Circa un anno fa arrivava sugli scaffali Wolfenstein: The New Order, convincente reboot della storica saga partorita dalla geniale mente di John Carmack.
Dopo un lasso di tempo così lungo, nessuno avrebbe mai scommesso che MachineGames avrebbe pubblicato una succosa espansione, un prequel così ricco da poter essere venduto anche in formato retail: stiamo parlando di The Old Blood, sparatutto in prima persona in cui torniamo a vestire i panni del sergente B.J. Blazkowicz, impegnato in una pericolosissima missione di sabotaggio ai danni dell’inarrestabile macchina da guerra nazista.
Inutile soffermarsi troppo sul lato tecnico del gioco, che è chiaramente rimasto invariato rispetto all’originale: The Old Blood è piuttosto una ghiotta occasione, per tutti coloro che hanno adorato le meccaniche di gioco di The New Order, per rituffarsi nei frenetici scontri all’ultimo sangue, massacrando la feccia hitleriana con armi modificate e tanta cattiveria.
Wolfenstein: The Old Blood
Piattaforma: Xbox One/PS4/PS3/Xbox 360/PC
Genere: Sparatutto in prima persona
Sviluppatore: MachineGames
Publisher: Bethesda Softworks
Giocatori: 1
Online: Classifiche
Lingua: Completamente in italiano
Wolfenstein: The New Order si dipana in un arco di tempo piuttosto ampio, che parte dal 1946 fino ad arrivare agli anni 60. La collocazione storica di questa espansione è tuttavia precedente a questi avvenimenti, catapultando il giocatore nel cuore della fortezza nazista, più precisamente nel Castello di Wolfenstein, sede dei più segreti esperimenti tecnologici ed occulti delle SS. La prima parte del gioco vede infatti B.J. Blazkowicz impegnato in unamissione di ricognizione sotto copertura, con l’unico obiettivo di entrare in possesso della tecnologia segreta su cui sta facendo affidamento il terzo Reich per vincere la guerra; purtroppo nulla va secondo i piani e una volta scoperto, B.J. dovrà usare ogni mezzo per fuggire indenne dall’enorme fortezza di Wolfenstein e raggiungere il suo punto di contatto all’esterno, non prima però di aver affrontato lo spietato Rudy Jager, assassino nazista a capo del complesso.
In The Old Blood, la struttura di gioco rimane fedele a come l’avevamo lasciata, con un gameplay che ricalca lemeccaniche degli FPS più canonici, senza rinunciare a qualche utile miglioria della nuova scuola. Tutta l’avventura (o almeno, buona parte) alterna fasi stealth, durante le quali conviene rimanere appostati ed eliminare silenziosamente le forze ostili, a fasi decisamente più spettacolari, dove potrete mettere a frutto la devastante potenza dell’arsenale bellico degli anni ’40. Nonostante il titolo parta un po’ in sordina, limitando lo spettro d’azione dei giocatori così come l’esplorazione, riesce a riprendersi dopo le prime 2 ore, grazie anche ad ambientazioni più ispirate ed una trama ben concepita.
B.J. Blazkowicz è tornato ed è più incazzato che mai
Mantenendo fede a ciò che i fan si aspettavano, The Old Blood risulta essere, pad alla mano, uno sparatutto difficile, che premia il giocatore esperto e attento, che sa sfruttare al meglio i punti deboli dei singoli nemici. Essere sempre preparato alla battaglia è una prerogativa fondamentale per procedere senza grossi intoppi, raccogliendo ove possibile, pezzi di armatura per aumentare la difesa o medikit per sanare le numerose ferite. La complessità di alcune particolari ambientazioni, che sembrano puntare molto sulla verticalità (grazie anche alla possibilità di scalare le pareti di roccia), e la massiccia presenza di comandanti in grado di richiamare le truppe in caso di avvistamento nemico, obbligano il protagonista ad adottare tattiche variabili in base alla difficoltà e al numero di avversari.
Avversari che in base al proprio grado, si distingueranno per resistenza, armi e approccio al combattimento: i super-soldati ad esempio, forti dei rinforzi in metallo della loro armatura, saranno spregiudicati e seguiranno B.J. ovunque vada, mentre i comandanti, equipaggiati solo di pistola, rimarranno al sicuro protetti dalla fanteria.
Fortunatamente Blazkowicz potrà contare non solo su un intero equipaggiamento all’avanguardia (tra cui alcune spassose novità, come un tubo di metallo con cui fracassare crani senza attirare l’attenzione), ma su un albero di talenti, dalle dimensioni contenute, con cui fronteggiare le truppe tedesche. Seguendo la stessa linea del gioco precedente, i talenti in The Old Blood possono essere sbloccati attraverso il completamento di alcune sfide in-game, come uccidere 50 nemici con le doppie armi o eliminare 20 comandanti senza far scattare l’allarme; se la maggior parte di essi sono tutti realmente utili ai fini dell’avventura, alcuni lasciano un po’ a desiderare riguardo l’effettivo vantaggio ottenuto, soprattutto se si gioca a difficoltà elevate.
La seconda parte dell’avventura vede coinvolta una vecchia conoscenza di Blazkowicz, ossia Helga Von Schabbs. Ovviamente nel 1946 B.J. non ha idea di chi sia questa donna, di cui possiamo apprendere esclusivamente da appunti scribacchiati in giro o da inquietanti registrazioni vocali. Tanto gli basterà per inseguirla ed avventurarsi in uno sperduto paesino rurale, dove una misteriosa forza oscura si è impadronita dell’esercito tedesco, trasformando ogni soldato in un famelico morto vivente.
Anche MachineGames cede quindi alla “zombi-mania” che pervade il mondo videoludico da qualche anno a questa parte, introducendo la figura del soldato non-morto, peraltro già visto in produzioni dello stesso genere.
Sangue e putrefazione a parte, la seconda metà del gioco differisce soprattutto per un approccio molto piùleggero nei confronti del nemico, svuotato ormai di ogni arguzia o intelligenza artificiale di sorta, ma mosso esclusivamente da un’insaziabile fame. Variazione tutto sommato apprezzabile, che mette in mostra l’impegno della software house nel ricercare spunti sempre diversi per tenere alta l’attenzione del giocatore; una scommessa che può dirsi riuscita, poiché durante le 10 ore circa che verranno impiegate per terminare la campagna non mancheranno i colpi di scena e gli adrenalinici combattimenti contro boss caratteristici, che racchiudono poi l’essenza di Wolfenstein.
Come da tradizione, non mancano le tonnellate di collezionabili e segreti, da ricercare nei luoghi più impensabili
Come da tradizione, non mancano le tonnellate di collezionabili e segreti, suddivisi anche qui in lettere, bozzetti e svariate reliquie d’oro, da ricercare nei luoghi più impensabili. In ogni capitolo inoltre sarà possibile accedere ad un’area segreta dove Blazkowicz, addormentandosi, rivivrà il prima persona gli originali livelli di Wolfenstein 3D: una Easter Egg con la E maiuscola, che di sicuro farà contenti i tantissimi fan più adulti. Trovare tutti gli extra di The Old Blood richiederà sicuramente molto tempo, aumentando in modo considerevole la già equilibrata longevità del titolo.
Il lato tecnico è forse il punto debole più significativo della produzione, dal momento che The Old Blood utilizza lo stesso motore grafico dello scorso anno. Nonostante la versione da noi testata su Playstation 4 giri fluida e senza particolari fastidi, è impossibile non notare che i modelli poligonali, le animazioni e le textures non reggono il paragone con la maggior parte delle produzione odierne per current-gen. È doveroso ricordare che Wolfenstein è tuttora un gioco cross-generazionale, disponibile anche per PS3 e Xbox 360; tuttavia il divario rispetto alle uscite dello scorso anno è inevitabilmente aumentato, andando ad incidere proprio sull’ultima fatica di MachineGames e Bethesda.
In conclusione…
B.J. Blazkowicz è tornato. Anche se per poco, l’ammazza-nazisti videoludico più famoso di sempre, vi terrà compagnia in quello che probabilmente è uno dei DLC più corposi degli ultimi anni. Difatti il prezzo di The Old Blood, venduto a soli 20€ in versione digitale, è assolutamente vantaggioso, se paragonato alla vastità dell’avventura e alla cura con cui è stato sviluppato ogni più piccolo dettaglio.
Pur non raggiungendo gli ottimi risultati di Wolfenstein: The New Order, la nuova avventura del sergente Blazkowicz offre ore ed ore di sano divertimento, condite da sparatorie esaltanti, dialoghi surreali e sessioni stealth che metteranno a dura prova le vostre abilità. Il tutto messo insieme con l’indiscussa qualità che MachineGames ha dimostrato di avere.
Peccato per un livello tecnico non all’avanguardia, ma in fondo ciò rappresenterà un vero problema solo per i puristi della grafica.
È tempo di fermare la feccia nazista. Di nuovo.
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