Colonia – Uno dei giochi che in questi mesi ha suscitato più scalpore è senza dubbio Alien Isolation. Dopo il tragicomico Colonial Marines –uscito l’anno scorso per le console old-gen- i fan dello Xenomorfo nero e grigio hanno iniziato a nutrire seri dubbi di poter mai vedere un videogioco all’altezza della storica saga cinematografica. L’annuncio di un nuovo Alien è quindi partito un po’ in sordina, tra il sospetto, la lacunosa speranza e la sordida rassegnazione. Mostrati però i primi terrificanti minuti di gameplay, l’opinione pubblica si è ricreduta, certa di trovarsi finalmente davanti ad un titolo degno del nome che porta. Qui alla Gamescom abbiamo assistito ad una presentazione al cardiopalma di alcuni minuti di gioco di Alien Isolation, riuscendo ad ammirare di persona l’eccezionale lavoro svolto in fase di sviluppo da The Creative Assembly.
Il gioco si ambienta 15 anni dopo gli eventi del capolavoro di Ridley Scott. Il giocatore impersona Amanda Ripley, figlia dell’omonimo ufficiale interpretato da Sigourney Weaver, inviata sulla stazione spaziale Sevastopol a recuperare la scatola nera della nave Nostromo, con l’intenzione di scoprire che fine ha fatto sua madre dopo che ha affrontato e sconfitto lo spietato Alieno. Quella che inizialmente sembra una missione di routine si trasforma ben presto in una vera e propria caccia all’uomo dove il giocatore si ritrova suo malgrado a vestire gli scomodi panni di preda indifesa.
Pensato più come un survival-horror in prima persona invece del canonico shooter, Alien Isolation promette ore di puro terrore a chi avrà il coraggio di affrontare da solo il viaggio a bordo della Sevastopol. La demo da noi visionata si apre proprio sul ponte della stazione, dopo che un presunto attacco dello Xenomorfo ai danni di un altro membro dell’equipaggio, ci costringe ad addentrarci solitarie per trovare scorte mediche ancora intatte. Durante i primi minuti ci viene spiegato dagli sviluppatori che Amanda Ripley è un’ingegnere e può quindi fabbricare tutta una serie di attrezzi di fortuna che possono rivelarsi utili per disturbare il nostro nemico o allontanarlo per qualche tempo. Già, perché per nostra sfortuna l’Alien è indistruttibile. Vale a dire che in nessun modo e con nessun mezzo potremo eliminare il nostro predatore, ma solo rallentarlo o confonderlo per aver salva la pelle.
Il Tracker è uno degli strumenti più importanti di tutto il gioco (chi ha visto almeno uno dei film di Alien non avrà problemi a riconoscerlo): si tratta fondamentalmente di un radar portatile che individuerà ogni movimento al di fuori del nostro. Oltre quindi a rivelare l’eventuale posizione di nemici, il Tracker indica anche la direzione dell’obiettivo principale, evitando che il giocatore possa perdersi negli angusti cunicoli della Sevastopol più del necessario. E’ stato anche implementato un utile sistema di crafting che consente ad Amanda di creare, grazie ai vari materiali ritrovati durante la missione, armi improvvisate. Perlustrando la nave, un uomo ci suggerisce la strada da seguire attraverso una telecamera dotata di microfono; il caso vuole che dietro l’obiettivo si celi proprio un dottore, che purtroppo non è però in grado di fornirci assistenza se prima non sblocchiamo le porte dell’infermeria, prelevando il codice dentro l’ufficio di un certo Morley, situato ai piani inferiori. Amanda è costretta a sfruttare i condotti di ventilazione per arrivare giù, in quanto tutte le porte sono state sfortunatamente bloccate dopo la repentina messa in quarantena. Ed è proprio qui che avviene il primo contatto con lo Xenomorfo: fuoriesce lentamente anch’esso da un condotto di ventilazione ed inizia a perlustrare meticolosamente l’area circostante. Per Amanda l’unica soluzione possibile è quella di nascondersi e fare meno rumore possibile, in quanto il nemico può sfruttare i suoi iper-sensi per individuarci .
I bengala ad esempio si rivelano un ottimo diversivo e consentono alla protagonista di aggirare l’avversario, sfruttando il suo momentaneo interesse per la forte luce rossa emanata dal candelotto. Ma attenzione ad utilizzare lo stesso trucco troppe volte: l’intelligenza artificiale sviluppata appositamente da The Creative Assembly per rendere l’alieno il più veritiero possibile, si modula in base agli stimoli ricevuti. Questo vuol dire che se il primo lancio del bengala svolgerà l’effetto cercato, il secondo sarà meno efficace e il terzo totalmente ignorato. Questo fattore obbligherà il giocatore a pensare in modo ingegnoso, trovando ogni volta un escamotage differente per scampare al pericolo. Impossibile solo pensare di affrontare l’alieno direttamente, poiché la sua straordinaria potenza e resistenza fisica lo rendono un avversario invincibile. Nero, possente, alto più di tre metri, lo Xenomorfo scelto per Alien Isolation è il medesimo del primo film, il più imponente di tutta la saga.
L’impegno per la sua (difficile) realizzazione è infatti evidente in ogni più piccolo pixel: il predatore assassino si sposta con naturalezza e rapidità, imitando alla perfezione tutti i movimenti ed i suoni caratteristici che lo hanno poi portato al successo. Non sempre visibile ad occhio nudo, starà al giocatore avere la perspicacia di intuire le sue mosse o la prontezza di riflessi per evitare di essere braccati. Nel caso i suoi movimenti dovessero essere riconosciuti, Amanda potrà nascondersi sotto i tavoli, dietro gli asettici mobili che riempiono la stazione spaziale, o negli armadietti delle cabine. Persino il flebile “bip” del Tracker –se troppo vicini al nemico- può essere udito e bisognerà sempre e comunque prestare la massima attenzione.
Nei minuti finali della breve presentazione a cui abbiamo assistito, il team di sviluppo non è riuscito a raggiungere la stanza che portava all’infermeria: troppa fretta, qualche movimento sbagliato e lo Xenomorfo è piombato sull’ingegnere Ripley con furia micidiale.
Nonostante l’indubbia qualità del titolo, che rievoca autenticamente il terrore e l’angoscia della pellicola del 1979 (per buona pace dei fan più sfegatati), Alien Isolation non è un gioco per tutti. I ritmi di gioco sono lenti, riflessi e pervasi continuamente da un senso di paura e di agitazione che potrebbero innervosire il giocatore novizio. La quasi totale assenza di scontri a fuoco, la palese imbattibilità del nemico principale, la monotonia degli ambienti esplorabili (al di fuori della Stazione Spaziale, dubitiamo possa esserci altro), sono tutti elementi che possono far storcere il naso a chi non è abituato a produzioni così singolari. Permangono poi le perplessità sull’effettiva longevità del gioco e sulla laboriosità di una trama ancora non sviscerata.
Alien Isolation è disturbante, ma disturbante in un modo che troviamo masochisticamente piacevole. Affrontare una specie parassitaria aliena venuta dallo spazio profondo su una stazione spaziale perlopiù sconosciuta fa paura, ma ha il suo depravato fascino. Tecnicamente la software house non poteva svolgere lavoro migliore (a parte un po’ di aliasing ancora presente nella versione di Colonia) e la versione next-gen mostra con orgoglio una resa visiva eccezionalmente realistica. Ancora una volta la gamescom 2014 si conferma come un importante banco di prova per le produzioni videoludiche più attese ed Alien Isolation ne è l’ennesima dimostrazione. Mancano ancora un paio di mesi all’uscita (prevista per ottobre 2014), ma siamo sicuri che il titolo targato SEGA farà la gioia di tutti gli affezionati al genere survival-horror e dei giocatori estimatori della saga hollywoodiana.
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