Colonia – The Tomorrow Children è stato senza dubbio il titolo più insolito ed enigmatico presentato la scorsa settimana nel corso della gamescom: un enorme sandbox dove bisogna costruire, recuperare persone, esplorare, combattere e immagazzinare risorse confezionato in un’estetica dichiaratamente dal sapore comunista. Nel corso della presentazione a porte chiuse tenuta dai ragazzi di Q-Games (che tutti voi ricoderete per la fortunata serie di Pixel Junk su PS3, Vita e PS4), lo sviluppatore ha quasi faticato a contestualizzare in un modo univoco il nuovo progetto: una commistione di platform, esplorazione e creazione, condita dall’arrivo di mostri enormi da abbattere e una pletora di missioni secondarie. Un Minecraft ambientato nella guerra fredda in esclusiva per PS4? Beh, magari c’è più di qualche analogia, ma il risultato è completamente differente.
Ciò che era chiaro sin da subito, tuttavia, era la sua enorme ambizione. In sostanza, lo scopo è fornire al giocatore una totale libertà all’interno di un mondo costituito da una moltitudine di città, isole e sistemi di trasporto, ciascuna delle quali attaccata a tempi quasi regolari da mostri di dimensioni più o meno gigantesche. Ogni giocatore è parte attiva della città, ogni città cresce in modo lineare in base alle azioni dei suoi giocatori e, soprattutto, in base alla quantità di lavoro che essi eseguono. Il numero esatto di giocatori per città non è ancora stato comunicato ufficialmente, anche se l’obiettivo ultimo è quello di raggiungere un fattore compreso tra i 50 e i 100 cittadini.
Ma qui viene il bello. Il nostro alter ego non è un essere umano in senso stretto, quanto piuttosto un clone creato appositamente per uscire dalla città e raggiungere le zone più selvagge, ove recuperare quante più risorse possibili per il bene della città e, cosa più importante, per recuperare gli ultimi esseri umani rimasti in vita, intrappolati all’interno di Bambole Russe in seguito ad un evento apocalittico di cui parleremo a breve.
Dunque, maggiore sarà il numero di esseri umani trovati e recuperati, tanto più velocemente crescerà la nostra città, richiedendo dunque un numero di risorse sempre maggiore per poter andare avanti. In altre parole, più bravi sarete a salvare umani e maggiore sarà l’impegno (e la fatica) per garantire loro un’esistenza soddisfacente e priva di insidie. Non esiste dunque un end game definito o, al contempo, uno stato di vittoria vero e proprio: il giocatore dovrà “semplicemente” continuare a far crescere la propria città nel modo più efficiente possibile, tenendo però a mente che nessuno garantisce che le risorse siano infinite e, cosa più importante, che là fuori ci sono molte altre città in situazioni anche peggiori. Il successo di una, dunque, può significare il fallimento dell’altra.
Seppur ciascun giocatore può comportarsi liberamente e fare grossomodo quello che preferisce, il producer di The Tomorrow Children ha affermato che il modo migliore per procedere è coordinare i propri sforzi con quelli dei concittadini, organizzando i vari lavori e assegnando in modo corretto le varie responsabilità. Alcuni giocatori, ad esempio, dovranno abbandonare la città e recarsi alle miniere per recuperare le risorse necessarie al sostentamento del paese, altri partiranno alla ricerca di superstiti, altri ancora dovranno restare “nelle retrovie” a costruire nuove strutture, mentre un’ultima squadra difensiva si occuperà di abbattere i mostri di cui parlavamo prima. Tenete a mente che ciascuna di queste creature è potenzialmente in grado di abbattere l’intera città, senza tuttavia annunciare il proprio arrivo né dare un minimo preavviso. Ecco perchè un’organizzazione efficace dei giocatori è vitale, anche solo per non ritrovarsi con un cumulo di macerie sotto gli occhi e con la necessità di muoversi in un’altra città disabitata, ricominciando tutto il popolamento e il processo di costruzione da capo.
Per difendersi dai citati mostriciattoli è possibile creare una serie di armamenti difensivi da piazzare sul perimetro della città: nella demo a cui abbiamo assistito, ad esempio, erano disponibili delle torrette armate di mitragliatore con cui abbattere una creatura particolarmente grossa e coriacea, dalle fattezze simili a Godzilla. Una volta steso, il mostro si trasforma in un enorme cumulo di preziosi minerali, che possono essere trasformati in risorse dai giocatori – che, armati di piccozza, avranno il loro ben da fare. L’importante, dunque, è trovare il giusto equilibrio tra le “truppe” di difesa della città e quelle dedite alla sua crescita: trovate un bilanciamento corretto e la vostra città potrà crescere senza intoppi.
Più che lecito dunque chiedersi cosa abbia condotto l’umanità a questa peculiare esistenza. L’antefatto di The Tomorrow Children narra di un fallimentare esperimento scientifico Sovietico volto a fondere l’umanità in un unica forza fisica e mentale coesa. L’obiettivo era raggiungere una sorta di unitarismo ideale, dove ogni singolo individuo fosse “fuso” in in una sola entità perfetta capace di badare al benessere generale. Peccato che l’esperimento fallì in modo impietoso e l’umanità, manco a farlo apposta, finì intrappolata in quello che venne chiamato “Vuoto“, un vasto deserto di aree inospitali e disabitate che dovremo attraversare per recuperare i rari superstiti. La follia degli scenziati portò con sé ulteriori strascichi inattesi, una sorta di connessione parziale delle coscienze dei cittadini che si tradusse in una serie di incubi collettivi così potenti da portare nel mondo reale orribili creature distruttive. Quelle che, ovviamente, dovremo combattere per salvare la pelle.
In termini grafici, The Tomorrow Children è estremamente piacevole da osservare. La transizione dalle due alle tre dimensioni di Q-Games è convincente e accattivante, forte di uno stile estremamente peculiare e per certi versi minimalista che rielabora in modo personale il totalitarismo sovietico nel periodo della Guerra Fredda. Curioso il carachter design dei personaggi, una sorta di marionette tutte uguali nelle fattezze (altro evidente cenno a quel desiderio di unità totale rincorso inutilmente dagli scienziati russi) ma che, nella versione finale, si differenzieranno per gli abiti indossati.
La condivisione dell’esperienza di gioco appare dunque il leit motiv di questo The Tomorrow Children: se l’unione fa la forza, l’ordine, la coesione e l’organizzazione fanno la sopravvivenza in quel che resta di un mondo oramai privo di umanità. L’intuizione di Q-Games è brillante e fuori dai comuni schemi di gioco, tanto che ne sentiremo parlare ancora parecchio nei mesi a venire. Di sicuro, The Tomorrow Children è un titolo che nasconde in meccaniche di gioco intuitive e ben congeniate un’ambizione a dir poco smodata: e solo per questo merita di essere seguito con attenzione. Anche se al momento forse nessuno sa ancora bene cosa aspettarsi.
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