News 22 Giu 2015

Mad Max – Anteprima E3 2015

Los AngelesQuando i videogiochi incontrano il cinema, il fallimento è sempre dietro l’angolo, sia che si tratti di sperimentazioni troppo ardite, spesso buone solo a suscitare qualche sbadiglio, o di tentativi (finiti malissimo) di replicare in versione digitale e interattiva un racconto o un’atmosfera che solo il grande schermo riesce a narrare e a ricreare. Ci sono però dei team validissimi, come Rocksteady e Monolith Productions su tutti, che hanno saputo elaborare una personale reinterpretazione del concetto di “tie-in”, cosa che gli ha permesso di catturare l’essenza delle opere da cui hanno tratto ispirazione (rispettivamente l’universo di Batman e quello del Signore degli Anelli), infarcendole di uno spirito unico, di citazioni in grado di mandare in estasi i fan della saga di turno, e andando persino a rinnovare il genere stesso d’appartenenza.

L’obiettivo di Avalanche Studios con Mad Max vuole chiaramente essere quello, ma sulla strada ha due ostacoli che definire “insormontabili” è dire poco: il primo prende il nome di Just Cause 3, altro titolo titanico ed attesissimo sempre in lavorazione presso i loro studios. Lavorare quasi contemporanea a due AAA non è per niente semplice, tanto in termini di forza lavoro, quanto in quelli di risorse liquide da poter investire, ma basta quel pizzico di lungimiranza ed organizzazione, fondamentali per uno studio di sviluppo al giorno d’oggi, per superarlo indenni. Il secondo è la strabordante magnificenza del film di George Miller, quel suo stesso Mad Max che dopo 30 anni ha dato un feroce colpo di spugna al cinema d’azione, grazie ad una lezione di stile carica di un’energia pazzesca impartita da un 70enne che molti davano per morto e sepolto.

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I dubbi nutriti su questi ostacoli ce li siamo subito tolti con due domande secche ad alcuni membri del team presenti durante la nostra prova. Se riguardo l’organizzazione dei lavori hanno mostrato un’estrema tranquillità (“Sono entrambi in sviluppo da molti anni: non è stato semplice, ma uno ha avuto i natali in America, mentre l’altro in Svezia, ed è quindi filato tutto liscio“), è pura decisione ad animare la risposta sul contatto con il capolavoro di Miller: il loro non è un semplice “Fury Road” in versione videoludica, ma un’espansione di quel mondo, di quella Wasteland, di quell’immaginario così potente e magnetico. E sono bastati pochi minuti per confermare quanto ci è stato detto.

I debiti di questo Mad Max sono importanti, non c’è dubbio, e non si fermano al solo background narrativo. C’è il nemico principale munito di uno dei nomi più esilaranti del gaming (ehm.. sì, Scabrous Scrotus), figlio del repellente Immortan Joe (nemesi del film), ci sono i Warboys desiderosi di finire dritti dritti nel Valhalla, e c’è una vasta distesa di sabbia da esplorare in libertà. Non ci hanno saputo rapportarne le dimensioni rispetto ad altri titoli a mondo aperto, ma ci sono parse davvero generose, e i tanti punti di interesse sparsi qua e là sembrano promettere davvero bene.

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Gli altri debiti rientrano nei confini più ludici e tecnici: il free flow combat in stile Batman (forse è Warner ad imporlo, non c’è altra spiegazione, ndr) farà sentire a loro agio gli amanti della serie di Rocksteady, ma sono i fan di Just Cause che si sentiranno davvero a casa propria. Per forza di cose il motore portante è lo stesso del terzo capitolo, ed oltre a condividerne le sublimi finezze fisiche e la buonissima qualità grafica, ci sono anche una folle filosofia di base e un totale disprezzo di gravità e voglia di vivere da parte di entrambi i protagonisti.

Sta forse nella cura riposta nel sistema di combattimento, più lento e più fisico per rispettare l’innata “ignoranza” (nel senso buono) di Max, grazie anche ad una I.A. che ben si muove e reagisce, e non aspetta che sia il giocatore a compiere la prima mossa, il motivo che ha spinto il team ad una sorta di esasperazione dello stesso in favore delle armi classiche, comunque presenti e divertenti da usare, un po’ come quanto visto in Sleeping Dogs: il più delle volte vi troverete costretti a dover abbandonare il vostro veicolo, la Magnum Opus (della quale vi parleremo a breve), per poter prendere a castagnate gli avversari, tra combo raffinate quanto un TIR, uso dell’ambiente per scopi poco pacifici e armi improvvisate, con pugnalacci, tubi, martelli e giavellotti esplosivi a comporre un arsenale pensato appositamente per l’atmosfera post-apocalittica di cui è pregno il gioco.

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