News 31 Ott 2014

Samurai Warriors 4 – Recensione

La storia del medioevo Giapponese è sempre stata particolarmente interessante. Uomini d’arme chiamati Samurai combattevano con dovere e lealtà immutabili per il proprio daimyo, versavano il sangue di loro pari non senza provare compassione e rispetto, e si apprestavano a creare quelle leggende che avrebbero fatto ricordare i loro nomi per secoli. Nomi come Goemon IshikawaNobunaga Oda o Kojirō Sasaki, familiari per chi si intrattiene con letture provenienti dalla terra del Sol Levante, che altri non erano che veri samurai o famosi individui, tutti realmente esistiti all’incirca tra il periodo Sengoku ed il Tokugawa (Edo). Un lasso di tempo che fu denso di battaglie, tutte volte alla ricerca del potere da parte di tutti i daimyo, che creando alleanze e fomentando faide, distrussero le vite di migliaia e migliaia di uomini.

Ed è proprio da tutte queste storiche battaglie che la serie Samurai Warriors trae genesi ed ispirazione (del resto il nome originale del titolo è infatti Sengoku Musou). Partendo da questo crudele ma affascinante periodo, i ragazzi di Omega Force hanno fuso la storia del Giappone medievale con il loro genere videoludico di punta, il Musou, ed hanno creato una saga di successo che è ovviamente una strettissima parente di un altro loro importantissimo brand: Dynasty Warriors. Ed è sempre grazie a loro che la serie raggiunge oggi il suo quarto capitolo (sesto se contiamo il Katana ed il Chronicles), e festeggia il suo debutto sulle console di nuova generazione, approdando infatti per la prima volta su Playastation 4. Ma cosa è successo oltrepassando questo nuovo traguardo? Le katane di questi samurai sono rimaste perfettamente affilate? Ognuno di loro è stato fedele ai sette principi del Bushido? Scopriamolo subito…

Per parlare della trama di Samurai Warriors 4 in maniera approfondita ed esauriente, avremmo bisogno di una quantità di tempo e di spazio di cui sfortunatamente non disponiamo. Come abbiamo già detto però, l’ispirazione principale del titolo viene dal periodo Sengoku del medioevo giapponese, e svela al suo interno tutte le sottotrame che appartengono ai personaggi importanti o di spicco che troviamo nel gioco, anch’essi ovviamente liberamente ispirati a quelli realmente esistiti in quel periodo storico.

Tutti i guerrieri che troverete qui quindi, avranno le proprie ragioni per scendere in campo e dare battaglia al proprio vicino o al proprio avversario, e che queste siano il difendere l’onore del proprio daimyo od il vendicare la morte di un fratello caduto in battaglia, ognuno di loro saprà convincervi della sua buona fede, e vi farà comprendere come vive un vero samurai. È un contesto particolare quindi, che in un certo modo, a livello narrativo, esula dal concetto di buoni e cattivi (quasi sempre almeno), e mostra come in ogni storia ed in ogni punto di vista ci possa essere qualcosa di giusto ed importante, e come soprattutto l’Onore sia onnipresente nelle vite di questi uomini forgiati nella guerra. Indubbiamente quindi, ci troviamo in un’ambientazione più seria ed impegnata rispetto ad altri spin-off del filone Musou che abbiamo già visto finora sulle nostre pagine (come per esempio One PieceFist of The North StarGundam etc.), e non possiamo che dire che per il momento la cosa non è affatto male.

Dodici sono le “storie” che si potranno rivivere all’interno del gioco, dieci delle quali ambientate in regioni circoscritte del Giappone ed inerenti a battaglie diciamo di piccola-media entità; e due che invece narrano dell’unificazione dell’intera nazione, portando quindi il conflitto ad un livello leggermente più alto.

Come avrete capito quindi, di roba da fare nel gioco se ne troverà un bel po’, a cominciare dalla modalità principale del titolo, che è chiaramente lo Story Mode di cui vi abbiamo fatto qualche accenno poco fa. Al suo interno, sarà possibile fare conoscenza degli oltre 50 personaggi presenti nel roster, che mano mano si renderanno disponibili anche nel Free Mode, ovvero la modalità in cui potrete rigiocare qualsiasi livello del gioco usando un qualunque personaggio di quelli sbloccati e disponibili. Ultimo, ma di certo non meno importante, è il Chronicle Mode, che in completa sincerità devo dire che desta leggermente più interesse della Modalità Libera. Qui, dopo aver creato un ufficiale personalizzandolo a vostro piacere, vagherete per il Giappone alla ricerca di avversari, conoscendoli, instaurando con loro un rapporto d’amicizia, e scoprendone pian piano la storia personale e l’eroico coraggio che li ha spinti sul campo di battaglia.

La solidità di gioco delle produzioni Koei Tecmo migliora di capitolo in capitolo, ed in particolare in Samurai Warriors 4 non si può non notare una particolare fluidità nei movimenti dei personaggi, cosa che aggiunge una dinamicità maggiore agli scontri ed una flessibilità di gioco sicuramente apprezzabile. Dimenticate quindi la legnosità eccessiva vista nel primo Fist of The North Star: Ken’s Rage, e preparatevi ad affrontare degli scontri veloci e dinamici come non li avete mai visti. L’esperienza di gioco guadagna quindi un buon bonus, a cui si può aggiungere anche quello proveniente da delle cinematiche di tutto rispetto, che risultano all’altezza di quanto vi abbiamo illustrato fino ad ora, ovvero una trama importante ed imponente ed un titolo ormai tecnicamente solido ed in continuo miglioramento.

Per chi ancora non sapesse cos’è un titolo Musou, ricordiamo che è un gioco appartenente principalmente al genere hack’n slash, con la particolarità di mettere davanti al giocatore/protagonista, giusto quelle centinaia e centinaia di avversari da dover fare a pezzi (a volte letteralmente, vedi Hokuto No Ken).

La particolarità di Samurai Warriors 4, è sita nel dettaglio del combat system, all’interno del quale troviamo una serie di attacchi interessanti, l’uso di un personaggio secondario di supporto ed una progressione dei combattenti piuttosto azzeccata. Un nuovo samurai infatti partirà con delle combo di base, non eccessivamente lunghe, che interesseranno i due tipi di attacchi principali, ovvero il Normal e l’Hyper (attacchi base che vi permetteranno anche di muovervi velocemente sul campo di battaglia).

Con l’uso dei singoli attacchi, la loro efficacia migliorerà gradualmente, e ad ogni livello guadagnato dal personaggio (c’è ovviamente una componente gidierristica nel sistema), le combo diventeranno più lunghe, varie e spettacolarmente devastanti. Chiaramente, ogni avversario è predisposto per essere più vulnerabile (o viceversa) ad particolare tipo di attacco, di conseguenza starà al giocatore scegliere bene i colpi da lanciare e la strategia da usare in battaglia. A questi, oltre al classico attacco speciale che può anche essere lanciato anche in collaborazione col personaggio secondario, c’è da aggiungere la modalità Rage, ovvero uno stato del vostro samurai in cui tutti gli attacchi portati al nemico saranno particolarmente potenti ed efficaci.
Presenti nel titolo anche le cavalcature, che vi permetteranno sia di muovervi più velocemente negli spostamenti, che di combattere in sella ad un destriero. Anche i vostri nemici (alcuni almeno) saranno in grado di cavalcare, ed infatti non sarà difficile incontrare drappelli di nemici a cavallo, che tra l’altro sembrano essere usciti da Bladestorm: La guerra dei 100 anni, altro titolo musou leggermente più strategico, ambientato nella Francia medievale e di cui vedremo un nuovo episodio il prossimo anno.

Come si può intuire quindi, la giocabilità del titolo è piuttosto alta, consentendo all’utente di combattere in battaglie molto veloci e dinamiche contro un numero ingente di nemici. Che sia giocato in single player tramite l’ausilio di un personaggio secondario gestito dall’AI (di cui si può prendere il controllo in qualsiasi momento), che in co-op con un amico (sia in locale che online), Samurai Warriors 4 sembra riuscire a convincere quasi sotto ogni aspetto. Entrare nel vivo dei combattimenti non richiede eccessiva esperienza, i comandi si apprendono in maniera veloce, ed in poco tempo si riescono a padroneggiare con dimestichezza anche le situazioni più complesse, ma se si vuole trionfare a livelli molto alti di difficoltà, ci vuole molto impegno ed abilità.

Per evitare che le missioni principali sembrino piatte e monotone (passatemi i termini), alcuni eventi si paleseranno durante gli stages, chiamandovi a portare a termine delle quest secondarie o bonus. La loro presenza durante le missioni principali sicuramente smuove l’iter classico delle missioni, ma in fin dei conti non aggiunge nulla di particolarmente diverso a ciò che devono fare i nostri eroi (se non altri avversari da eliminare lungo la strada). A sopperire nel proporre qualcosa di alternativo, ci prova anche la modalità Chronicle, e lo fa tramite l’uso di un personaggio personalizzato dal giocatore ed una struttura di gioco molto simile a quella vista nella modalità Maestro d’Armi in Soul Calibur II. Ma anche qui, se escludiamo gli intermezzi di dialogo con gli altri personaggi, ed i piccoli eventi che si possono incontrare, il succo del discorso resta sempre lo stesso delle altre modalità, offrendo così solo ore di gioco aggiuntive. Va da sé quindi che per coloro che non amano alla follia questo genere di giochi, la noia ed il tedio possono essere sempre dietro l’angolo, accorciando la vita di un titolo che con le dovute accortezze potrebbe offrire sicuramente molto di più.

Graficamente parlando, un punto nettamente a favore del nuovo titolo di Omega Force, sta nel fatto che su PS4 si sia cercato di sfruttare in maniera adeguata la maggiore potenza che la console mette a disposizione. È nettamente visibile infatti la differenza di qualità visiva che intercorre tra le versioni per PS3 e PS4, ed è una cosa che ovviamente denota l’impegno degli sviluppatori verso la nuova nata in casa Sony. Questo si concretizza principalmente quindi in textures maggiormente definite, ed in una gestione migliore della luce, che permetteranno all’utente PS4 di avere un’esperienza di gioco leggermente più realistica (almeno a livello grafico). Certo, non aspettatevi la perfezione grafica assoluta, perché la gestione di ambienti così vasti e di un numero così elevato di avversari in campo (e fidatevi perché in alcuni momenti son veramente TANTI), è una cosa che ha un prezzo, e che in modo o nell’altro si deve pur pagare.

L’acqua infatti, per esempio, non raggiunge i livelli qualitativo/realistici a cui ci hanno abituati altri titoli, ed in alcune occasioni si potrebbe avere l’impressione che quello che ci circonda sia piuttosto spigoloso. Poca roba in fin dei conti, che bene o male fa parte dei compromessi comprensibili su cui si può sorvolare grazie ad un gameplay nettamente divertente. Per quello che riguarda il comparto audio, la colonna sonora è ottima, come del resto lo sono gli effetti sonori; per dialoghi e localizzazione invece, le cose stanno un pochino meno bene. I dialoghi del gioco sono completamente in lingua giapponese, e sono coadiuvati da sottotitoli in inglese, cosa che mina leggermente la comprensione del complesso per chi non mastica propriamente la lingua nipponica o quella anglosassone. Indubbiamente un vero peccato la completa mancanza dell’italiano, perché rischia di limitare l’utenza finale (almeno qui da noi), e priva il giocatore di preziose informazioni a livello narrativo.

La versione per la nuova generazione di console (che abbiamo testato in questa sede) ha sicuramente beneficiato di più attenzioni rispetto alle altre, ed il risultato si vede perfettamente in quasi tutti i momenti di gioco. I primi piani in game dei personaggi infatti sono spesso particolarmente sorprendenti, ed anche se qualcuno degli astanti potrebbe avere qualche problema nel comprendere tutti i dialoghi del titolo, le cinematiche che li contengono sono indubbiamente di un certo livello.

Come abbiamo già detto, il titolo non è totalmente perfetto, e la colpa di questo mancato risultato è da attribuire in parte anche alla gestione della telecamera. In alcuni momenti infatti, molti dei quali legati all’uso di un colpo speciale, la telecamera preferirà inquadrare il vostro personaggio da un punto di vista differente rispetto a quello classico (e comodo) posizionato alle spalle del samurai, mettendovi così nella situazione sgradevole di non veder arrivare eventuali avversari pronti a falciarvi via. Non si riscontrano poi ulteriori problematiche al livello grafico, nelle quali ci permettiamo di non includere le collisioni tra i corpi, che in un titolo di questo genere tendono a passare in secondo piano per via della velocità di azione generale.

In conclusione…

Qui sulle nostre pagine, di titoli dedicati al genere Musou ne abbiamo visti un bel po’, e non nascondiamo che per certi versi, molti di questi non sono stati proprio all’altezza delle nostre aspettative. Samurai Warriors 4 invece ci ha sorpreso, regalandoci momenti di divertimento videoludico ed un po’ di speranza nell’attendere futuri capitoli (magari ulteriormente migliorati) sulle console di nuova generazione.

Una cura maggiore volta a sfruttare al meglio le potenzialità della console, un’ottima progressione del personaggio/samurai, che adesso può contare maggiormente sull’efficacia della parata e che vedrà migliorare sempre di più le proprie combo di attacco man mano che aumenta la sua esperienza in battaglia, il tutto immerso in un’ambientazione che trae ispirazione dalla vera storia del Giappone di qualche secolo fa. Un risultato quindi più che soddisfacente, e che probabilmente pone questo titolo in cima alla classifica di tutti i Musou prodotti da qualche anno a questa parte.

È risaputo comunque che anche le rose più belle non sono esenti dall’avere le spine, ed il titolo infatti oltre ad avere qualche piccola imperfezione tecnica, rischia di peccare di tedio a lungo andare, ma dubitiamo fortemente che questa caratteristica possa impensierire gli aficionados del genere. Non ci resta quindi che attendere il prossimo titolo di Koei Tecmo, sperando che le future migliorie portino la saga sulla strada della perfezione.

Voto: 7,5/10

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