Che l’Ignite Engine fosse un motore di grande rispetto, questo lo sapevamo già dallo scorso anno. FIFA 15 mostra una carrozzeria delle grandi occasioni, con una modellazione degli atleti di indubbia caratura e una ricostruzione dei volti degna di nota. Peccato che il lavoro di lifting investa soltanto i giocatori più noti, laddove per le seconde leve questo trattamento rimane più superficiale. Niente da dire sul comparto animazioni, ereditate in buona parte ma complessivamente fluide, veloci e puntuali. Il ricalcolo dell’equilibrio del giocatore è evidente, evidenziato da animazioni apposite che rendono il tutto molto veritiero. Semplicemente perfetto, invece, è il lavoro di Electronic Arts nella realizzazione degli elementi di contorno: ciascuno dei numerosi stadi presenti è riprodotto con cura maniacale, rappresentato nel dettaglio all’apparenza più insignificante e, proprio per questo, capace di regalare un colpo d’occhio encomiabile. Dal pubblico sugli spalti, realizzato con una quantità poligonale finalmente all’altezza e capace di stupire il giocatore a suon di cori, ovazioni e urla “da stadio vero”, al manto erboso di gioco, che si degrada al passaggio degli atleti, passando per le vesti di questi ultimi che si sporcano in occasioni di un tackle o per fotografi e guardalinee, anch’essi piacevoli allo sguardo e animati in modo più che dignitoso, il quadretto restituito da FIFA 15 – complice anche una telecamera sagace (specie nei replay e nelle sequenze introduttive) – strizza l’occhio in modo nemmeno troppo velato alle payTV sportive più celebri. Non è un caso, del resto, l’introduzione delle nuove sequenze di intermezzo in game e di un ulteriore set di esultenze personalizzate. Nello spettacolo del calcio, insomma, anche l’occhio vuole la sua parte. E l’orecchio? Come accennato, cori ed atmosfera da stadio sono coerenti con il resto, per quanto riguarda la telecronaca invece abbiamo un buon Pierluigi Pardo ed uno Stefano Nava ben al di sotto della sufficienza…
Konami non le manda certo a dire, e risponde a gran voce con l’adozione del FOX Engine, un prodigio tecnologico capace di proporre su schermo una modellazione degli atleti che alza ulteriormente l’asticella. La ricostruzione dei volti è un qualcosa di inedito, senza dubbio la cosa più vicina al fotorealismo mai apparsa in una simulazione calcistica. Dalle espressioni di sconforto alle esultanze incontrollate, espressività e fedeltà alle controparti reali sono pressoché totali. Ulteriori plausi al team di sviluppo per aver ricreato come si deve grandissima parte degli atleti disponibili, siano questi più o meno avvezzi ai rotocalchi. Non bastasse, particolare occhio di riguardo è stato riservato anche alle loro uniformi, cesellate in modo certosino ricostruendo persino la struttura del tessuto con le quali sono formate. Il focus tecnologico di Konami è interamente dedicato ai giocatori, che vantano un set enorme di nuove animazioni esemplari (che chiudono una volta per tutte l’affannosa faccenda dei binar invisibili), una gestione dei contrasti verosimile in termini fisici e un frame rate solido come una roccia a 60 fps, il tutto a 1080p.
La partita, insomma, sfiora la perfezione: peccato che non valga lo stesso discorso per il microcosmo attorno ad essa. Il pubblico sugli spalti appare ancora terribilmente old gen, con pochi modelli replicati allo sfinimento per riempire lo stadio dalla complessità poligonale troppo contenuta. Gli stadi disponibili, pur essendo in minoranza rispetto alla concorrenza, non godono dello stesso revamp, dimostrandosi sì piacevoli alla vista ma comunque più anonimi e freddi – complice anche una realizzazione del manto erboso più superficiale, le cui tinte alle volte sembrano irreali. Mancano ancora le esultante “personalizzate”, così come un ammodernamento di fotografi, raccattapalle e panchine a bordo campo – tutte cose ampiamente a portata del FOX Engine. Dal punto di vista del sonoro, finalmente ci sono delle degne canzoni di sottofondo nei menù; l’atmosfera da stadio è buona, ma troviamo un Fabio Caressa sottotono rispetto alla passata stagione ed un Luca Marchegiani che mostra tutta la sua inesperienza.
La situazione tecnologica rappresenta dunque il punto più difficile da assegnare tra i due contendenti. Lato nostro, ci sentiamo di premiare lo sforzo di PES 2015 di riproporre al meglio la partita vera e propria, chiudendo l’occhio su elementi “secondari ma non troppo” che, pur essendo importanti, risultano meno appariscenti una volta impugnato il pad. Al netto di una prestazione lodevole da parte di FIFA, dunque, il set viene assegnato “per pochi punti” al titolo Konami.
FIFA 0 – PES 2 | |||
Volti buoni, ma soltanto per i giocatori più famosi. | Volti quasi fotorealistici, applausi al FOX Engine | ||
Buon parco animazioni, seppur molte ereditate. | Tantissime nuove animazioni, grande fluidità | ||
Stadi realizzati con cura maniacale, dagli spalti all’erba. Dettagli fuori dal campo encomiabili. | Pubblico old gen, stadi non indimenticabili, alcuni dettagli fuori del campo potevano essere migliori. |
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