News 26 Gen 2016

Far Cry Primal – Anteprima

Ubisoft ci riporta all’età della pietra.

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Milano, una fredda (molto fredda) giornata di gennaio. Il teatro Arsenale apre le sue porte per farci provare in anteprima l’ultimo lavoro di Ubisoft: il mesolitico Far Cry Primal, spin-off ed ultimo capitolo di un franchise che conta milioni di fan in tutto il globo. La tappa di Milano è molto importante per il publisher, e lo si capisce dalla build di gioco che è estremamente recente. La data nostrana è venuta subito dopo quella londinese, e ad accompagnarci nel nostro videoludico viaggio a ritroso nel tempo c’è Jean Sebastien Decant, narrative director del gioco. La location utilizzata per il nostro test è la sala principale del teatro, allestita in puro stile primordiale con tanto di illuminante presenza di uno dei più grandi esperti italiani in archeologia sperimentale preistorica, Alfio Tomaselli.

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La serie di Far Cry ci ha abituato ad emozioni intense nelle più disparate ed imprevedibili ambientazioni. Ricordo ancora i contorti ragionamenti sulla follia di Vaas Montenegro in Far Cry 3, le stroboscopiche (ma splendide!) assurdità di Blood Dragon e gli acrobatici voli fra le nuvole con la tuta alare di Ajay Ghal. Quella offerta da Primal però si è rivelata essere un’esperienza totalmente diversa da quanto sperimentato in precedenza. Mai prima d’ora mi sono sentito così ‘a nudo’ in un gioco della serie, teso ad ascoltare ogni rumore che provenisse dall’oscurità di una caverna o da un bosco particolarmente fitto.

La scelta del mesolitico come periodo di ambientazione del gioco mi ha decisamente colpito. Dapprima non ero convinto della bontà di questa idea, specialmente dopo episodi che facevano delle armi ‘moderne’ una necessità costante. Mi era difficile immaginare un Far Cry senza pistole, fucili da cecchino o binocoli. Tuttavia dopo aver passato tre ore in compagnia di Takkar e dei suoi animali, mi sono ricreduto. Ho dovuto fuggire via da un orso infuriato durante il giorno, accendere una primitiva torcia per difendermi da qualunque bestia cercasse di divorarmi la notte e trovare riparo per evitare di essere notato da una tribù di cannibali. E non solo, ho volato sulle ali di un gufo e cacciato assieme ad un lupo bianco. Questo è quello che Far Cry Primal offre, una libertà di tipo diverso rispetto ai suoi predecessori, con un approccio diretto al concetto stesso di sopravvivenza in un mondo dove la natura non mostra pietà per nulla e nessuno.

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Far Cry Primal è un gioco open-world che vuole riportarci con violenza agli albori della storia umana. Il titolo trova una collocazione temporale che spazia fra il 10000 ed il 7000 A.C., esattamente verso la fine dell’era mesolitica. Seguiremo le vicende di Takkar, un esperto cacciatore della tribù Wenja che si ritroverà ad essere ben di più di un semplice uomo primitivo: egli è infatti il Maestro di Belve, l’unico in grado di controllare gli animali e comunicare con la pericolosissima fauna locale. Questo è sostanzialmente il punto di svolta e la vera novità che Far Cry Primal introduce: le bestie autoctone passano da pericolosi avversari a formidabili alleati, cambiando radicalmente il gameplay della serie. Grazie a questa unica capacità di Takkar potremo avvicinarci ad un qualunque predatore del mondo di Oros e cercare di ammansirlo con le nostre sole mani. Allora avremo a disposizione un nuovo amico e compagno di battaglie pronto a gettarsi nella mischia al nostro comando. Ma non solo; ogni animale ha caratteristiche e peculiarità uniche che lo rendono adatto a situazioni diverse.

A seconda del nostro stile di gioco preferito e dalla nostra modalità di approccio alle missioni, potremo contare su diversi compagni ferali appropriati al contesto. Per portare a termine un compito senza essere visti, il silenzioso giaguaro si rivelerà essere l’alleato perfetto, mentre per sbaragliare un’orda di nemici in un poderoso attacco diretto, fare affidamento sulla resistenza del fedele orso bruno o sull’aggressività della tigre a denti a sciabola sarà la giusta scelta. Far Cry Primal introduce inoltre la possibilità di pianificare attentamente le nostre mosse per scegliere la soluzione migliore, grazie alla visione tattica del gufo che ci darà il controllo diretto del rapace per segnalare la presenza di nemici, attaccarli dall’alto o semplicemente esplorare nuove zone.

Gli animali saranno anche i vostri silenziosi guardiani, irretendosi in presenza di avversari nelle vicinanze per allertarvi degli imminenti pericoli. Ogni creatura lo farà a suo modo: ad esempio, il lupo ringhierà e rizzerà il pelo, mentre l’orso assumerà una posizione minacciosa su due zampe.

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Ovviamente il nostro protagonista non dovrà fare affidamento solamente sui suoi amici a quattro zampe. Le armi tornano comunque a rivestire un importante ruolo all’interno del gioco, anche se in maniera leggermente differente rispetto al passato. Takkar si ritroverà a fabbricare archi, frecce e lance che si riveleranno strumenti essenziali per la sua sopravvivenza. Una clava può quindi essere un’efficace arma contro le tribù nemiche ma anche una preziosa torcia in grado di illuminarci la via durante la notte e scacciare eventuali predatori in agguato se incendiata.

In assenza di esplosivi e affini, fanno la loro comparsa i nidi di vespe, che verranno letteralmente usati come granate da scagliare addosso ai nemici seminando il terrore (ed il dolore!) fra le loro fila. Sono presenti anche ‘bombe’ cariche di gas venefico in grado di stordire i nemici e costringerli ad attaccarsi l’un l’altro. Inoltre, pur non essendoci veicoli di sorta, in Far Cry Primal alcuni grossi animali potranno essere cavalcati, dandoci una superiorità di attacco decisamente notevole. Assenti anche gli avamposti con le torri radio, ovviamente. Al loro posto (ma non proprio) ci sono pire di falò da incendiare per sbloccare destinazioni per il viaggio rapido e per avere più visione della mappa e di ciò che ci circonda.

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Oltre alle apprezzate modifiche al gameplay della serie, Far Cry Primal punta molto sulla narrazione, offrendo agli occhi del giocatore una serie di personaggi ben caratterizzati insieme ad una trama ed una colonna sonora notevole. Il brutale mondo di Far Cry Primal affascina e colpisce, seguendo le vicende del popolo di Takkar, i Wenja, che sono stati cacciati dalle loro case e presi in schiavitù da due tribù rivali, gli antropofagi Udam ed i misteriosi Izila. Il brutale Ull è il capo dei cannibali nonché il principale responsabile della fine del villaggio Wenja. Al contrario, i più avanzati Izila sono comandati da Batari, spietata matriarca dagli istinti piromani. Entrambi i villains colpiscono per design e personalità, e riescono nel loro intento di rendere ancor più pericoloso un mondo dove l’uomo non è al vertice della catena alimentareTakkar cercherà di dare una nuova casa al suo popolo, salvandolo dalle grinfie delle tribù nemiche e dalla ferina furia della fauna locale.

Il brutale mondo di Far Cry Primal affascina e colpisce.

Anche la gestione del villaggio è un fattore che va ad incidere sul gameplay del gioco, in particolar modo per quanto riguarda il crafting. Oltre ad armi, accessori e potenziamenti vari, dovremo infatti preoccuparci anche del nostro popolo, costruendo e migliorando capanne e affini in modo da rendere la nuova casa della nostra tribù degna di essere chiamata tale. Passeremo quindi molto tempo correndo assieme ai nostri compagni selvatici per effettuare una delle attività primarie del titolo, ovvero la caccia. La raccolta dei materiali diventa quindi fondamentale per assicurare la nostra sopravvivenza e quella dei nostri cari Wenja. A proposito della colorita tribù di Takkar, una particolare menzione va alla realizzazione della bella Sayla e dell’eccentrico sciamano Tensay, entrambi personaggi ben caratterizzati che sanno impressionare sin dai primissimi momenti.

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La versione giocata a Milano è quella per PlayStation 4, e tecnicamente il gioco sembra in ottima forma. Pur non essendo una build definitiva, la demo da noi provata ha confermato la bontà del Dunia Engine 2, motore grafico sul quale sono basati Far Cry 3 e Far Cry 4, che si è ottimamente prestato all’ambientazione primordiale. La profondità di campo è notevole, come anche i dettagli del viso dei personaggi più in evidenza. Anche le textures convincono, pur senza far gridare al miracolo. In particolar modo caverne e pitture rupestri sono ben rappresentate. Un po’ meno brillante invece è la riproduzione dell’acqua e dei tratti sottomarini in generale, che ci è parsa leggermente sottotono.

L’intero gioco è stato doppiato in lingua Wenja, un nuovo e semplificato idioma che cattura pienamente l’atmosfera mesolitica del gioco. Le musiche sono estremamente evocative e tribali, e contribuiscono in maniera sostanziale all’immersività del titolo Ubisoft.

L’idea che sta alla base di Far Cry Primal è senza dubbio coraggiosa. Prendere un franchise di questo spessore e trascinarlo in un mondo selvaggio, privo di armi e veicoli rappresenta senz’altro la volontà di Ubisoft di rinnovarsi nuovamente per proporre qualcosa di diverso e più ‘fresco’ ai fan della serie. L’appuntamento è quindi fissato al prossimo 23 febbraio su PS4 e Xbox One, per le nostre impressioni finali e la recensione del gioco. Nel frattempo guardatevi la nostra video anteprima qui sotto, oppure sedetevi comodi e gustatevi i 55 minuti di gameplay catturato durante l’evento. Ma in ogni caso rimanete su GameSoul per saperne di più.


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