News 29 Nov 2014

Terraria – Recensione

Una vanga, un piccone, una spada. Un mondo generato casualmente da esplorare, tante risorse da accumulare e mostri da cui proteggersi giorno e notte. Vi ricorda qualcosa, vero? Risposta sbagliata, non è Minecraft. 50 mila copie nel primo giorno di uscita, più di 2 milioni e mezzo entro il gennaio 2013: Terraria diventa presto il gioco da avere assolutamente, arrivando su piattaforma dopo piattaforma. Uscito per la prima volta nel 2011 (due anni dopo il capolavoro di Markus Persson), Terraria è qualcosa di unico nel suo genere, e paragonarlo a Minecraft significherebbe non rendere giustizia al lavoro di Re-Logic e 505 Games. Ci avete già giocato e volete capire se sia il caso di ricomprarlo su next-gen? Non lo conoscete e volete capire se può essere un titolo per voi? Prestatemi qualche minuto, e vediamo insieme cosa Terraria ha da offrire.

Quello dei sandbox è un genere molto attivo e spesso ben recepito dalla comunità dei gamers, con titoli del calibro di GTA V ma anche con piccoli gioielli come Goat Simulator. In qualche modo la meccanica open world va a toccare un tasto sensibile nella mentalità del giocatore, andando ad agire su quella che rimane una delle dicotomie più interessanti del panorama videoludico moderno: l’equilibrio tra il percorso narrativo stabilito dal gioco e la libertà che viene offerta al giocatore. Solitamente le due cose tendono ad escludersi, facendo prevaricare l’una o l’altra, e raramente si trova il capolavoro (GTA V, scelgo te!) in grado di conciliare le due in modo armonioso.

È come se, insomma, ci fosse uno spazio vuoto, uno spazio che Terraria (come Minecraft prima di esso) va a riempire. Dopo qualche accenno di personalizzazione del nostro personaggio, ci ritroveremo immersi nel verde di un paesaggio a 16 bit, il cui senso di grandezza viene ben espresso anche grazie alla lillipuziana dimensione del nostro alter-ego virtuale. Un breve tutorial ci spiega come muoverci, come accumulare risorse per elaborarle grazie a una meccanica di crafting, e come crearci un riparo per le creature che co-abitano il mondo di gioco. Fatti i primi passi, ci troveremo da subito ad abbattere alberi per ottenere legna che ci servirà per costruire protezioni, pietre per craftare strumenti più resistenti, torce per illuminare le caverne più buie: attenzione però a non andare troppo a fondo con i nostri scavi, in quanto la difficoltà nel sopravvivere aumenta strato dopo strato e potremo presto trovarci con più di qualche gatta da pelare.

Molto presto viene anche introdotto l’importante ciclo giorno/notte, secondo il quale dovremo regolare molte delle nostre attività: durante la notte infatti si “apriranno” i dungeon, permettendo ai cattivoni di turno di rovinare la nostra esistenza. Il movimento del protagonista è buono, e assomiglia molto alla mobilità tipica dei twin-stick shooters; come se non bastasse Re-Logic introduce poi la “modalità cursore manuale”, che ci permette di muovere il nostro puntatore con maggior precisione. Nonostante questi accorgimenti, capita spesso di sentire la mancanza di mouse e tastiera, soprattutto nelle fasi più concitate di gioco e nei momenti di combattimento più intenso.

Come nella controparte minecraftiana, il gioco spinge comunque sempre di più ad esplorare, senza mai dimenticare quel sottile equilibrio rischio/ricompensa tipico del genere rogue: nuovi materiali ci danno accesso a strumenti ed armature più potenti, permettendoci di affrontare i nemici con un po’ più di tranquillità, ma per ottenerli dovremo spingerci in zone non proprio pacifiche. Grande merito va alla continuamente mutevole dinamica del gioco, tanto eccezionale da non far mai sembrare noioso il continuo scavare strato dopo strato, pietra dopo pietra: una sorpresa può sempre essere dietro l’angolo, e aspetta solo noi. Il giocatore è alla continua ricerca di soluzioni a problemi che cambiano dinamicamente, il che rende il tutto fresco e nuovo anche dopo ore di gioco.

Continuando sul paragone con Minecraft, Terraria utilizza una meccanica di crafting molto semplice e immediata che ci fa capire velocemente quali oggetti potremo craftare e quali no, con un unico neo: ad inventario pieno, destreggiarci fra i vari oggetti alla ricerca della combinazione che vogliamo richiederà un’abilità manuale degna di David Copperfield. La mancanza di personalizzazione del layout comandi è una sentita assenza, in parte compensata dalla presenza di “pre-set” che però non vanno ad agire dove serve. Importanza completamente nuova, invece, è quella degli NPC, che in Terraria vengono apparentemente “attratti” dalle abitazioni che costruiamo; ogni NPC avrà il suo modo di aiutarci, e pur non essendo necessari alla nostra sopravvivenza o al prosieguo dell’avventura, forniranno il necessario supporto in più di una situazione.

Come già accennato non avremo solo amici a farci compagnia, ma ci saranno anche gli occasionali nemici da affrontare: mentre quelli di basso livello saranno più dossi sulla strada che veri e propri ostacoli, capiterà di trovarci faccia a faccia con scheletri giganti, bulbi oculari volanti e Cthulhu che ci attaccheranno senza tregua. In queste situazioni ci si abituerà presto a morire spesso, almeno fino a che non capiremo come affrontare al meglio il villain che si piazza sul nostro cammino. Queste meccaniche sono solo uno dei fattori che fanno sembrare Terraria uno di quei titolo vecchio stile: grafica e sonoro sono in tutto e per tutto nello stile “di una volta”, e abbracciano appieno questa identità che guarda al passato.

Per tutti quelli che hanno già avuto modo di provare il titolo su PS3, sarà difficile notare una vera evoluzione grafica, nonostante le migliori capacità dell’hardware di “nuova generazione”. A salvare la creazione di Re-Logic dal cadere nella fossa comune delle riedizioni inutili arriva una manciata di funzioni davvero interessanti: un sistema di cloud sharing che permette la condivisione della lista trofei tra i vari dispositivi; una funzionalità di cross-play funzionale, funzionante e tanto eccezionale da far chiedere perché non sia un sistema applicato più spesso a più giochi. Chi inoltre possiede già Terraria su PS3 e PSVita potrà sincronizzare i vari salvataggi, lasciando il gioco in una piattaforma e riprenderlo velocemente da un’altra.

In conclusione…

Se quello che cercate è libertà esplorativa, un gameplay facile da imparare ma in continua evoluzione, e l’impulso irrefrenabile di “giocarci ancora 5 minuti”, allora davvero Terraria merita tutta la vostra attenzione. Da ogni nota e pixel si sente una profonda influenza “old style”, e gli unici nei di questa esperienza sono un sistema di controllo davvero complicato e una difficoltà forse troppo elevata per il gamer alle prime armi.

Per chi lo ha già provato e acquistato su un altra piattaforma, non mi sento di consigliare di prenderlo anche su PS4, a causa di un porting che non aggiunge nulla di davvero nuovo al titolo di Re-Logic e 505 Games. Per tutti gli altri, prendete vanga e piccone: hey ho, hey ho, andiamo a lavorar.

Voto: 8/10

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