Editoriale 16 Giu 2015

Conferenza Electronic Arts – E3 2015

 

Los Angeles – Non è certo un segreto che, negli ultimi anni, tra tutte le conferenze delle Major presenti in forze all’E3 quella di Electronic Arts abbia dovuto interpretare il ruolo del fanalino di coda. Vuoi per una storica reticenza di molti giocatori nei confronti di una software house storicamente conservativa, vuoi per una line up non sempre all’altezza – peraltro presentata in modo piatto e senza acuti memorabili, la Press Conference del colosso statunitense ha perso progressivamente appeal persino tra gli addetti ai lavori, che finivano per raggiungere lo Shrine Auditorium sapendo già con largo anticipo cosa avrebbero trovato una volta preso posto.

Con l’edizione 2015 l’obiettivo di EA è abbastanza lampante: tornare a far parlare di sé. Con uno spettacolo interessante, certo, e con ospiti internazionali di prim’ordine: perché lo sappiamo tutti, anche l’occhio vuole la sua parte. Ma la differenza chiaramente la fanno i giochi. E dopo un’ora e mezza circa di spettacolo, possiamo affermare che, nel bene o nel male, quest’anno Peter Moore e soci hanno più di qualche asso nella manica.

Già, Peter Moore. Una mattinata difficile la sua, dopo l’esordio gelido alla conferenza di Microsoft quando ha cercato di incuriosire degli astanti “non proprio partecipi” con i nuovi piani di content download. E forse non è un caso se, dopo il mega trailer dell’attesissimo Mass Effect Andromeda, ad aprire le danze ci pensa lo spumeggiante Andrew Wilson. Il CEO di EA parla con la consapevolezza di chi sa di aver la mano giusta, snocciolando velocemente la scaletta degli eventi dei successivi novanta minuti per sottolineare come, tra IP storiche e nuovi arrivi, ce ne sarà per tutti i gusti. E ammettiamolo: avremmo gradito qualche sorpresa in più, ma difficile dargli torto.

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Ed ecco che ritorna Need for Speed, con quel carico tamarro di NOS e customizzazioni che tanto fanno incazzare la polizia videoludica e, cosa da non sottovalutare, con quel fascino irriverente dei capitoli dei tempi migliori. Torna anche Plants vs. Zombies Garden Warfare, con un secondo capitolo ulteriormente fuori di testa, tanto caciarone quanto accattivante e divertente. Divertente come può essere giocare nei panni di un quintetto di zombie squinternati uno più ridicolo dell’altro, che si trovano di fronte un esercito furibondo di piante decise a riappropriarsi della propria città. Si ride e si applaude, trascinati da uno zombie ballerino sul palco e dalle schitarrate frenetiche che accompagnano il video.

Le risate continuano, almeno inizialmente, quando i Minions invadono lo stage per la presentazione di Minions Paradise, excursus mobile degli eroi assoluti di Cattivissimo Me. Poi parte il filmato di gameplay, e molti preferiscono pensare ad altro… Ma ok, non tutte le ciambelle riescono col buco; non fosse che pochi minuti dopo gli schermi mostrano una giovanissima Faith, in un rapido racconto di quegli eventi che, da bambina inerme, l’hanno trasformata in un’agile e letale Runner. Le risate si trasformano in grida di approvazione, che aumentano ancora quando viene svelato il primo video gameplay ufficiale. Mirror’s Edge Catalyst è realtà: non che si dubitasse della sua presenza, ma vederselo davanti nella gloria dei 1080p e dei 60 frame al secondo è comunque una gran bella cosa.

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Lo show fila liscio, e come tutti si aspettano prende l’immancabile piega sportiva. EA Sports è presente con la formazione delle grandi occasioni, con video gameplay dell’amatissimo (almeno nel nuovo continente) Madden NFL 16 e dell’intera costellazione di IP che ruotano attorno a palle di dimensione più o meno grande. C’è NBA Live 16, la cui sete di rivalsa verso l’imbattibile nemico si respira lontana un chilometro; c’è NHL 16, cattivissimo e spettacolare come sempre, seguito dal golf “su green reali ma anche no” di PGA Tour e dalle immancabili implicazioni dei suddetti in chiave Fifa Ultimate Team. Si snocciolano dati tecnici sui motori fisici, sulla prestanza del Frostbite applicato alla divisione sportiva di EA, su come la musica sia cambiata da 12 mesi a questa parte. Tutte informazioni su cui non nutriamo dubbio alcuno, ma che in un modo o nell’altro ci aspettavamo di sentire non appena varcata la soglia dello Shrine.

All’appello manca FIFA, ma proprio quando tutti si aspettano l’ennesimo goal di Messi su acrobazia sullo schermo principale, ecco che appare il volto sorridente di Pelé, quella leggenda vivente del calcio mondiale che all’età di 75 anni riesce ancora a parlarti di calcio con gli occhi lucidi ed un sorriso sognante. Lui, che anni or sono ha inventato il Joga Bonito e che, per una qualche inspiegabile magia, appare in carne ed ossa sotto il mega schermo per far quattro chiacchiere con David Rutter (storico Producer di FIFA) raccontando qualche aneddoto della propria carriera. Come quella volta in cui segnò il millesimo goal, che sperava di siglare in rovesciata o di testa, ma che finì per essere il calcio di rigore più difficile della sua vita.

Inutile dire che la sala è in silenzio religioso, interrotto solo da una standing ovation accorata quando Pelé abbandona la sala. E credeteci, in molti avrebbero firmato col sangue per ascoltare quel suo inglese un po’ stentato per altri cinque minuti, prima di assistere al nuovo trailer di FIFA 16. Che non lesina certo novità e miglioramenti rispetto alla passata stagione digitale: ma di fronte al miglior calciatore del secolo, la battaglia (almeno per chi vi scrive) è impari.

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Poi ok, Star Wars… Che non si riduce al solo (e meraviglioso) Battlefront, presentato da un Moore che sembra aver ripreso finalmente verve e che, lo saprete meglio di noi, culmina sul più bello con un duello di Lightsaber tra Luke Skywalker e Darth Vader. L’universo di Lucas e soci va pure sui cellulari, con un RPG tutto sommato interessante (che nessuno si aspettava) che risponde al nome di Galxy of Heroes, per poi tornare su PC con Knight of the Falling Empire (espansione del ben noto The Old Republic). E qui vabbè, le urla di gioia si sprecano. Battlefront catalizza attenzione e desideri segreti dei presenti, che nel continuo capovolgimento di ruoli progettato appositamente per l’evento tornano bambini con gli occhi sgranati e la bocca spalancata. E lo ripetiamo, non che non ci aspettassimo un giocato del big one di casa Star Wars: ma quanta roba…

Non è comunque un caso se abbiamo deciso di concludere questo resoconto con un titolo diverso, obliquo e delicato come pochi. Un titolo che ha per protagonista un omino fatto di filo rosso, Yarny, che si muove impacciato e timido in un universo dai colori pastello che ti scaldano il cuore. Un titolo presentato da un ragazzo dalle mani tremanti e dalla voce interrotta, che nel mezzo del discorso tira fuori il pupazzo di Yarny quasi a voler sciogliere la tensione. La sala conosce Unravel, ed è amore a prima vista.

Perché nelle mani tremanti e nella voce interrotta di Martin Sahlin, Creative Director di Coldwood Interactive, non c’è solo la classica emozione del primo E3 al di là della barricata: c’è l’amore incondizionato per il proprio lavoro, la genuinità di chi rincorre con fatica un sogno e riesce a presentarlo al mondo intero. Sì, perché oggi Martin ha mostrato a tutti come, nell’anno domini 2015, esiste ancora qualcuno capace di creare esperienze meravigliose mosso dalla propria passione più pura. E questa è la cosa migliore che abbiamo portato a casa dallo Shrine Auditorium.

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