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MilanoStreet Fighter, chi non conosce Street Fighter? Penso nessuno, c’è chi, come il sottoscritto, ha passato la sua infanzia a spendere decine di migliaia di Lire nelle sale giochi o nei coin-op al bar, chi lo ha giocato sulle prime console accessibili dalle famiglie, chi addirittura l’ha provato per la prima volta su PS3 o Xbox 360, arrivando fino all’odierna generazione videoludica, ma nessuno, compreso chi non è un affezionato del gioco su schermo, ignora cosa sia il picchiaduro firmato Capcom.
Quell‘Hadouken un po’ inflazionato da pubblicità e trailer, quei Judogi bianco e rosso tanto famosi, l’esagerazione dello stile di disegno dei personaggi e molti altri elementi sono le basi della conoscenza dei giochi di lotta, videogame che devono molto alla creatura Street Fighter. Ora siamo nel 2015, manca poco al 2016, e dopo aver provato il titolo all’E3 losangelino siamo tornati a calcare gli stage di battaglia di questa quinta incarnazione anche alla GamesWeek milanese.
Quello che appare più strano, ma sicuramente apprezzato, è il numero di persone in attesa per la prova del gioco: Street Fighter V è atteso da molti, ma la luce negli occhi degli attendenti mostra che l’operazione di svecchiamento e rinnovo portata avanti dal publisher sembra aver fatto presa negli animi, soprattutto nei più giovani. Tra un Ultra Street Fighter e la possibilità di provare a cimentarsi nel torneo Capcom al piano superiore della fiera lombarda, tutte queste code fanno capire quanta sia la voglia di testare con mano una rivoluzione promessa e, sinceramente, dovuta.
Sto buono in fila, senza scavalcare qualcuno grazie al pass stampa (per non attirare le ire dei presenti) e osservo il gioco altrui: le nuove meccaniche del Variable System, una barra sezionata per il V-Meter e un’altra per le Super, funzionano alla perfezione e donano a qualsiasi scontro l’elemento imprevedibilità grazie al quale un giocatore dato per spacciato e sconfitto può tentare il tutto per tutto e uscirne vittorioso. Il V-Reversals e il V-Triggers sono un’aggiunta fantastica e, tanto la mossa counter (V-Reversals) quanto l’ottenimento di una specifica skill determinata dal personaggio utilizzato (V-Triggers), si inglobano alla perfezione con lo stile di gioco veloce, rendendo Street Fighter V simile (ma al contempo profondamente diverso) ai suoi predecessori. I tempi cambiano, così come i giochi, ma questa è un’evoluzione bella e buona, e apprezzata.
Se assistere esternamente alle meccaniche sopracitate può spiazzare e far pensare di aver davanti un giocatore professionista che conosce vita, morte e miracoli del franchise, pad alla mano si capisce che Capcom ha reso tutto decisamente più appetibile, più friendly: Street Fighter V è istintivo come il senso di sopravvivenza. Vi ritroverete a menare come se non ci fosse un domani ed effettuare combo dopo aver dedicato pochissimo tempo alla pratica, sbizzarrendovi con tutti i personaggi del roster per il puro gusto di provare ogni stile di gioco.
Il comparto grafico e la potenza dell’Unreal Engine 4 si sentono su pelle: nuovi scenari, dettaglio grafico decisamente aumentato e votato alla “cafoneria” muscolosa (che ci piace tanto) e uno stile animato che prende il meglio di ogni capitolo precedente, mixando nuovo e vecchio, sono l’esperienza visiva che ogni attempato di SF cerca da tempo.
Street Fighter V sembra essere l’evoluzione non solo del franchise, ma del concetto stesso di picchiaduro. I muscoli su schermo e il cervello sotto alla scocca di PS4 e PC ritorneranno presto in alcune fasi beta, ma quanto visto sino ad ora mi ha lasciato positivamente colpito, obbligando gli addetti allo stand a staccarmi dal pad.
Il picchiaduro per eccellenza sta tornando, la concorrenza dovrà rimboccarsi le maniche per sorpassarlo questa volta.
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