News 04 Mar 2016

Pokémon Blu – Recensione

Pokémon Blu usa Nostalgia! É superefficace!

Di giochi che segnano così tanto l’infanzia di un bambino ce ne sono pochi, quindi è doveroso e piacevole parlarne. Per il sottoscritto, Pokémon Blu è stato il primo gioco della serie, arrivato nel 2000 dopo un anno dal lancio ufficiale, poiché, ai tempi, avere un Game Boy Color era una delle massime aspirazioni di vita e richiedevano dunque una lunga e stressante trattativa con i piani alti del nucleo familiare, ovvero i genitori. Tant’è che alla fine non furono nemmeno loro a regalarmi la console e il gioco, ma questa è una lunga storia personale.

Era importante per Nintendo ascoltare le numerose richieste dei nostalgici, ovvero poter giocare la prima generazione di Pokémon su Nintendo 3DS, ma non sotto forma di remaster o versione 2.0. C’era bisogno della stessa identica release, quel gioco grezzo, duro e a tratti incompleto che aveva reso insonni le notti per cercare di catturare un maledettissimo Chansey nella Zona Safari. Nessuno dei bambini d’oggi sa quanto fosse frustrante cadere vittima dell’Avvolgibotta di un avversario, capace di stravolgere in 5 turni il candido lessico giovanile in una tormenta di turpiloqui. Nessuno di loro sa cosa significa essere nell’oblio della perdizione vedendo un singolo, futile membro del Team Rocket sostare sprezzante davanti alla porta della Palestra di Zafferanopoli: quante ore passate a capire come progredire nella storia da quel punto, poiché di fatto i walkthrough su internet non c’erano, oppure erano ad un costoso abbonamento ADSL di distanza.

A dir la verità, ora questi bambini potrebbero davvero capire quanto fossero difficili, cinici e spietati i primi giochi dei Pokémon. Probabilmente chi spenderà circa 10€ per averli sul proprio Nintendo 3DS sarà un ultraventenne nostalgico piuttosto che un ragazzino, ma se quest’ultimo saprà accettare una simile sfida nel 2016, allora sarà degno di una stretta di mano.

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 Pokémon Blu

Piattaforma: 3DS (Virtual Console)

Genere: RPG

Sviluppatore: Game Freak

Publisher: Nintendo

Giocatori: 1

Online: 2 (scambio e combattimento)

Lingua: Completamente in Italiano

Versione testata: 3DS

A tutti gli effetti, giocare oggi a Pokémon Blu senza avere la cognizione di quanto sarà ardua la Lega Pokémon è una vera condanna. L’esperienza quasi ventennale ha portato il sottoscritto ad attuare misure precoci per allenare l’intera squadra in modo omogeneo, senza concentrarsi unicamente sul Pokémon starter. Proprio questo primo mostriciattolo ha delineato per molti la scelta più dura della loro vita, poiché non solo stavano decidendo un inseparabile compagno di viaggio, ma lo stavano facendo senza sapere quali fossero le relazioni tra i tipi diPokémon e i primi avversari in circolazione.

Arrivare alla prima generazione dopo Pokémon X e Y o le versioni Anniversary di Rubino e Zaffiro è come vedersi brutalmente mutilati e lanciati nelle foreste innevate di The Revenant. Tra i peggiori deficit ci sono l’inutilizzo del pulsante SELECT, l’inventario limitatissimo ed unificato, il cambio manuale dei box pieni, la mancata interattività con gli oggetti che richiedono l’uso di una MN. Tutte cose che sarebbero poi state risolte nella seconda generazione, con Oro e Argento, ma che nel 1999 non erano quasi nemmeno problematiche, perché del resto non si conoscevano alternative. Di sicuro ognuno di noi, almeno una volta, si è trovato ad 1 PS dalla cattura di un Pokémon estremamente raro, per poi vedersi negata la gioia a causa del box pieno nel PC di Bill.

Tutto era molto più difficile, ma d’altro canto anche più semplificato: le lotte tra i Pokémon erano naturali, basate sulle loro statistiche, sulle mosse e sul tipo. Non c’erano strani effetti collaterali, elementi ambientali e calcoli da fare per capire quando sarebbe stato il prossimo “Brutto colpo!”. Non si conosceva la potenza effettiva delle mosse, la loro precisione o la loro descrizione. Quanti di noi hanno fatto imparare Doppio Team ad un loroPokémon pensando che fosse la mossa più devastante di Kanto?

Le lotte tra i Pokémon erano naturali, basate sulle loro statistiche, sulle mosse e sul tipo.

Tra le cose che hanno reso Pokémon Blu memorabile ci sono sicuramente gli sprites dei Pokémon, completamente diversi rispetto agli armoniosi disegni visti nell’anime. Si va da autentici disastri come Machopalla faccia da pervertito di Golbat, da disegni di bambino come Vileplume ad errori della natura come Jigglypuff. Ovviamente ci sono diverse versioni degli stessi disegni tra Blu e Rosso, ma per fortuna tutto è stato risolto inGiallo, dove tuttavia permangono i terribili disegni dei Pokémon di spalle al giocatore. È come entrare in una dimensione parallela dove le immagini viste in TV sono solamente una pura illusione, mentre quelle interne al gioco sono le effettive sembianze dei nostri mostriciattoli tascabili. Un orrore per la vista, ma sicuramente un tratto distintivo rispetto agli altri giochi. E comunque non c’era modo di lamentarsi o di richiedere una qualsivoglia patch correttiva: ai tempi si prendevano queste cose senza pensare ad eventuali falle, perché già si era fortunati ad averle.

Piuttosto si pensava alla storia interna al gioco, sempre basata sul conflitto col rivale e sulla ricerca di tutti iPokémon. Oltre a questo c’era il Team Rocket a dare il tocco di malvagità necessario per una buona trama, ma la cosa veramente imponente era invece la storia non narrata del gioco, soprattutto quella attorno alle vicende di Mew e Mewtwo, che poteva essere esplorata in modo facoltativo sull’Isola Cannella. Tramite alcuni cenni e descrizioni, la storia dei due Pokémon viene raccontata in modo superficiale, ma interessante: è poi arrivato il primo anime movie a mostrare per intero la vicenda e mettere in chiaro cosa sia successo, seppur con imprecisioni anacronistiche.

Graficamente, ad ogni modo, gli sprites erano l’unica pecca della prima generazione. Il resto del comparto grafico era ottimo per un gioco dell’epoca, contando specialmente le animazioni di ogni attacco e i diversi filtri applicati allo schermo durante certe interazioni. Anche gli elementi sullo schermo variavano in base alla città in cui si era o all’ambiente circostante, passando da zone montuose ad erbose, per arrivare a quelle marine.

La grafica comunque contava poco, poiché tutta l’attenzione si spostava sul puro gameplay, che oltre al combattimento prevedeva la gestione dell’inventario, poco capiente, e quella dei Pokémon. La più importante è indubbiamente l’ultima, soprattutto col senno di poi: giocare a Pokémon Blu senza conoscerne la fine e soprattutto da bambino porta ad allenare troppo il Pokémon scelto all’inizio, senza badare a far crescere anche gli altri. È però quando si arriva circa alla metà della storia che i problemi cominciano a venire a galla, mettendo in luce una scarsa conoscenza del fattore debolezza/resistenza oltre a far scoprire lati di Pokémon Blu che lo rendono, insieme a Rosso e Giallo, un gioco estremamente sbilanciato a sfavore del giocatore, con una curva di difficoltà che si impenna clamorosamente non appena si incontra Sabrina, la capopalestra di Zafferanopoli.

Grazie a Sabrina, ogni convinzione di poter arrivare preparati alla Lega Pokémon in grande stile viene disintegrata e la nostra squadra si vede demolita sadicamente e ripetutamente. Per questo è estremamente importante allenare tutti i propri Pokémon in modo omogeneo fin dall’inizio, non solo tramite lotte contro gli avversari, ma anche girando continuamente nell’erba alta, fino alla nausea. Come se la potenza di Sabrina non fosse abbastanza, i suoi Pokémon sono anche del tipo Psico, la vera piaga della prima generazione, un’autentica muraglia di forza in grado di spazzare via la Lega Pokémon in pochi minuti. Per via di un errore di valutazione degli sviluppatori, i Pokémon Psico sono finiti per essere immuni dagli Spettro, quando doveva invece capitare il contrario (come dimostrato anche da manga e anime): a combattere il tipo Psico c’è dunque solo il tipoColeottero, unico in grado di sferrare colpi superefficaci. Peccato che nel gioco non esista nemmeno una mossa offensiva rilevante di tipo Coleottero, quindi eccoci tornati alla casella numero 1.

Avere un Pokémon di questo tipo era un vantaggio enorme sugli altri allenatori, ma non era semplicissimo ottenerne uno e soprattutto dedicarsi alla sua crescita. Chi ci è riuscito è ovviamente il nostro rivale, con ottimi risultati. Prima di arrivare fino a lui c’è però la Lega Pokémon, formata dai Super Quattro, una squadra di allenatori fuori dal comune che si appresterà a battervi continuamente finchè i vostri Pokémon non saranno all’altezza di un’impresa simile.

La Lega Pokémon è il secondo elemento OP del gioco, poiché gli avversari incontrati hanno livelli enormemente più alti di quelli del giocatore: arrivare preparati all’Altopiano Blu della prima generazione significa aver passato svariate notti a sconfiggere Pokémon selvatici fino a raggiungere almeno una media di livello 50, traguardo a dir poco inverosimile data la scarsità di numero degli allenatori in giro per Kanto. A poco servivano addirittura i tre uccelli leggendari, catturati dopo immani sforzi, ma ancora deboli agli attacchi dei draghi di Lance.

Per un bambino di 9 anni, scontrarsi con tali difficoltà in un videogioco è straziante, ma Pokémon Blu riesce a non annoiare e ad infondere la voglia di andare avanti, fino a scoprire un modo per sconfiggere anche il tipo Drago, resistente contro quasi ogni mossa, ad eccezione di quelle Ghiaccio. Ma del resto, chi diamine ha un Pokémonabbastanza forte di quel tipo, se nemmeno Articuno riesce a farcela? E allora, sconfitta dopo sconfitta, iPokémon di chi gioca diventano sempre più potenti, fino ad essere in grado di prevalere una volta per tutte sulCampione della Lega Pokémon.

A quei tempi i glitch non erano elementi demonizzati, ma chiavi per uscire dai binari del gioco e scoprire nuovi, pericolosi orizzonti, in grado di portarci davanti a Mew oppure di corrompere per sempre il file di salvataggio.

La prima generazione di giochi Pokémon, per quanto perfetta nella sua narrazione, non era esente da grossi problemi tecnici, glitch e bug. A quei tempi però non erano elementi demonizzati, ma chiavi per uscire dai binari del gioco e scoprire nuovi, pericolosi orizzonti, in grado di portarci davanti a Mew oppure di corrompere per sempre il file di salvataggio.

È con grande piacere vedere gli stessi, identici errori nella versione Nintendo 3DS, perché sono stati soprattutto loro a rendere infiniti i primi giochi Pokémon e a far spalancare le bocche degli amici quando si navigava nelle acque inesplorate per cercare il temibile MissingNo. La Zona Safari, da area per catturare speciali Pokémonintrovabili altrove, diventò presto un oscuro luogo di culto ed avventura, la famigerata Città dei Numeri dove chi entrava senza Volo e per sbaglio salvava la partita era perduto per sempre.

O ancora, il glitch di Mew, scoperto però molti anni dopo da alcuni arditi fan che hanno studiato il codice per trovare eventuali falle. Grazie a loro, chiunque possieda il gioco può catturare Mew senza aver bisogno di un evento Nintendo e senza nemmeno rischiare di distruggere il proprio salvataggio. Per i più arditi c’era anche la clonazione dei Pokémon, allora fattibile solo tramite scambio, ma poi allargata al semplice cambio di box nella seconda generazione.

Infine c’erano e ci sono ancora quegli errori strutturali innocui, come la fine dell’effetto di Inibitore, che puntualmente riferiva una mossa sbagliata nella linea di testo, o l’errata frase “Non ha alcun effetto su xxxxxxx”per Ipnosi, quando semplicemente la mossa non era andata a buon fine per mancanza di precisione. Oppure ancora la frase “Acqua! C’è solo spazzatura qui!” riferita ai soli bidoni della spazzatura nella Palestra di Aranciopoli, ma trovabile invece in tutti i cestini sparsi per Kanto.

Sono tutti elementi che, se trovati in un gioco dei giorni nostri, garantirebbero la gogna mediatica su Metacriticed un’infinita orda di sfottò su Facebook o Reddit. Per fortuna nulla è cambiato e il codice delle prime generazioni è stato preso e scaraventato in Nintendo 3DS senza apportare modifiche, ad eccezione di questa: Jynx, il controverso Pokémon sovrappeso dal colore nero, è stato modificato nella versione Giallo per apparire viola, come voluto dopo le vigorose critiche già piovute al suo lancio nel 2000.

In conclusione…

Vedere la prima generazione di Pokémon su Nintendo 3DS è il miglior regalo che Nintendo poteva fare ai fan di vecchia data. Forse è proprio per questo che la società giapponese ha negato per molti anni di voler portare Pokémon Rosso, Blu e Giallo sulla nuova console, per mantenere viva la celebrazione dei 20 anni ed arrivare a quel giorno con qualcosa di simbolico e sentimentale.

Non è nemmeno l’unico regalo visto l’annuncio di due nuove versioni di Pokémon, in arrivo alla fine di quest’anno. Sulle spalle si portano un peso non indifferente, quello dei 20 anni della serie, ma dai primi dettagli sembra che siano state prese molte decisioni innovative sul gameplay e questo non può fare altro che ben sperare.

Pokémon Blu è una bellissima iniezione di nostalgia e vale la pena di essere ricomprato per giocarlo su un supporto molto più solido e longevo del Game Boy Color, specialmente se nulla è stato toccato nel cuore del gioco stesso. Grazie a questo si può nuovamente camminare nei Percorsi di Kanto e ricostruire la propria squadra come se fosse ancora il 1999, tra obiettivi raggiunti e mancati, vittorie ed ingiustizie che hanno portato un semplice gioco in bianco e nero al vertice dell’infanzia di molti ex-poppanti.

Grazie al supporto della PokéBanca, inoltre, il lavoro svolto in questa versione della prima generazione non sarà limitato a Rosso, Blu e Giallo, ma potrà essere portato anche nei nuovi Pokémon Sole e Luna, per cominciare una nuova avventura con alcuni vecchi amici. A questo punto, visto l’affetto dei fan, non sarebbe male poter girare di nuovo anche nell’originale territorio di Johto. Nintendo, puoi fare anche questo per noi?

Voto: Lv. 100

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