Ok esperti di storia primitiva, questi 10 Consigli d’Oro sono tutti per voi. Voi, che credete vi basti un arco alla bella e buona e un femore di mammut non troppo secco per pigliare a mazzate sul muso delle tigri dai denti a sciabola grosse come una multipla. Voi, che “tanto gli FPS li conosco come le mie tasche, in questo manco si spara, avoja a finirlo” e che “ho giocato a tutti i Far Cry dal primo all’ultimo, vuoi che ti mostri?“. Non l’aveste ancora capito, oggi parliamo di un gioco che qui in redazione è piaciuto parecchio – non a caso, gli abbiamo appioppato un voto mica da ridere nella nostra dettagliatissima recensione: Far Cry Primal.
ALTRE GUIDE DI FAR CRY PRIMAL
Quinto episodio di un franchise con oramai dodici primavere sul groppone, Primal racconta la storiella di un simpatico virgulto del Mesolitico, tale Takkar, che una mattina del 10 mila avanti Cristo si sveglia e, dopo essersi preso una vagonata di mazzate da un Mammut che verosimilmente avrebbe dovuto diventare la sua cena, decide di radunare sotto una sola caverna i superstiti della leggendaria tribù Wenja. Il tutto, ovviamente, facendola sotto al naso sporco degli Udam e degli Izila, simpatiche tribù rispettivamente cannibali e piromani solitamente inclini alla nobile arte dello schiavismo e della sevizia nei confronti dei Wenja. Se a questo quadretto rassicurante aggiungete delle belve enormi, affamate e dall’umore particolarmente instabile, capirete da soli che, tolto magari l’inizio, Far Cry Primal può essere meno facile di quello che si pensa. Ed ecco che accorriamo noi, come sempre, in vostro aiuto: che la testa di mammut appesa sopra il caminetto del salotto non ce l’abbiamo mica per caso…
Sarà che nel 10000 avanti Cristo non erano delle menti particolarmente brillanti, ma pur essendo un simpatico cavernicolo dal pollice opponibile il buon Takkar non è certo lo scemo del villaggio. Anzi, rispetto ai mezzi trogloditi che gli abitano a fianco il nostro eroe ha una spiccata dote all’apprendimento: che si tratti di caccia, di mescolare erbe in pozioni, di combattere o di trasformarsi nel San Francesco del Mesolitico, il forzuto protagonista di Far Cry Primal ha sempre parecchi assi nella manica. Come sfruttarli? Semplice: skill tree. L’albero di crescita di Takkar (che ok, non è un albero vero e proprio ma avete capito il senso) è lì che vi aspetta, basta mettersi di buona pazienza ad uccidere Udam e Izila, ad andare a caccia qua e là, a snocciolare missioni – anche quelle facoltative – e boom, Punti Abilità come se non ci fosse un domani. Poi oh, potreste sempre dire che “chissenefrega io sono uno duro, bordello primitivo!“: ma se il primo mammut col pannolone vi stende con un colpo di proboscide, beh, non dite che non ve l’avevamo detto.
Far Cry Primal, non l’aveste capito dalla nostra recensione, è uno di quei titoli in cui non puoi farti i c***i tuoi per cinque minuti che, come minimo, vieni investito da tre bisonti, azzannato da una tigre coi denti a sciabola o, quando ti va bene, interrotto da un paio di Udam ubriachi che non vedono l’ora di provare il sapore dei tuoi reni. Detto questo, è abbastanza fondamentale avere sempre con se “qualcosa” che possa tornare utile alla battaglia: legno secco, ad esempio, per craftare quelle dannatissime frecce che sembrano vaporizzarsi al sole, sassi o ossa animali per fabbricare una simpatica clava, ardesia o altri minerali – da usare assieme al legno, of course, per ritrovarsi tra le mani una bella lancia e fare un terzo occhio in fronte all’Izila di turno. Il crafting rappresenta una componente fondamentale in Far Cry Primal, laddove oltre alle armi permetterà – ad esempio – di aumentare la capienza dei nostri inventari, a patto di aver sgozzato un numero sufficiente di capre o yak, e di facilitarci la vita in quelle situazioni un pelino più critiche. Insomma, buttate sempre l’occhio nel menu Creazioni: tra “munizioni”, armi, borse e borracce, finirete presto per ritrovarvi con un Rambo primitivo che manco Stallone …
Di gente strana ne è sempre esistita, questo è un dato di fatto. Di gente come Tensay, per fortuna, ce n’è poca – e la poca che c’è è oculatamente custodita in una stanza senza finestre dietro un vetro spesso mezzo metro. Poco da fare, lo sciamano del villaggio Wenja è la creatura più folle, psicopatica, inquietante e chiassosa mai vista negli ultimi 10 mila anni di storia. Non bastasse questo a farci girare attorno alla sua capanna a distanza di sicurezza, Tensay ha una passione viscerale per i cocktail a base di sangue umano, che ama impreziosire con bulbi oculari o, alle volte, con un trito di erbette raccolto da sotto i propri piedi. Bella forza, direte voi, tanto è lo scemo di Takkar che se li beve. Eppure, vi diciamo, date un po’ di fiducia al vostro sciamano preferito: alcune visioni che vi causerà sono al limite dell’epilessia fotosensibile, ma tutto sommato ne vale la pena. E poi oh, il bere è offerto.
Micio micio miiiiiciiioooooo…..
A tutti piacciono gli animaletti. Gatti, cani, criceti e cincillà: chi non gradisce una bestiolina simpatica da coccolare nelle uggiose giornate autunnali? Anche nel Mesolitico i nostri lontani cugini condividevano questa passione… non fosse che cani e gatti erano “leggermente” diversi dagli standard a cui siamo abituati oggi. Riallacciandoci a quanto detto nel nostro primo consiglio, una delle doti di Takkar coincide con l’arte dell’addomesticare svariate di tipologie di belve feroci – a ben vedere, questa “arte” si riduce a scagliare al suolo una bistecca per poi mettere le mani in “Posizione Mago Otelma” verso il mostro di turno, ma questa è un’altra storia. Tutta sta premessa inutile, e voi vi starete chiedendo: perché dovrei addomesticare una Tigre dai denti a Sciabola, che nell’esatto istante in cui la vedo ho grossomodo il 99.9% di probabilità di diventare omogeneizzato? Semplice, perché una volta ammaestrato, quel popò di micione combatterà al vostro fianco, seminando morte e terrore a suon di fusa. Ricordate che ogni belva addomesticata, dai felini ai canidi passando per orsi o altre amenità del genere, ha dei “talenti” spiccati: il giaguaro, ad esempio, è letale e dannatamente silenzioso, anche se può essere abbattuto molto più facilmente di un Orso Leggendario Sfregiato nei peggiori bar di Caracas – l’ideale, ricordatevelo, per un entrata in scena come si deve…
Meglio una clava oggi che un cranio rotto domani …
Nel ridente regno di Oros esistono tre simpatiche tribù: ci sono i Wenja, quelli “sfigati” presi a mazzate da tutti e che, dopo anni di torture, cercano di alzare la testa e farsi un villaggio proprio. Poi ci sono gli Udam, mezzi cannibali e mezzi scimmioni poco evoluti, tuttavia abilissimi nel combattimento – e ve ne accorgerete nemmeno troppo in là nell’avventura. Infine gli Izila, i più farabutti del regno, sadici maestri del fuoco nonché i più organizzati “militarmente”. Il nostro consiglio? Imparate a conoscere il vostro nemico. Udam e Izila, infatti, condividono soltanto la bruttezza: per tutto il resto, ci sono differenze non certo marginali che possono essere sfruttate a proprio vantaggio in battaglia. Gran parte degli Udam, ad esempio, è sprovvista di elmetti (leggasi grani animali) con cui difendersi dalle frecce, mentre copre il busto con pelli più resistenti. Lo stesso non vale per gli Izila, per i quali la vecchia ricetta della “sana mazzata in testa” trova larga applicazione.
Takkar non è certo quell’amico compagnone con cui andare a far bisbocce nel centro di Oros il sabato sera. Tuttavia, da omuncolo primitivo col Q.I. sopra la media che si rispetti, il nostro eroe ha capito una cosa importante: per sopravvivere, meglio fare gruppo. Che poi la storia la conosciamo tutti: più siamo, più ci divertiamo… Sparsi per Oros, vi sono una pletora di Wenja con un piede nella fossa da liberare: alcuni saranno intenti a difendersi da un attacco Udam, altri saranno tenuti prigionieri e scortati verso l’altrui villaggio, altri saranno semplicemente anime in pena che non sanno dove andare. Accorrete in loro aiuto, salvateli e portateli a casa vostra: produrranno per voi quotidianamente una serie di risorse, dal cibo agli item più disparati, che vi torneranno parecchio utili. Alcuni di questi Wenja sono particolarmente ganzi: una, ad esempio, è una maestra cacciatrice come nessuna in circolazione. Karoosh è un combattente da wrestling paleozoico pieno di dritte sulla nobile arte del menar cartoni, mentre Wogah è un altro cavallo pazzo in grado di craftare oggetti impensabili. Recuperateli, portateli da voi e costruitegli una capanna come si deve. Non è mai bello fare “il figlio della serva”, ma le ricompense in questo caso valgono la candela.
Cara, esco a prendere le sigarette. E un mammut…
La sera, anche ad Oros, porta consiglio. A ben vedere può portare anche delle sonore mazzate nelle gengive, ma muoversi con il favore dell’oscurità può essere molto vantaggioso nell’economia di gioco di Far Cry Primal. Volete qualche esempio? Partiamo dalla caccia: è vero, al chiaro di luna le bestie più affamate, incazzate e anti-uomo escono dalle proprie tane e vanno a fare un giretto per i boschetti di Oros. Ma basta usare un minimo di attenzione e di oculatezza per ritrovarsi con un bottino di ossa, pelli e zanne che difficilmente riuscireste ad ottenere alla luce del sole. Non solo, alcune creature rare escono SOLO di notte: immaginate cosa vorrebbe dire addomesticare un gioiellino come quello e portarselo in battaglia. Armatevi dunque di legno e grasso animale da incendiare, per tenere a bada i quadrupedi più fastidiosi. Ricordatevi però di spegnere questa torcia di fortuna quando vi avvicinerete agli accampamenti nemici: che, guarda un po’, di notte hanno pure quel brutto vizio di dormire. Mantenendo un basso profilo, muovendosi quatti quatti e magari affidando il lavoro sporco ad un leopardo o un giaguaro, vi ritroverete con una base nuova di zecca senza manco aver scoccato una freccia. Insomma, stare a casa la sera non serve a nulla: anche perché alla tele non danno sto granché.
Nel mesolitico, addestrare i falchi era una cosa hipster. I veri bulli delle caverne facevano affidamento al Gufo, notoriamente volatile rapace, veloce e foriero di morte dall’alto dei cieli… Magari non saremo degli esperti di ornitologia, tuttavia ricorrere al proprio gufo di fiducia (attivabile con la freccia “su” del d-pad) è una pratica dannatamente utile, specie nelle fasi di gioco avanzate. Una volta sbloccato – nelle prime missioni – grazie ad uno dei Gatorade preparati da Tensay, potremo spedire il nostro volatile a pattugliare dall’alto la zona a noi limitrofa, individuando (e marcando) eventuali predatori o nemici presenti. Non solo: spendeteci qualche punto abilità sopra e potrete far sì che l’uccellaccio del malaugurio trasporti Bombe Pungenti o Bombe della Pazzia, da sganciare ovviamente sopra la capoccia dei malcapitati di turno, o addirittura trasformarlo in una macchina di morte che si scaraventa in picchiata verso la carotide dell’Udam che più vi aggrada. Quando si dice la pace della natura, eh?
Che si fa di bello a Oros stasera ?
Se siete arrivati sino a questo punto, avrete intuito che di cose da fare in Far Cry Primal ce n’è un discreto secchio. Tra caccia e combattimento, mettici pure quel minimo di esplorazione e via, addio vita sociale per il prossimo paio di settimane. Eppure la lista di cose da fare in Primal non è ancora finita: alle missioni principali se ne affiancano una pletora di secondarie, che spaziano dal liberare un piccolo villaggio Wenja distaccato a dar la caccia a una bestia che tormenta i sogni tranquilli dei locali. Mettici quello che vuole imparare a volare, quel paio di concittadini nostri che hanno da rompere le scatole e, ovviamente, perché non chiederlo a Takkar? Aggiungi l’esplorazione dei numerosissimi hot spot di Oros, la ricerca delle mani speciali, dei geroglifici, di questo e quant’altro: siete sicuri di aver abbastanza tempo a vostra disposizione per completare sto ben di Dio al 100%? Vi diciamo solo una cosa: l’esplorazione, la ricerca dei collezionabili, l’assistenza agli altri Wenja viene sempre profumatamente rimborsata. A buon intenditore, poche parole.
Meglio la carne all’osso, dacci dentro a più non posso …
Può sembrare una banalità, ma la vostra risorsa principale di energia, in questi tempi bui della pietra, è la carne. Bella, rossa, succosa, un bel bisteccone di mammut e passa ogni male. Questo cosa significa? Ogni volta che verrete feriti o sarete in fin di vita e vi curerete, la vostra scorta di proteine animali verrà decurtata di uno. Si cade da un precipizio non troppo alto? Via un pezzo di carne. Un Izila vi tira dietro una freccia infuocata? Via un altro pezzo. La vostra belva addomesticata viene stesa da un orso mastodontico particolarmente poco incline alla socialità? Indovinate un po’, curerete pure lui a suon di bistecche. Il risultato lo potete immaginare da soli: forti mal di pancia per Takkar ma, al netto di questo, è facilissimo ritrovarsi senza cibo. Niente cibo uguale niente cure, tanto per voi quanto per il vostro pet: e ritrovarsi nel mezzo di un villaggio Udam senza manco una costicina, sappiatelo, può costar caro. Il nostro consiglio? Cercate di avere sempre qualcosa da sgranocchiare e, possibilmente, fate di tutto per aumentare la capienza del relativo inventario. Approfittate più che potete delle sacche disponibili al villaggio o negli accampamenti, qualora siate a corto di viveri, ma ricordatevi: non badate alla dieta. Che poi pure i predatori vi schifano.
Questa guida è stata scritta esclusivamente per GameSoul, è quindi vietata la riproduzione di tale guida o parti di essa senza il consenso dell’autore. ©2016 by GameSoul.it. All Rights Reserved. Creative Commons: Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5 Italia Game content and materials copyright ©2016 by Ubisoft. All rights reserved.
Commenti