News 27 Giu 2014

One Piece: Unlimited World Red – Recensione

Ricchezza, fama, potere. C’è stato un uomo che ha conquistato tutto questo, era il Re dei Pirati, il famoso Gol D. Roger. Il mito del suo tesoro che egli stesso ha lasciato ai posteri, ha spinto molti nuovi pirati a salpare e prendere il mare, inseguendo un sogno di ricchezza quasi inimmaginabile.

“Vi interessa avere il mio tesoro? Prendetelo pure se volete… Avanti cercatelo!! In esso è racchiuso quanto di più prezioso ho al mondo…”

Tutto è nato da qui, dalla morte del Re dei Pirati, il punto esatto in cui ebbe inizio la Grande Era della Pirateria. Lo stesso punto in cui Eiichiro Oda ha dato il via ad una delle più grandi storie mai raccontate su manga ed anime, ovvero la grande avventura di Monkey D. Rufy e della sua ciurma, con cui solca tutti i mari  del mondo, all’inseguimento del suo sogno di diventare il nuovo Re dei Pirati. Già altre volte in passato, sempre su queste pagine, abbiamo parlato dello scalmanato gruppo di Cappello di paglia, e di alcune delle trasposizioni videoludiche di One Piece che col tempo sono arrivate sui nostri schermi. Adesso, abbiamo finalmente tra le mani anche One Piece: Unlimited World Red, titolo che si discosta leggermente dai due della serie Pirate Warriors e dal classico genere Musou, per dare una bella rinfrescata alla saga nata dal capolavoro di Oda anche sulle console di mamma Sony.

Siamo giunti finalmente nel Nuovo MondoRufy e la sua ciurma raggiungono una nuova isola insieme al loro nuovo amico Pato, una specie di tanuki (leggasi procione) che a quanto pare ha bisogno di incontrare qualcuno proprio in questi luoghi. L’isola ospita al suo interno la città di Trans Town, che al contrario di quello che possa suggerire il nome, non ha nulla a che vedere con Emporio Ivankov ed i suoi amici “transformati”; è solo una comune cittadina, con dei comuni e dei comuni abitanti (più o meno). Ma qualcosa nelle operazioni di rifornimento della nave va storto, ed in breve tempo tutta la ciurma di Cappello di Paglia viene catturata misteriosamente, lasciando solo a Rufy il compito di salvare la situazione e tutti i suoi compagni. Si svela così l’antagonista di turno ed autore/mandante dei rapimenti, ovvero il “cattivo” che il nostro gommoso eroe dovrà affrontare per proseguire così la sua avventura. Si tratta di Patrick Redfield, detto anche Red l’isolato; un famoso pirata, al pari di Barbabianca e Gol D. Roger, fuggito tempo addietro dal livello 6 di Impel Down quando Barbanera vi fece irruzione, e che pare si trovi in questa zona perché alla ricerca del frutto del diavolo chiamato Vamp Vamp. Una trama degna quindi di appartenere alla serie regolare dell’opera, ed in cui si riescono ad assaporare la stessa atmosfera e le stesse emozioni a cui ci ha da sempre abituati il maestro Oda. La cosa chiaramente non stupisce, visto che l’autore ha avuto comunque la sua parte dietro le quinte del titolo, collaborando in primis al design di RedfieldPato, ed anche di Yadoya, la ragazza che gestisce la locanda a Trans Town, che altri non sono che tre nuovi personaggi venuti fuori dalle sue matite appositamente per il gioco.

Personaggi quindi ben caratterizzati, che vivono immersi in una storia ricca di azione e colpi di scena; una trama che non si fa mancare l’umorismo onnipresente dei protagonisti, che salta di continuo dalle ossute battute di Brook, ai battibecchi tra Sanji e Zoro, o che passa dalle solite smancerie che il cuoco di bordo indirizza a Nami e Robin, fino ad arrivare alla codardia congenita di Usop e Chopper ed all’arroganza cyborg del metallico FrankyInsomma, tutti gli elementi che hanno fatto amare a milioni di persone il manga e la serie televisiva di One Piece, sono presenti anche in questo nuovo titolo dei ragazzi di Ganbarion, che dopo la versione per la console portatile di Nintendo di qualche mese fa (in Giappone), danno così la possibilità anche ai possessori di home console di assaporare un po’ di Nuovo Mondo in compagnia della ciurma di Cappello di Paglia. Gli eventi sono abbastanza veloci, ed in effetti se si prosegue “dritto per dritto” con la trama, i nove capitoli di cui è composta (otto se contiamo che l’ultimo è un mero scontro finale senza nessun contorno di azione), scivolano via in poche ore, accompagnandoci in un viaggio tra i posti più significativi di tutta la storia passata dei nostri eroi, e portandoci inoltre ad affrontare alcuni dei nemici più famosi che sono stati delle vere e proprie spine nel fianco. Va da sé quindi che a conti fatti, tutto potrebbe far pensare che il gioco sia piuttosto corto (e se si tiene conto solo della storia principale in effetti è così), ma grazie ad alcune missioni secondarie, un livello di difficoltà superiore, la modalità Arena/Colosseo, ed alcune piccole “collezioni” da portare a termine, il tempo da investire nel titolo aumenta esponenzialmente, ed a seconda dei casi e dei gusti, anche in maniera molto piacevole.

Per gli utenti home console, come anticipato prima, sarà alquanto visibile la differenza di gameplay che intercorre tra i due episodi precedenti legati a filo doppio al genere Musou (leggasi Dynasty Warriors), ed il titolo odierno, che invece fa parte della serie Unlimited, già vista sulle console della grande N, e di cui è infatti il seguito ufficiale. Anche se l’idea di base resta la stessa, ovvero un titolo dove si dovranno menare molto le mani, le orde infinite di nemici dei due Pirate Warriors lasciano il posto a gruppi di avversari nettamente più contenuti, e fanno la loro comparsa invece vari minigiochi, tra cui spiccano in particolar modo la caccia a gli insetti e la pesca (entrambi già conosciuti nei precedenti capitoli per 3DS e Wii).

Come si evince fin da subito, il fulcro del gioco è la cittadina di Trans Town, che funge da grande HUB, ed all’interno del quale sarà possibile accedere sia agli eventi della trama principale, che ai negozi dei potenziamenti ed ai vari contenuti extra presenti nel titolo (musiche, filmati, missioni secondarie, minigiochi etc.). Quello che però fino ad ora sembra funzionare a livello tecnico, lo fa solo se rimane racchiuso tra le “mura” di Trans Town (più o meno), e decade immediatamente quando si entra nel gioco vero e proprio, ovvero quando si fa anche un solo passo fuori dalla città (ma di questo ne parleremo meglio dopo). La struttura dei capitoli della trama principale è all’incirca sempre la stessa: si attraversano delle zone con qualche nemico sparso qua e là, finché non si raggiunge uno strano muro che richiede di trovare una particolare “parola” per poter proseguire, quindi di nuovo nemici sparsi fino a raggiungere la sezione finale dove si trova il boss di livello, la cui sconfitta chiuderà il capitolo facendo tornare il giocatore nuovamente in città. Una struttura semplice ma a lungo andare ripetitiva, che però fortunatamente si riprende grazie al maggiore rilievo dato agli eventi della trama, che in fin dei conti sono la cosa che più spinge il giocatore a restare incollato al pad.

Tra un capitolo e l’altro, fa piacere però spezzare un pochino l’azione con qualcuno dei minigiochi presenti in città, o magari ampliando le attività “commerciali” della zona per poter migliorare con i prodotti in vendita anche i propri personaggi. Mangiare al ristorante infatti migliorerà le caratteristiche dei nostri eroi, esporre al museo gli animali catturati o pescati ci farà guadagnare del denaro, e via di seguito. Quasi qualunque cosa costruiate in città, quindi, ha il suo bel perché, ed in qualche modo vi sarà di aiuto per proseguire nella vostra avventura. Qui tra l’altro, sarà il luogo dove potrete impostare e migliorare per i vari personaggi quelle che nel gioco vengono chiamate Parole Forti. Queste non sono altro che una specie di simulazione dell’Ambizione vista nel manga/anime, e che in soldoni è il sistema di gestione dei bonus che si possono utilizzare per migliorare le abilità e le caratteristiche dei PG a cui sono legate (un po’ come le monete per i titoli della serie Pirate Warriors). Un altro punto a favore di quest’ennesima trasposizione del capolavoro di Eiichiro Oda è la modalità Arena, meglio conosciuta come il Colosseo, che cerca (più o meno) di riprodurre gli eventi a cui i fan e gli appassionati del manga e dell’anime stanno assistendo in questo periodo. Qui il funzionamento però è un po’ differente: si parte dal basso in una classifica specifica per ogni lega (ce ne sono tre), e quando si raggiunge la prima posizione, è possibile accedere ad un incontro di promozione, che in caso di vittoria vi farà avanzare alla lega successiva. Per scalare posizioni, ci sono varie opzioni, che vanno dallo scontro diretto 1 vs 1 contro un boss casuale, alla mischia contro gruppi di nemici di basso livello, per poi passare anche alle serie di boss da sconfiggere uno dietro l’altro senza nessun riposo. Un’alternativa simpatica quindi, che comunque non mancherà di sbloccare oggetti e missioni secondarie che potrete poi ritrovare nel gioco principale.

Dal punto di vista dei controlli, le fasi iniziali del gioco asservono brillantemente da tutorial, e permettono un apprendimento veloce delle dinamiche che ci accompagneranno per tutto il titolo (nel bene e nel male). Qui infatti cominciano a vedersi i primi problemi, che in alcuni casi possono rendere quasi irritanti alcune sessioni di gioco. I più evidenti, sono quelli legati alla telecamera ed ai QTE in fase di combattimento. Nel primo caso, se ci troveremo troppo al limite dei bordi dell’area “giocabile”, la telecamera potrebbe spostarsi tanto da inquadrare il tutto da una prospettiva troppo ravvicinata, cosa che ci farà perdere qualsiasi cognizione visiva di dove ci troviamo e di dove sono i nostri avversari. Ma per quanto questa situazione possa sembrarvi irritante, non lo sarà mai quanto quella di premere assolutamente per tempo il pulsante richiesto in QTE per schivare, parare o contrattaccare, e non essere presi minimamente in considerazione dal sistema, che per tutta risposta vi farà anzi incassare il colpo senza la minima preoccupazione. Per finire, chiudiamo segnalando una bella pecca del titolo, ovvero l’assenza totale di una modalità multiplayer online di qualunque tipo. Seppur presente una sorta di co-operativa locale, in questo nuovo episodio della saga Unlimited si sente decisamente la mancanza di una controparte online multigiocatore, che invece nel “vecchio” Pirate Warriors almeno permetteva di sconocchiare di mazzate i nemici in compagnia.

A livello grafico, One Piece: Unlimited World Red sfrutta un gradevole cel-shading, che indubbiamente rende molto di più durante le scene “filmate” della trama, piuttosto che durante l’azione vera e propria. Per quello che riguarda le prime, qualche dubbio sull’uso dei chiaro/scuri sorge a seconda delle inquadrature, ma di certo si può affermare che la realizzazione di tali sezioni è stata sicuramente più che buona. In-game invece, molto probabilmente non si avrà la stessa opinione, perché la qualità estetica è indubbiamente ad un livello più basso. Non sono solo i personaggi infatti a subire un visibilissimo downgrade, ma anche le ambientazioni hanno le loro problematiche, legate sia alla cura non proprio certosina dei dettagli, che al fatto di non essere eccessivamente estese tanto da richiedere delle ulteriori suddivisioni. Nei precedenti Pirate Warriors, alcuni problemi potevano essere imputabili al dover gestire un numero imprecisato di nemici su schermo, ma qui la quantità di avversari che si devono affrontare è decisamente minore, quindi perché non si hanno delle ambientazioni spettacolari e dei personaggi definitissimi quasi da sembrare veri?
Beh, la risposta, o meglio, l’ipotesi nasce spontanea, ed è chiaramente che per lo sviluppo/conversione della versione home console forse si sia “preso troppo” dalla corrispondente versione portatile, che ovviamente ha minori risorse da poter gestire, e richiede di conseguenza un deciso ridimensionamento nel numero di oggetti che si vogliono/possono mostrare a schermo.

Non mancano infine i classici problemi grafici delle collisioni e di cui continueremo a lamentarci per  il resto dell’eternità, ed a cui si deve aggiungere anche il pessimo effetto popup dei nostri compagni di squadra che tendono ad usare il teletrasporto peggio di Goku di Dragon Ball. Infatti, sia quando questi restano troppo indietro rispetto al personaggio che stiamo guidando, che quando si lanciano all’attacco di nemici tendenzialmente lontani ed ai quali ancora non abbiamo deciso se avvicinarci o meno, assisteremo ad una letterale apparizione/sparizione tale da fare invidia per fino al mago Silvan.

Il comparto sonoro, nonostante assolva pienamente il proprio incarico, resta comunque un ignavo, passando spesso inosservato a causa della maggiore attenzione che richiedono le vicende di Rufy e compari. Tutto nella media quindi nel campo audio, ivi compresa la localizzazione del titolo, che (quasi) come sempre, ci serve il classico doppiaggio in lingua originale, accompagnato da una traduzione dei testi dei dialoghi e dei menù completamente in italiano. Che poi, onestamente, in titoli come questo il doppiaggio in lingua originale credo resti sempre il migliore, e spero che questo sia un qualcosa di acclarato per tutti, un punto fisso nella mente di ognuno, e sul quale eviterei di discutere ulteriormente.

In conclusione…

One Piece: Unlimited World Red è, senza troppi giri di parole, un titolo principalmente indirizzato ai fan ed agli appassionati dell’opera di Eiichiro Oda, che non sono certamente pochi. Nelle mani di un giocatore parecchio esigente, un titolo del genere potrebbe forse essere tacciato di mediocrità e gettato in angolo senza troppi pensieri, ma a quelli tra di voi che sono un po’ come me (nel senso buono), ed a cui non solo piace giocare, ma che amano metterci il cuore quando lo fanno, posso dire che questo nuovo capitolo della serie Unlimited potrebbe felicemente sorprendervi. Quello che più mi ha colpito del titolo infatti, è stato il ritrovarmi a vivere nel gioco, quasi tutta l’atmosfera che di solito trovo durante la lettura dei manga o nella visione della serie animata. One Piece infatti, almeno per quel che mi riguarda, è un’opera molto particolare, e con le sue vicende, le avventure, la caratterizzazione dei personaggi ed i rapporti che si vengono a creare tra loro, riesce a creare un’atmosfera unica che volente o nolente riesce a farti provare delle emozioni forti, che è una cosa che solo pochi manga o anime riescono a fare. Bene, One Piece: Unlimited World Red riesce a sortire quasi lo stesso effetto, e non nego che in un particolare punto della trama (che non vi svelerò), ho a stento trattenuto alcune lacrime.

Con questo non voglio assolutamente negare la palese inferiorità tecnica del titolo a confronto dei due Musou usciti precedentemente su PS3, ma converrete con me che a volte non si dovrebbe giudicare un titolo esclusivamente da quanto è “pompata” la grafica, o dal numero di poligoni che riesce a muovere a schermo. A volte, è necessario tenere conto anche di quello che un videogame riesce a far provare ai nostri piccoli cuoricini di gamer…

Anche per tale ragione, mi sento di consigliare il titolo non solo a chi adora ogni cosa che abbia a che fare con Rufy Cappello di Paglia, ma anche a chi vuole giocare una bella storia, i quali possono tranquillamente alzare di un punto il voto finale; fermo restando che, se volete godere appieno dell’esperienza narrativa che il titolo può offrire, dovrete quanto meno avere una conoscenza di base delle vicende vissute dalla ciurma del futuro Re dei Pirati (almeno di quelle fino alla reunion sulle isole di Sabaody, ovvero dopo i due anni di allenamento successivi agli eventi di Marineford). Per il resto, è giunta l’ora di salpare l’ancora, e fare rotta verso la prossima avventura… TO BE CONTINUED…

Voto: 7/10

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