News 14 Set 2015

PES 2016 – Recensione

Che siate amanti del pallone “in carne ed ossa” o di quello virtuale da salotto, settembre è ormai da tradizione il vostro mese. Il perché lo sappiamo tutti: l’estate sta finendo, le giornate si accorciano e le domeniche pomeriggio riecheggiano non più di radioline, come si faceva una volta, ma di svariati canali televisivi che urlano a gran voce risultati, aggiornamenti dai campi o una presunta frivolezza della moglie dell’arbitro. Nell’universo dei videogiochi, la cosa non è poi molto diversa (moglie dell’arbitro permettendo): settembre è il mese della sfida più infuocata dell’anno, quella per il predominio sul titolo di simulazione calcistica d’eccellenza tanto per PC quanto per console. Ormai lo sapete, settembre è il mese di Pro Evolution Soccer e di FIFA, acerrimi rivali già da quattro generazioni di console, pronti stagione dopo stagione a suonarsele di santa ragione per portare a casa l’agognato titolo. E ora, finalmente, è arrivato il momento della bella, della partita secca: perché è vero, tra E3 e gamescomabbiamo ci siamo fatti una cultura invidiabile sul tema del pallone, ma è ora – finalmente – che le squadre escono in campo per davvero.

In occasione dell’uscita imminente dell’atteso PES 2016, disponibile dal prossimo 17 settembre (per la prima volta in leggero anticipo rispetto alla concorrenza), siamo stati invitati da Digital Bros ad un esclusivo Review Eventpresso i relativi uffici milanesi: una due giorni intensa e serrata, dove abbiamo potuto testare con mano e senza alcun limite un codice review definitivo del titolo targato Konami e PES Productions. E iniziamo subito chiarendo una cosa: quanto da noi provato non ha nulla a che vedere con la demo uscita in entrambi gli store digitali una manciata di giorni fa. Potremmo quasi sfiorare l’azzardo ed affermare che, a pallone fermo, il codice che abbiamo provato sembra un altro gioco. E sì, si tratta di una notizia strepitosa per gli amanti della filosofia calcistica del Sol Levante: ma sedetevi comodi, che di cose da raccontare ne abbiamo parecchie.

PES 2016

PiattaformaPS4, PS3, Xbox One, Xbox 360, PC

Genere: Sport

Sviluppatore: PES Productions

Publisher: Konami

Giocatori: 1-4 (offline)

Online: Disponibile

Lingua: Completamente in italiano

Versione Testata: PS4

Pro Evolution Soccer compie 20 anni. Due decenni fatti di successi incredibili e record infranti, ma anche di anni bui e di episodi al limite del fallimentare. E da un lato è comprensibile: non è facile, per non dire impossibile, riuscire a mantenere una leadership per un periodo così lungo in un mercato dinamico e spietato come quello dei videogiochi. Certo è che, dopo aver insegnato al mondo cosa significhi creare la simulazione calcistica per antonomasia, trovarsi a mangiare la polvere per sette anni di fila proprio bello non dev’essere. Desiderio di riscatto, dunque, volontà di ritornare ad altissimi livelli e, cosa più importante, di ricreare un titolo capace di trasmettere al giocatore il parterre di sensazioni che si prova nel controllare una vera superstar del calcio mondiale: questi sono i pilastri alla base di PES 2016, alla base di quel “love the past, play the future” (ama il passato, gioca il futuro) assunto a motto dell’edizione di quest’anno. Un richiamo forte a glorie di una volta comePES 5 o PES 6, giusto per citare due tra i capitoli migliori del franchise, ma contestualizzati appieno in quelli che sono gli stilemi della nuova generazione del videogioco: giocabilità, grafica, online. PES 2016 vuole in sostanza essere tutto questo: un ritorno alle origini in grande stile, filtrato attraverso gli occhi del videogioco (e del videogiocatore) moderno. Forma e sostanza, grafica e giocabilità, passato e futuro: e, come avrete già intuito dalle nostre prime parole, ci è riuscito abbondantemente.

Iniziamo dal protagonista indiscusso di PES 2016, il pallone. Può sembrare banale, ma uno degli aspetti più importanti in un gioco di calcio è senza ombra di dubbio il comportamento fisico di quella dannata sfera rincorsa da 22 scimmioni in bermuda. Rispetto alla già significativa declinazione dello scorso anno, PES non si limita soltanto ad affinare la fisica del pallone, ma la riscrive completamente da zero, raggiungendo un risultato di realismo encomiabile. Basterebbe osservare lo spin che assume il pallone dopo un calcio di punizione alla Pirlo, ad esempio, o come schizza via con traiettorie imprevedibili dopo un contrasto duro a centrocampo, per capire che qualcosa è cambiato, ma sarebbe soltanto la punta dell’iceberg. Per la prima volta, la palla trasmette al giocatore un proprio peso, fa sentire la massa come un qualsiasi oggetto reale. Lo si nota subito, ad esempio, osservando (meglio se con un replay ravvicinato) come i piccoli rimbalzi al suolo dopo un passaggio imperfetto siano uno diverso dall’altro, come l’attrito del campo abbia effetto tanto sulla direzione quanto sulla “strada” percorsa. Non che in PES 2015 i giocatori rincorressero un leggendario Super Tele avulso da qualsiasi formulazione galileiana, ma l’aggiornamento della fisica introdotto dagli sviluppatori è lampante. E contribuisce non poco all’aspetto simulativo del gioco.

PES 2016 non si limita ad affinare la fisica del pallone, ma la riscrive completamente da zero, raggiungendo un risultato di realismo encomiabile

Come vi abbiamo già raccontato nel corso dei nostri precedenti appuntamenti, la fisica rappresenta una delle chiavi di volta di PES 2016. Gli effetti benefici del FOX Engine sono fuori da ogni ragionevole discussione, ma il merito va ancora una volta al team di sviluppo – che ha aggiustato il tiro e raffinato una lunga serie di dettagli marginali soltanto all’apparenza. Della fisicità dei giocatori ne avevamo già parlato abbondantemente: controllare un Neymar o un Thiago Motta non è affatto la stessa cosa. La velocità del primo è in molti casi deleteria per il secondo, laddove la prestanza atletica di quest’ultimo, se utilizzata al momento corretto, può riuscire ad arginare completamente l’irruenza della superstar carioca. Lo stesso discorso vale per atleti dello stesso ruolo: pensate a Carlos Tévez e Cristiano Ronaldo. Entrambi calciatori sensazionali, ma uno è un guerriero capace di aprirsi la strada a spallate resistendo anche agli affondi avversari più severi, l’altro è un fulmine che danza col pallone incollato ai piedi spostando rapidamente il proprio equilibrio per eludere la difesa. Ciascun giocatore, in sostanza, non si limita a far sentire la propria fisicità a chi stringe il pad tra le mani, ma riesce a trasmettere velocità, forza o resistenza ai colpi subiti. Un risultato che, unito al PES ID (il sistema grazie al quale i giocatori più quotati replicano il modo di giocare e i colpi più celebri delle controparti reali), si fa apprezzare in questo codice già dalle prime partite.

Il bello, tuttavia, arriva quando i giocatori si scontrano. Ed è proprio nelle situazioni uno contro uno, siano esse a terra o aeree, che PES 2016 mostra i frutti della propria evoluzione. Giocatori che sfruttano il peso del proprio corpo per prendere posizione e spostare l’avversario, atleti che cadono rovinosamente al suolo dopo un tackle furioso e si rialzano, dopo un paio di capriole, protestando contro l’arbitro, centrocampisti che ciondolano per qualche metro dopo aver subito parzialmente un affondo avversario ma riescono a riprendere l’equilibrio e proseguire la propria corsa. Le situazioni di questo genere si perdono rapidamente all’infinito, e possiamo garantirvi che in più di qualche occasione ci siamo ritrovati stupiti. In una di queste, ad esempio, Totti ha subito un tackle particolarmente cattivo e, nonostante l’inevitabile caduta (Boateng non è certo uno che le manda a dire, specie quando entra a gamba tesa) si è rialzato come un fulmine dopo aver rotolato sulla spalla e ha continuato la sua corsa in fascia; in un’altra, invece, il povero Montolivo ha subito una spallata maschia da Vidal e, dopo aver percorso alcuni metri in equilibrio precario, si è ritrovato al suolo cedendo la palla alla Vecchia Signora. Tutto questo, e molto altro, è chiaramente reso possibile dalla combinazione efficace di due componenti: fisica e, soprattutto, animazioni.

Poco da fare, il rinnovato comparto animazioni rappresenta il fiore all’occhiello dell’attuale declinazione di PES. Il raffronto numerico con la passata edizione è impietoso, laddove le animazioni in dodici mesi sono oltre che triplicate. Ma non si tratta soltanto di un mero fattore numerico: è la qualità a fare la differenza, e quelle di PES 2016 sono strepitose. Fluide, precise, velocissime: ogni giocata, anche la più complessa, scivola che è un piacere, senza che il giocatore scorga interruzioni tra la fine di un’animazione e l’attacco di quella immediatamente successiva (un problema ancora evidente lo scorso anno e ai limiti del drammatico negli episodi precedenti). Controlli di palla in due tempi, giocate funamboliche, atleti quotati che cambiano repentinamente il proprio equilibrio o saltano come grilli per ricevere e tenere in campo il pallone diventano azioni all’ordine del giorno. Qualità e quantità permettono dunque di colmare un gap evidente nello spazio delle possibilità di ogni atleta, che ora è in grado di sbizzarrirsi con passaggi di interno/esterno/tacco, con finte ubriacanti, con controlli così acrobatici da far partire la Ola o quant’altro. Persino i portieri si esibiranno in parate mai viste prima, smanacciando il pallone dopo balzi felini sopra la traversa o, possibilmente, nelle zone laterali allo specchio della porta. Buffon o Casillas ci hanno negato la gioia di un goal praticamente certo compiendo autentici parossismi atletici, che lo scorso anno non avremmo sicuramente visto in area.

Da quest’anno, forse un po’ in ritardo, potremo cimentarci anche con le famigerate esultanze personalizzate, una delle novità più significative della componente “emozionale” di PES: per la prima volta, infatti, ogni atleta trasmetterà con animazioni specifiche le proprie emozioni del momento, siano esse la gioia irrefrenabile per il goal siglato, la delusione lacerante per un errore clamoroso a porta vuota o la rabbia che esplode per un fallo evidente non riconosciuto dall’arbitro. Le espressioni contorte dei giocatori, le braccia gettate al cielo dopo un’imprecazione alla terna arbitrale o l’urlo liberatorio verso i propri compagni di squadra, che ci accoglieranno gridando e ridendo non hanno alcun effetto in termini di meccaniche di gioco, ma il loro contributo allarealizzazione della simulazione perfetta è estremamente significativo.

Tenersi la palla vicino ai piedi per troppo tempo non è mai la soluzione più intelligente. Anche se il “vostro” cognome è Neymar

Ma restiamo in argomento portieri, da sempre uno dei temi più delicati della produzione del Sol Levante. Da parecchi anni a questa parte, una delle critiche mosse più di frequente agli estremi difensori era il manifestarsi di comportamenti all’apparenza irrazionali, come lisci clamorosi o proverbiali uscite a farfalla, magari pochi secondi dopo un intervento miracoloso. Nel corso della nostra prova è emerso un comportamento completamente diverso: non solo i portieri ci sono sembrati molto più reattivi e scattanti, ma il numero di errori del genere è sceso drasticamente (in oltre trenta partite contro la CPU e più di qualche sfida con altri colleghi, ne avremo contate giusto un paio). Non solo: segnare da fuori area è più difficile che in passato – complice anche una difesa serrata, come vedremo a breve. Ovvio che è impossibile generalizzare questa affermazione a legge inviolabile: avere tra i pali Gianluigi Buffon o Nick Olij, portiere dell’AZ Alkmaar, non è certo la stessa cosa, così come ritrovarsi in svantaggio dopo che un attaccante a bordo area e senza alcun difensore tra i piedi fa partire una bordata sotto il sette, a ben vedere, non è imputabile ad un difetto di AI. In tutto questo, le routine del PES ID hanno effetto anche sui numeri uno più famosi del panorama calcistico. E i risultati, lo ribadiamo, si vedono.

Sempre in tema AI, abbiamo notato evidenti miglioramenti anche nelle facoltà decisionali tanto dei nostri compagni di squadra, quanto in quelle degli avversari. Nelle fasi di attacco, il portatore di palla sarà costantemente supportato da centrocampo e fasce, che saliranno rapidamente verso la difesa avversaria in modo da permettere un disimpegno o, se la situazione lo permette, di favorire un uno-due per superare la linea difensiva e raggiungere il portiere avversario. I compagni accompagnano l’azione di gioco “fino a quando le gambe lo permettono”, visto che più il minutaggio sale (e la stanchezza si fa sentire), più difficile sarà trovare un giocatore a cui scaricare la palla: ma, tutto sommato, si tratta di una scelta verosimile e comprensibile. Lato difesa,scordatevi di scorrazzare liberamente da una parte all’altra del campo, trovarvi faccia a faccia col numero uno e infilargli la palla dietro le spalle: centrocampo e difensori, in queste occasioni, convergono rapidamente verso il portatore di palla, cercando simultaneamente di interrompere la sua azione con tackle o spallate e di precludere ogni linea di passaggio frontale/laterale, laddove possibile.

Certo, in alcuni casi abbiamo assistito a comportamenti alquanto discutibili (come un centrocampista obbligato a difendere che, di colpo, si disinteressa della palla per tornare a rioccupare la propria posizione), ma si è trattato di evenienze ragionevolmente sporadiche. Se il raddoppio difensivo della nostra squadra spetta a noi, tenendo premuto il tasto X mentre si punta l’attaccante avversario, la CPU se la cava piuttosto bene già a difficoltà standard: a meno di non essere dei prodigi delle finte (e sappiate che di finte, in PES 2016, ce ne sono a volontà), tenersi la palla vicino ai piedi per troppo tempo non è mai la soluzione più intelligente. Anche se il “vostro” cognome è Neymar.

Novità molto interessante (e chiacchierata) di questo PES è il Dynamic Weather: le condizioni atmosferiche della città che ospita l’incontro possono cambiare casualmente nel corso di una gara, trasformando una fresca serata in un improvviso acquazzone. Il che, se ci riflettete, è un fattore coreografico soltanto fino ad un certo punto: provate a pensare all’efficacia di una squadra come il Barcellona, caratterizzata da un gioco fulmineo palla a terra e da una rete intricatissima di passaggi di prima, in un manto erboso simile ad un acquitrino. Impossibile anche solo pensare di superare il centrocampo con tocchi e finte: diventa dunque necessario ripianificare la propria strategia e la condotta di gara, laddove le giocate e le azioni sfruttate in condizioni meteo favorevoli potrebbero non essere più ideali sotto al diluvio. Diluvio che, immancabilmente, farà lievitare il numero di errori (controlli di palla, passaggi o cross) anche dei giocatori più quotati. L’imprevisto è sempre dietro l’angolo …

Il rinnovato comparto animazioni rappresenta il fiore all’occhiello dell’attuale declinazione di PES 2016

Chiusa la (lunga) parentesi gameplay, è giunto il tempo di concentrarsi sugli aspetti più contenutistici di questoPES 2016. Sul capitolo licenze è inutile spendere troppe parole, visto che ormai la situazione è la stessa da parecchi anni e, a meno di stravolgimenti contrattuali, lo sarà ancora fino a data da destinarsi. Il titolo Konami offre licenze complete per i campionati Spagnolo (Liga BBVA e Adelante), Francese (Ligue 1 e 2), Olandese (Eredivisie) e Italiano (nonostante manchino i loghi ufficiali delle due Serie e, per quella Cadetta, vi sia più di qualche nome al limite dello spasso) e altre, limitate, per campionati altrettanto celebri come quelli Inglese (Premier e Seconda Divisione) o Portoghese (le cui compagini sono ridotte all’osso). I campionati disponibili, oltre a quelli citati, comprendono quello Brasiliano, Argentino, Cileno, dell’America Latina (PLA) e dell’Asia (PAS), a fianco degli immancabili campionati PEU e Konami – customizzabili a piacimento dall’utente. Ottime invece le esclusive suChampions ed Europa League, oltre a quella ancora più succulenta per Euro 2016 (seppur non ancora disponibile nel codice da noi testato) e alle classicissime Copa Libertadores, Coppa Sudamericana e AFC Champions League. Immancabili le coppe “secondarie”, come quella Internazionale, Europa, America, d’Asia/Oceania, d’Africa e la nota Coppa Konami. La versione PS4 del titolo, lo ricordiamo, permetterà ai giocatori di importare asset personalizzati (a partire da preset ben definiti), per caricare divise e loghi personali e usarli in qualunque modalità del gioco: non si tratta certo della risoluzione definitiva al problema delle licenze, ma quantomeno chiunque non riesca a fare a meno di nomi e divise corrette (che saranno rilasciati in tempo zero dalla community di PES) avrà a disposizione un utile strumento con cui allinearsi alla situazione del calcio reale.

Menu e navigazione ricalcano pedissequamente la struttura adottata già dalla scorsa tornata, con le classiche schermate (Home, Mondo Calciatore, Extra e via dicendo) al proprio posto. I giocatori abituali di PES si sentiranno a proprio agio sin da subito, mentre le nuove leve non avranno eccessive difficoltà per accedere ai contenuti disponibili. Contenuti che, al netto di quanto appena citato, comprendono le tre modalità principe di Pro Evolution Soccer: MyClub, Master League e Diventa un Mito. Per ovvi motivi, non abbiamo potuto testare in alcun modo la modalità MyClub, disponibile soltanto a partire dal Day One del titolo: trattandosi di una componente interamente online, non abbiamo certo di che recriminare, rimandando ad approfondimento dedicato nei giorni a venire.

Le novità più significative per la modalità Diventa un Mito sono per lo più di natura estetica, con una riorganizzazione più leggibile ed accessibile dell’hub di partenza in modo da facilitarne le operazioni del giocatore. Per chi non lo sapesse, in questa sezione sarà possibile creare un giocatore sconosciuto (scegliendo tra una lunga serie di parametri estetici e non, come negli RPG) e accompagnarlo nella lunga strada verso il successo, facendone aumentare il livello (che inizierà da un complessivo di 68) sino ad ottenere contratti sempre migliori con i club più quotati. Guadagnare la fiducia del Mister sarà necessario per garantirsi un posto da titolare in squadra, visto che potremo dimostrare le nostre doti soltanto se quest’ultimo si fiderà di noi. A nostra disposizione avremo un Assistente, che ci fornirà ogni tipo di informazione relativa al campionato e alla stagione in corso, e un Agente personale, che ci notificherà di eventuali offerte da parte di altre squadre o gestirà la nostra richiesta di trasferimento qualora l’idillio col club non dovesse andare come previsto. Dall’hub principale, dicevamo, avremo in un sol colpo d’occhio gran parte delle statistiche di interesse (livello di fiducia del mister, livello del nostro alter ego, informazioni sulle prossime partite e via dicendo): i menu sono ragionevolmente intuitivi (Menu Giocatore, Trattative e Info Squadra), permettendo anche ai neofiti di questa modalità di muovere i primi passi senza eccessive preoccupazioni.

Discorso analogo per la Master League, anch’essa profondamente rinnovata nella veste di presentazione, ma non solo. La navigazione dell’aspirante Mourinho si articola su tre aree distinte: la prima è Gestione Squadra, al cui interno sarà possibile decidere lo schema dei nostri undici titolari, l’allenamento per ciascun atleta (che potrà migliorare velocità, resistenza, tiro, passaggi o optare per un allenamento equilibrato) e il relativo numero sulla divisa, oltre che deciderne il rinnovo o la scissione del contratto. Sarà inoltre possibile accedere alla nostra Primavera e, qualora vi sia un giocatore promettente, offrirgli un contratto in prima squadra. Info sulla squadra offre una serie di dettagli di servizio su risultati, statistiche, rosa e stato di salute di ciascun giocatore: un parametro da tenere sotto stretta osservazione – per vincere, non servono giocatori stanchi in campo.

La parte del leone la fa il menu Trattative, al cui interno potremo osservare (e modificare) eventuali trattative in corso, effettuare una ricerca avanzata di specifici giocatori (utilizzando parametri di ricerca specifici) a cui offrire un contratto/prestito o, qualora fossimo degli allenatori davvero bravi, gestire le innumerevoli richieste provenienti da altri team alla ricerca di un Mister come si deve. Ancora una volta, la figura chiave della Master League è l’Osservatore, migliorato ulteriormente rispetto alla scorsa stagione, che se sfruttato a dovere ci permetterà di acquistare talenti del calcio a prezzi “contenuti”. Sarà compito nostro dare specifiche istruzioni all’osservatore, sia che si tratti di dettagli come posizione o area geografica di provenienza, sia di aspetti di natura economica (cerca chiunque disponibile o soltanto chi non rappresenti un problema al budget della società). Più interessante, tuttavia, è il filtro sugli aspetti da valorizzare: potremo infatti decidere di cercare soltanto giocatori Jolly, oppure altri in miglioramento nell’ultimo periodo o dalla valutazione generale positiva. Più precisi saremo (il che implica, meglio capiremo le necessità del nostro team), migliore sarà il lavoro dell’Osservatore. Ancora una volta, la Master League funziona bene e, potenzialmente, si dimostra una fonte inesauribile di divertimento: avremmo tuttavia gradito una libertà maggiore nelle fasi di trattativa, ancora troppo “automatiche” e indipendenti dalle scelte dell’utente. Non potremo alzare a nostra discrezione un’offerta ricevuta per un giocatore, limitandoci soltanto a richiederne una più alta (o, allo stesso modo, richiedere uno sconto su un possibile acquisto) senza però quantificare l’importo effettivo, che sarà deciso in autonomia dal sistema. Gli amanti della strategia calcistica, a ben vedere avrebbero sicuramente gradito una maggior libertà decisionale.

Da un punto di vista grafico, confermiamo quanto già espresso nel corso delle nostre passate prove. PES 2016 è impressionante, con un livello di dettaglio nella creazione dei volti degli atleti al limite del fotorealismo. Se delle animazioni abbiamo già parlato a sufficienza, a lasciare di sasso è la cura del team di sviluppo nella realizzazione delle piccole cose: le pieghe dinamiche delle magliette e dei pantaloncini degli atleti, le loro espressioni, la fluidità con cui tutto scorre partita dopo partita. All’interno del campo da gioco pressoché nulla è lasciato al caso: volendo esser pignoli potremmo recriminare un manto erboso un po’ troppo regolare(nonostante i passi avanti da gigante siglati quest’anno) e i giocatori che tendono a sporcarsi poco nonostante il numero di scivolate non sia certo basso. Ma a parte questo, lo ripetiamo, l’impianto tecnologico che sottende ogni incontro è strepitoso.

Dove il FOX Engine latita, tuttavia, è nel resto dello stadio: i miglioramenti del pubblico sugli spalti (a dir poco imbarazzante dodici mesi fa) e del personale addetto alla sicurezza, dei fotografi e dei cameraman a bordo campo (alcuni di questi avranno un set di animazioni limitato, in modo da non sembrare delle statuine di sale)sono ancora marginali, rispetto alla visione di insieme. Il miglioramento c’è, è palese, ma è ancora poca cosa se confrontato col resto del lavoro operato da PES Productions. Che per carità, ha saputo dare il meglio dove effettivamente serviva: ma basterebbe curare un po’ di più la vita dei “non protagonisti” all’interno dello stadio per rimediare a gran parte delle critiche. Complessivamente piacevole anche la componente audio, che gode di unatelecronaca del duo Caressa-Marchegiani rinnovata e godibile. Anche quest’anno il distacco tra i due è evidente (diciamo che, in molte circostanze, Marchegiani non è proprio lo speaker più naturale del mondo), ma nel complesso il voice over dei due cronisti ha dato dei risultati positivi.

Il trailer della gamescom di PES 2016.

In conclusione …

Ci sono voluti oltre sette anni di sudore e di sacrifici, sette anni di compromessi con l’orgoglio e di errori più o meno gravi di cui fare tesoro per arrivare a questo PES 2016. Non è facile ritrovarsi dalle stelle alle stalle nell’arco di una sola stagione, come non è facile assistere all’ascesa inarrestabile di una concorrenza storicamente inseguitrice mentre la tua nomea sembra scivolare sempre più negli abissi. Pro Evolution Soccer ne ha letteralmente passate di belle e di brutte, promettendo sonori ritorni in grande stile che hanno finito per essere puntualmente smentiti alla prova dei fatti. Ma lo scossone a cui abbiamo assistito lo scorso anno rappresentava soltanto il primo passo della rivoluzione interna operata da PES Production, che mai come quest’anno è andata a sfiorare il centro perfetto. Sì, perché PES compie la bellezza di 20 anni, e li compie nel modo migliore che potessimo immaginare.

Love the past, play the future. Un passato più “antico” fatto di gloriosi successi da cui trarre ispirazione, ma anche uno più recente, condito da errori madornali e autentici fallimenti. Ma è imparando dal passato, anche dai suoi errori, che si può carpire il futuro: e questo ha fatto PES 2016, capace finalmente di offrire una giocabilità a 360 gradi, coinvolgente e divertente. Proprio come ai tempi di PlayStation 2, come ricorderanno i meno giovani. Non staremo certo a ripetervi la lunghissima lista di aspetti positivi offerta da questo meraviglioso ritorno della simulazione calcistica Made in Japan, che per due giorni è riuscita a stregarci nel vero senso della parola. Una simulazione che, lo ribadiamo, è ancora lontana dalla perfezione: dalla mancanza di licenze importanti (internazionali e non) alla realizzazione degli elementi di contorno, passando per una Master League forse un po’ troppo semplificata, ai detrattori della serie non manca certo materiale con cui argomentare. Ma quando scendi in campo, l’arbitro fischia e ti ritrovi con la palla al piede, è proprio lì che inizia la magia. Ed è lì che, di colpo, capisci che Pro Evolution Soccer è tornato. Buon compleanno, PES.

VOTO: 9/10

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