La Teoria del Tutto racconta tutto tranne la teoria.
Potrei riassumere così la pellicola siglata James Marsh, 120 minuti di fiction rosa più che l’attesa e dovuta celebrazione di una delle menti più grandi della Storia, contemporanea e non.
Eddie Redmayne interpreta Stephen Hawking, il genio colpito (ma mai affondato) dalla SLA e costretto ad una prova di forza e coraggio che non tutti avrebbero sopportato con la stessa lucidità. Il suo corpo era ed è bloccato (oggi il professor Hawking ha 73 anni) ma la mente pare non conoscere limiti. Fisico, scrittore, attore, personaggio ed icona pop, Stephen è l’esempio della bellezza e dell’imprevedibilità del tutto, nei casi comuni come in quelli estremi.
Ma passiamo al film.
Quelle che vedrete dispiegarsi sullo schermo come tante “belle” cartoline saranno per la maggior parte sequenze da soap opera, con un focus ostentato e assolutamente fisso sulle relazioni amorose ed appena abbozzato per quanto riguarda le altre (amicizie, genitori, figli). Certo, la vicenda privata di Hawking non è delle più comuni e non si poteva pensare di realizzare un film ignorandola, anzi, ma qui si tratta di un senso unico, di un’ottica soffocante e ristretta che non lascia spazio a quello che dovrebbe essere il fulcro di un’opera simile: la filosofia, l’idea, il pensiero alla base della lotta e della vita di questo piccolo, immenso uomo.
Supponiamo che non conosciate il personaggio e io vi fermassi appena usciti dal cinema: probabilmente mi direste che il film parlava di un malato di SLA con uno spiccato senso dell’umorismo che ne sapeva davvero parecchio di matematica. Non sapreste dirmi di più, perché è questo che mostra il film. Nessun approfondimento, anche minimo, che renda onore e giustizia al processo scientifico-creativo maturato e in costante evoluzione nella vulcanica mente di Hawking.
La domanda che mi pongo è: come si celebra un mito simile, insistendo sulla malattia che lo ha piegato o su sogni e ideali tanto immensi da sconfiggere la malattia stessa?
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A noi ricorda…
No Man’s Sky: non è un paragone con il lungometraggio di Marsh quanto un tributo agli ideali del suo incredibile protagonista. Immaginate di viaggiare nello Spazio cosmico sorretti da un’equazione tanto complessa da permettervi di non imbattervi mai due volte nello stesso pianeta, sistema, angolo remoto dell’Universo. Esplorare, cercare, sognare senza porsi limiti e senza temere ostacoli. In arrivo su PS4 e PC.
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A venerdì per la prossima recensione… Stay tuned!
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