Il ritorno del Re?
Difficile che i videogiocatori più incalliti non abbiano mai sentito parlare di DOOM. Il videogioco, che insieme a Wolfenstein 3D, ha praticamente originato i First Person Shooter, dando il via ad uno dei generi videoludici più diffusi e di successo di sempre.
L’ultimo capitolo della serie è uscito nel 2004, settando nuovi standard visivi affianco ad gameplay canonico, ma sempre di impatto; dopo 10 anni di silenzio, è stato annunciato il reboot ufficiale della saga e dal 13 maggio torneremo a vestire i panni del marine spaziale più incazzato di sempre, pronto a riportare le legioni infernali dritte nell’infimo buco da dove sono uscite.
Durante lo scorso weekend abbiamo avuto la fortuna di poter testare a fondo la beta multiplayer del gioco, riuscendo ad avere un primo assaggio di cosa ci aspetterà una volta che il gioco uscirà sugli scaffali. Dopo anni ed anni di sparatutto online sempre uguali, l’impatto con il gameplay di DOOM è oltremodo straniante: la corsa è sempre attiva, le armi equipaggiate sono solo due e non c’è nessuna mappa che ci permette di seguire i movimenti nemici. Considerazioni che ci fanno tornare alla mente alcuni degli FPS online più giocati di sempre, tra cui Unreal Tournament e Quake III Arena, di quali l’ultimo DOOM sembra attingere a piene mai, con i sentiti ringraziamenti di quella community più adulta e in astinenza da esperienze simili.
La beta ci ha messo a disposizione due sole modalità: Team Deathmatch, che come sappiamo tutti, termina appena una delle due squadre raggiunge il limite di uccisioni e Via di Guerra, durante la quale bisogna tenere il controllo di alcune zone specifiche della mappa mentre si elimina la squadra contendente.
Ma il punto è che bastano davvero una manciata di secondi per intuire che ci troviamo di fronte qualcosa di ben diverso dagli shooter in prima persona degli ultimi anni, un’esperienza cruda, frenetica ed estremamente violenta, dove le considerazioni tattiche vanno a farsi benedire a favore del tempismo, della precisione e di una buona dose di cattiveria. L’assenza di un radar indicativo, la corsa perenne e la rigenerazione della salute bloccata, sono tutti fattori che ci impongono di muoverci all’interno dell’arena come cani rabbiosi alla disperata ricerca di qualcosa, che sia un’ultima uccisione, munizioni per il nostro blaster o una cassa energetica che ci permetta di sopravvivere qualche secondo in più.
Niente iron-sight (se non con alcune armi di precisione), né tantomeno un tasto per la ricarica delle munizioni, favorendo quindi un continuo switch tra le due armi a disposizione (il cui loadout sarà personalizzabile dopo aver accumulato abbastanza esperienza nel comparto online), che se eseguito correttamente può essere quasi sempre vincente.
Questi sono fattori che ovviamente possono far storcere il naso ai giocatori più giovani, abituati da anni ai ritmi più ragionati dei vari Call Of Duty, Battlefield o Halo, dove il lavoro di squadra e la giusta organizzazione può fare la differenza tra una sconfitta ed una vittoria, ma in DOOM i parametri cambiano bruscamente e impongono al giocatore una linea di pensiero tutta old-school, che potrebbe non piacere.
Una volta preso quel minimo di confidenza con i comandi però, arrivano puntuali le prime grandi soddisfazioni: massacrare i nemici con la gloriosa doppietta è una sensazione di goduria che trova pochi paragoni in ambito videoludico, così come riuscire a vincere un duello serrato fatto esclusivamente di salti, schivate e precisione, terminando magari l’uccisione con una delle tante brutali mosse ravvicinate.
Il frame-rate granitico fisso a 60fps garantisce inoltre al titolo una fluidità senza precedenti, che si sposa perfettamente con la tipologia di match da affrontare e con l’architettura opprimente degli ambienti di gioco. Scordatevi infatti grandi campi di battaglia o vaste porzioni di giungla dove appostarsi ed aspettare che qualche incauto soldato caschi nella vostra trappola esplosiva; le due mappe presenti nella beta, Altoforno e Infernale, sono entrambe costituite da stretti corridoi e passaggi claustrofobici, spesso a strapiombo sopra fiumi di lava o sangue ribollente. La verticalità marcata ed i numerosi appigli sembrano favorire l’utilizzo del jetpack in dotazione ad ogni marine, che consente una breve propulsione in avanti e quindi un maggiore dinamismo in fase di combattimento o, nel peggiore dei casi, di fuga.
Tornano in maniera prepotente anche i perks disseminati un po’ ovunque e vero marchio di fabbrica di quel multiplayer così squisitamente anni ’90, che permette al giocatore che per primo lo conquista di vedere il proprio danno quadruplicato, un sovraccarico di armatura o alcune armi speciali dal potere devastante (solo per citarne alcuni).
Ma la vera novità è la Runa Demoniaca che appare ad intervalli regolari nel corso della partita e ci consente di giocare nei panni di un demone, grazie ad una possessione “consensuale”. Se da una parte gli sviluppatori ci hanno assicurato che il demone impersonato sarà selezionabile nella versione definitiva del titolo, in questa beta abbiamo potuto provare l’unico a disposizione, il Revenant, minaccioso bestione scheletrico dotato di jetpack, doppio lanciarazzi e visore potenziato. L’utilizzo del demone cambia non di poco gli equilibri di gioco e se utilizzato come si deve, può facilmente portare alla vittoria; i maggiori livelli di salute e di armatura consentono infatti di assorbire un maggior numero di danni e allo stesso tempo, i lanciarazzi eliminano istantaneamente qualsiasi potenziale minaccia.
Fortunatamente esiste un tempo limite per questa possessione, passato il quale si tornano a vestire i panni di un comune soldato, ma se si dovesse morire prima, la runa passerebbe al diretto carnefice, con conseguenze inaspettate.
Un’introduzione sicuramente in linea con i toni “infernali” del titolo, che strizza l’occhio a produzioni più recenti, come i potenziamenti visti in Black Ops III o addirittura i Titani di Titanfall; purtroppo è proprio in questi momenti che si sente la mancanza di una vera e propria componente strategica che impedisce alla squadra di concentrare le proprie forze per abbattere il demone avversario, riducendo spesso il tutto ad un vuoto massacro ed una sconfitta impari.
Anche giocando in gruppo con amici, si intuisce che è proprio la natura stessa della produzione, delle mappe e finanche delle armi a scoraggiare la cooperazione nel senso stretto del termine, quasi come se le modalità a squadra fossero un contentino per i giocatori meno hardcore.
Una piacevole novità, introdotta probabilmente per ridurre l’iniziale disorientamento dei più giovani, è l’accumulo di esperienza post-partita, che si traduce in un aumento progressivo di livello, sbloccando nuove armi, granate, abilità ( da attivare una volta che durante il match sono stati rispettati determinati requisiti), gesti denigratori ecomponenti per l’armatura, questa volta completamente personalizzabile, in pieno stile Halo, dai colori alla tipologia. Permangono alcuni dubbi sull’effettivo level-cap (che nella beta era 15) e sull’impostazione di ricompense ed extra che senza dubbio allungherebbero la longevità post-campagna del gioco.
Tecnicamente questa beta è ben lontana dalle immagini e dai video che abbiamo avuto la fortuna di ammirare dall’E3 2015 ad oggi. Il livello di dettaglio è piuttosto basso, le textures generalmente povere di poligoni (durante il countdown pre-partita si può notare un certo ritardo nel caricamento di quest’ultime), compreso ciò che salta subito all’occhio del fruitore, ossia l’arma imbracciata.
Se da un lato, la mediocre qualità visiva del titolo garantisce una stabilità ed una fluidità senza precedenti, dall’altro abbiamo notato fastidiosi episodi di tearing che sarebbero difficilmente giustificabili nel prodotto finale.
Dopo la soddisfacente prova sul campo multigiocatore, non vediamo l’ora di gustarci il comparto single-player, di sicuro uno dei punti di forza di questa produzione, stando alle dichiarazioni del team di sviluppo. Le ore passate a giocare con la beta di DOOM, ci hanno però fatto chiaramente capire la direzione intrapresa da ID Software ed il suo eterno amore nei confronti di uno stile di gioco ormai inutilizzato, ma in fondo mai dimenticato, che “rischia” seriamente di essere riportato in auge.
Benvenuti in DOOM quindi, un inferno cattivo, veloce, spietato. Dove le morti umilianti, le sconfitte inspiegabili e gli antagonisti sempre più veloci di noi sono la prassi. Dove il divertimento è radicato nelle soddisfazioni sottopelle che può portare un’eliminazione spettacolare o una schivata ben riuscita. Dove spesso basta solo una doppietta per sentirsi all’altezza di una bolgia infernale di demoni.
Se pensate di non essere adeguati, di non avere la stoffa o di essere semplicemente dei giocatori inadatti a questo tipo di efferato multiplayer, non preoccupatevi: siete sulla strada giusta per diventare dei grandi campioni.
Vi ricordiamo che DOOM uscirà per PS4, Xbox One e PC il 13 maggio e sarà disponibile anche in Edizione da Collezione.
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