Los Angeles – Paese che vai, usanze che trovi ammonisce il detto e in effetti parlare di Call of Duty a Los Angeles è tutta un’altra storia rispetto a quando si assiste ad una “normale” presentazione dell’annuale sparatutto di Activision: qui il tema militare è molto più sentito e la fissazione per le armi è palpabile, palesandosi infine nell’attenzione riposta nella descrizione dell’arsenale dei soldati. Il capitolo in uscita a novembre è il sequel di uno dei Call of Duty più amati di sempre, Black Ops. Pur condividendo il nome di questa serie, questo Black Ops 3 sembra però assomigliare come stile e gameplay al più recente Advanced Warfare 2, dal quale riprende l’ambientazione estremamente futuristica e il focus sulla storia.
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Dopo infatti una campagna pressoché inutile in Ghosts e una molto interessante nel sopracitato Advanced Warfare 2, in Black Ops 3 vedremo uno sforzo ancora più grande da parte dei ragazzi di Treyarch (che sviluppano quest’ultimo capitolo, alternandosi così agli Sledgehammer Games che hanno creato il Call of Duty dell’anno scorso) per creare una campagna molto intensa. Ma “storia” non vuol necessariamente dire “singleplayer” come ormai sarete abituati e infatti anche Call of Duty Black Ops 3 offrirà un’intera campagna che sarà possibile affrontare in co-op locale e online.
Abbiamo assistito ad una presentazione a porte chiuse dove gli sviluppatori del titolo hanno mostrato una sezione di gameplay che comprendeva quanto visto durante la press conference Sony, più qualche altro momento precedente a quella frenetica battaglia.
I soldati della Black Ops hanno perso gran parte della loro umanità a furia di modificare il loro corpo con innesti sempre più invasivi: il risultato è però l’ottenimento di una vera e propria macchina da guerra, in grado di conferire al soldato poteri inimmaginabili. Call of Duty si spinge quindi ancora più in là nel futuro e ci propone degli eroi che assomigliano sempre di più al protagonista di Crysis.
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