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MilanoPrimo giorno di GamesWeek, questo venerdì 23 Ottobre. Una di quelle giornate in cui ti alzi presto la mattina, convinto che la giornata lavorativa e i banchi della scuola bastino a tenerti lontano una folla oceanica di ragazzini, e che per una volta nella tua vita le cose scorreranno morbide come la seta. Poi arrivi in prossimità della fiera, pieno di speranze e di voglia di provare, e il destino ti sbatte sui denti una colonna chilometrica di persone infoiate come una tredicenne al concerto di Justin Bieber. Al che abbassi lo sguardo, fai un respiro profondo cercando di cancellare i cattivi pensieri e, spingendoti tra le masse che occupano i corridoi, ti avvicini ad una delle attrazioni più richieste di questa edizione 2015 della Kermesse milanese: PlayStation VR, già noto alle masse come Project Morpheus. E una volta arrivato scopri che non serve scappare dalle file: in un modo o nell’altro, ti ci ritroverai sempre in mezzo.
Fatta questa filosofica premessa, che dovrebbe lasciarvi intendere la mole di visitatori del solo primo giorno di GamesWeek, possiamo presentarvi un po’ più nel dettaglio due delle tech demo che compongono la line-up di PlayStation VR, sul cui prezzo e data di uscita vige ancora il più stretto riserbo – anche se, presumibilmente, maggiori informazioni a tal riguardo arriveranno di qui a poche settimane. Tra le demo disponibili all’interno dello svafillante padiglione riservato esclusivamente al visore di casa PlayStation, abbiamo potuto provare rispettivamente The Deep e il chiaccheratissimo The Kitchen: e, tutto sommato, possiamo dirvi che non ci è andata nemmeno così male.
The Deep
Immaginate di trovarvi all’interno di una gabbia metallica, una di quelle usate anni or sono per le prime esplorazioni dei fondali marini. Ci site? Benissimo, pensate ad un vasto universo azzurro, dove pochissimi suoni placidi accompagnano la vostra discesa verso gli abissi. Una manta vi passa a pochi centimetri, per nulla impaurita dallo sgradito ospite umano, mentre una tartaruga di chissà quanti anni si avvicina incuriosita alla gabbia, per poi continuare la propria nuotata. Si scende ancora, l’azzurro si fa blu sempre più intenso, la luce solare filtra a fatica tra le insenature subaquee e le rocce millenarie popolate da insolite creature; giriamo il nostro sguardo attorno, a destra, a sinistra, dietro di noi, incuriositi da un gruppetto di pesci che nuotano in “sincro” andando a nascondersi in un cespuglio di alghe. E intanto, con calma , si continua a scendere, sin quando la luce è minima e una famiglia di meduse sembra quasi voler illuminare il nostro viaggio. Tutto procede a meraviglia, con fauna e flora sempre più curiosa metro dopo metro: una passeggiata memorabile, soprattutto quando uno squalo si accorge di noi. E di colpo quella gabbia di metallo che ci ha accompanato in questa gita sotto il livello del mare non solo si trasforma in una trappola da dove non è possibile uscire, ma in un giocattolino per il predatore più letale al mondo che, morso dopo morso, la danneggia e ne asporta dei pezzi. Sino a quando ne divelge completamente la parte anteriore, procurandosi un comodo accesso papparsi il topolino.
The Deep, demo tecnica per il visore di casa Sony targata London Studios, non è un videogame nel senso stretto del termine, quanto piuttosto un’esperienza semi-interattiva dove all’utente non è richiesta nessuna azione specifica, se non guardarsi intorno per soddisfare la propria curiosità. L’assenza di un gameplay nudo e crudo (trattandosi, a conti fatti, di un film in VR) viene però compensata da un fattore di immersione non certo trascurabile: premesso che i boati provenienti dalla fiera non facilitavano certo l’immedesimazione, tuttavia non abbiamo potuto non provare un sussulto trovandoci faccia a faccia con l’affamato bestione o sentire quasi una sorta di vertigine quando, una volta scardinata la nostra “gabbia protettiva”, abbiamo abbassato lo sguardo verso il fondale. Pur non essendo tecnologicamente all’avanguardia in termini grafici (diciamo che gli standard attuali del videogioco non VR sono ben altri, ma è un salto tecnologico assolutamente comprensibile), dopo un paio di minuti in ammollo ci siamo sentiti davvero “in balia” dello squalo, al punto di fare qualche passo indietro quasi a cercare un riparo da un epilogo non propriamente felice. Da provare...
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