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MilanoE’ difficile non essere d’accordo con Microsoft quando si guarda alla line-up dei titoli in uscita in questa stagione: “la miglior line-up della storia di Xbox”. A conti fatti non è solo uno slogan, ma un’inattacabile verità grazie ad Halo 5: Guardians, Forza Motorsport 6, Gears of War Ultimate Edition e soprattutto grazie a Rise of Tomb Raider, l’esclusiva clamorosamente strappata da Microsoft.
Ormai manca poco alla release su Xbox One del titolo di Crystal Dynamics e nonostate questo non era stato possibile provare il titolo né all’E3, né alla Gamescom, motivo per cui è stato con immensa curiosità che ci siamo approcciati alla postazione Xbox One presente alla GamesWeek.
Il codice non era ancora quello definitivo (qualche sbavatura l’abbiamo riscontrata), ma ci è bastato per farci un’idea, seppur parziale, della nuova avventura di Lara Croft. La demo è ambientata nella Tomba del Profeta e vede la nostra eroina impegnata nell’esplorazione dell’area, sfruttando piattaforme, appigli, sporgenze e soprattutto il livello dell’acqua: come nei più classici enigmi delle avventure dovrete infatti regolare il livello dell’acqua delle singole aree per poter avanzare, saltellando a destra e manca, evitando magari di morire intrappolati, schiacciati e infilzati da tutti gli ostacoli che cercheranno di fermare la nostra esploratrice preferita.
La sezione provata si apre quindi con l’analisi di una stanza che è arricchita da un’affresco: l’analisi di quest’ultimo accrescerà la conoscenza di Lara, che sarà così poi in grado di sfruttare quest’abilità nel corso della storia. Purtroppo non ci è dato ancora di sapere come questa feature influenzerà concretamente il gameplay, ma sicuramente in fase di recensione sarà possibile indagarlo. Tornando alla demo, abbiamo quindi proseguito nel percorso, distruggendo alcuni muri dai quali sgorgava l’acqua capace di riempire le stanze di cui sopra e così proseguire. Immancabile al termine di questa fase, una brevissima sparatoria con alcuni nemici ed una adrenalinica fuga, mentre tutto intorno a noi crolla.
Il percorso seguito lungo tutta la demo, per quanto non presentasse vie alternative, si è caratterizzato per un’alternanza di aree estremamente lineari ed altre più ampie, nelle quali per proseguire c’è un solo modo, ma richiedono l’interazione di più elementi. Croce e delizia della serie (e dei diretti concorrenti) sono infine i quick time event, ovviamente presenti e capaci di far scorrere qualche brivido lungo la schiena dei giocatori grazie a situazioni pericolose e al limite dell’impossibile, dalle quali solo Lara Croft può uscire.
Come nel precedente capitolo (che, val la pena ricordarlo, ha saputo donare una nuova e florida vita ad una IP pressoché defunta) anche in Rise of The Tomb Raider, Lara Croft non sarà impegnata in una scampagnata con gli amici, ma lotterà per la vita in un susseguirsi di brutali incidenti, tutti puntualmente sottolineati dagli immancabili gemiti dell’archeologa.
Doveroso infine spendere due parole sull’impatto grafico, assolutamente di prim’ordine. La polvere pervade le stanze più piccole, mentre i pochi raggi solari che riescono a farsi strada tra i mattoni ammuffiti e sgretolati illuminano dettagli inquietanti come altari sacrificali e teschi ricoperti di scorpioni. Nelle aree più grandi, Crystal Dynamics sfrutta le architetture dalle dimensioni importanti per garantire quell’effetto di stupore che solo una scoperta eclatante può dare, riuscendo quindi ad esprimere la vera natura di gioco d’avventura e d’esplorazione del titolo.
Gli sviluppatori hanno infatti garantito che in questo Rise of The Tomb Raider ci saranno più tombe e luoghi da esplorare rispetto al capitolo precedente, dando quindi a Lara la dignità “lavorativa” che merita. L’attesa è per fortuna giunta quasi al termine (il day one è fissato per il 13 novembre), perché non vediamo davvero l’ora di mettere le mani su quella che sembra essere l’avventura con la migliore Lara che sia mai vista.
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