News 18 Giu 2015

The Last Guardian – Anteprima E3 2015

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Los Angeles – Tagliamo subito la testa al toro, il pezzo che andrete a leggere è più di una semplice anteprima. Per qualcuno può essere l’analisi del gameplay video di un gioco di cui ok, si è sentito parlare parecchio, ma che sembra distante anni luce dalle regole recenti della next generation. Per altri, come i membri dell’intera spedizione E3 2015 di GameSoul, è la realizzazione di un sogno covato anni interi, quel momento che hai atteso pazientemente conferenza dopo conferenza e che, alla fine, pensavi quasi che non avresti mai vissuto.
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Lo scorso lunedì, tra lo stupore e le urla di gioia di migliaia di giornalisti increduli, è stata ufficializzata la versione PS4 di The Last Guardian, terza attesissima opera di un maestro del calibro di Fumito Ueda. L’onda d’urto scatenata dal primo annuncio della Sony Press Conference è stata così dirompente che, in questi giorni di fiera, non si è quasi parlato d’altro; e chiunque abbia provato anche solo una volta capolavori senza tempo come Ico o Shadow of the Colossus, tanto nelle versioni originali quanto in quelle rimasterizzate per PS3, di colpo ha un buon motivo per aspettare con impazienza morbosa l’arrivo del 2016.

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Oggi non parleremo delle meccaniche base di The Last Guardian, che auspichiamo conosciate tutti. Non ci soffermeremo nemmeno eccessivamente su questioni di natura prettamente tecnologica quali grafica, world design o, che so, fisica. Non perché questo non sia importante, sia chiaro. Ma preferiamo concentrarci su quegli aspetti più obliqui, più sottili ma allo stesso tempo più espressivi che l’anteprima esclusiva all’interno del Teatro al Booth Sony ci ha regalato: quella componente emotiva dirompente, che trascende le pareti del semplice videogioco e viene resa manifesta dallo sguardo fedele e affezionato di un gigantesco animale, presumibilmente cucciolo, che veglia sull’esistenza di un cucciolo d’uomo in quello che sembra essere un enorme castello ai confini del cielo. Una sorta di gigantesco cagnolone alato incapace di volare ma, allo stesso tempo, incapace di abbandonare il proprio amico anche solo per pochi secondi, pronto a seguirlo passo dopo passo in un mondo tanto poetico quanto insidioso.

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Ed è proprio il profondo legame tra i due protagonisti a rendere maestoso The Last Guardian. La fedeltà pura e incondizionata di un animale fatato da un lato, dall’altro la fiducia totale di un ragazzino pronto a gettarsi nel vuoto, sapendo per certo che l’amico troverà un modo per prenderlo al volo. Il tutto in un mausoleo mastodontico eroso dal tempo, che si sgretola progressivamente sotto i passi leggeri di un fanciullo incatenato in una prigione onirica lontana anni luce da ogni cosa: un paradiso dimenticato fatto di solitudine e di riflessi di luce, di silenzi interminabili interrotti da grida e guaiti mentre il vento accarezza l’erba incolta. Da qualsiasi parte lo si guardi, il famigerato Project Trico trasuda poesia e suggestione. Toglie il respiro quando mostra l’orizzonte di un cielo azzurro coperto dalle nuvole e scalda l’animo quando una creatura grande come uno scuolabus si accuccia al suolo e strofina il proprio volto sul corpo di un bambino, cercandone l’affetto.

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Nessuno sopravvive da solo. Questo è il messaggio che Ueda sembra voler trasmetterci, ricorrendo ancora una volta alla magia di un linguaggio troppo spesso dimenticato che si basa su simboli, metafore e immagini evocative. Ce ne siamo nuovamente accorti oggi in occasione della presentazione estesa del titolo, che aggiunge una manciata di minuti di gameplay a quanto mostrato in via ufficiale qualche giorno fa. Ed è qui che vediamo un gigante alato ferito al suolo, incapace di alzarsi per i frammenti di legno conficcati sulla schiena nonostante gli assidui richiami dell’amico “a due zampe”. Amico che non perde occasione per arrampicarsi sulle sue spalle e, nonostante lo sforzo non indifferente, rimuoverli uno dopo l’altro. Ma non basta, è necessario recuperare le forze perdute con un po’ di cibo: e via, si parte alla ricerca di piccoli barili di legno (sul cui contenuto, purtroppo, sappiamo ben poco) che il nostro piumoso compagno di viaggio sembra gradire particolarmente.

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