tutti quei nemici comodamente nascosti dietro varie coperture. Per svecchiare ulteriormente le citate meccaniche TPS, gli sviluppatori hanno introdotto il Blacksight. Un apposito meter viene progressivamente riempito all’aumentare delle uccisioni effettuate: una volta pieno, basta premere il dorsale sinistro del DualShock 4 per entrare in una spettacolare modalità di attacco rallentata, che permette di eliminare serie di ribelli sfruttando un comodo sistema di puntamento automatico.
Raggiunto l’epilogo di questo hands on, che culmina nell’immancabile sequenza ad alto tasso d’adrenalina, lasciamo la Permanent Room di Sony complessivamente soddisfatti. Certo, avremmo gradito una demo ben più longeva rispetto ai dieci minuti scarsi previsti per oggi, ma come primo incontro non abbiamo di che lamentarci. The Order 1886 appare un gioco robusto e avvincente, che mescola il carisma dei propri personaggi ad una narrativa steampunk dal retrogusto vittoriano. I pregi elencati nei mesi antecedenti l’E3 trovano oggi una conferma inoppugnabile, anche se lo stesso discorso si applica ad un gameplay rodato ed estremamente giocabile, ma dalla patina leggermente anacronistica. Tuttavia la strada da qui al 2 febbraio 2015 è ancora molto lunga, e Ready at Dawn non è certo quel genere di sviluppatore che delude le aspettative del proprio fandom. Specie quando sul piatto della bilancia c’è un esclusiva PlayStation 4 come questa.
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