Nell’ultimo periodo, il parco di titoli legati al genere dei picchiaduro ad incontri su Playstation 4, è stato nutrito da un bel po’ di uscite di titoli nuovi o di vecchie conoscenze. Numerosi brand sono infatti approdati sulla next-gen di console, e dopo saghe come Mortal Kombat o Street Fighter, è arrivato il turno della serie Guilty Gear sviluppata da Arc System Works, che anche se con un ritardo di ben sei mesi, giunge finalmente sulle piattaforme europee. Con una storia lunga sedici anni e cominciata sulla prima scatoletta grigia di Sony, il picchiaduro rockettaro più famoso del mondo videoludico fa di nuovo parlare di sé, e dobbiamo ammettere che lo fa particolarmente bene. Riscaldate i pad, sciogliete le dita e le giunture, perché si torna a menare mazzate a ritmo di musica: Let’s Rock!
L’approccio alla storia di questo capitolo di Guilty Gear ha due possibili strade. La prima è quella di giocare in primis la modalità Arcade, per avere un’idea di quello che si dovrà affrontare nella Storia; oppure l’esatto contrario, proseguire dritto per dritto con quest’ultima e lasciare l’Arcade come contorno. La sorpresa, qualunque ordine abbiate scelto, è che lo Story Mode non è interattivo. E con questo non intendiamo che non si ha facoltà di scelta del personaggio che si vuole usare oppure che non ci sono decisioni da prendere, è proprio che non si deve muovere nemmeno un dito, ad eccezione di quello che dovrà premere il pulsante per salvare la situazione tra un capitolo della trama e l’altro, o per far scorrere più velocemente i testi dei dialoghi a video.
Immaginate quindi una specie di lungo anime videoludico, che ha il solo scopo di essere guardato (un po’ come la conversione per PlayStation 3 di Kingdom Hearts 358/2 Days, giusto per capirci…), ma che ha tutte le carte in regola per essere qualitativamente valido anche come film animato.
Al suo interno, proseguiranno di parecchio le avventure dei nostri eroi, di cui abbiamo visto (e rivisto) nell’Arcade Mode solo una piccola parte, dove hanno scoperto che la dichiarazione di guerra di Ramlethal era solo uno specchietto per le allodole, e che il vero nemico, quindi il reale pericolo per tutti, deve ancora arrivare. Non scendiamo ulteriormente in dettaglio per non rovinare l’eventuale visione, ma possiamo assicurarvi che la modalità, se così la possiamo chiamare, è comunque altamente godibile come un qualsiasi OAV giapponese.
Ma i fan del genere sicuramente staranno pensando: sì, ok, bella la storia, ma le botte? Beh, come potete immaginare, il comparto tecnico sviluppato dai ragazzi della Arc System Works è sempre di alto livello, ed ovviamente è contro avversari umani che si sprigiona tutto il potenziale del titolo. La modalità Arcade è comunque un buon inizio, e permette sicuramente di fare “amicizia” con lo stile di gioco. Dopo un pochino però, potrebbe cominciare a stare un po’ stretta al giocatore, che può proseguire in locale con la modalità M.O.M., un percorso leggermente diverso dal solito, sviluppato su una mappa a sezioni esagonali, in cui si affronteranno avversari guidati dall’AI di varia difficoltà. In questa modalità il giocatore sarà principalmente alla ricerca di medaglie da guadagnare, che poi potranno essere spese nell’apposito negozio per comprare oggetti, upgrade ed equipaggiamento che faranno diventare sempre più forte il personaggio usato in gioco. Tra l’altro, i personaggi “agghindati” tramite questa modalità, potranno essere usati nell’apposita sezione dei Player Match nel comparto online.
Il roster del titolo è forse il suo punto debole, in quanto composto di base da soli quattordici combattenti, ed anche se tra questi c’è un’ottima varietà, non è difficile individuare quelli leggermente più incisivi in battaglia (almeno per i principianti). La maggior parte di loro sono comunque vecchie conoscenze, già visti nei precedenti capitoli della serie, e dalle ormai conosciute origini ed ispirazioni. Del resto, il rock è una componente importante in Guilty Gear, e con la relativa cultura, non ci vuole tanto ad intuire da dove vengano fuori personaggi come Axl Low o Frederick/Sol Badguy.
Indubbiamente Guilty Gear Xrd Sign è un titolo piuttosto tecnico (non vogliamo spaventarvi), e la cosa si evince in maniera profonda soprattutto dando un’occhiata fino al punto dove si spingono le modalità legate alle sfide o alle missioni. Certo, nessuno vieta di giocare gettandosi nell’improvvisazione da navigato utente di Street Fighter, cosa che potrebbe anche funzionare, ma se si finisce nelle mani di un giocatore che ha sudato sangue nel training, si rischia di essere accartocciati e cestinati nel giro di pochi istanti, letteralmente. Se non avete familiarità con la serie o preferite prevalentemente altri brand, avrete sicuramente bisogno di un po’ di tempo per abituarvi ai comandi.
Non che questi siano complicati, ma per apprendere combo, tempistiche, effetti dei colpi, o semplicemente per conoscere ogni possibile azione/reazione del proprio personaggio, l’allenamento è per forza di cose obbligatorio. È subito evidente quindi come il sistema semplifichi alcune serie di colpi, mantenendo al tempo stesso una complessità generale superiore alla media. Ma il principale punto di forza della serie alla fine è proprio questo, perché con una completezza simile (che giustamente genera la sopracitata complessità) si può affrontare qualsiasi situazione e qualsiasi avversario, a patto ovviamente di aver appreso correttamente la conoscenza profusa dalle varie modalità di allenamento.
Tramite l’ottimo tutorial infatti, che intuibilmente è una sezione importantissima del titolo, potrete quindi apprendere come difendervi da una combo dell’avversario con gli Psych Burst, o come lanciare una potente ed inarrestabile Instant Kill (rischiosa, ma letale), che in pochi secondi potrebbe farvi portare la vittoria a casa. Qui comincerete a padroneggiare i Dust Attack, che vi permetteranno di dare inizio a devastanti combo aeree e non; ed oltre a varie combo ed attacchi speciali, farete conoscenza con gli Overdrives, ovvero Special Attack più potenti del solito che infliggeranno un quantitativo di danni maggiore al vostro avversario.
Non mancano ovviamente le Roman Cancel, tecniche che interrompono movimenti ed azioni in corso, rallentando momentaneamente il tempo e permettendo quindi di gettarsi in scelte strategiche adeguate a seconda della situazione in cui ci si trova. Chiudono il cerchio i Blitz Shield, usati per respingere gli attacchi nemici in favore di un contrattacco, ed i Danger Time, rari eventi in cui due colpi collidono contemporaneamente tra loro, che concedono un netto vantaggio al combattente che colpirà per primo l’avversario.
A parte quindi qualche intoppo dovuto al rischio di annodarsi le dita, il gioco in locale possiamo dire che fila piuttosto liscio e senza grossi problemi, ma sarà così anche per la controparte online? Nì.
Riuscire ad entrare in una partita infatti, sembra essere la versione videoludica della prova di Asterix ed il lasciapassare A38, visto il giro di schermate da dover passare per riuscire ad intravedere una lobby. Fortunatamente però, una volta incrociati i pugni nell’arena, tutto sembra andare per il meglio e non si riscontrano problemi di grossa natura grazie all’ottima qualità del netcode. Ci duole informare comunque, che i signori spammer (leggasi i giocatori che tendono a stare sempre sulla difensiva ed a distanza dall’avversario bersagliandolo così con proiettili vari), che qui potrebbero avere vita dura. Sì, perché “accortezze” come il R.I.S.C. ed il Negative Penalty evitano in parte certe pratiche, penalizzando così rispettivamente chi si chiude a riccio in difesa e chi si allontana il più possibile dal nemico. Sinceramente però, visto la non proprio affollatissima utenza online (principalmente nella zona della nostra nazione), dubito che giocatori di questo tipo siano frequentissimi da incontrare.
Sfortunatamente, al contrario di Ultra Street Fighter IV, i vecchi fightstick per PlayStation 3 sembrano non essere supportati dalla versione per PlayStation 4; peccato.
Una delle particolarità di Guilty Gear Xrd Sign, è sicuramente insita nel comparto grafico. Anche se a prima vista, e se non si fa molta attenzione, il titolo potrebbe sembrare un tranquillissimo picchiaduro bidimensionale, in realtà si rivela essere un curatissimo titolo in cel-shading 3D, creato “nientepopòdimenoché” con l’Unreal Engine. Gli incontri infatti si svolgono con la visuale classica dei piacchiaduro 2D, ma quando si passa a visualizzare alcuni supercolpi o le scene di entrata/vittoria dei vari personaggi, ci si rende conto invece che quello che si sta guardando è leggermente più profondo del previsto. Il risultato finale estetico è da applausi.
Da abitudine, il titolo si porta dietro una colonna sonora interessante, almeno per coloro che apprezzano il genere rock/metal. Ventisette le tracce contenute nel gioco, e che in teoria sono incluse in un cd audio presente nella versione limitata del titolo, che qui da noi a quando pare non è stata prevista (NdDemon: Shame on you!!). A comporre le note di questa opera rock, anche questa volta c’è Daisuke Ishiwatari, poliedrico artista, ideatore e sviluppatore dietro le quinte, che probabilmente ricorderete anche dei titoli precedenti.
Gradevole la sezione dei dialoghi presenti nella modalità Storia del gioco, mentre completamente assente invece la localizzazione per il nostro paese, cosa di cui non comprendiamo le motivazioni visto tutto il tempo trascorso tra la release ufficiale del titolo nel resto del mondo e quella sul suolo europeo.
In conclusione…
Raggiungendo la conclusione del discorso, è un po’ un peccato che per questo titolo l’Europa sia stata trattata in maniera nettamente peggiore del resto del resto del mondo. Un ritardo di sei mesi rispetto all’uscita originale, nessuna traccia della versione fisica del titolo, ivi inclusa quindi la versione limitata menzionata prima, per non parlare poi della mancanza di una localizzazione adeguata. Per fortuna però, oltre a queste pecche principalmente logistiche, il battesimo del fuoco di Arc System Works e Guilty Gear sulla nuova generazione sembra essere stato superato a pieni voti, e con un prodotto finale degno di scavalcare molte posizioni nella classifica globale dei picchiaduro.
Un titolo con una grafica che sembra essere l’anello di congiunzione tra il videogame e l’anime giapponese, dotato di una fluidità altissima e di un’anima di gioco al tempo stesso adrenalinica e molto tecnica. Pochi forse i combattenti disponibili nel roster, ed un po’ disorientante lo Story Mode, stranamente non interattivo, ma che alla fine dei conti resta una modalità particolare ed eccentrica, come del resto ci si poteva aspettare dalla serie. Per dare un giudizio conciso e complessivo, come direbbero altrove: per noi è SI. Il nuovo capitolo legato alla serie, Guilty Gear Xrd: Revelator, dovrebbe vedere la luce nella terra del Sol Levante per la fine dell’anno, ma senza nemmeno mettere in conto l’eventuale ritardo che potrebbe avere il prossimo titolo, se siete amanti e patiti dei picchiaduro con la P maiuscola, vi consigliamo di non farvi assolutamente sfuggire questa piccola perla che è appena uscita e che porta il nome di Guilty Gear Xrd Sign.
Slash!
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