In un’epoca videoludica sempre più contraddistinta dalla facilità con cui gli studi di sviluppo scelgono di portare avanti progetti sulla carta vincenti o comunque mancanti di quella componente di rischio tipica delle nuove produzioni, è molto frequente assistere al rilascio di versioni rimasterizzate, spesso dedicate a brand molto noti. In tal senso, laddove si parli di un gioco che non ha beneficiato di particolari innovazioni se non a livello di puri miglioramenti tecnici, ci troviamo di fronte alla maggior parte dei casi osservabili.
Certo, per fortuna esistono alcune eccezioni degne di nota, identificabili in quei casi in cui il lavoro svolto sia tale da presentare un titolo in gran parte rifatto, possibilmente dopo molti anni rispetto alla pubblicazione originale, dunque con più di un elemento studiato e realizzato al fine di proporre caratteristiche e possibilità improponibili in passato e ad oggi in grado di esaltare l’architettura hardware di una console o PC di ultima generazione. Tuttavia non sempre le ciambelle riescono con il buco. Fatta questa doverosa premessa, vi starete domandando dove si colloca Darksiders II: Deathinitive Edition in tal senso. Continuate a leggere per scoprirlo.
A seguito di un periodo di profonda incertezza, strettamente connesso al fallimento della gloriosa THQ, anche il destino di Darksiders era apparso più che mai complicato, fino a che il brand non era rientrato tra i numerosi acquisiti da Nordic Games, di cui purtroppo ancora ad oggi molti gravitano nel limbo. Non che la situazione fosse migliorata di molto, a dire il vero, in quanto così come per altre produzioni, anche in questo caso erano stati necessari alcuni anni prima di poter parlare di un ritorno dagli inferi. Senza addentrarci in quelle scelte che probabilmente definiranno le fortune o le sfortune della serie nei mesi a venire e che avremo tempo e modo di valutare nel prossimo futuro, dedichiamoci a quanto è possibile acquistare ad oggi, per comprendere al meglio i motivi che potrebbero spingervi ad optare per questo acquisto in base alle vostre esperienze videoludiche.
La Deathinitive Edition che andremo ad analizzare con questa recensione si basa sulla versione PC del gioco e, come da premessa iniziale, può essere tranquillamente catalogata come una di quelle operazioni non orientate ad offrire reali e significativi miglioramenti nella meccanica di gioco rispetto a quanto il titolo proponeva già nella sua struttura di base. Si tratta infatti di un’edizione che in teoria dovrebbe incrementare il livello tecnico e qualitativo della serie attraverso una serie di nuove possibilità in termini di prestazioni grafiche, unitamente ad alcuni contenuti resi disponibili, per la gioia di quanti in passato non avessero avuto modo di avvicinarsi a questo secondo episodio.
Trattandosi di un gioco disponibile ormai da tre anni, non entreremo nel dettaglio di quelle che potremmo identificare come caratteristiche ormai note, né ci soffermeremo sulla trama che potrete comunque rispolverare andando a rileggere la nostra recensione dell’epoca. Ci concentreremo invece su quelli che, a nostro avviso, rappresentano i veri elementi utili e necessari per consentirvi di valutare se vi sono o meno i presupposti per un acquisto, tenendo conto anche dell’interessate prezzo a cui il gioco viene proposto su Steam. Ci riferiamo dunque a quelle migliorie tecniche ampiamente annunciate da mesi e ad un confronto che andrà necessariamente a descrivere nel dettaglio quelle che rappresentano le reali differenze rispetto alla precedente versione, fattori che da sempre si pongono come importanti parametri di valutazione quando si parla di un titolo per PC.
Se dal punto di vista della struttura di gioco, come accennato, vi è ben poco da dire rispetto a quanto non sia già stato ampiamente discusso all’epoca del primo rilascio di questo secondo episodio, diverso è il discorso andando ad analizzare la produzione in termini di contenuti e, in parallelo, di longevità. Il tempo necessario ad effettuarne il download da Steam e lo spazio su disco richiesto, rappresentano infatti due chiari segnali circa la mole di dati contenuta in questa Deathinitive Edition, che almeno dal punto di vista del tempo necessario a completarla non lascia certo a desiderare. Questo in funzione del fatto che oltre alla campagna sono presenti i DLC rilasciati ad oggi, per un totale di circa trenta ore di gioco effettivo. Il problema, semmai, sarà trovare i giusti stimoli per raggiungere tale traguardo. Proprio approfondendo l’analisi dal punto di vista tecnico, infatti, emergono le maggiori perplessità e non quelle che in realtà dovrebbero rappresentare i migliori pregi del gioco e i principali motivi utili a giustificarne l’acquisto.
Se da un punto di vista di pura fluidità è possibile constatare, soprattutto se disponete di un sistema in grado di raggiungere elevate prestazioni, il pieno supporto ad una risoluzione a 1080p che tra l’altro rappresenta una delle caratteristiche più sbandierate nel corso dei mesi, allo stesso modo è possibile notare altri dettagli di natura tecnica meritevoli di attenzione. Parliamo infatti di illuminazione dinamica, resa ora più naturale e particolarmente efficace soprattutto in presenza di zone d’ombra, oltre che di un dettaglio grafico che nel complesso sembra aver effettivamente beneficiato di un buon lavoro da parte degli sviluppatori. È infatti possibile riconoscere un netto miglioramento soprattutto in presenza di situazioni in cui le luci naturali o quelle irradiate attraverso alcune superfici ed elementi architettonici incrementeranno non poco l’atmosfera di un ambiente, rendendolo molto più che affascinante da visitare.
Dal punto di vista tecnico, come sempre il fatto di poter gestire un gioco in Full HD rappresenta un elemento di spicco che, se ben supportato come in questo caso, riesce da solo ad elevare il livello grafico di un titolo per quel che riguarda elementi come la pulizia dell’immagine o la nitidezza in presenza di elementi e strutture particolarmente complesse o che è possibile osservare adesso nei dettagli. In tal senso si colloca anche l’evidente impegno per quanto riguarda il lavoro di texturing, da sempre vero ago della bilancia ed elemento in grado di stravolgere completamente un giudizio in termini grafici, soprattutto quando non è svolto adeguatamente. Il problema, semmai, è che da questo punto di vista sembra che il tutto sia stato lasciato a metà.
Per essere più precisi, se è pur vero che beneficiando di texture ad alta risoluzione il gioco appare ora nettamente migliorato ad una prima visione, i più attenti osservatori non faranno fatica ad osservare come solo per alcuni personaggi ed elementi degli scenari sia stato riservato un trattamento di favore, causando un effetto di disomogeneità che non solo fa storcere il naso in quanto in più di un’occasione si manifesta denotando nette differenze in termini di dettaglio tra elementi ravvicinati tra loro, ma appare come una scelta irrazionale ed assolutamente non spiegabile da un punto di vista strettamente progettuale. Quanto descritto, a nostro avviso poco giustificabile, rappresenta il primo campanello d’allarme in grado di far capire come non tutto sia stato curato come ci si sarebbe aspettato.
Considerando che stiamo parlando della versione PC, ci saremmo aspettati un maggior numero di possibilità in relazione al fatto di poter scegliere il sistema di controllo preferito, piuttosto che un qualche miglioramento in termini d’interfaccia di gioco, senza contare che il settaggio dei (pochi) parametri grafici consentiti non sembra incidere realmente su quello che poi ci ritroveremo a vedere su schermo. Il che, è bene sottolinearlo, pur con la bontà degli elementi descritti in precedenza, non è certo esente da difetti, tra l’altro per nulla trascurabili. Ci riferiamo infatti a situazioni che avremmo preferito non rilevare, quali ad esempio un aliasing allarmante, ben riscontrabile attraverso scalettature eccessivamente presenti nonostante la scelta delle migliori impostazioni grafiche consentite, per non parlare di un frame rate che, per quanto fosse stato annunciato come una delle principali componenti di questa edizione, appare ben lontano dal poter essere definito “stabile”, per quanto la maggior parte delle situazioni critiche possano essere rilevate con particolare facilità solo nelle situazioni di maggiore caos, come da tradizione: il che è un vero peccato se si pensa al livello grafico che il gioco avrebbe potuto raggiungere con una maggiore cura da parte del team di sviluppo.
Queste situazioni che abbiamo descritto rappresentano tra l’altro solo quelle più identificabili, ma potrebbe capitarvi di riscontrarne altre, seppur in modo occasionale, che potrebbero però presto essere risolte dall’immancabile patch. Certo che, considerando i circa 12GB di cui si compone il gioco, il ritrovarsi ad affrontare occasionali crash senza un valido motivo non rappresenta certo un elemento trascurabile in ottica utente. Si tratta infatti dell’ennesima dimostrazione di come alle volte, un progetto sulla carta ampiamente realizzabile e in grado di rappresentare un punto di avvicinamento verso un sequel, nasconda in realtà ben più di un’insidia proprio in quelli che dovrebbero rappresentare i punti di forza, e che invece diventano armi a doppio taglio.
In conclusione…
Pur mantenendo inalterato il giudizio su quello che rappresentava il gioco nel complesso, per struttura narrativa, gameplay e longevità in relazione a ciò che già avevamo descritto al rilascio del secondo episodio, non si può sorvolare su un’operazione che alla luce dei difetti rilevati appare non soltanto come strettamente commerciale, ma molto deludente e poco interessante per quel che è in grado di offrire al mercato. Anche tenendo conto dei DLC inclusi in questa edizione, è proprio in quelle che sarebbero dovute essere le migliorie tecniche presenti che Darksiders II: Deathinitive Edition non soltanto non mantiene le promesse fatte, ma manca clamorosamente il bersaglio per via dei numerosi problemi tecnici presenti, andando in qualche modo a peggiorare, anziché a migliorare, quelli che in passato rappresentavano dei punti di forza del gioco, almeno a livello di stabilità. Avendo voluto forzare la mano dal punto di vista grafico, ma senza un adeguato lavoro di sviluppo che tenesse conto di certe criticità, il risultato lascia l’amaro in bocca. Nessuno si aspettava una rivoluzione, ma questa volta ritorno dagli inferi rappresenta certamente un’occasione sprecata.
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