Posizione n°4: The Witcher 3: Wild Hunt
La presenza di questo titolo in classifica è scontata e penso che sia folle non inserirlo (capito Dex? ndr), ma ognuno di noi può avere un motivo diverso per averlo amato così tanto. Ad esempio nel mio caso sono rimasto folgorato dal modo in cui i ragazzi di CD Projekt Red hanno creato un’intera cultura (derivata ovviamente dai romanzi di Sapkowski). Si tratta di un lavoro così accurato, così dettagliato, così incredibilmente denso di significato che pare quasi sia vero, come se fosse una ricostruzione di un paese lontano che esiste davvero. Tutto il complesso di credenze, riti ed usanze è costantemente in bilico tra superstizione e magia, tra reale e sovrannaturale.
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Sono aspetti questi che spesso, nella frenesia dell’hype pre-uscita, vengono talvolta trascurati, presi come si è da frame rate, longevità, qualità della trama, combat system e via dicendo, ma per quanto mi riguarda è stato l’elemento che più mi ha colpito. Di sicuro non sono però passati inosservati altri aspetti, come la statuarietà di Geralt e l’incredibile colonna sonora. Per quanto riguarda il protagonista, ho apprezzato molto il fatto che per gran parte della sua avventura affronta una questione personale che poi, inevitabilmente, si ricollega ad eventi più grandi di lui, ma a differenza di altri giochi dove sin dall’inizio il mondo intero sembra ruotare attorno al protagonista, in The Witcher 3, Geralt sembra focalizzato solo sul suo obiettivo personale. Infine la colonna sonora, che tutt’ora ascolto in streaming, è a mio avviso la migliore dell’anno, capace come è di racchiudere tutta l’epicità e l’atipicità del mondo di The Witcher 3: Wild Hunt.
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