Los Angeles – In un booth sfavillante e affollato come quello di Electronic Arts, dove musica assordante e bagliori bluastri fanno da padroni indiscussi, siamo riusciti a provare con mano la nuova declinazione del calcio secondo il Publisher americano, il tanto atteso FIFA 15. Che ogni iterazione di FIFA aggiunga anno dopo anno qualcosina in più ad una formula già di suo vincente è ormai un dato di fatto, anche se per la prima volta il focus del team di sviluppo ha coinciso nello sfruttare appieno le potenzialità della nuova generazione di console. Quanto abbiamo potuto provare oggi, una build completa grossomodo al 50%, offre dei risultati già evidenti, e non soltanto in termini di evoluzione grafica.
Nonostante gli enormi sforzi fatti da EA nelle più recenti declinazioni del gioco, nulla (o quasi) era stato fatto per rimuovere quella patina da “calciatori automi” che caratterizzava gli atleti in campo. Corsa, lotta per le fasce e contrasti da autentici gladiatori sono da sempre al proprio posto, ma mancava sempre un layer emotivo evidente, un set di “emozioni” capaci di iniettare un aspetto più umano alle forze in campo. FIFA 15 vanta per la prima volta l’introduzione di una dimensione emotiva evidente, che si manifesta in accorati appelli per i calci d’angolo o le rimesse laterali, o in furibonde proteste per un calcio di punizione sfavorevole. Non solo: non sarà così raro assistere ad applausi tra compagni di squadra per una buona azione o, al contrario, rimproveri spietati dal perno della difesa. Per non parlare delle espressioni di disappunto dopo un calcio di punizione che sfiora la traversa o le mani nei capelli di chi, a porta vuota, riesce a sbagliare un goal fatto. Nessuna di queste emozioni, per ovvi motivi, inficia in modo significativo le capacità in campo del giocatore: i più maligni potrebbero affermare che questa aggiunta sia dunque inutile ai fini dell’economia di gioco, anche se in realtà contribuisce non poco ad elevare quel realismo che caratterizza le ultime uscite di FIFA. Tenete conto che, in una partita normale, sono possibili all’incirca 600 reazioni differenti.
Questo processo di “umanizzazione” investe anche il pubblico, migliorato anche nell’aspetto più schiettamente tecnico: il vecchio fenomeno del copia e incolla appare come un ricordo del passato da cancellare, con buona varietà di modelli e di animazioni. Una scelta che, all’atto pratico, rompe la piattezza e la monotonia degli spalti. Premesso questo, vale la pena sottolineare come il pubblico reagisca in modo concorde con quanto sta succedendo in campo. Gli spettatori salteranno in piedi qualora la squadra del cuore sia nel mezzo di un’azione da gol, per abbandonarsi a esultanze o grida sguaiate quando la palla supera il portiere avversario.
Se dunque il bordo campo appare positivo, inutile sottolineare la bontà delle forze in campo. L’improvement nella modellizzazione dei calciatori è impressionante, e seppur appaia più evidente per gli atleti dal pedigree maggiore, la texturizzazione appare convincente anche per le leve meno atletiche. Il binomio torso-gambe è all’altezza delle aspettative, grazie soprattutto ad un sistema di animazioni progettate quasi da zero che rendono ogni singolo movimento estremamente verosimile. Dal contrasto alla spallata, passando per l’uscita del portiere, le movenze dei giocatori sono sempre convincenti senza abbandonarsi ad anacronistici bug o compenetrazioni. Merito anche di un motore fisico delle grandi occasioni, che gestisce con precisione contrasti tra atleti (caratterizzati da un’inerzia davvero sensibile) e movimento della palla, che rispecchia quel mix di reale e imprevedibile tipico dei grandi scontri. Aggiungiamoci pure una AI rivisitata, specie quella dei portieri, e una ricalibrazione dell’efficacia dei colpi di testa (da sempre uno dei tasti dolenti di FIFA, presente anche nella passata edizione) e otterremo un quadretto a dir poco confortante.
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Ma l’evoluzione del gameplay, per quanto possa essere prematuro trarre delle conclusioni da una build ancora imperfetta, investe proprio il controllo di palla. O forse è il caso di dire gli errori nel controllo di palla. Tutti possono sbagliare, da Messi al panchinaro della San Benedettese, e non è necessariamente detto che un passaggio ben calibrato possa essere ricevuto alla perfezione dal destinatario. Persino il passaggio può andare storto, magari a causa di un mancato equilibrio del giocatore e di un conseguente contatto imperfetto sulla palla. FIFA 15 mostra dunque questo lato più “umano” del calcio, fatto di grandissime giocate ma anche di errori imprevisti. Il tutto finisce per regalare una simulazione della realtà efficace e veritiera, che già da ora si configura come uno dei terreni più agguerriti nella sfida col diretto rivale made in Japan.
Allontanandoci dal Booth di Electronic Arts dopo un paio di sfide redazionali, l’impressione di questo FIFA 15 è estremamente positiva. Se tecnologicamente si vede un chiaro utilizzo delle risorse delle console next gen (il campo che si deteriora dopo una scivolata, ad esempio, è un puro tocco di classe, allo stesso modo della traversa che oscilla dopo un tiro a botta sicura), anche le evoluzioni alle meccaniche di gioco testimoniano una totale devozione alla ricerca della simulazione perfetta. L’aggiustamento di bug secolari della serie, l’introduzione di una componente emotiva tanto in campo quanto negli spalti e, soprattutto, l’aggiunta del fattore “imperfezione” nel controllo di palla e nell’esecuzione delle azioni più delicate sono il primo segnale concreto di quella guerra che, da qui ad un paio di mesi, investirà l’universo videoludico. Ma FIFA 15, a nostro parere, è pronto a combattere.
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