News 03 Set 2015

Dishonored: Definitive Edition – Recensione

Uscito nel 2012  su Playstation 3, Xbox 360 e PC, Dishonored è riuscito a suscitare l’interesse della critica, arrivando a dividerla profondamente: tra coloro che amavano il gioco c’erano sicuramente gli amanti del genere steampunk, delle sezioni stealth e dei poteri paranormali; sul fronte opposto, la mancanza di una trama veramente originale e quel senso di vacuità che lasciava l’amaro in bocca, non ha permesso a questo titolo di diventare il capolavoro che tutti avrebbero voluto. Adesso, a tre anni dall’uscita su piattaforme old gen,Dishonored si presenta di nuovo al cospetto degli utenti, nella sua veste next gen. Il titolo di Arkane Studios, la software house francese conosciuta per titoli quali Dark Messiah of Might and Magic e Bioshock 2, porta sulle nostre PS4 e Xbox One un titolo controverso, che ha saputo ammaliare per un’ambientazione e un’atmosfera degne dei più importanti romanzi cyberpunk di fine ottocento. In una next gen dove i remastered sono all’ordine del giorno, andiamo a vedere insieme cosa è cambiato in questa versione 2.0 di Dishonored.

Dishonored Definitive Edition

Piattaforma: PS4, Xbox One, PC

Genere: Azione, Stealth

Sviluppatore: Arkane Studios

Publisher: Bethesda Softworks

Giocatori: 1

Online:

Lingua: Completamente in Italiano

Versione testata: PS4

Dal punto di vista della trama non è cambiato niente rispetto alla versione old gen: Corvo Attano, il nostro alter ego e Lord Protettore della Regina, viene incaricato da quest’ultima di andare nelle nazioni vicine per cercare un rimedio contro la peste che sta dilagando nella città di Dunwall, chiedendo aiuto ai sovrani delle città limitrofe. Al suo ritorno, Corvo porta con sé spiacevoli notizie: Dunwall è la prima città ad essere stata colpita da un’epidemia di peste così dilagante, dovuta al costante aumento dei ratti, e i signori delle altre città non sanno come aiutarla. Mentre Corvo riferisce le informazioni alla regina Kaldwin, qualcosa va storto e l’equilibrio, già di per sé precario, vacilla vertiginosamente. Corvo, completamente destabilizzato per l’accaduto, resta fermo e incredulo di fronte all’immutabile corso degli eventi.

Da qui ha inizio il nostro viaggio nel mondo steampunk plasmato dai ragazzi di Arkane Studios: l’incipit non è sicuramente dei più originali, e probabilmente di storie così ce ne sono a bizzeffe all’interno dei romanzi ottocenteschi, ma, come ci teniamo subito a sottolineare, non è la trama il pezzo forte di Dishonored.

“Dishonored avrà una durata relativa al tipo di approccio che ogni giocatore utilizzerà nel completare le svariate missioni”

Sebbene la trama non sia tra le più innovative, riesce ad offrire alcuni spunti interessanti durante il corso della nostra avventura: tra salvataggi improbabili e rapimenti furtivi, non c’è un attimo di tregua, se non quando possiamo riposarci nel nostro caro letto nel rifugio eretto dai Lealisti: l’Hound Pits Pub. Questo vecchio pub sarà il fulcro della nostra vita da assassino, e il luogo da dove partirà ogni nostra spedizione nei vicoli di Dunwall. All’Hound Pits Pub troveremo l’Ammiraglio Havelock, il quale guiderà le nostre azioni e ci fornirà le missioni da portare a termine; e Piero, il nostro inventore di fiducia: Piero esaudirà ogni nostra richiesta, fornendoci (ovviamente pagando la giusta cifra) potenziamenti per le nostre armi e gadget.

A proposito di “dormite”, la prima volta che riposeremo all’Hound Pits Pub dopo la fuga dalla prigione, saremo avvicinati nel sonno (che sia un sogno oppure la realtà non ci è dato saperlo) da una strana figura conosciuta come l’Esterno: questo essere soprannaturale e semi-divino ci fornirà alcune abilità paranormali che ci torneranno utili tra un assassinio e l’altro.

Per quanto riguarda la longevità, Dishonored avrà una durata relativa al tipo di approccio che ogni giocatore utilizzerà nel completare le svariate missioni: se siete i classici tipi che vogliono lasciare terra battuta dietro di loro, eliminando qualsiasi cosa si trovi sul proprio cammino, sappiate che il gioco arriverà a circa 12-15 ore; se al contrario amate il ragionamento e muovervi nell’ombra silenziosi e impercettibili, studiando ogni mossa nei minimi dettagli, Dishonored potrebbe durare persino il doppio.

Lo sciame di ratti, una delle potenti abilità forniteci dall’Esterno e sbloccabile tramite l’utilizzo delle rune.

 

La longevità del gioco sarà legata in maniera viscerale allo stile di combattimento che adotterete: inoltre, il gameplay non si rifletterà soltanto sulla durata, bensì avrà pesanti ripercussioni anche sulla stessa città di Dunwall. Adottando uno stile da “tritacarne”, uccidendo tutti i nemici che vi si pareranno davanti, il finale del gioco cambierà in maniera profonda, diventando più cupo e tetro. Infatti, in un finale di questo tipo aumenterà in maniera esponenziale il numero di ratti infetti e di Piangenti, ovvero gli esseri umani colpiti dalla peste. Al contrario, svolgendo le missioni in maniera furtiva, nascondendovi nell’ombra ed evitando di uccidere i soldati della milizia, la presenza dei ratti e dei piangenti resterà invariata, e anche l’atmosfera risulterà meno pesante.

Come possiamo notare quindi, il gameplay è un aspetto molto importante in Dishonored, tanto da andare a modificare non solo la durata del gioco, ma persino l’atmosfera stessa della città creata dalle menti degli sviluppatori di Arkane Studios. In aggiunta, lo stile di combattimento adottato dal giocatore si andrà a coagulare perfettamente con il parco di skill a disposizione di Corvo, le quali saranno più o meno utili a seconda delle nostre tendenze durante le missioni.

Durante il nostro primo incontro con l’Esterno, quest’ultimo ci donerà dei poteri paranormali che potremo utilizzare grazie alla presenza di un marchio tatuato sul dorso della nostra mano sinistra: tra le varie abilità che potremo sbloccare e potenziare con l’utilizzo di rune che troveremo sparse per Dunwall, ce ne saranno alcune utili per muoverci nell’ombra e vedere i movimenti dei nostri avversari attraverso le mura (Traslazione e Visione Oscura); altre saranno necessarie per controllare la mente di animali e essere umani, così da sfruttarli a nostro piacimento, e per rallentare il tempo, permettendoci di uccidere i soldati della milizia senza troppi problemi (Possessione e Distorsione). I suddetti poteri saranno i più adatti per chi ama un approccio al gioco più ragionato, mentre per coloro che amano il caos e la violenza, sarà impossibile non potenziare Branco Famelico e Ciclone, rispettivamente un branco di ratti infetti assetati di sangue e un colpo d’aria utile per scaraventare via i nemici e respingere i proiettili.

“lo stile di combattimento adottato dal giocatore si andrà a coagulare perfettamente con il parco di skill a disposizione di Corvo”

Per poter utilizzare i poteri descritti sopra sarà necessario avere la barra del mana carica, la quale potrà essere ricaricata grazie alle fiale blu recuperabili in giro per la mappa. Tra i poteri passivi, invece, avremo la possibilità di sbloccarne e potenziarne fino a 4: questi poteri saranno utili in diverse situazioni, permettendoci di essere più letali in combattimento (Sete di Sangue), di saltare più in alto e muoverci più velocemente (Agilità), aumentare la salute e la rigenerazione (Vitalità) e far sì che i cadaveri dei nostri nemici scompaiano dal terreno di scontro diventando cenere dopo la loro morte (Morte Invisibile).

Un aspetto che è migliorato molto rispetto alla versione old gen del titolo è la risposta dei comandi: la fluidità generale del gioco è nettamente migliorata, anche grazie ai 60 fps stabili dettati dalla potenza delle console di nuova generazione, e la reazione di Corvo ai nostri “ordini” è immediata e senza troppe incertezze. Il poco ritardo nella risposta agli input del giocatore da parte del nostro alter ego offre scontri più avvincenti e l’ottima fluidità generale rende gli spostamenti nei vicoli di Dunwall molto più divertenti e “spensierati”.

Sebbene, come abbiano sottolineato in precedenza, la Definitive Edition di Dishonored non porti con sé molte novità a livello di contenuti, il gioco nella sua versione 2.0 riesce a donare un senso di giustizia al gameplay del titolo, che si prende una boccata d’aria fresca rispetto a quello altalenante e “difettoso” della variante old gen.

Inoltre, compresi nel prezzo della Definitive Edition, troviamo tutti i DLC usciti in questi 3 anni, tra cui Le Sfide di Dunwall City, Il Pugnale di Dunwall e Le Streghe di Brigmore. Il prezzo che si assesta sui 39.99 euro si conforma a quello di tutti i remastered dei titoli tripla A usciti in questi primi due anni di vita di Playstation 4 e Xbox One.

Siamo giunti, finalmente potremmo dire, a quello che è il pezzo forte di Dishonored Definitive Edition: lo stile. Come abbiamo sottolineato più volte durante la nostra recensione, in questa versione rinnovata di Dishonored non cambia quasi niente rispetto a quella per la generazione passata, tanto che questo aspetto va a pesare non poco sul comparto tecnico del titolo. Infatti, sebbene il gioco giri adesso a 1080p e a 30 fps stabili nella versione PS4 da noi provata, portando benefici tutto sommato importanti alla fluidità generale e al gameplay, a livello di textures il gioco resta ancorato ai canoni di PS3 e Xbox 360, con textures slavate e a bassa risoluzione che ad un’attenta occhiata fanno storcere il naso a molti.

Nonostante questa grandissima pecca, lo stile e l’atmosfera del gioco restano invariati, mostrando quanto a volte gli aspetti puramente tecnici possano passare in secondo piano quando si riesce a mascherare il tutto con un comparto artistico da 10 e lode. La città di Dunwall, infatti, riesce a più riprese a colpire dritto al cuore il giocatore, ammaliandolo in tutta la sua cupezza e devastazione. La corruzione e la cupidigia dei signori ai piani alti della società sono ammirabili durante alcune missioni dove dovremo addentrarci nelle loro abitazioni: qui, le sfarzose e pompose case dei più ricchi risalteranno subito all’occhio del giocatore, tra quadri e mobili in pieno stile ottocentesco.

Al contrario, i vicoli di Dunwall, invasi da ratti e piangenti, doneranno alla città quel tipico senso di degrado dovuto ad uno sviluppo industriale incontrollato, dove i potenti capitalisti speculano persino sulle vite dei poveri abitanti della città.

 

“lo stile e l’atmosfera del gioco restano invariati, mostrando quanto a volte gli aspetti puramente tecnici possano passare in secondo piano quando si riesce a mascherare il tutto con un comparto artistico da 10 e lode”

Come abbiamo detto, sebbene il problema delle textures pesi parecchio sul prodotto finale, andando a minare un comparto tecnico che non fa gridare al miracolo, Dishonored riesce comunque a risollevarsi grazie ad un livello artistico incredibile, nel quale spiccano, senza alcun dubbio, l’atmosfera e un character design, non perfetto, ma sicuramente ispirato.

A livello di character design, il titolo, sfruttando a mani basse il suo stile dieselpunk caratterizzato dall’ascesa al potere del petrolio e dalla percezione tecnocratica della politica, ci pone faccia a faccia a nemici ben caratterizzati e originali, tra sentinelle robot giganti e soldati armati di arnesi disparati.

Lo stile dieselpunk, che condivide temi più con il cyberpunk che con lo steampunk, si fa sentire nell’opera di Arkane Studios, facendo immedesimare il giocatore nella distopica città di Dunwall.

Come se non bastasse, la colonna sonora riesce in maniera eccelsa a farsi notare durante tutto il gioco, proponendo tracce originali che si adattano perfettamente allo stile dieselpunk di Dishonored. Inoltre, durante le nostre missioni tra i vicoli di Dunwall, è possibile sentire alcune guardie fischiettare un motivetto ispirato al canto marinaresco “Drunken Sailor“, la stessa melodia che abbiamo sentito cantare dalla ciurma di Edward Kenway inAssassin’s Creed IV: Black Flag.

In conclusione…

Dishonored Definitive Edition sbarca su PS4 e Xbox One in veste next gen, portando con sé nessuna corposa novità rispetto alla versione uscita nel 2012. Sebbene l’opera di Arkane Studios riesca in modo profondo a suscitare ancora l’interesse della critica, questa versione 2.0 non è capace di dare ai giocatori il giusto stimolo per correre ad acquistarlo.

Nonostante il gioco giri adesso a 1080p e 30 fps stabili, gli sviluppatori non hanno saputo donare nuova vita a questo titolo, tralasciando dettagli importanti soprattutto per quanto riguarda il comparto tecnico: le textures sono rimaste ancorate alla versione old gen, senza alcun tipo di lavoro di rifinitura da parte della software house francese.

Fortunatamente ci pensa lo stile a risollevare dalla cenere Dishonored, proponendo un livello artistico eccezionale e ben curato: in questo caso le menti dietro al level design hanno fatto un lavoro magistrale, portando su schermo una città, Dunwall, che saprà conquistare il cuore dei giocatori sin dai primi momenti di gioco.

Benché il comparto tecnico lasci l’amaro in bocca per un’occasione mancata, ci sentiamo di consigliare questa versione remastered di Dishonored a tutti coloro che non avuto il piacere di giocarlo, e soprattutto a coloro che amano il genere steampunk e vogliono immergersi a capofitto in una tra le città più ispirate degli ultimi anni. Tra corruzione e complotti, lealtà all’impero e desiderio di redenzione, siamo sicuri che Corvo Attano sarà un alter ego all’altezza delle aspettative.

Voto: 7/10

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