Los Angeles – Ci risiamo. Tra le occorrenze più classiche che caratterizzano ogni edizione dell’E3, la sfida calcistica tra PES e FIFA rappresenta una delle costanti più imprescindibili della fiera californiana. Per noi del Bel Paese come per tutto il resto del mondo, la battaglia per il predominio del calcio digitale è ormai un appuntamento fisso: due filosofie calcistiche contrapposte ormai da un paio di generazioni, due modi diversi di vedere e vivere il calcio, due “tifoserie” composte da svariati milioni di giocatori pronti ogni anno a scannarsi per proclamare la supremazia della propria fede. Ah, il bello del calcio è anche questo …
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In questo roboante primo giorno di fiera siamo riusciti a passare un’oretta abbondante (sfoderando il nostro prodigioso VIP Pass) in compagnia di FIFA 16, nuovo capitolo del franchise da nove zeri e oltre di casa Electronic Arts, cercando di capire se il cammino di rinnovamento intrapreso due anni or sono non solo abbia portato ulteriori frutti, ma abbia davvero rappresentato il punto di inizio per un’evoluzione ulteriore e costante. E pur trovandoci tra le mani una versione ben lontana da quella definitiva che incontreremo il prossimo autunno, qualcosa di davvero buono si è visto. Anche se, inutile sottolinearlo, serve qualcosa di più per tenere a bada la concorrenza.
Delle nuove feature di FIFA 16 abbiamo già parlato poco prima della nostra partenza in un articolo dedicato. Capirete pertanto perché, non appena aperti i cancelli del Convention Center, ci siamo catapultati al booth di Electronic Arts per verificare con mano se quanto affermato da Sebastian Enrique e soci fosse effettivamente vero (sì, lo ammettiamo, siamo diffidenti). Afferrato il pad di Xbox One, il primo feedback che riceviamo è proprio la fisicità dei giocatori. Una sensazione nettamente più marcata rispetto allo scorso anno, soprattutto nelle situazioni più “maschie” come i contrasti aerei o i tackle. Peso e inerzia dei giocatori vengono trasmessi al giocatore alla perfezione: la minor stabilità del giocatore in corsa, la sensazione di “caduta” quando un tackle va a vuoto e l’avversario ci supera indenne sono solo alcuni degli esempi più eclatanti, che testimoniano come il peso (e la stazza) del giocatore influiscano in modo determinante sulle sue giocate.
Altra cosa che abbiamo notato subito è l’aggiornamento del comparto animazioni, già fiore all’occhiello del campionato della passata stagione ma, per l’occasione, arricchito ulteriormente da nuove giocate, sia acrobatiche sia squisitamente tecniche. I difensori più completi, ad esempio, potranno effettuare un secondo tackle riparatorio qualora il primo dovesse andare a vuoto. Le punte aeree prenderanno invece posizione in modo più evidente, spintonando il marcatore al limite del fallo e appoggiandosi sulle sue spalle per colpire la sfera.
Il nuovo sistema di controllo della palla dà spazio maggiore al fattore errore, regalando una patina ulteriore di realtà a quelle giocate altrimenti al limite del fantascientifico ma, allo stesso tempo, obbligando l’atleta digitale a nuove mosse disperate per mantenere il possesso. Ecco che dunque possiamo assistere ad affondi disperati, gambe che si alzano e si allungano alla ricerca del miracolo e spostamento improvviso del baricentro, con annesse torsioni di busto o arti, per recuperare un passaggio imperfetto. Oltre ad essere particolarmente numerose, le animazioni sono fluide e precise. Il motore fisico di FIFA, ancora una volta all’altezza delle aspettative, si occupa di gestire l’universo al contorno delle nostre giocate. Il risultato è un gameplay che strizza l’occhio al realismo, senza dimenticare i dettami del “Joga Bonito” professato da Pelé. Anche se, duole ammetterlo, alcune cose necessitano di aggiustamenti.
Iniziamo proprio da uno dei punti cruciali di FIFA 16, le nuove routine di centro campo e difesa. La partecipazione corale di entrambe le componenti del nostro team appare innegabile già da questa early build: bucare il centrocampo con un passaggio filtrante è nettamente più difficile, visto che nella maggior parte dei casi (a meno di un passaggio davvero illuminante) sarà l’AI stessa a far avvicinare un compagno di squadra alla linea della palla, intuendone la traiettoria e intercettandola. Allo stesso modo, la difesa non sarà più composta da belle statuine che aspettano l’input del giocatore per muoversi verso il portatore di palla avversario, ma incarna al contrario un organismo senziente mosso da un’intelligenza attiva, che andrà ad aumentare pressing e marcature sulle vie di passaggio più calde e probabili e, in caso di avversari particolarmente ostici, aiuterà il giocatore nelle manovre di raddoppio e pressing multiplo.
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