Caos e devastazione secondo Avalanche Studios.
A volte ci sono momenti nei quali moltissimi mezzi di intrattenimento falliscono nello smontare lo stress di una giornata pesante, istanti in cui vorremo solo fare esplodere ogni cosa dopo l’ennesimo pomeriggio passato in ufficio. Spesso non abbiamo la forza di volontà per seguire le intricate trame di un gioco di ruolo spettacolare ma complesso. Per tutte queste volte, c’è Just Cause 3.
Sono passati cinque anni da quando Rico Rodriguez, protagonista spaccone e carismatico, è apparso l’ultima volta sui nostri schermi per scatenare la sua follia distruttiva, con un capitolo divertentissimo ma probabilmente incentrato un po’ troppo sulla libertà totale fine a sé stessa.
Quella stessa follia è pronta a tornare oggi, per scatenarsi come mai prima d’ora in un titolo open world che promette la libertà totale di approccio e di devastazione ambientale. Rico è in procinto di tornare nella sua patria, la lussureggiante isola di Medici, solo per scoprire come il generale Sebastiano Di Ravello abbia schiacciato la sua popolazione, riducendo la sua terra natia in uno stato avvolto nel terrore politico. Tocca quindi a noi prendere le redini della situazione e iniziare una nuova rivoluzione, un’esplosione alla volta.
Just Cause 3
Piattaforma: PS4/Xbox One/PC
Genere: Action/Adventure
Sviluppatore: Avalanche Studios
Publisher: Square Enix
Giocatori: 1
Online: no
Lingua: Completamente in italiano
Dopo un breve caricamento (al quale non ne seguiranno altri, fatta eccezione per il viaggio rapido e le cutscenes) ci ritroviamo quindi in procinto di atterrare nell’isola di Medici, patria di Rico e base delle operazioni del megalomane generale Sebastiano Di Ravello, un cattivo da film d’azione anni ’80 ossessionato dal potere e dalla conquista mondiale.
Just Cause 3 non perde assolutamente tempo e ci ricorda immediatamente quanto spaccone e assurdo il personaggio di Rico Rodriguez sia, sprezzante del pericolo e così pieno di risorse da far sembrare John Rambo un dilettante. Lo vediamo saltare direttamente sopra ad un aereo, armarsi di lanciarazzi e iniziare a terrorizzare le milizie del Generale (D.R.M. o ‘Di Ravello Militia‘, simpatico easter egg) mentre il mezzo è ancora in volo. Tutto questo accade solamente nei primi cinque minuti.
Il primo impatto con l’ambientazione di gioco è incoraggiante; gli scorci naturali sono ben ricostruiti e ricordano fortemente quelli un’isola mediterranea come Sardegna o Corsica, mentre i paesi ed i piccoli insediamenti ricordano pesantemente i paesaggi urbani delle località marittime italiane. Altra cosa che salta subito all’occhio è la vastità del terreno di gioco; stiamo parlando di una mappa immensa, estesa per circa 400 miglia quadrate,forse una delle più grandi mai realizzate per un titolo open world.
A muovere i fili di Just Cause 3 ci pensa il motore di gioco proprietario dello studio, l’Avalanche Engine. Il team di sviluppo si è concentrato moltissimo sui modelli procedurali di distruzione, che sono sostanzialmente il punto forte del titolo. Molti degli edifici, siano essi di stampo militare o civile, sono soggetti a una costruzione procedurale: questo significa che sono uniti fra loro esattamente come accadrebbe nel mondo reale, e sono quindi suscettibili a sfaldamento e distruzione in maniera differente a seconda dello ‘stimolo’ del giocatore. Tutto ciò è massimizzato dalla presenza, alla base dell’engine, dell’Havok Destruction che si occupa di gestire la frammentazione e la piegatura degli oggetti solidi in gioco.
Le strutture procedurali sono splendide da demolire; potrete passare parecchio tempo a vedere le esplosioni deformare e distruggere pompe di benzina, complesse antenne d’acciaio e ponti in cemento. Il motore offre il meglio di sé durante gli assalti a grosse basi fortificate, che offrono gigantesche parabole satellitari, torri di guardia e persino alcuni veicoli che possono deformarsi e piegarsi durante le esplosioni.
Tuttavia, questa feature non è presente all’interno del gioco nella misura che ci saremmo aspettati. Al di fuori degli insediamenti militari infatti, è difficile trovare costruzioni di questo tipo, che si limitano ai grandi ponti e agli obiettivi per la liberazione delle cittadine, come le statue del generale, i cartelloni e gli altoparlanti.
Just Cause 3 non perde assolutamente tempo e ci ricorda immediatamente quanto spaccone e assurdo il personaggio di Rico Rodriguez sia
L’Avalanche Engine inoltre ci regala su PC (la versione da noi testata) una Medici ben realizzata; le textureconvincono ed i panorami variano dalla lussureggiante vista sui colori sgargianti tipici del Mediterraneo al cupo cemento delle basi militari della milizia. La cura del paesaggio ci è parsa abbastanza uniforme, fatta eccezione per alcuni scorci poco ispirati che hanno ricevuto un trattamento artistico inferiore, ma data la vastità del mondo di gioco, è una cosa che si può perdonare. Ci troviamo, del resto, davanti ad un titolo che richiede decine di ore solamente per portare a termine l’esplorazione della mappa principale.
Le novità introdotte in Just Cause 3 ci vengono immediatamente proposte nei primi minuti di gioco. Avremo quasi immediatamente la disponibilità della tuta alare insieme al rampino potenziato, diventato praticamente il marchio della serie. La nuova tuta si attiva con la semplice pressione di un tasto (Y sul controller Xbox One) e può essere chiusa altrettanto facilmente per aprire il paracadute, utilissimo per atterraggi più lenti e meno dolorosi. Non c’è alcun limite all’uso di questi gadget, il che significa che sin dall’inizio potrete planare sui bellissimi panorami di Medici e perdervi in acrobazie di ogni sorta. Da notare che l’IA degli avversari è stata ‘ricalibrata’ per colpirci in maniera ottimale anche quando siamo in volo, rendendo i nostri viaggi aerei non proprio sicurissimi, specie se stiamo sorvolando delle basi militari.
Il rampino è stato modificato e potenziato in modo da permettervi di ‘collegare’ due oggetti fra loro e riavvolgere il cavo per scatenare degli effetti devastanti; vi basti pensare che è possibile legare praticamente ogni elemento del gioco per creare una nuova e fantasiosa combinazione letale di distruzione. Utilizzando questa nuova funzione potrete agganciare un soldato ad un elicottero, riavvolgere il cavo e fare esplodere il tutto in volo, come una specie di proiettile umano.
Inoltre, il rampino permetterà di appendervi (anche a testa in giù) su qualunque superficie, compresi veicoli, elicotteri ed aerei. Sarete in grado di saltare da una torre ad un elicottero, prendere possesso dello stesso e utilizzarlo contro la milizia.
Just Cause 3 fa di queste novità uno dei punti cardine del gioco, in grado di tenervi incollati per parecchi minuti anche solo per provare diverse e divertenti combinazioni per abbattere soldati e strutture nemiche. La struttura procedurale di alcuni oggetti inoltre ci permetterà di compiere spettacolari acrobazie degne delle migliori pellicole d’azione; è possibile, fra le altre cose, sparare ad una bombola di gas, vederla decollare ed agganciarsi col rampino per darsi uno slancio in aria e deviare il pericoloso esplosivo a terra contro i soldati nemici, il tutto mentre stiamo tranquillamente lanciando razzi dal nostro paracadute.
Purtroppo appaiono anche i soliti problemi di compenetrazione poligonale e qualche bug inevitabile date le incredibili capacità del nostro protagonista, anche grazie al nuovo arsenale di gadget ampliato e rivisto rispetto al predecessore Just Cause 2. Rico potrà contare oltre al rampino più efficace e alla tuta alare, su di un esplosivo remoto adesivo al Bavarium, la straordinaria sostanza in possesso dello psicotico generale, in grado di scatenare devastazione ovunque applicato. Da notare che è possibile potenziarlo in modo da renderlo in grado di muovere oggetti ‘a razzo’ prima dell’esplosione, dandovi ancora più possibilità per fantasiose detonazioni.
I potenziamenti ai nostri gadget sono possibili grazie a missioni opzionali e sfide quali corse con i veicoli, acrobazie con la tuta alare o prove con le armi; tutto questo ci permetterà di ottenere dei “gear mods“, ovvero miglioramenti per il nostro equipaggiamento che trasformano alcune capacità dei nostri gadget. Potremo infatti cambiare il timing di detonazione dell’esplosivo al bavarium, rendere più veloce e reattiva la tuta alare o il rampino e così via.
La maggior parte del divertimento di Just Cause 3 arriva dalla liberazione di avamposti, insediamenti cittadini e basi militari nemiche. Dopo aver studiato il terreno di gioco, dovremo entrare nell’area controllata dalla milizia delGenerale Di Ravello e distruggere determinati bersagli che variano a seconda dell’importanza strategica o del tipo di insediamento che stiamo andando a ‘liberare’.
Per le basi militari, ad esempio, si tratterà di fare esplodere serbatoi di carburante, radar nemici, generatori di corrente e sabotare postazioni anti-aeree SAM per facilitare l’arrivo di eventuali alleati. Più l’installazione è importante, più sarà difficile liberarla, poiché a sua protezione ci saranno mezzi corazzati, torrette di guardia e uno stuolo quasi infinito di soldati dalle variegate capacità. Le basi più coriacee avranno anche un comandanteda eliminare, il quale uscirà a bordo di un mezzo blindato solamente quando la struttura sarà in condizioni critiche.
Liberare una base militare ci fornirà un veicolo o un’arma speciale disponibile al ‘lancio ribelle‘, un’interessante opzione attivabile da un menù contestuale che ci consente di richiedere rifornimenti tramite paracadute come armi, veicoli di ogni sorta ed esplosivi ovunque noi ci trovassimo. Questa feature non è da sottovalutare; potrete infatti utilizzarla in modo creativo anche per altri scopi; facendo paracadutare una limousine o un grosso veicolo sopra obiettivi sensibili nemici come antenne satellitari o taniche di carburante, sperimenterete nuovi e fantasiosi modi per assaltare e demolire una base nemica.
Liberare le piccole cittadine invece è un’operazione più veloce; dovremo abbattere la statua del generale che è solitamente ubicata nella piazza centrale del borgo, distruggere gli altoparlanti ed i cartelloni della propaganda, liberare la stazione di polizia ed eventualmente disattivare un dispositivo di allarme situato sui tetti.
Nonostante le cose da fare sembrino parecchie però, il problema più grande di Just Cause 3 rimane lo stesso del suo predecessore: la ripetitività. Dopo aver liberato cinque o sei basi militari e qualche cittadina, infatti, vi ritroverete con un fastidiosissimo senso di déjà-vu che non andrà via con l’aumentare delle ore di gioco.
Arriverete all’ultimo avamposto militare presente sull’immensa mappa di gioco e farete le stesse cose che avete fatto per liberare il primo ad inizio campagna. Purtroppo anche la campagna principale, comunque più profonda rispetto a Just Cause 2, soffre di questa stagnazione del gameplay che vi vedrà ripetere più o meno sempre le stesse azioni.
Il problema più grande di Just Cause 3 rimane lo stesso del suo predecessore: la ripetitività
La main story del gioco verte sull’arrivo di Rico Rodriguez a Medici e della seguente intenzione di liberare la patria natia dalla stretta di Sebastiano Di Ravello, generale che ricorda tantissimo un villain megalomane di un vecchio film di 007, che ha militarizzato l’isola e schiavizzato parte della popolazione per estrarre il Bavarium, un miracoloso minerale dalle molteplici proprietà utilizzabile per creare praticamente di tutto, da letali armi esplosive a energia illimitata per tutti.
Questo incredibile materiale farà gola a molte persone, compresa una delle nostre vecchie conoscenze dai capitoli precedenti: il texano Tom Sheldon, che non mancherà di cercare di manipolarci per ottenere il suo personale tornaconto.
Senza volervi spoilerare nulla, la campagna principale rappresenta un miglioramento dal punto di vista della narrazione, con personaggi ben caratterizzati che vi faranno costantemente sentire come un eroe di un film di azione, capace di gesti incredibili come cavalcare missili, fermare un esercito da solo e abbattere anche il più pericoloso e corazzato veicolo da guerra.
Ci verrà quindi chiesto di svolgere innumerevoli compiti, da missioni di scorta a quelle di recupero, tutteaffrontabili con una completa discrezionalità di scelta. Il titolo di Avalanche non impone al giocatore nessuna restrizione sul come portare a termine una missione, concedendoci totale (e forse troppa) libertà di azione.
Anche qui purtroppo il fattore ripetitività arriverà presto. Ci ritroveremo spesso ridotti a macchine da guerra a ‘mente zero’ che non potranno fare altro che abbattere elicotteri e uccidere ondate di soldati nemici, che aumenteranno di numero man mano che ci addentreremo nella campagna principale. Nonostante il comparto narrativo provi a mescolare le carte in tavola, anche qui subentrerà la spiacevole sensazione di poca varietà, con sempre le stesse azioni da compiere.
L’intelligenza artificiale dei nemici inoltre non ci ha particolarmente sorpreso; è facile vedere soldati armati di pistole corrervi incontro anche se siete dentro al più corazzato e potente dei carri armati.
Il titolo di Avalanche non impone al giocatore nessuna restrizione sul come portare a termine una missione, concedendoci totale libertà di azione
Dal punto di vista tecnico il gioco ci è parso fluido e reattivo. Avalanche Studios ha ottimizzato bene Just Cause 3, che non ci è parso soffrire di rallentamenti nemmeno nelle situazioni più concitate ed esplosive. Segnaliamo però uno sporadico seppur fastidioso problema di connessione ai server Square Enix che, inspiegabilmente, bloccava il gioco in attesa di riconnessione, sperando che questo inconveniente venga risolto al più presto.
Il comparto audio è di ottima qualità, con musiche ispirate e un doppiaggio italiano che vede Claudio Moneta (il comandante Shepard della serie Mass Effect) prendersi cura della voce di Rico Rodriguez. Anche qui tuttavia c’è da segnalare un piccolo ‘abuso vocale’, ovvero Marco Balzarotti, già voce di Batman nella serie Arkham, che si è trovato a doppiare sia il personaggio di Tom Sheldon che i luogotenenti della milizia, risultando così un po’ ridondante all’interno del gioco.
In conclusione…
L’ultimo lavoro di Avalanche Studios è un gioco chiassoso, fluido e divertente: Just Cause 3 è un’ode alla violenza per uno scopo più grande, un’esaltazione della frase ‘il fine giustifica i mezzi’ che troviamo nelle produzioni hollywoodiane dei generosi ed esplosivi anni ’80.
Un protagonista carismatico e spaccone che non ha praticamente limiti alle sue imprese, una distruttibilità ambientale davvero sopra le righe e una totale e completa libertà d’azione rendono Just Cause 3 un ottimo modo per svagarsi dopo una giornata stressante.
Tuttavia gli innegabili difetti legati alla ripetitività del gameplay dopo poche ore di gioco impediscono al titolo di raggiungere un punteggio eccellente; Avalanche è caduta di nuovo negli stessi problemi che hanno inficiato Just Cause 2, dove la molta carne al fuoco messa in opera da ambientazione e grande libertà di scelta ha avuto il sopravvento sulla varietà delle azioni.
Just Cause 3 rimane comunque un buon titolo, specie per chi cerca un gioco ricolmo di azione pura con totale discrezionalità decisionale per quanto riguarda missioni e free roaming. Se è questo ciò che cercate, allora l’esplosivo carisma di Rico Rodriguez è esattamente quello che fa per voi.
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