little nightmares
News 15 Ott 2016

Little Nightmares – Prova GamesWeek 2016

Milano – “Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano“. Possa Antoine De Saint-Exupéry perdonarci per quest’appropriazione indebita di citazione, ma difficile non pensare anche solo per un secondo alla nostra infanzia, di fronte a Little Nightmares. Quell’infanzia, che oggigiorno in molti hanno seppellito nei ricordi, nella quale era pericoloso addormentarsi al buio, dove mostriciattoli e creature strane tormentavano il nostro sonno al punto da sentirli quasi sfiorarci le gambe, dove c’era sempre una casa stregata piena zeppa delle creature e dei cattivi peggiori, e noi finivamo sempre per ritrovarcisi in mezzo …

Little Nightmares, nuova IP di Namco Bandai sviluppata dai ragazzi di Tarsier Games, non offre una casa stregata nel verso senso della parola. Offre piuttosto Le Fauci, una barca mostruosa che solca chissà quali mari e che, al proprio interno, traghetta qualcosa di grottesco. Grottesco e pericoloso al punto da poterne restare uccisi: questo il destino della piccola Six, tenera protagonista armata di fiammifero e stretta nel proprio impermeabile giallo, se non porterà attenzione ai propri passi. Perché è difficile scappare dal proprio incubo peggiore, quanto questo è un enorme barca che pullula di ostacoli insormontabili e imbattibili all’apparenza: e quando l’unica luce a disposizione è una tiepida fiammella destinata a spegnersi da un momento all’altro, nulla sembra più lontano della prossima alba.

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Un po’ fiaba grottesca dalle tinte Burtoniane, l’avventura di Six in fuga dalla terrificante bagnarola è un interessante platform bidimensionale in ambienti 3D, dove la progressione di gioco è scandita dall’esplorazione degli scenari disponibili e, cosa più importante, dalla risoluzione di un set di enigmi, per lo più ambientali, necessari a sbloccare la situazione e ad avanzare. La struttura ludica di Little Nightmares ricalca abbastanza da vicino il solco introdotto in tempi non sospetti da LIMBO: esplorazione, risoluzione di enigmi ma anche la necessità di badare alla propria sopravvivenza, visto che Le Fauci sono tutto tranne che disabitate e, a quanto pare, i suoi ospiti hanno parecchia fame.

Come sopravvivere al nemico? Ancora una volta le similitudini con il titolo Playdead si fanno evidenti, laddove sarà necessario eludere l’altrui sguardo sfruttando in modo corretto l’ambiente – pena un game over prematuro e non certo indulgente, almeno in emotivi: difficile non empatizzare da subito con la piccola protagonista, vittima predesignata di uno spietato microcosmo del terrore. Viste le scarse doti combat di Six, l’enfasi viene chiaramente posta su un binario ludico votato allo stealth e al mantenimento di un profilo quanto più basso possibile: superare un dato ostacolo, come l’enorme cuoco incontrato nel corso della nostra demo odierna, richiederà astuzia e tempismo. Raramente, se non nelle prime battute, i puzzle (o, in questo caso, le fughe dai nemici più corpulenti) richiedono un solo passo per essere risolti: è dunque necessario valutare la mossa più giusta da fare, capire come sfruttare un determinato item al momento più opportuno e, solo allora, uscire dal nascondiglio e sfrecciare verso la direzione stabilita.

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Può succedere che tutto sia andato per il verso giusto, e ci si ritrova momentaneamente al sicuro dietro ad un’enorme porta di ferro; ma può anche essere che, con la coda dell’occhio, il nostro aguzzino abbia visto qualcosa di giallo muoversi precipitosamente.. e di colpo inizi a rincorrere quel piccolo bocconcino di carne prima che trovi un rifugio al riparo dalle sue mani. Little Nightmares non è sfacciato nello spaventare il giocatore. Lo fa piuttosto con stile e a ragion veduta, regalando qualche sporadico jumpscare ma, nel complesso, introducendo per mano Six alla minaccia successiva: una minaccia sì letale, ma che prima di tutto colpisce per quel suo essere weird, grottesca, ai limiti dell’assurdo.

Uno dei titoli più appassionanti dei prossimi mesi.

A ben vedere, l’intera passeggiata di Six in queste Fauci assume toni del genere, grazie ad un level design estremamente ispirato che regala scorci malati e disturbanti di sicuro effetto. Lo stesso vale, almeno per quanto visto sin’ora, in termini di modellazione: il famigerato cuoco che tanto ci ha rincorso oggi buca lo schermo, è capace di trasmettere al giocatore una sensazione di sporco, grasso e viscido, riuscendo quasi a farci sentire quelle grosse mani appiccicose attorno il collo. Un character design sontuoso, insomma, nonostante le aspettative del team di svilupo fossero ben lontane dai dettami delle Triple A, figlio di una direzione artistica che gioca con maestria mescolando le tinte del fantasy e dell’horror. Il risultato è un dipinto dai forti chiaroscuri, illuminato da una luce pallida che mostra soltanto la parte più superficiale del male che si cela nell’ombra.

Little Nightmares è una di quelle esperienze che difficilmente dimentichi una volta provata. Breve ma estremamente intenso, questo nostro secondo incontro con la giovane creatura di Tarsier Games e Namco Bandai ha confermato ulteriormente quanto di buonissimo avevamo già raccolto, alzando a livelli critici il nostro hype per questo platform dalle tinte cupe e grottesche. Quanto visto oggi, purtroppo, rimane ben poca cosa di fronte al potenziale ancora inespresso di Little Nightmares, che pur senza nascondere il proprio debito con Playdead e l’incredibile LIMBO, gode comunque di ottima salute e di una personalità tutta propria. Del resto, lo ribadiamo, impossibile non innamorarsi della tenera Six, da sola in una bagnarola popolata da creature goffe, affamate e chissà, persino letali: impossibile non sentire una stretta al cuore quando un enorme bestione armato di coltello rincorre quel piccolo mucchietto d’ossa ricoperte da un impermeabile giallo.

Little NIghtmares, non l’aveste capito, rappresenta uno dei titoli più appassionanti dei prossimi mesi. E al diavolo che non si tratti del prodotto più innovativo del mercato degli utlimi anni: un incubo del genere merita, davvero, di essere vissuto da tutti.

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