Durante la gloriosa epoca della Playstation 2, non sono pochi i titoli divenuti indimenticabili ed entrati di diritto nell’olimpo dei videogiochi. Mai come in quegli anni il genere platform ha scoperto una rinascita impensabile, grazie alla potenza del (all’epoca) nuovo hardware, finalmente capace di ricreare ambienti e personaggi completamente tridimensionali, arricchiti da un alto numero di dettagli e particolari. Ne è un fulgido esempio la meravigliosa trilogia di Ratchet & Clank, sviluppata dal talentuoso team Insomniac, che riscrisse le basi –ormai fiacche e ripetitive- del platform canonico, grazie ad uno spudorato utilizzo delle armi più bizzarre, all’arguto alternarsi di momenti giocabili tra i due irriverenti protagonisti e alla grande libertà d’azione offerta al giocatore, con la possibilità di esplorare in lungo e in largo l’universo conosciuto a bordo della propria astronave.
Sono passati parecchi anni e nonostante le enormi potenzialità delle console di nuova generazione, il genere dei platform sta conoscendo una crisi senza precedenti, acuita da una generale mancanza di idee innovative e una minore domanda rispetto al passato da parte del grande pubblico. È anche per questo che la Sony, onde spingere ulteriormente le vendite della sua ammiraglia portatile, ha da qualche tempo pubblicato raccolte più o meno riuscite di vecchie glorie rimasterizzate in HD per l’occasione. Ratchet & Clank Trilogy, dopo essere approdata su PS3, esce anche sugli scaffali della PS Vita; il risultato purtroppo non è quello sperato, a causa di una rivisitazione dei tre titoli blanda e poco ricercata, che costringe il giocatore a fare i conti con tutte quelle problematiche -già mal sopportate all’epoca- divenute ormai inaccettabili nel 2014.
Nonostante sia possibile fin da subito scegliere quale delle tre avventure affrontare per prima, è consigliabile –soprattutto per i neofiti della saga- seguire l’ordine cronologico ed iniziare con l’originale Ratchet & Clank. La trama, semplice ma ben costruita, vede il lombax Ratchet ed il piccolo robot Clank girovagare per lo spazio cercando di fermare il piano di Drek, un imprenditore senza scrupoli che vuole costruire un pianeta artificiale, utilizzando parti fondamentali di altri pianeti per sostituire il suo mondo d’origine, ormai irreparabilmente inquinato. La missione principale si dipana attraverso 18 pianeti liberamente esplorabili, dove la presenza di una o più quest secondarie, vi porterà ad ottenere gadget esclusivi, nuove armi o premi in Bolts (la moneta corrente del gioco) con i quali potrete acquistare munizioni e migliorie per l’equipaggiamento. Già da queste poche caratteristiche si evince la particolare natura di Ratchet & Clank, il cui cuore pulsante rimane quello di un platform, condito però da componenti più vicine ad uno shooter in terza persona.
Purtroppo, la straordinaria veste grafica di cui il titolo si fregiava nel lontano 2002 non desta più così scalpore oggi, soprattutto per l’assenza di una rimasterizzazione nel vero senso della parola, fatta eccezione per l’intensità maggiore dei colori su schermo o di qualche texture più pulita. Coloro che aspettavano con trepidazione una rinascita in chiave tecnica della famosa trilogia, si dovranno dolorosamente ricredere: Ratchet & Clank è esattamente lo stesso di 12 anni fa, fino all’ultimo squadratissimo pixel. Anche volendo passare sopra all’antica veste grafica, giustificata in parte dallo stile fumettistico della produzione, è impossibile perdonare il disinteressamento totale che riguarda tutti gli altri problemi, a partire dalle inquadrature.
La telecamera mobile che segue i movimenti del protagonista è purtroppo inefficace e molto spesso fallisce nel suo compito principale, costringendo il giocatore a rocambolesche acrobazie pur di riuscire ad intravedere le azioni del proprio beniamino. Stesso discorso per il sistema di mira, grossolanamente sviluppato e ben al di sotto degli standard odierni; eccezion fatta per il sistema di puntamento automatico generato da alcune delle armi più efficaci, per mirare occorrerà spostare Ratchet, i cui movimenti sono tutt’altro che millimetrici, con il rischio quindi di spezzare il ritmo frenetico dell’avventura. Fortunatamente è proprio il ritmo incalzante che tiene vivido l’interesse del giocatore a proseguire, con decine di nemici da affrontare (un numero incredibile per l’epoca) simultaneamente, tanti segreti da scoprire e gadget da sperimentare.
Oltre alla missione principale e alla lunga lista di secondarie, Ratchet può affrontare sfide particolari, conquistando così i Punti Stile (ad esempio, completando un livello senza essere ferito o usando solo un’arma) necessari per sbloccare succosi extra. La fantasia degli sviluppatori è rimasta per anni imbattuta: impossibile dimenticare gli stivali magnetici, capaci di sconfiggere la gravità, il Risucchiatore il cui nome la dice lunga su ciò che fa ai poveri nemici che incappano nel suo raggio d’azione o il R.H.Y.N.O., letale anche sui gruppi più numerosi. Un equipaggiamento tanto surreale quanto di successo, poiché si allinea perfettamente con l’ironia di cui è permeato Ratchet & Clank.
Il secondo capitolo della trilogia compie enormi passi in avanti, non solo dal punto di vista tecnico, ma anche narrativo. La trama infatti assume un tono più serioso, con risvolti e colpi di scena degni del miglior blockbuster hollywoodiano. Dopo la dipartita di Drek e la cocente sconfitta perpetrata ai danni del Capitano Qwark (idolo indiscusso di Clank), il dinamico duo è sulle tracce del Prototep, un animaletto apparentemente innocuo rubato dai laboratori della Megacorp da un misterioso ladro incappucciato. Una serie continua di peripezie porta Ratchet ed il piccolo Clank a visitare nuovi pianeti a bordo dell’astronave, ripetendo quindi lo schema esplorativo di successo del primo episodio, pur con alcune novità, come l’introduzione di spettacolari sessioni di combattimento a bordo della navicella spaziale contro orde di flotte nemiche pronte ad eliminarvi. La gestione della telecamera è stata completamente rivisitata e risulta molto più semplice gestire la visuale manualmente, grazie soprattutto al centramento automatico con il dorsale sinistro della console. Anche lo stesso sistema di puntamento è ora preciso ed efficace da distanze maggiori, evitando al giocatore di rischiare, avvicinandosi troppo al nemico.
Con questo secondo capitolo della serie entrano in gioco alcune basilari meccaniche di stampo RPG, come la Nanomite -energia vitale di Ratchet- che dopo un certo numero di nemici eliminati aumenta, in modo da renderlo più resistente; oppure l’acquisto di un armamentario sempre più performante, onde affrontare i numerosi pericoli della galassia. L’aspetto di Ratchet varia in base all’equipaggiamento indossato, i cui potenziamenti possono essere acquistati tramite i punti vendita “Slim-Cognito” disseminati sui diversi pianeti. Non mancano neanche qui i famigerati bolts d’oro, nascosti in zone segrete, che una volta collezionati trasformeranno le armi in vostro possesso, rendendole molto più devastanti. Graficamente il titolo rimane accattivante, mantenendo lo stile iconico del primo capitolo, con un’attenzione maggiore nei confronti delle espressioni facciali e delle animazioni poligonali; Ratchet & Clank 2 risulta essere un titolo che si sposa bene con i tempi e l’utilizzo di una console portatile come la Playstation Vita, pur non mostrando alcuna differenza rispetto alla versione originale del 2003.
Il terzo ed ultimo capitolo della prima trilogia uscita su Playstation 2, segna la fine (provvisoria) delle incredibili avventure di Ratchet e Clank, che durante quest’ultima missione affronteranno una minaccia dalle incredibili dimensioni: salvare il pianeta natale del lombax, Veldin, dall’attacco dei minacciosi Tirannoidi, un gruppo di robot alieni capitanati dal perfido Dottor Nefarious, vecchia nemesi mai dimenticata del Capitano Qwark. Per sventare la catastrofe incombente, è proprio l’incapace Capitano a formare una squadra d’emergenza (che poi verrà ripresa negli episodi successivi) tra cui spiccano Ratchet & Clank; ogni membro della “Q-Force” ha una precisa missione con il solo scopo di indebolire ed infine distruggere le fila dell’immenso esercito di Nefarious. Per la prima volta nella storia del franchise, in Ratchet & Clank 3 la software house introduce una singolare modalità multiplayer locale (per ovvi motivi non presente nella trilogia portatile), forse unica e vera sostanziale novità rispetto al gioco precedente, uscito solo l’anno prima. I giocatori collegati possono scegliere 3 modalità abbastanza classiche, ma non per questo meno divertenti: Assedio, dove lo scopo è distruggere la base avversaria, Cattura la Bandiera e Deathmatch. Nonostante i palesi limiti hardware dell’epoca, il multiplayer è stata un’ottima trovata, conferma della qualità del lavoro di Insomniac, che ha successivamente inserito questa opzione in altri giochi della serie, fino ad arrivare a titoli completamente incentrati sulla cooperativa o competizione online.
Ancora più di prima, Ratchet & Clank 3 esaspera l’utilizzo delle armi da fuoco, a scapito del combattimento corpo a corpo con la storica Omni-chiave, ormai utilizzabile solo contro i nemici più innocui. L’equipaggiamento è vastissimo e molto più variegato, così come le naturali evoluzioni delle armi, che di livello in livello subiranno non solo una trasformazione fisica evidente, ma anche un’evoluzione delle proprietà belliche di largo utilizzo. Le fasi platform sono meno presenti rispetto al passato, consacrando il definitivo distacco del titolo dai platform generici e seguendo invece il filone sempre più portante degli sparatutto. Nonostante questo, la varietà dei pianeti e delle stazioni spaziali esplorabili e la solita grande cura con cui sono realizzati (ognuno possiede creature aliene ostili specifiche e particolari climatici o ambientali che forzano il duo ad utilizzare di volta in volta tutti i gadget disponibili) segnano forse il punto più alto del brand, incapace purtroppo di bissare il successo sulle console successive.
In conclusione…
Ratchet & Clank Trilogy non è nient’altro che un porting in chiave portatile della prima trilogia su Playstation 2. Diffidate da chi millanta una riuscitissima rimasterizzazione in HD, perché non è stato fatto alcun miracoloso lavoro di rielaborazione dei tre capitoli in esame, ma semplicemente sono stati spostati dal grande al piccolo schermo OLED made in Sony. Tutto, a partire dai menu, fino ad arrivare ai controlli (leggermente modificati, incorporando anche il touch screen posteriore della PS Vita), è uguale a 10 anni fa.
Ciò non vuol dire che la trilogia di Ratchet & Clank non sia una delle migliori raccolte platform delle ultime generazioni, ma è un modo poco condivisibile –e purtroppo molto condiviso- di riproporre sempre solo gli stessi titoli, in molti casi con troppi anni alle spalle, con pochissime o nessuna differenza tecnica. Che ci sia una generale mancanza di nuove idee nel settore videoludico è stato più volte oggetto di discussione nell’ultimo periodo, ma francamente non appoggiamo questa linea di condotta adottata soprattutto da Sony e Microsoft, sinonimo di uno sviluppo lento e sfaccendato o come in questo caso, quasi del tutto assente. Acquistate Ratchet & Clank Trilogy solo se non avete mai giocato gli episodi inclusi nel pacchetto e solo se siete dei fan sfegatati dei platform di inizio millennio.
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