Spectra
- Sviluppatore: Gateway Interactive
- Publisher: Mastertronic
- Sito ufficiale: http://spectragame.info/
- Piattaforma: PC (Testato), Xbox One, Windows Phone
- Lingua: Completamente in inglese
Non sono pochi i casi di sviluppatori indipendenti che, non potendo contare su comparti tecnici stellari o su compositori da Oscar, preferiscono investire qualcosina in più sulla colonna sonora dei propri titoli, magari scommettendo su un giovane ma promettente musicista, e valorizzare così al massimo uno stile artistico povero dal punto di vista tecnico, ma ricco in fatto di estro e fantasia, creando un mix audio/video memorabile. Quando però l’unica cosa che si salva di un gioco è il reparto sonoro, allora c’è qualcosa che non va, e purtroppo per Spectra, rientra in questa per nulla invidiabile categoria: stiamo parlando di un un racing game retro-futuristico caratterizzato da una grafica spartana e di ispirazione tron-iana, soprattutto per quanto concerne l’estetica della pista stessa, nel quale si deve arrivare alla finish line ancora in vita, evitando di cadere nello spazio profondo, cercando di recuperare quanti più punti sotto forma di cubetti dorati e schivando ostacoli posizionati in punti via via più insidiosi.
La struttura dei circuiti è generata proceduralmente e segue ritmicamente la, come detto, splendida colonna sonora ad opera della bravissima Chipzel, artista chiptune londinese (qui potete ascoltare il suo fantastico lavoro), ma ci si chiede come sia venuto in mente al giovanissimo team Gateway Interactive, palesemente alle prime armi, di offrire un totale di soli 10 livelli, per altro tutti uguali tra loro dal punto di vista estetico e del gameplay, giocabili nelle sole modalità Normal e Hardcore, soprattutto alla luce della natura “procedurale” degli stessi? Il gioco funziona e diverte per i primi 10/15 minuti, ma poi ci si ritrova divorati dalla monocromia e -tonia, con piste che si limitano ad alternare in maniera differente curve, bivi e rettilinei, numero degli ostacoli che tende ad aumentare, senza però rappresentare mai un reale pericolo, senza mai offrire chissà quale brivido.
Ed è il tasso di sfida prossimo allo zero il problema principale: schiantarsi contro un ostacolo raramente porterà al Game Over, in quanto si limiterà a ridurre il punteggio, unica forma di “competitività” presente (l’immancabile sistema di classifiche che rappresenta sempre più spesso una pigra alternativa ad un vero multiplayer), mentre, fattore ancor più incomprensibile, basterà superare una soglia bassissima di punti per sbloccare il livello successivo, ed avanzare passivamente nel brevissimo e monotono viaggio della nostra navicella. Zero stimoli a cercare di perfezionare la propria partita, zero varianti, zero guizzi, nulla di nulla. E allora tanto vale comprarsi la colonna sonora e ringraziare i ragazzi di Gateway Interactive per averci fatto scoprire Chipzel, nella speranza che con il prossimo opus cambino decisamente marcia.
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