E’ da qualche mese ormai che si parla con insistenza del nuovo progetto di Studio Wildcard, software house indipendente che è riuscita a portare su STEAM e sulle console di nuova generazione, Ark: Survival Evolved. Il titolo nasce come un atipico survival online che permette ai giocatori di indossare i panni di un misterioso sopravvissuto che si ritrova su un’isola popolata da dinosauri ed altre creature dimenticate.
Passo dopo passo, l’evoluzione del proprio alter-ego sarà scandita dalle azioni intraprese, dai luoghi scoperti e dalle imprese completate con la collaborazione di altri giocatori. Nonostante i forti dubbi poco prima del rilascio della beta, i programmatori sono riusciti a presentare un prodotto funzionante e ben calibrato, soprattutto grazie ai costanti aggiornamenti e ai preziosi feedback di tutti gli utenti già connessi.
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Dopo aver selezionato il server di gioco, una brevissima introduzione ci porta direttamente sull’isola designata ad ospitare la nostra avventura e quella di molti altri. Durante le prime ore di gioco non sarà possibile fare un granché, a causa del livello ancora troppo basso e di un inventario praticamente vuoto. Obiettivo fondamentale sarà quindi proprio quello di sopravvivere, sfruttando l’ambiente circostante a nostro favore e cercando in tutti i modi di compensare le esigenze primarie, tra cui quella di mangiare, di coprirsi dal freddo e di trovare un’arma con cui affrontare le molte specie ostili che vivono sull’isola.
Purtroppo, data l’assenza di qualsivoglia tutorial, i giocatori più frettolosi potrebbero trovare l’esperienza sgradevole o addirittura frustrante; sprovvisto di protezioni, armi o nozioni sul mondo circostante, basterà un incontro ravvicinato con un nido di vespe che neanche avevate notato per mettervi KO. Ma una volta saliti di livello, sarà già possibile creare i primi arnesi, come asce e lance, che rispettivamente serviranno per ottenere legna dagli alberi e cacciare le prende per il cibo e potenziare le capacità del personaggio.
Ma Ark è soprattutto un gioco “sociale” e la collaborazione con il prossimo è caldamente consigliata per riuscire ad evolvere nel modo corretto il proprio alter-ego digitale. I primi incontri con altri esseri umani non tarderanno ad arrivare, soprattutto se all’inizio avete scelto un server ufficiale e particolarmente affollato: in molti casi però, gli utenti più esperti tenderanno ad ignorare i novellini e sarà per questo utile il sistema di chat pubblica per chiedere aiuto e suggerimenti sui primi passi da compiere. Anche l’iscrizione ad un clan (che non siamo riusciti a conquistare) può essere parte della soluzione, in quanto far parte di una community capace e affiatata è sempre utile. Alcuni clan più navigati ad esempio si riconoscono dalle immense strutture difensive e dal gran numero di dinosauri addomesticati al loro seguito.
Sarà infatti possibile, dopo molte ore di gioco ed un certo quantitativo di esperienza ottenuto, addomesticare buona parte della fauna locale, di cui potremo beneficiare a seconda delle esigenze: ci saranno dinosauri da difesa, animali da ricerca o cavalcature che ci permetteranno di muoverci molto più velocemente. In casi eclatanti e con la complicità di molte persone, si potrà arrivare a costruire vere e proprie dimore sulla schiena dei rettili più grandi, in modo tale da muoversi continuamente senza aprire la porta di casa. Il pericolo è che, come ogni altro bene dell’isola, può essere attaccato e distrutto in qualsiasi momento, anche se il nostro account è offline; ciò significa che il buon dinosauro, la capanna o persino il fortino, possono essere buttati giù da un team particolarmente preparato senza che noi possiamo farci nulla. Questo è di sicuro uno degli aspetti più acerbi di Ark, a cui gli sviluppatori non hanno ancora trovato una risoluzione efficiente.
L’obiettivo principale del gioco resta comunque la sopravvivenza del protagonista, resa ancora più ostica dal rigido schema di scelte imposto dalla software house in caso di precoce dipartita. Una volta morti, potremo difatti scegliere se ricominciare daccapo con un nuovo sopravvissuto oppure continuare con quello vecchio, perdendo però quanto di buono c’era nell’inventario. Ciò ci obbliga a scegliere sempre con estrema cautela la zona di caccia e/o da perlustrare, magari chiedendo lumi ad un compagno o studiando gli appunti automaticamente segnati sulla nostra mappa.
Fortunatamente, rispetto alle prime spietate versioni di gioco, Ark: survival Evolved ha abbassato di molto il rischio di incappare in qualche trappola mortale, pur non eliminando il costante senso di pericolo che sentiamo correrci come un brivido dietro la schiena. La stessa presenza dei giganteschi dinosauri e il tremore della terra al loro passaggio può essere segnale di pericolo e proprio per questo sarà importante imparare presto a distinguere le razze predatrici da quelle più mansuete (posto che, se infastidite, anche loro inizieranno ad attaccare). A questa curiosa presenza preistorica, si affiancheranno creature ed oggetti dall’aspetto senza dubbio fantastico o quantomeno molto più recente: oltre a lance, picconi o torce, ci capiterà di impugnare fucili automatici e pistole, cercando di abbattere uno dei draghi più spaventosi mai visti. Ne si deduce che i misteri che avvolgono l’isola di Ark sono moltissimi, tutti in attesa di essere svelati, complice una vastità ambientale che lascia senza fiato.
E’ proprio dal punto di vista tecnico che la produzione indipendente sorprende di più, con un comparto visivo che, almeno su pc, è una vera gioia per gli occhi. I modelli poligonali sono estremamente dettagliati, nonostante alcuni movimenti siano ancora piuttosto legnosi, e gli effetti derivanti dalla luce dinamica risultano a dir poco realistici. Sono presenti ancora alcuni bug tecnici, piuttosto comuni in un gioco early-access, ma i programmatori cercano in tutti i modi di star dietro al titolo, aggiornandolo quasi settimanalmente.
Resta da vedere come sarà la versione definitiva, attesa per il 2016 e soprattutto in che modo essa verrà adattata al mercato Xbox One/PS4. La totale mancanza di un manuale o comunque di una sequenza introduttiva che spieghi le principali caratteristiche del gioco potrebbe pesare in particolar modo su console, dove manca l’immediatezza della chat pubblica o della ricerca online. La forte componente cooperativa e l’assenza totale di uno story-mode potrebbe far storcere il naso ai puristi, sempre molto esigenti quando si tratta di curare la trama.
Nel mondo degli MMO e in quello più ristretto dei survival, Ark fa però la sua bella figura e se si riescono a smussare gli aspetti negativi, siamo sicuri possa avere un nutrito seguito per parecchio tempo.
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