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Los Angeles: Si entra in casa 2K per scoprire e provare l’ultima creatura Gearbox: Battleborn.
In difesa dell’ultima stella dell’universo dalle forze del male vengono reclutati 25 combattenti (un Cyborg, un vampiro samurai, un gentleman inglese, un camionista armato di minigun e molti altri), ognuno con il suo personale stile di attacco, con l’unico compito di rispedire al mittente i tentativi di attacco e proteggere dunque l’universo dall’attacco degli invasori.
Che si giochi in solitaria, in coop con altri 4 giocatori, o in split screen locale, il compito dei giocatori sarà di far arrivare quanto prima i loro alter-ego, mediante il sistema di crescita rapida, al livello 10 (e di assegnare a ciascun giocatore determinati potenziamenti atti ad indirizzare il gameplay nella direzione più rispondente al proprio stile di attacco) al fine di poter fronteggiare debitamente quasivoglia minaccia ci venga incontro.
Battleborn risulta essere duttile nella sua semplicità grazie ad un novero di modalità di gioco che tenderanno a soddisfare qualsiasi tipologia di giocatore, che si parli degli amanti della campagna single-player o dei giocatori multiplayer-addicted.
La modalità storia infatti ci permetterà di giocare le missioni a nostra disposizione in solitaria, in coop split-screen o connettendosi ad internet per creare un party di massimo 5 persone con le quali terminare la main quest messa a nostra disposizione da Gearbox: sarà inoltre possibile affrontare la modalità storia in ordine prettamente “personale”. Non ci saranno infatti restrizioni inerenti l’ordine delle missioni da eseguire: potremo scegliere a nostra discrezione quale fare prima o quale affrontare dopo.
Il multiplayer competitivo coinvolgerà fino ad un massimo di 10 persone in incontri 5 vs 5 regolati da diverse modalità:
- Incursione – Squadre di cinque giocatori, aiutati da una pletora di creaturine a loro disposizione dovranno difendere la base dalle ondate di attacchi dell’altra squadra, avendo contestualmente il compito di conquistare la base avversaria
- Devastazione – I due team, di cinque giocatori ciascuno, si affronteranno in un match all’ultimo sangue con l’obiettivo di uccidere gli avversari e conquistare (e mantenere fino a fine match) degli obiettivi sparsi sulla mappa.
- Fusione: Ciascuno dei due team deve proteggere dagli attacchi del team avversario la squadra di minion a loro disposizione, scortandoli fino al centro della mappa, dove gli stessi si butteranno in un gigantesco inceneritore.
Che si decida di dedicarsi al single-player o alla carriera multiplayer la dinamica del gioco è la stessa: grazie al sistema di progressione Helix basterà una singola partita per portare il proprio alter ego digitale al level-cap (fissato a 10) definendo un’albero evolutivo a doppia scelta che plasmerà il personaggio sulle esigenze (e sulle skill) del giocatore che lo controlla. Ciò per evitare palesi iniquità in fase di matchmaking: ambo i giocatori inizeranno allo stesso livello e sarà solo la bravura dell’uno o dell’altro a far si che i personaggi raggiungano prima il levelcap per ottenere un sostanziale vantaggio nel match. Gearbox colpisce ancora regalandoci una perla di giocabilità e leggerezza unica in questo settore!
Ciascuno dei 25 personaggi (solo 10 erano presenti nella demo messa a nostra disposizione da Gearbox) si distingue per uno stile di combattimento strettamente personale, stile che garantirà una ampia differenziazione di gameplay e una attitudine maggiore o minore alle capacità/preferenze del giocatore di turno. La caratterizzazione grafica dei personaggi rispecchia ciò cui i vari episodi di Borderlands ci hanno abituato: personaggi caricaturali ed ultra-stereotipati ci offrono un roster differente sia esteticamente che in termini di giocabilità, caratteristiche che andranno a vivacizzare e diversificare, all’arrivo di tutti e 25 i protagonisti, ogni singolo match mettendo sempre in discussione l’esito dello stesso.
Le dinamiche di gioco rendono Battleborn un ibrido tra Borderlands e Destiny, paragone da prendere con le dovute proporzioni, fornendo un esperienza di gioco affine a quella del power-seller Bungie ma con una freschezza ed una leggerezza tipica della serie griffata Garbox Software.
Con Battleborn ci troviamo dunque davanti ad uno sparatutto in prima persona dal ritmo frenetico e dall’impatto visivo “cartoonoso”, caricaturale e di sicuro impatto. Fulcro del gameplay sarà il teamwork. Per quanto possibile infatti giocare da soli, sarà praticamente inumano tirar giù tutti i nemici avventurandosi in solitaria, senza contare che il vero punto di forza di Battleborn sta nel divertimento derivante dalla cooperazione: senza considerare il fatto che, in caso di morte, per non perdere tutta l’esperienza accumulata fino a quel momento, dovremo avvalerci dell’aiuto di uno dei nostri compagni di squadra. Per aver ragione della moltitudine di creature che ci si pareranno davanti avremo a disposizione un attacco primario, un attacco secondario ed una mossa speciale, diversa da personaggio a personaggio (basati per alcuni su agilità e tecniche di attacco hit and run, per altri sul “brute display of power”).
I trenta minuti scarsi dell’hands-on hanno permesso una prima valutazione ma non sono stati utili a fugare tutti i dubbi riguardo una possibile ripetitività del titolo in oggetto: toccherà a prove più approfondite, in fasi di sviluppo più avanzate, chiarire ulteriormente la resa sul lungo periodo di Battleborn per comprendere cosa aspettarci veramente dal titolo griffato Gearbox.
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