Tra i vari giochi presentati alla conferenza PlayStation dell’E3 2016, Days Gone è stata una delle sorprese, un gioco d’azione post-apocalittico che verte su un topic mai attraversato prima, ovvero la sopravvivenza contro gli zombies. Scherzi a parte, il protagonista è Deacon St. John, un cacciatore di taglie che svolge il suo lavoro in sella ad una motocicletta, dichiarata indispensabile dagli sviluppatori. Fin qui è ancora tutto molto simile ai vari giochi incentrati sugli zombies, come Dying Light, State of Decay, Dead Island, Dead Rising e affini.
Tuttavia, ci sono elementi di Days Gone che cambiano rispetto ai canoni ormai ben conosciuti: per uccidere definitivamente uno zombie, spesso ci si concentra sulla sua testa, dove risiede quel rimasuglio funzionale di cervello che gli permette di muoversi e cercare cibo in giro per il globo. In Days Gone, invece, i nemici cadono come fogli di carta sotto i nostri colpi, un po’ come visibile già dal gameplay mostrato: basta infatti un semplice colpo di fucile per atterrarli e renderli innocui.
Questo è, secondo Ron Allen di Sony Bend, uno dei punti che contraddistinguono Days Gone da tutti gli altri giochi del genere. Egli continua a puntualizzare sull’unicità del suo titolo, caratterizzato anche dal meteo dinamico che alterna lande deserte e bufere di neve nella stessa giornata. Oltre a questo, Days Gone ha anche all’interno un valido sistema di gestione dell’inventario, anche se sarebbe più sorprendente la sua assenza.
Bastano quindi questi dettagli per rendere Days Gone un gioco veramente unico nel suo genere?
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